Siamo a fine Giugno ma già si fanno i pronostici sulle pellicole da Oscar o, perlomeno, su quelle di maggior appeal, commerciale, critico e non.
I siti espertoni di previsioni stilano già le loro classifiche, dimenticandosi della regola basilare del Cinema: se un film non è ancora uscito, puoi diagnosticarne il prevedibile successo, ma non l’hai ancora visto, quindi la smettessero con questa bischerata dei capolavori annunciati. Anche perché, a ben vedere, io ravviso poche opere davvero meritevoli della mia attenzione. Mi baso su sensazioni a pelle. Sì, come quando cammini per strada e incroci tante donne, soprattutto in questo periodo, che scosciate ti ammiccano ma tu non le caghi, non cogli i profumi pur delicati che emanano, e persino i loro piedi, esibiti in sandali volgarissimi, ti danno la nausea. Poi, ecco che passa una che solitamente non avresti mai cagato. Un po’ bassa, perfino tarchiatella, ma il suo sguardo è luciferino e ti cattura subito. Al che la segui. Entra in un bar, lasciandosi dietro una scia che profuma di donna schiumosa, una di quelle donne, sì, con cui immergersi nell’idromassaggio per eiaculare con avido “massaggio”. Sì, attizzante, ha un non so che di sfizioso e allora entri anche tu nel bar. E, di sottecchi, la sbirci mentre sorseggia un caffè nel tuo già volerla zuccherare, mescendo il cucchiaino del tuo “losco” esserle peperino. Ah sì, a questa va offerta una peperonata e poi impeparla sul letto con l’inzupparla, innaffiarla, aspergerla e, solleticante, eccitarla.
Scusate, mi sono perso, immaginando una notte “frizzante”.
Andiamo avanti. Ah, le donne sono la mia perdizione. Ma ora tuffiamoci nel Cinema dei mesi a venire in maniera orgasmica ma ponderata, senza farci prendere da facili entusiasmi, appunto, senza “venire” prima del dovuto.
1) If Beale Street Could Talk di Barry Jenkins. Moonlight ha vinto l’Oscar perché dopo cento anni e mezzo, nell’anno di Trump, dovevano premiare un film nero. Per par condicio.
Lo cestiniamo subito.
2) Il primo uomo di Damien Chazelle. Apollo 13 è uno dei film più noiosi della storia. Questo è sull’Apollo 11. Insomma, se il tredici, che è peraltro un numero fortunato (eh sì, un tempo si diceva ho fatto Tredici, ah ah) è successivo all’11 ed è tedioso, perché mai dovrebbe interessarmi un numero inferiore? Va be’, sarà superiore a Creed II, film sul figlio di Apollo.
Ma gli astronauti dell’Apollo, durante il lungo viaggio, come facevano a passare il tempo? Cantando Apelle figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo e tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo fatta da Apelle figlio di Apollo.
Sì, battuta scontata. Ma anche questo film di Chazelle è scontato che sarà candidato agli Oscar. Più i film sono tronfi e stronzi e più vengono candidati. Pensate a John Carpenter, non ha mai ricevuto una candidatura, perché è sempre stato un realista pessimista, non sognava la Luna e non si faceva viaggi pindarici. Ho detto tutto.
3) A Star is Born di Bradley Cooper. Cooper si crede Jeff Bridges da giovane e Lady Gaga si crede una bella figa. La colonna sonora però, mi dicono, che sia da urlo. Sì, quando meditate al suicidio, una canzone di Gaga può farvi vedere le stelle, prima di schiantarvi sul selciato, post-volo dal decimo piano. Sì, nel parcheggio sottostante, un tamarro che adora la signora Stefani Joanne Angelina Germanotta, ma di notte va sempre a mignotte, aveva l’autoradio accesa su Poker Face, hit che lui ascolta quando gioca al pocherino e viene puntualmente spennato come un pollo, tanto che non ha nemmeno dieci Euro per un “pompo”.
4) Widows – Eredità criminale di Steve McQueen. Per me esiste solo il McQueen di Tom Horn.
5) Beautiful Boy di Felix Van Groeningen. Mi dicono che Steve Carell e Timothée Chalamet siano entrambi papabili di nomination. Sì, è la storia di molte famiglie nel mondo. Il figlio è drogato, il padre un disperato che prova ad aiutarlo ma, anziché salire sul Kodak Theatre, finiscono entrambi al cimitero. Il figlio è morto di overdose, il padre di dolore. Quindi, mi puzza di film ruffiano e falso.
6) Boy Erased di Joel Edgerton. Questo è senza dubbio quello che mi sa di stronzata immonda. Russell Crowe e Nicole Kidman (che non abbiamo alla fine mai saputo se hanno scopato nella vita reale) allevano un figlio omosessuale e lo “curano” dalla sua “malattia”, castigandolo e non dandogli la marmellata. Secondo voi è presentabile un film così didascalicamente sfacciato? Piacerà molto ai gay che, appena si sentiranno umiliati, esporranno nelle parate “pride” il Blu-ray.
7) Backseat di Adam McKay. Christian Bale dimagrì quaranta chili ne L’uomo senza sonno, ma l’Academy non lo cagò. Allora, dopo aver messo su i (non sui) muscoli per Batman, dimagrì un’altra volta per The Fighter. Vinse l’Oscar mentre ad Alessandro Casciutto, tossico emaciato del mio quartiere, danno a stento l’assegno da invalido. Poi Bale ingrassò per American Hustle e De Niro, nel suo cameo, con la faccia beffarda gli fece capire che Toro scatenato è un’altra cosa. Probabilmente, anche quest’anno, Bale perderà, forse battuto da De Niro di The Irishman.
Per la serie… bastasse dimagrire o ingrassare per essere grandi attori. E Bale non lo è. Ha sempre la stessa faccia da culo. Negli ultimi anni, prima dimagrii in maniera anoressica, poi ingrassai trenta chili abbondanti, ma persi in salute e smarrii la silhouette, facendo la bella statuina…
8) Bohemian Rhapsody di Bryan Singer. Nessuno può essere Freddie Mercury.
9) Welcome to Marwen di Robert Zemeckis. Ancora Steve Carell! E basta, dai! Io ho avuto una storia simile. Sono stato bullizzato e vivo adesso spesso di fantasia. Anch’io vivo la mia guerra personale in trincea e sogno una donna simpatica come Leslie Mann e con le cosce di Diane Kruger.
L’altra sera, mi contatta una su Facebook, tale Sabrina Pascutti:
– Ciao, ho voglia di carne fresca. Mangiami!
– Ciao, stasera mangerò prosciutto di Parma.
Bloccata.
10) The Favourite di Yorgos Lanthimos. Fra Emma Stone, troppo magra, e Rachel Weisz, che di belo ha solo gli occhi e credo le puzzino i piedi, preferisco Antonella Portobello. Non è male, fidatevi, è la mia preferita al momento. È un po’ scema, ma non più delle altre con la cattedra ad Oxford.
Sì, sono un uomo dalle freddure alla Clint.
di Stefano Falotico
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