Sì, scrivere è spesso un refugium e, quando capita il maledetto refuso, devi invocare in litania la Madonna, perché sei costretto a rieditare il testo (potevo reinserire devi ma sarebbe stata una ripetizione).
Ieri, ho pubblicato un post su Jennifer Jason Leigh. Perfetto, inappuntabile. Ecco, è sempre come nei temi scolastici. L’autore del testo, pur rileggendolo mille volte, sebbene sappia che quella parola o quell’espressione, quella frase sia grammaticamente sbagliata, non se ne accorge. E qualcuno giustamente gli segnala in rosso l’errore.
L’altro giorno, su chedonna.it, ho visto una che ha scritto un articolo intitolato Nicolas Cage sull’astrico.
Astrico si dice pure, ma in dialetto. E costei, su mio suggerimento, si è corretta. Per non finire licenziata e sul lastrico.
Ma, abominevolmente, son stato colto dagli spasmi quando, dopo aver pubblicato il post sulla Leigh, ho visto un mio errore immane. Anziché scrivere filmografia alla mano… ecco che compariva il terrificante ha la mano…
Terribile, al che ho fatto come Pacino/Dunkaccino con Adam Sandler, chiedendo immediatamente al mio capo di aggiustare senza aspettare un attimo.
Quello da me scritto, più che refuso, si chiama lapsus. Quando uno scrive qualcosa ma, essendo già concentrato sulla frase successiva, la mente gli gioca brutti scherzi di digitazione. Infatti, subito dopo usavo il verbo essere, e quindi, per facile associazione mentale, andai a parare sul verbo avere.
Vi garantisco, ad esempio, che quando si scrive un libro è un processo sfiancante. Sembra tutto lindo e immacolato, a prima vista, poi ecco che spunta un refuso, ne spunta un altro, lo correggi con una parola più appropriata ma a quel punto la frase non sta in piedi, perde del suo potente significato, e devi riscriverla interamente. Una volta riscritta si accorda col contesto? O stona? Cacofonie! Anacoluti! La metrica non scorre, è farraginosa, no, rifacciamo tutto daccapo.
Per i dialoghi dei film è ancora peggio. Sulla carta semmai sembra che funzionino alla grande, poi noti che se vengono recitati perdono in potenza espressiva. Allora devi aggiungere qualche tocco, limare le battute o estenderle, per intonarle al volto degli attori. Come dire… se buzzicona lo dice Christian De Sica funziona, se lo metti in bocca a Kenneth Branagh sortisce un effetto straniante. Ma potrebbe essere un film con Jon Belushi con Otello protagonista.
Come dire: se Ceccherini recita le battute di Grosso guaio a Chinatown, lo denunciamo, se vengono dalla bocca di un Russell così conciato ci stanno.
Come dire: si può scrivere tre volte come dire in 150 caratteri e dunque scriverlo quattro volte di seguito? Sì. Ah ah.
di Stefano Falotico
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