Archive for June, 2018

Lezioni di maschilismo purissimo


04 Jun
THE BRIDGES OF MADISON COUNTY, Clint Eastwood, 1995

THE BRIDGES OF MADISON COUNTY, Clint Eastwood, 1995

Mi vado sempre a infoiare e infognare, inficiare per colpa delle donne, dovrei non desiderare d’infornarle ma, da intellettuale, inforcare un paio di occhiali nuovi dell’anima.

Sì, che io sia intellettuale è fuor di dubbio. Pensate che sono un maniaco dei refusi. I refusi mi rendon poco fusto ma fuso. Da molte parti, anche sui miei siti, ho scritto inficia su…; (sì, qui il punto e virgola ci sta) il verbo inficiare, cazzo, significa invalidare, quindi ci vuole sempre il complemento oggetto dopo, a meno che il soggetto non sia inficiato dalla fica. Ecco, la fica è un bel problema. Così, dopo aver cercato la parola inficia sui miei siti, in maniera certosina, trovandola con Crtl + F, ho corretto tutte le frasi in cui avevo usato questo verbo in maniera erronea, anche sulla recensione mia recentissima di Essi vivono. La mia reputazione di letterato avrebbe potuto inficiarne. Il refuso è la bestia nera di ogni scrittore, ecco che per il classico lapsus o per digitazione veloce scrivi male, e neanche alla milionesima rilettura te ne accorgi. Son distrazioni che ti fan penare. Come le donne. Le donne sono delle bestie per noi uomini precisi e sin troppo apprensivi.

Le donne hanno bisogno di uno zotico che le faccia sempre ridere, che rida egli stesso sguaiatamente dinanzi alle battute più triviali e sconce, che sappia scoparle senza aver il benché minimo pudore, che puzzi di olio e canfora, e che però abbia un conto in banca con tantissimi zero.

Purtroppo, sì, posso poetizzarle come faceva Leopardi, idealizzarle e angelicarle, porgere loro tutta la più ruffiana carineria, ma bisogna essere sinceri. Il maschilismo non è sorto dall’oggi al domani, se gli uomini si comportano, alle volte, in maniera brusca con le donne è perché, bando alle ciance e a quelle che ciancicano, bando alle “romanacce” e alle “toscanazze”, alle bolognesi e alle milanesi, alle torinesi e alle siciliane, molte donne sono troie da pissing. Ti ciucciano… l’anima sin a prosciugartela, ti sbudellano, ti vogliono come dicono loro, poi un bel giorno non ti cagano più, cambiano idea, ti lasciano come uno stoccafisso, e pure col portafogli svuotato. Alcune sono bellissime, ma la bellezza non paga, non mi plagia, non mi piega nonostante quelle attizzanti, rizzanti permanenti brillanti e quelle messe in pieghe altezzosamente arroganti, ah, che messaline, messe a novanta o “messo” in piedi, sorreggendole con tutta la tua virilità erectus.

Un mio amico sostiene che le donne sono (ci può stare anche siano) una contraddizione vivente. Sono asessuate ma, avendo un buco in più, amano di tanto in tanto essere riempite, soprattutto di ville con piscina, per “bagnarsi” come oche…, per via del “fallo”, fatto che sono sempre depresse e hanno bisogno di uno che lo tiri su, no, le tiri su, sono sessuofobe quando disprezzano un uomo e, appena costui le corteggia, dicono che loro pensano prima di tutto al cervello, dandogli del maniaco sessuale perché semmai è un ascetico, romantico fotografo dei migratori uccelli, sono gerontofile perché si mettono pure con uno di novant’anni se può far fare (far fare non è male, si addice a queste s-fatte) loro dei film da milioni di dollari.

Le sconosciute non amano le porcate che dici loro al primo incontro, ma ne fanno ogni giorno, s’incazzano quando dovrebbero invero vergognarsi di come si lascian sfruttare senza, lì, dire una parola. Non amano gli uomini diretti, adorano i panegirici da rottura di coglioni per arrivare comunque al punto G. Rose e cene, cene e rose, macchinoni e allora forse te la danno.

Al che, comunque sconsolato, chiedo a un mio amico se può intercedere per poter riparlare a una che m’ha “castrato” su Facebook. Il mio amico è più maschilista di me.

– Allora, Marco, fammi questo piacere, per piacere, ne va del mio piacere, per cortesia. Vai da questa, io non posso, mi ha bloccato, mi ha devastato, e scrivile che sono dispiaciuto per averle detto che molte donne pensano solo ai soldi.

 

– Stefano, è una prostituta.

– No, ma che dici? Dice che fa l’attrice.

– Appunto. Tutte le attrici sono delle prostitute mascherate da artiste.

– Dici?

– Sì, fidati.

 

Questo forse non è maschilismo, non è misoginia, è realismo. Ma quale sessismo! Che vi piaccia o meno.

Nella vita regale, no, reale, i poeti la vedono poco…

È così, ho deciso io.

Insomma, Meryl Streep è una grandissima attrice ma non è una prostituta. Ma, a essere obiettivi, è abbastanza racchia e vecchiotta.

Quindi, il mio teorema è inconfutabile.

 

 

di Stefano Falotico

Provocazione del giorno: nessuno mi può giudicare, solo Carpenter mi può amare


04 Jun

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Vi ricordate la scena in cui Nanni Moretti fa piangere il critico della mutua, leggendogli vicino al letto, anzi, declamandogli iroso tutte le cazzate che lui aveva vomitato?

Quando è cominciato tutto questo? Eh?! Forse quando hai scritto quel film coreano era un melodramma in costume… vestiti e soprattutto cappelli deliranti, e super femminista, fiammeggiante e demoniaco? Girato come fosse un trip alla Spielberg, entrato nei ritmi e negli spazi futuristi? E c’è poi Il pasto nudo di Cronenberg, puro pus underground ad alto costo! Un vero cult movie! Non è che le donne per Jonathan Demme siano migliori o equivalgano solo a quello che per Lin Piao erano i proletari e i sottoproletari dei tre mondi accerchianti, ma è certo che solo le sue donne hanno la stoffa per sostenere, dalla parte giusta, la guerra dell’immaginario-reparto operazioni chirurgiche! E infatti, prima che Lula e Sailor si riabbraccino in happy end, sussurrando love me tender, fioccheranno altri anni di galera per Sailor, voleranno teste umane frantumate, cani randagi acchiapperanno mani mozzate, fumeranno in bella vista centinaia di sigarette…

 

Sì, perché qui in Italia abbiamo gente come la Cortellesi e Anna Foglietta! Ma andassero a far le commesse della Coop! Vorrebbero essere gran donne ma anche umoristiche, spiritose, brillanti, e invece son due sceme patetiche.

Perché continuiamo a parlare sempre di sesso piccolo-borghese nei nostri filmacci, perché facciamo pochade squallide, film di donnette che fanno le fighe, di donne su Instagram che, mostrando un paio di cosce, si credono Greta Garbo, perché tutti in Italia parlano di Cinema e non sanno cosa sia un dolly e lo scambiano per un baby doll, perché abbiamo dei coglioni che mangiano fagioli in casolari abbandonati e si credono Terence di Lo chiamavano Trinità, perché la gente, incazzata, con manie vendicative per i torti subiti nella vita, riguarda la scena del duello finale tra Lee Van Cleef e Gian Maria Volonté di Per qualche dollaro in più, pensando fra sé e sé… ora, la pagherete, bastardi!

Quando è cominciato tutto questo? Quando vi eravate illusi che una laurea al DAMS significasse essere diventati Orson Welles, quando, dopo esservi sverginati con la prima sciacquetta, avete creduto di essere George Clooney? Sì, e perché strumentalizzate Carpenter quando vi sentite in lotta con la società, abbandonati, offesi ed emarginati, ed Essi vivono diventa allora il film-“propaganda” dei vostri mal di pancia? E cominciate ad andare in giro per strada con sguardo disilluso, da nullisti, forse solo da nullità, infilando come Roddy Piper le mani in tasca e fischiettando un me ne fotto sprezzante? Da quando avete visto una puntata di Black Mirror, camminate in centro e non vedete l’ora di sfottere qualche vecchietta, perché il cinismo va di moda e fa “cool”. E la vecchia generazione è analfabeta di bio-tecnologie? Dal nichilismo attivo di Nietzsche siamo arrivati al libro La parola ai giovani! Fottuta leccata di culo al fancazzismo. Poi, a dir il vero, un libro che dice molte cose giuste.

Nel 2007 Umberto Galimberti ha pubblicato un libro, L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, in cui descriveva il disagio giovanile da imputare, a suo parere, non tanto alle crisi psicologiche a sfondo esistenziale che caratterizzano l’adolescenza e la giovinezza, quanto a una crisi da lui definita “culturale”, perché il futuro che la cultura di allora prospettava ai giovani non era una promessa, ma qualcosa di imprevedibile, incapace di retroagire come motivazione a sostegno del proprio impegno nella vita.

Così abbiamo il Cinema “di” Ambra Angiolini, i concerti della festa dei lavoratori che guardano quelli che guadagnano diecimila euro al mese, perché gli altri hanno ben poco da festeggiare e chiedono a “viva” voce il reddito di cittadinanza.

E impazza la follia di massa, ove chiunque vuole essere un divo di Hollywood e recita estratti di libri che non ha mai letto, solo per tirarsela da uomo figo ma di “cultura”. Facendosi selfie in cui ammicca alla burina a cui, un tanto al mese, fa “lavori di classe”. Vero operaio che si sporca le mani!

Scusatemi, c’è solo una persona che può giudicarmi. È John Carpenter, perché vede il mondo come me, quindi è attendibile nel suo giudizio.

 

Vedo nebbia, molta nebbia! Nel vostro cervello!

di Stefano Falotico

L’anno in cui ero l’uomo inconfutabilmente più bello del mondo, letale mix e incrocio fra Sly Stallone, Johnny Depp, Ray Liotta, Bob De Niro e Bruce Willis più magro, vedere queste foto incredibili


03 Jun

Sì, io sono esperto di mutamenti fisici, mi adatto all’ambiente circostante. Così, se frequento uno dell’alta borghesia medica, inforco gli occhialetti e assumo espressioni composte da uomo che fa la colazione coi biscotti del Mulino Bianco, uomo dolce e carezzevole, posato e tranquillo, e legge trattati sull’impazzimento delle cellule cancerogene, se frequento un meccanico, assumo una faccia da scaricatore di porto, mi faccio crescere la panza da bevitore di birra sfrenato, se incontro una donna che mi piace divento innaturale perché vorrei dirle che voglio scoparla, senza peli sulla lingua, anzi, con moltissimi peli, ma avrei paura che lei mi facesse pelo contro pelo, allora mi presento a lei pelato, per avere un carisma alla Sean Connery. Alle donne piacciono gli uomini con l’alopecia androgenetica, sono convinte che più pelati sono e più siano dei fenomeni a letto. Anche se questa regola “basica” non ha mai funzionato con un mio amico. Perché oltre a essere pelato è anche grasso. E le due cose, sensualmente, non si accordano. E dunque lui non si accorda alle cosce ma continua ad accordare la sua chitarrina per avere un fascino da cantante maledetto. Mah, ce la farà?

Cambio sempre, a volte in peggio, ho spesso bisogno di uno che me le suoni, perché soventemente mi perdo e mi affloscio. Poi mi raddrizzo e metto la testa a posto, cioè sul collo, anche se vorrei mandarvi a fanculo.

Notare il look da casa, canottiera mal stirata su volto tirato in stile Die Hard, tutina Champion da Jean-Claude Van Damme casareccio, appunto, espressioni da Full Metal Jacket, con occhio da “pazzo”, bicipiti affusolati e sguardo penetrante, probabilmente fottuto.

Checché se ne dica, ho sempre avuto il mio perché.



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di Stefano Falotico

Mia madre è laureata ma ama le fiction, il pizzaiolo invece è analfabeta ma ama Kubrick, ve lo dice Jack Burton


02 Jun

Russell Grosso guaio

Sì, il grande Cinema ha spesso poco a che vedere con una laurea specialistica. Conosco un sacco di esimi medici, esimi dopo tanti esami, per carità, bravissimi e puntuali nel loro lavoro, di una impeccabilità da lasciar senza parole, prodighi e sempre indaffarati. Pensate ai chirurghi. Con le loro mani sopraffine, delicatissime, che riuscirebbero a estrarti un ago nello stomaco senza neanche forse bisogno di anestesia, talmente sono placidi e già anestetizzanti di finissima morbidezza palmare, di dita medie che, a differenza dei tamarri che le porgono in segno di strafottenza, entrano nelle cavità meandriche del nostro corpo e non ce n’accorgiamo nemmeno. Insomma, non sempre. C’è gente, e lo sapete meglio di me, che si è risvegliata il mattino dopo con le forbici e il bisturi nel pancreas. Come ha fatto questa gente, appunto, ad accorgersene? Perché quando è andata a cagare ha espulso dall’ano del titanio “sabbiato”, ben affusolato nella stronzata modellata e digerita. Sì, cazzo, anch’io non ho digerito Iron Man, ma non ho mai evacuato dell’acciaio Inox.

Ecco, chirurghi così sbadati, prima di operare devono aver visto un film merdoso con Ezio Greggio. Sì, potranno avere tutte le lodi che vogliono, ma amano farsi du’ risate pecorecce, alla buona, e poi succedono queste disgrazie. Io l’ho sempre detto: la cultura settoriale non rende l’uomo né più intelligente e neppure più di buon gusto. Né di maggior tatto.

Conosco tanti psichiatri che non capiscono il Cinema di Bergman, e m’immagino come avrebbero lobotomizzato il povero Ingmar se avessero visto Il settimo sigillo. Sì, davanti alla scena della sfida con la Morte, avrebbero pensato: oh, questo Ingmar è uno schizofrenico con pensieri suicidari, è una persona negativa, troppo ombrosa, cupa e malinconica. No, no, va curato nel plagiarlo al finto benessere di massa, facciamogli vedere un film di culi e tette. Così “amerà” la vita. Sì, è malato questo Ingmar, va educato all’edonismo porcellesco. Ah, ora sì, è posto. Filma dei porno, se la gode di più e fa godere tanti onanisti.

Woody Allen non ha mai avuto una grande opinione degli psichiatri. Aveva ragione ma gli servivano come materiale d’ispirazione per i suoi film. Allora ogni tanto, quasi sempre invero, ci va.

Ecco allora che gli psichiatri, nell’ottica creativa alleniana, assursero davvero a curatori… del Cinema. Perché, se non avessimo avuto Allen, ci saremmo persi tanti capolavori. Soprattutto la magnifica scena di Manhattan in cui pensa di suicidarsi ma poi, sul divano, fa l’elenco delle cose per cui vale la pena di vivere.

E fra queste c’era Marlon Brando, che non mi ha mai dato l’idea di essere uno che conosceva la differenza fra la micosi e la mitosi. Diciamocela.

Di mio, soprattutto d’inverno, ho la mucosi.

Sì, il pizzaiolo de La Pantera Rosa, vicino a casa mia, proprio dietro l’angolo, mentre ficcava le olive nell’impasto, in maniera capricciosa ha urlato evviva Arancia meccanica! E poi ha messo sopra la pummarola anche dei limoni. Così, per rendere più sfiziosa la cena deliziosa della signora che aveva ordinato la Pizza alla macedonia. Esiste la pizza alla macedonia? Sì, i macedoni ne vanno matti.

L’altra sera ho incontrato un macedone che, dopo la diaspora, è venuto a vivere nel palazzo accanto al mio. Se ne fotte oramai del suo Paese!

Poi ho incontrato uno che mi ha riferito di una sua tresca.

– Ciao, sei una bella donna, ci stai?

– Ci stai de che? Guarda, bello, sono sposata e ho tre figli.

– Grazie per il bello. Quindi, se mi hai detto che sono bello sarà tutto più piacevole.

– Piacevole de che? Ti ho detto, bello mio, che son sposata e ho tre figli.

– Bello mio è ancora meglio. Ed è ancora meglio che tu sia sposata e abbia tre figli. Nessuna complicazione affettiva.

– No, poi m’innamoro lo stesso.

– Ma io no.

– Ok. Abbiamo mezz’ora. Poi devo tornare da mio marito.

– Anche io.

– Cioè?

– Tuo marito è il mio amante.

– Ah sì? E come mai sei il suo amante?

– Non solo il suo, fra poco sarò anche il tuo.

– E con mio marito poi come la metterai?

– Nessun problema. È lui che me lo mette.

– Capisco.

 

Questo per dirvi che non esistono regole al mondo.

 

di Stefano Falotico

Questo non è un sogno, a volte ritornano dopo i big trouble(s), geniali e immaginifici


02 Jun

Ça va sans dire

Signore del male

Che vuoi dire a uno come me?

 

Questo non è un sogno, io sono il Signore del bene, do pene…


02 Jun

Sogno Signore del Male

BACK TO THE FUTURE, Michael J. Fox, 1985. (c) MCA/Universal Pictures -.

BACK TO THE FUTURE, Michael J. Fox, 1985. (c) MCA/Universal Pictures -.

Questo non è un sogno. Non è un sogno. Noi usiamo il sistema elettrico del tuo cervello come una ricevente. Non possiamo trasmettere attraverso interferenze consce. Tu ricevi questo messaggio come se fosse un sogno. Noi trasmettiamo dall’anno uno nove nove nove. Ricevi questo messaggio perché tu possa modificare gli eventi che vedrai. La nostra tecnologia è conosciuta da coloro che hanno delle trasmittenti abbastanza potenti da raggiungere il tuo stato conscio e la tua consapevolezza. Ma questo non è un sogno. Tu vedi quello che succede realmente.

Sì, questo alla fine, prima il messaggio è grammaticamente un po’ diverso in alcune parti e non si capisce perfettamente in alcuni punti. Che dice? Etere, miei eteri?

Ebbene, so che spesso vi svegliate dopo brutti sogni con una moglie satanica al vostro fianco, ma non è un sogno, vedete quello che succede davvero da anni incurabili e inculanti. Oramai ve la siete sposata e sapete bene che il divorzio è una bega. Allora vi date al bere. Poi, vi specchiate e sperate in un’altra dimensione, avete sempre sognato, appunto, di toccarla e compenetrarla. Di congiungervi idilliacamente, in maniera paradisiaca, alla vostra parte sanamente diabolica da sempre rinnegata per esservi attenuti a un lavoro mendace da impiegatini comunali. Quando invece potevate gioire dell’immensità delle vostre esistenziali complessità.

Questo non è un sogno. Non è un sogno. Mi sembra che abbiate dormito e sognato sin troppo. Svegliatevi. Noi usiamo il sistema elettrico del vostro cervello annacquato come una ricevente. State ricevendo? Toc toc, c’è nessuno in casa? Siamo il vostro ritorno al futuro. Noi non possiamo trasmettere attraverso interferenze consce perché vi siete così tanto involgariti e, puttaneggianti, impigriti alla più mera carnalità, che pensate solo alle cosce. Trasmettiamo dall’anno due zero nove nove, sì, 2099. Il nuovo millennio è alle porte. Riceverete questo messaggio affinché possiate modificare la vostra vita di merda, prima di rimpiangerla. La nostra tecnologia è conosciuta da coloro che hanno delle trasmittenti abbastanza potenti da curarvi dall’impotenza, raggiungendo il vostro stato di cosce, di cose, nel conscio cambiarvi l’inconscio. Avrete nuova consapevolezza. Altro che guardare solo le scosciate. Coscienza! Ma questo non è un sogno. Vedete di muovervi.

 

– Scusi, ma lei chi è?

– Sono il Genius, un genio come Carpenter. Forza, coglione.

 

 

di Stefano Falotico

In Italia non è vero che non esistono serie scuole di Cinema, non esistono i coraggiosi e i prince of darkness


01 Jun

corpi17

Rimango basito quando si parla di Cinema italiano, come se ancora esistesse, e come se, appena escono un paio di film dignitosi, gridando tutti al miracolo, sperassero in cuor loro che questa rinascita sia finalmente avvenuta. Si tratta spesso di casi isolati, di film miracolistici, appunto, semmai giusti nel periodo in cui sono usciti, e allora tutti in giubilo credono che il Cinema italiano possa ritornare ai fasti di un tempo. Fellini, l’ho detto più volte, anche con una certa personale, motivata acredine, penso sia sopravvalutato, ma gli va riconosciuto, a prescindere dai più o meno opinabili gusti, il merito di aver varcato i confini nazionali. Anche se poi, a ben vedere, i suoi film maggiormente apprezzati all’estero, soprattutto negli USA, quelli oscarizzati, mitizzati, son stati quelli in cui esportava, a mo’ di cartolina un po’ piccolo-borghese, la nostra italianità. Bellezza da esportazione come la Fontana di Trevi de La dolce vita, ed esaltazioni anche grottesche, che agli americani piacciono tanto (vedi Sorrentino e The Great Beauty), di Roma e della sua sporca, triviale o storica monumentalità quasi turistica.

Sì, gli americani in fondo di Fellini amavano solo questo. Non possedevano il background culturale, il retroterra perfino mitteleuropeo, mediterraneo e peninsulare per poterli amare nella loro pienezza.

Tant’è vero che noi agli Oscar abbiamo poi vinto proprio col mediocrissimo Mediterraneo e con Nuovo Cinema Paradiso, film, non me ne vogliate, assai patetico e paesano…

Allora ci son rimasti due nomi forti su cui puntare per il nostro futuro. Sorrentino, del quale non ho visto Loro e certamente non lo vedrò presto, perché una “biografia”, sebbene delirante e sovrabbondante, su Berlusconi, è quanto ritengo di più lontano possibile dal Cinema che io bramo, amo, abbraccio. E la sua operazione, interessante o meno che sia, geniale quanto si vuole, non m’interessa.

E Matteo Garrone!

Sì, perché posso lodare Dogman ma è un Cinema che non mi appartiene quello di Garrone. La vita è già spesso triste di suo perché ce ne ammorbiamo con le sue variazioni à la Gomorra in salsa disperatamente suburbana, ché ho già la “tragedia” di portar avanti la mia carcassa per potermi dolere delle disgrazie altrui.

Posso emozionarmene perfino ma nella mia anima non scatta la scintilla inconsciamente fiammeggiante che mi possa far urlare al capolavoro.

Sogno un regista italiano che abbia il coraggio di scendere, sì, tra le periferie nostre abbandonate, ma semmai di raccontarci un horror metafisico come Il signore del male. Che abbia le palle di scarnificarsi con temi immensi come l’ambiguità della spiritualità, senza pesanti ore di religione alla Bellocchio, che sappia infondermi paura e brividi acuti, imponderabili, che sappia stupirmi in una chiesa diroccata e sconsacrata ai confini della follia, nelle notti turpi dell’agghiacciante condizione umana, con zombi mendicanti in stato catatonico, con ombre sul selciato, con suspense che scampanella nelle nostre vene come una guglia gotica di un’abbazia medioevale piena di mistero che squilla dai sepolcri delle nostre umanità recondite.

Che sappia, insomma, non uscire dal teorico, astratto DAMS e non si metta a girare film con la Angiolini

Voglio un film di angeli e demoni, ma che non sia quella baracconata del film di Ron Howard con Tom Hanks, ottimo attore, per carità di Dio, ma ve lo vedete Tom in un film cazzuto di John Carpenter?

Tom Hanks è il classico tipo da DAMS, corretto, pulitino, bravo bambino, un bel simpatico soldatino.

Ma ci vogliono jene per fare Cinema che varchi i limiti della prevedibilità e delle scolastiche ottusità da libretti e manualetti.

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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