Archive for May, 2018

Miei Vampires: camminiamo anche di giorno e concupiamo, siamo la pazzia pura della beltà, ballare


27 May

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Vampires

 

Sì, John Carpenter davvero da tanto non gira un film. Doveva farne uno con Nic Cage e uno con la Swank, ma quei fottuti capitalisti gli hanno messo il bastone tra le ruote, perché John non fa Cinema commerciale, il suo è un Cinema mai laido ma laico.

Miei chierici, dobbiamo essere chiari. Sì, voi che vi fotografate al ristorante Miramare con le ostriche in mano e il caviale, non addiverrete mai alla poesia dei suoi film, film che ti entrano nelle viscere, film sguscianti come cozze saporite da ingerire per noi stomaci forti.

Noi tolleriamo tutto ma mal sopportiamo l’idiozia, e il mondo invece se ne ciba in tavolate d’imbecilli che, sguaiati, ridono come bestioline.

Al che, nel bel mezzo delle loro gozzoviglie, arriva nella notte un cavaliere senza macchia e senza paura, ruba l’affettato, senza fretta non si fa affettare da questi uomini anaffettivi che ingurgitano affettati, afferra una loro donna e spinge… musicandole tutte le colonne sonore di John, per un virulente amplesso che lascia tutti a bocca aperta. Boccaloni. Vi bevete tutto.

E io sgattaiolo indomabile mentre il giorno, adesso placido e poi acido, tramonterà come sempre nel mio sguardo da gatto.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Il signore del male di Carpenter è un capolavoro assoluto e io ogni giorno voglio spararmi ma poi desisto a fini “metafisici” da salvatore della minchia, come dico io


26 May

Pleasence il Signore del male

Ora, appena la gente mi dice che non so cosa sia il dolore, immagino la scena di Cape Fear con De Niro quando in barca si fa squagliare la cera ardente, e non gli fa né caldo né freddo.

Io sono la quintessenza del dolore fattosi carne martoriata, afflizione perpetua, cartina tornasole epidermica di ogni fottuto deragliamento mentale sano e vivaddio puro. Ricordo quando, nello strazio dei miei tormenti mistici, a sedici anni stetti tutta la notte sveglio col rosario in mano e, se non recitavo bene l’Ave Maria, se m’ingarbugliavo con le parole, iniziavo daccapo, in una fatica di Sisifo interminabile che in quella notte mi rese simile a Giovanna d’Arco. Sì, anni fa un mio amico mi disse… credi di essere Lèon di Luc Besson ma invece dovresti darti al Cinema di Bresson. Ah, Le Diable probablement…

Infatti, a tutt’oggi mio padre mi chiama affettuosamente il diavolicchio, uomo semi-angelico con sguardo diabolico ma sostanzialmente, stringi stringi, un mezzo cazzone.

Non so se avete letto il mio post con la foto di Orson Welles de Il terzo uomo. Un must. Spesso però, anche questo va ammesso, dico delle stronzate assurde, per figure di merda peggiori di Gianni Canova, esteta della Settima Arte sopraffino, che si fa le foto con Susanna Messaggio (guardatele su Instagram), quella delle televendite di Mediaset sempre con la parlata alla Berlusconi, dopo che con tutta probabilità Silvio le “vendette” una vasca-idromassaggio e villa con piscina su “spruzzate idriche” ipertermali.

Ipertermale: in idrologia medica, detto dell’acqua termale che sgorga a temperatura superiore ai 40 °C.

Sì, Silvio si scaldava con Susanna su materassi Eminflex, ribollendo… più Silvio spingeva e più sapeva, Susanna, che la sua carriera in tv sarebbe salita.

Detto questo, non son letti su cui dormirei con una coscienza pulita. Ma comunque con Susanna non dormirei affatto. Ah ah. Sì, l’ho trovata sempre arrapante, nonostante il suo accento da bauscia. Pare anche che abbia due lauree, una in pedagogia, e con lei fingerei di regredire alla pubertà per farmi educare di “bontà”. Ah ah.

Sì, son stato sempre gerontofilo. A tredici anni guardavo quelle di trenta, a trenta quelle di quaranta, adesso guardo sia quelle di venti che quelle di cinquanta. Perché no? Non si può? Invece sì. Mica guardo quelle di quindici, non le ho mai cagate.

La donna matura mi ha sempre eccitato in maniera duratura… quelle sode consistenze formose e giunoniche, quelle curve poderosamente robuste che sanno accogliere ogni tua fragilità tosta e allisciante, tutta entrante, possibilmente il più tardi possibile schizzante…

Sì, bando alle ciance. Mica volete diventare degli uomini nella pace dei sensi che costruiscono orologi a cucù? L’uomo, così come la donna, non deve mai rinunciare ai suoi impulsi primordiali e deve saper abbinare alla faccia di cazzo qualcosa di veramente “speciale”. Sì, sono l’unico uomo dal sex appeal mostruoso che può apprezzare immensamente Il signore del male.

Il signor Paolo Mereghetti è un po’ lento. Prima, pur lodandolo, gli aveva appioppato tre stellette, ora è passato a quattro. C’è arrivato finalmente! E lo considera una delle massime opere di Carpenter, così come infatti è. Ecco, ragazzini che guardate horrorini da quattro soldi, so che a voi apparirà mortalmente noioso e dal titolo vi aspettavate truculenze e facce maciullate. Non è questo il film. Un film metafisico eccezionale. Se esiste l’anti-materia perché non può esistere il Diavolo? E dunque anche Dio? E se fossero in verità due facce della stessa medaglia? Riflettete, fratelli, quando la donna che pensavate di amare vorrà vedere una fiction con Vanessa Incontrada, e voi l’accontenterete, guardandola assieme, solo perché quella sera non ve la vuole dare e vi consolerete con le tette di Vanessa. Per puro piacere non materico.

di Stefano Falotico

Discorsi ovvi ed elementari, perfino patetici che però, in quest’assurda confusione di massa, vanno ribaditi e custoditi preziosamente nella memoria in caso di personali derive da uomini di DAMS


26 May

Il terzo uomo

Sì, lo so, sono un uomo insopportabile. Talvolta vengo assalito anche dal feroce dubbio di non essere umano e di essere invece Jeff Bridges di Starman. A me sono imputabili notevole colpe, soprattutto di essere talmente coerente da rasentare l’idiozia più brada, di aver avuto un percorso esistenziale talmente strampalato e fuori dagli schemi da essere diventato paradossalmente lo schematismo fatto persona.

Sì, molta gente ragiona per frasi fatte e luoghi comuni, e parla di massa quando si sente incompresa, blandita, umiliata od offesa. Dovremmo sfatare anche questa cattiva, erronea concezione di massa. La massa siamo noi, è il prodotto delle individualità che fanno una società e decretano spesso il pensiero comune. Pensiero comune che, a mio avviso, è assai pericoloso perché annulla le soggettività e l’eterogeneo splendore delle diversità di ciascuno di noi.

Mi trovavo a dibattere sulla dicotomia fra vita agiata uguale piattezza e vita di stenti uguale vita illuminata.

Invero, questa semplicistica ripartizione fra bianco e nero, come sapete, non si addice a me, adoratore delle sfumature, ma son stato accusato di aver fatto questa netta, lapidaria distinzione da una donna che ha mal sopportato la mia da lei presunta radicalità.

Volevo solo dire che chi vive nel lusso sfrenato è più facile che si disinteressi del sociale e impari ad avere dimestichezza soltanto coi suoi piaceri personali. Ed è dunque lapalissiano che questa tipologia di persone diventi spesso insensibile, cinica, snob o altezzosamente giudichi con troppa fretta il prossimo. Senza preoccuparsi di volervi entrare in contatto perché, a priori, ha già sentenziato che la realtà di quella persona è una realtà che, non solo non capisce, ma lo stizzisce, infastidisce, persino innervosisce e se potesse, addirittura con la forza, vorrebbe zittirla.

D’altro canto solo le persone che hanno vissuto esperienze forti di un certo tipo, si son trovate “pericolanti” in stati psico-emotivi-economici-sociali assai bizzarri e particolari, e possono parlare con cognizione di causa di ciò che hanno sulla propria pelle esperito con dolore e dunque son arrivate anche a sublimare le sofferenze attraverso l’illuminazione. Che poi io conosco solo l’illuminazione dell’ENEL.

Credo che al di là di questa luce non ve ne siano altre. Quindi, la smettesse quell’altro imbecille del Dalai Lama a parlare da illuminato. Illuminato di che? A mangiare il riso e a far finta che non darebbe, se potesse, una botta a quel popò di culo di Jennifer Lopez?

Più chiaro di così? Parlo forse arabo? Ora, voglio dire che tutti i geni hanno vissuto delle sfortune o hanno avuto vite difficili? Se non difficili certamente peculiari o, perlomeno, il loro cervello e la loro anima hanno filtrato ogni esperienza attraverso un’ottica percettiva profonda, persone animate sempre e comunque dal desiderio e dalla curiosità di volerci vedere chiaro, di addentrarsi nei meandri delle proprie oscurità.

Orson Welles aveva tutto, tranne il “difetto” di essere grasso. Ma forse, a ogni risveglio, non era felice né appagato, e allora creava come meccanismo di difesa al suo malessere.

Ma che ne sapete voi che vivete agiati se non avete neanche assaggiato la stranezza della vostra stessa agiatezza? E vi annoiate manco foste la regina d’Inghilterra!

Che voglio dire? Non lo so. Adesso, barista, versami da bere. E che sia qualcosa di unico. Altrimenti non ti pago.

 

Ci sarebbe molto da ridire anche di questi pseudo-“esteti-cultori” di Cinema venuti fuori da quell’altro obbrobrio che è il DAMS, quest’acronimo-paccottiglia di discipline “artistiche”. Che già disciplinare l’Arte credo sia atrocemente osceno.

Li vedi che, arrivano a 19 anni, al primo anno e l’unico film che sino ad allora hanno visto è stato Il gladiatore e altri finti capolavori di sorta, allora s’incantano come bambinelli dinanzi a Stanley Kubrick, perché fino a quel momento hanno frequentato il Classico, ove hanno imparato solo a considerarsi “superiori” sulla base del precetto assurdo, classista e fascista secondo il quale il Classico è la scuola superiore più formativa a livello umanistico, quando invero passavano i sabato sera in qualche pub a gozzovigliare e poi andando nelle multisale a sciropparsi un film strafigo con la figotta Cameron Diaz, e al primo fotogramma un po’ fuori dalla “norma” ecco che or gridano al miracolo.

Qualcuno dice loro che …E giustizia per tutti di Jewison è una grande pellicola. E loro credono a quest’idiozia, perché il loro maestro, uno più indottrinato di scemenze di loro che insegna in quella cattedra perché ha leccato il culo a qualche pezzo grosso dell’ateneo, ha detto proprio loro che è recitazione da Actor’s Studio ed è una cronaca quasi documentaristica del sistema penale americano. Bastasse questo per fare un grande film. Tutto è retorico, tronfio, prevedibile, un campionario di casi umani e legali da manualetto di Giurisprudenza dei nani, con una sceneggiatura didascalica e perfino Al Pacino è teatrale, e sappiamo benissimo noi che teatrale, quando si parla di Cinema, ha spesso una connotazione negativa, perché appartiene a quel tipo di recitazione declamatoria, caricata, innaturale e impostata.

Ma loro si laureano e ci tengono a dire a tutti che sanno cos’è un controcampo e poi scattano una foto da mettere su Instagram con gli effetti “ottici” delle orecchie delle gattine… possono pure farlo per “simpatia”, peccato che poi una scena in controcampo non sanno come si giri. E gira che ti rigira son solo dei paraculi.

Secondo voi quest’umanità di dementi può essere presa seriamente? Bambagia, pappardelle imparate a memoria, un selfie in compagnia della Nutella, una leccatina alla propria scemotta, un panino al Burger King, e vai…

Oggi sono tutti geni, non capiscono non solo gli altri ma nemmeno sé stessi, ma lanciano giudizi su tutto, dissacrano su questo e quello e poi si scandalizzano se uno dice loro che sono dei troioni.

Questo sono. Troioni di ovvietà scolastiche, di sciocchezze, di ampollose prese di posizione su ogni argomento quando non comprendono nemmeno la differenza fra Sergio Leone e Tarantino.

Parlano di equità sociali ma poi s’incazzano come belve feroci se uno se fa loro degli apprezzamenti ironici. E soprattutto, nonostante abbiano frequentato il DAMS, in cuor loro davvero credono che 2001 sia un film palloso. In fin dei conti, quella zoccola su Instagram ti manda nello spazio. Suvvia, no? Che c’è di male? Io l’ammetto che è una zoccola che tira, loro no perché le danno della zoccola che però glielo fa tirare più che a me.

Perché vogliono essere stimati per persone di cultura quando la cultura non sanno nemmeno cosa sia, gridano che Woody Allen è un genio per sentito dire e guai ad affermare il contrario altrimenti verrebbero derise ed esclusi dalle intellighenzie di questo par de palle, vogliono i soldi, vogliono questo e quello e vogliono arrivare, godersela, e poi pontificare come i rimbambiti di ottant’anni.

Una volta mi ricordo che parlai a uno…

– Sai, mi sa che andrò a vedere questo film di un certo Tarkovskij.

 

E lui rise di grana grossa, dicendomi:

– Ah ah ah. Ti rendi conto? Hai detto un CERTO Tarkovskij. Ah ah. Secondo te Tarkovskij è un CERTO? Ah ah ah.

– Che cazzo ridi, tonto babbeo di merda? Ora voglio chiederti per curiosità tu che cazzo di film hai visto di Tarkovskij?

– Non mi ricordo.

 

Ecco, non mi ricordo o non so. Questa fu la sua eterna, immutabile, fottuta risposta dinanzi alla sua arroganza. Parlava e si atteggiava da trombone ma era lui che non sapeva chi fosse Tarkovskij. Ma da qualche parte aveva letto che è un gigante. Ecco, da qualche parte, ma non ha mai appurato, non ha mai approfondito, non ha mai io credo neanche saputo guardare le stelle. Ma ride, giudica, giudica, giudica tranne sé stesso.
Sì, un CERTO. Perché ancora non lo conoscevo e quindi era un CERTO come poteva essere un qualunque passante della strada che solo se avevo voglia di conoscere potevo entrarvi in empatia.
Non fa una grinza.

 

 

di Stefano Falotico

Provocazione serale: Harvey Weinstein è stato un messia, un salvatore e ci ha messo la faccia


25 May

Messia Weinstein

Sì, assisto oscenamente a grida di giubilo, a donne che dalla gioia si strappano i capelli, a maschi moralisti e ipocriti che alzano i calici e brindano dinanzi alla disfatta mostruosa di Weinstein. Uno che, sino allo scorso Ottobre, era considerato il massimo produttore cinematografico vivente, uno ai quali i grandi cineasti si rivolgevano per farsi finanziare le loro opere, un mecenate, insomma.

Un mecenate, sì, colui che come da definizione del vocabolario è stato un… intrepido, valoroso, munifico protettore di studiosi e di artisti.

Un uomo rinascimentale, un uomo come Lorenzo il Magnifico. Un uomo di gran potere alla cui corte cenavano geniacci come Tarantino che spero lo ringrazi a vita per avergli dato la possibilità che è valsa il suo Quentin. Sì, Morgan Freeman a Hilary Swank di Million Dollar Baby, nella tavola calda, davanti a una buona torta di mele, disse che la gran maggioranza della gente farebbe carte false per avere la chance che a lei è stata offerta dal destino.

E Kyle Chandler di The Wolf of Wall Street, guardando la povera gente di ritorno a casa in corriera, capisce che quel Jordan Belfort/Leo DiCaprio, in fin dei conti, aveva fatto bene a godersela come un ossesso, ad attorniarsi di lusso e donne lussuriose, di aver scopato come un mandrillo, facendosi soffocare dalla brama di soldi e sesso.

La vita in fondo è una. Vale sempre la celeberrima massima del “gobbo” Giulio Andreotti: il potere logora chi non ce l’ha.

Ora, come già detto, continuano le discussioni femministe di dubbio gusto sulla mia bacheca, come potete evincere dallo screenshot che vi posto. E la mia linea è intransigente, moralmente inattaccabile, altissima, quasi da San Francesco, un uomo al quale forse un giorno dedicherò un romanzo, perché mi hanno sempre immensamente affascinato i “pazzi santi” che potevano avere tutto dalla vita e invece hanno preferito mandare tutto a quel paese. A costo di esser presi per scemi.

Siamo sinceri. Che c’è di bello in una persona che viene arrestata? Niente. E non si può scherzare sulla “morte” di un uomo, sebbene questo uomo sia stato corrotto sin al midollo e con tutta probabilità davvero sfruttava il suo ascendente per profittare di giovani donne ambiziose e “in carriera”.

Ma, suvvia, verreste mica a dirmi che una come Asia Argento è credibile nel mostrarsi tanto euforica dinanzi alla caduta di Harvey? Mi pare lei, come le tantissime altre, profondamente scortese, irriconoscente, in una parola orrendamente ingrata.

E, peraltro, neanche l’intima “amicizia” con Weinstein ha salvato la sua carriera finita in mutande… della serie: se non hai molto talento ma hai uno che ti dà una “spintarella”, puoi farcela. Se sei comunque un cesso d’attrice non gliela fai neanche con tutte le “botte” possibili e immaginarie.

 

Uomo Weinstein,

non posso iniziare questa brevissima mia lettera, con l’intestazione “caro”, perché l’hai pagata cara. Ma, ricordati, che quando sarai presto in gattabuia, c’è un uomo sincero e non falso che, dall’altra parte dell’oceano, ti riconoscerà almeno sempre il coraggio di esserti “pelato” molte gatte per un fine “nobile” e artistico.

A te vanno i miei più sentiti ringraziamenti, perché nel bene e nel male non sei un fake. E ci hai messo la faccia e le mani… “sino in fondo”.

Questo significa avere le palle e, come diceva Aldo Busi, Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culo.

Più o meno la celebra frase di C’era una volta in America: è proibito dalla legge prenderlo nel culo?

 

Ti auguro, Harvey, che non subirai in carcere nessun tipo di violenza e potrai gustarti degli ottimi brodini.

Update: Weinstein ha pagato la cauzione. Andiamoci sempre cauti.
Sesso

di Stefano Falotico

Kurt Russell è la dimostrazione vivente che la virilità e la grandezza di un uomo non si misurano dalle donne che ha avuto


25 May

Kurt Russell

Fratello Kurt, ti scrivo questa lettera, sperando che quando la leggerai ti troverai in buona salute, come sempre ho evinto, guardandoti sul grande schermo. Sei sempre stato uomo di robusta costituzione fisica, dalla possanza taurina, uomo dallo sguardo languido e romantico sorretto da un fisico statuario e imponente. Quindi, nonostante gli anni passino anche per te, so che or che leggi questa mia epistola sei ancora un man che sa usare le pistole come in Tombstone.

Ora, amico, permettimi innanzitutto di porgerti le mie doverose scuse. Recentemente, in molti miei scritti su di te, ho chiamato il tuo personaggio di Grosso guaio a Chinatown… Jake. Non so come mi sia saltato in mente di scrivere Jake. È Jack, ovvio. E opportunamente ho rieditato e corretto questi scritti erronei, aggiustando il refuso come si confà, e tu certo ben saprai, alla mia precisione, alla meticolosità chirurgica del mio bramato, anelato e comunque impossibile perfezionismo. Col tempo, amico caro, ho affinato sempre più le mie doti da letterato e, appena m’accorgo di essere in errore, nei miei romanzi come nella vita, corro ai ripari, m’informo e aggiorno di revisioni la mia esistenza. Mettendo nero su bianco le mie emozioni che, in quanto tali, suscettibili di fallacità, son soggette all’imprecisione, e peccano d’inesattezze vistose. Sì, la tua vista come va? Abbisogni degli occhiali? Sì, alle tue premiere spesso inforchi grosse paia di lenti, e mi complimento per il tuo stile vintage, come si addice d’altronde a un uomo di gusto retrò. Tu, a proposito, preferisci che scriva rétro? È parimenti corretto, dimmi tu ove vuoi che metta l’accento.

Ecco, io e te, sino a prova contraria, siamo uomini e la verità, fra noi, possiamo dircela.

Sai, il mio post sulle donne arriviste che vogliono solo i soldi sta scatenando discussioni infervorate su Facebook. E ancor continuano le faide animalesche e sessiste fra i miei contatti che, anche senza tatto, se le danno di “santa” ragione.

Una ha scritto… scusate, voi non vi vendete per guadagnare lo stipendio? E poi ha rincarato la dose in preda al suo risentito orgoglio femminile da innalzare in troia, no, gloria…

Inoltre, sappiate che esistono dei sodalizi, artistici, mistici o intellettuali, in cui uno mette il talento o le idee e l’altro li finanzia, allo scopo di realizzate un progetto comune. Questi sodalizi sono molto più profondi e duraturi di meri accoppiamenti romanzati indotti dagli ormoni.

A costei, con la gentile eleganza che sempre ha contraddistinto la mia signorilità distinta, non ho replicato d’istinto, ma le ho solo sussurrato un… guarda, ti trascrivo per filo e per segno lo scambio di battute:

Falotico: – Semmai posso esporre la mia immagine ma carnalmente non mi vendo. Sono due cose diverse.

Donna: –  Infatti. Molto più deprecabile è vendere l’anima!

Falotico: – Io nella mia Arte non vendo mai l’anima, semmai la esploro affinché persone con un sentire simile o affine al mio possano fruirne, creando empatie emozionali. Si chiama feeling e transfert emozionale, non si chiama prostituzione.

 

Ora, amico Kurt, ti dico questo perché tu hai avuto solo due donne in vita tua. E da anni immemorabili sei compagno fedele di Goldie Hawn. Sai, da te che sei stato il rude e macho Jena Plissken, menefreghista un po’ gretto e sprezzante, tu che sei stato il misogino porcone Stuntman Mike, tu che sei stato il camionista JACK Burton, mi sarei aspettato, per l’appunto, che avessi avuto vagoni e camionate di donne.

Sì, sei un uomo che spicca per la sua indubbia fotogenia, innatamente, dannatamente carismatico ma ti sei accontentato di una sola Goldie. Che tu, so benissimo, sai “inzuccherare” e “inzaccherare” nell’intimità del vostro amore.

Anch’io, amico Kurt, a conti fatti ho avuto solo due donne a livello prettamente fisico anche se a essere onesti credo che mentalmente le abbia avute tutte. So anche per certo che sei andato a visionare nel mio canale YouTube, e avrai rinvenuto uno dei miei primi video in cui, con faccia strapazzata da culo, cercavo affetto e coccole dalla mia amata.

Ridiamoci su.

Insomma, siamo belli, piacenti, in noi scorre il backdraft della passione, ma ne preferiamo soltanto una ma buona, e che semmai non è per niente bona, piuttosto che darlo di qua e di là alle prime puttane che ci capitano a tiro. A te, Kurt, continua a tirare?

Siamo carpenteriani.

Ora, caro ti saluto, e spero che il tuo nuovo film con Tarantino possa essere Cinema puro bellissimo come pure puri lo siamo noi. E intoccabili…

 

di Stefano Falotico

 

 

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The Mule, il prossimo film di Eastwood è come me


24 May

Clint

 

Non so se avete presente la scena di Essi vivono in cui Roddy Piper va a pranzare nella mensa dei barboncelli. La signora gli porge una specie di zuppa e gli chiede se ne vuole ancora. Qualsiasi uomo di buona educazione avrebbe risposto un cortese no. Invece, lui, caprone, le risponde… sì, ancora. Quindi dopo avergli riempito il piatto, la signora retoricamente gli chiede ancora se appunto ne voglia ancora. Retoricamente perché a quel punto sia lei che lo spettatore si aspetterebbero un gentilissimo NO. Invece Piper, zuccone amabilissimo, con strafottenza da applauso, replica nuovamente un sì, ancora.

Sì, un uomo senza vergogna che, da vagabondo disoccupato, non rinuncia ai piaceri della cucina e mangia come un porcellino. Senza dover rendere conto a nessuno.

Uno dei primi film con Clint Eastwood protagonista, come sapete, è stato Per un pugno di dollari. Eh sì, quel mulo esigeva le scuse. In questa scena storica, da morir dal ridere, vi è incisa tutta la filosofia eastwoodiana. Ma quale reazionario e giustizialista, è un uomo che non ama i vili affronti, odia gli scherni, gli sfregi come ne Gli spietati, e a costo di beccarsi delle pallottole va sotto casa di quei vermi di Gran Torino, a far la sceneggiata “napoletana”.

Walt Kowalski è uno stronzo, un buffone, uno che disdegna questo fottuto orpello della cosiddetta bonjour finesse, sputacchiando in faccia a Cristo e, a costo di schiantarsi e beccarsi pugni in faccia e batoste tremende, finché non ha sviscerato tutta la merda, non è contento.

Ecco allora la storia di Earl Stone, novantenne veterano di guerra, che soffre di “demenza” e quindi non è imputabile di colpevolezza.

Ah, uomo dai mille malestri, uomo maldestro forse persino di Destra, un figlio di puttana come pochi.

 

Mi trovavo al bar oggi pomeriggio. Ordino il consueto caffè. Una donna molto magra, quasi rachitica sulla cinquantina, però di gambe ben tenute, mentre sorseggio il mio dolce caffè ecco che comincia a fissarmi insistentemente. Io finisco di bere, do l’euro alla barista, al che porgo alla signora un sorriso simpatico quanto questa frase da me a lei pronunciata con aplomb eastwoodiano…

– Signora, se vuole il mio uccello, sappia che non è per donne come lei. Io sono un orticultore dei miei piaceri bucolici. Vada ad arare qualche maschione che saprà innaffiarla a dovere.

– Lei è un porco!

– Come lei, signora. Perché a vederla bene mi sembra pure che voglia mettermelo in culo. Ah, frociona!

 

Al che mi son grattato le ascelle.

Inizialmente il personaggio di Eastwood si doveva chiamare Leo Sharp.

 

Finisco col dirvi che sabato una su Instagram, dopo avermi adocchiato, mi contatta “in privato”.

– Ciao, che bel profilo che hai.

– Facciamola svelta. Vuoi che te la lecchi? Mi spiace, non hai la faccia di quella che “lo” incassa.

– Senti, io sono una donna di classe, non accetto queste volgarità. Sono donna prima di tutto di cervello.

– Ah sì? Non si direbbe.

– Cosa vuoi dire?

– Vai a lavare i piatti, forza.

 

Al che l’ho bloccata. Probabilmente è andata a consolarsi con un piatto d’insalata, coltivato nel campo della sua “cultura” del cazzo.

 

Ah ah.

– Perché ridi? Guarda, Stefano, che quello che hai scritto è abbastanza disgustoso. Non fa ridere per niente.

– Invece a me fa ridere, sai? E anche parecchio.

– Ti daranno un’altra ripassata se continui a non mettere la testa a posto. Ma, cazzo, ne vuoi ancora?

– Sì, ancora. Perché voglio continuare a vivere a modo mio.

– Sei proprio una merda!

– Sì, come tutti.

di Stefano Falotico

Nei bagliori della mia sofisticatezza io dormo sempre meno


24 May

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Cammino, e le noie perlustrano il mio corpo che non si fa persuadere da un’umanità allegra, sì, ma pervasa da allegria mortifera. E malata di alterigia. E prendo sempre più coscienza che le mie clausure son l’unica mia possibilità di salvezza. E persevero nella solitudine più incendiaria, che agli altri rattrista e invece per me è fonte di sana creatività, di letiziosa ubiquità del mio animo oggi qui e domani di là. Senza fissa dimora, così come dovrebbe essere l’animo di ogni uomo non ancor contraffatto dagli imperiosi dettami di una società edonistica, avvilente, la stessa società tanto da quelli di sinistra osteggiata, poi costeggiata, lambita e infine tristemente assorbita, combattuta a parole ma poi accettata e alla quale hanno abdicato, tutto sommato, di buon cuore. Il loro è solo finto malumore. Perché non hanno fatto niente per cambiarla, anzi, son stati i primi ad abbracciarla, soffocati dalle loro limitatezze e dalla necessità egoistica, come tutti, di tirare a campare come possono. O meglio come vorrebbero, come bramano in astratte fantasie retoriche, e poi dalla quale non sfuggono e si son lasciati intrappolare per meri fini utilitaristici e i soliti, abominevoli, solipsistici lor patetici stili mentitori.

L’altra sera ho rivisto, nel tepore silente della mia anima giammai dormiente, Essi vivono. E l’ho recensito finemente.

E poi ho pensato. Ah, quanta gente ha strumentalizzato questo film. Sì, quando uno si sente incompreso, si sente emarginato, ecco che trova la sua valvola di sfogo in questo capolavoro. E si rannicchia nel pensarsi illuminato, e al che gli succede spaventosamente che, sempre in maniera solipsistica, vede il film a modo suo. Il film allora, nei suoi occhi ottenebrati da un pazzesco soggettivismo, diventa il manifesto delle sue rabbie mai sopite, per un po’ riassopitesi ma invero sempre dal profondo del suo inconscio scalcianti. Ma non posso prendere seriamente questo tipo di persona. Perché è un bugiardo, uno che lui stesso vive di mascherate e pagliacciate. E il messaggio del film gli serve quando gli fa comodo, appunto, per declamare e sbandierare valori sociali di solidarietà e di risveglio delle coscienze, salvo poi tradire questa visione, a livello formale e teorico perfetta, nella quotidiana realtà, ove come sempre si dimostra insensibile, vile, fascista e asservito al più pigro consumismo soprattutto delle sue scarse vedute e dell’ostinata, incurabile sua mentalità bigotta.

Poi, ci sono quelli, e non starò a dire chi, che pensano in effetti bene. È un film contro la schiavitù del pensiero, un grido di ribellione per emanciparsi da un sistema di cose fasullo improntato soltanto al piacere individuale, e un atto d’accusa filosofico sull’ebetudine di massa. E allora costui dice che il lavoro, così com’è inteso nella società occidentale capitalistica, non dà niente a livello umano, perché in una società equa dovremmo lavorare solo 1 ora al giorno e poi avere i mezzi per poter godere delle nostre passioni e interagire costruttivamente col prossimo, nel fiorire d’idee brillanti, libere da ogni condizionamento e ipocrita dogma o precetto.

Però lui lavora 8 ore al giorno, perché comunque senza soldi non può andare avanti, e quindi ha accettato il conformismo dell’adattamento imposto dall’alto. E quel che gli rimane sono chiacchiere da Festa dell’Unità, perché il suo stipendio ce l’ha ma fa discorsi di sinistra per ammantarsi di rispettabilità e farsi accettare per un uomo che propugna valori nobili quanto poi vuoti perché da lui stesso non applicati nel giornaliero suo vivere. Stolto ma che si copre dietro una parvenza colta…

Non c’è da stupirsi dunque se oggi abbiamo una gioventù d’idioti ove tutti si credono Marlon Brando e continuano a farsi shooting dei loro bel visini quando invece non sanno recitare neanche la letterina di Natale dei loro agghiaccianti buonismi “politicamente corretti”. Son tutti all’apparenza belli, inappuntabili, con addominali scolpiti e sorrisi raggianti, ma in verità son più imputriditi e marci dei vecchiacci di ottant’anni.

E in questa riflessione vi lascio. Non ho più tempo da perdere coi cretini.

 

di Stefano Falotico

In the Mouth of Madness: si scatena il pandemonio, io getto il sasso e tutti impazziscono di sesso, rimanendo ossessivi


23 May

Donne

Il seme della follia Sam Neill

Sì, è bastata una mia frase e si è scatenato il pandemonio, neanche avessi detto che vorrei fare il cunnilingus a Santanico Pandemonium, la più sexy Salma Hayek di sempre. Insomma, chi è che non vorrebbe farlo? Suvvia, uomini, sfacciatevi, volevo dire siate sfacciati, basta con queste sfaccettature e queste faccine, ah ah, siate onesti con voi stessi. Basta con queste reprimende e, se qualcuno ancora oserà interferire coi miei piaceri, proibiti e non, farò ammenda. So io come si sta al mondo senza starvi a modo, che il vostro modo è spesso ipocritamente perbenista e malato di un moralismo fetido e puzzolente. Sì, bisogna vivandare con euforia ogni nostra erotica leggiadria e scudisciarci fra donne anche virulente che sanno come addomesticare le nostre pulsioni voraci, veraci, da rapaci, perché siamo di “classe”, cioè quella Aves dei vertebrati, denominata “volgarmente” degli uccelli. Uccelli che van di qua e di là in migrazione e, liberi come libellule, conoscono le farfalle fiorite e alle api maie son magi nell’iniettar loro il nettare succoso…

Ah ah.

Noi, vertebrati che vertono, vertiamo, cari invertiti, verso la felicità e non vogliamo soffrire pene… dell’inferno come Werther. A proposito, Walter come sta? Ah, è andato in Germania, ha trovato lavoro lì. Non è che da bergamasco atalantino ora è un tifoso del Werder Brema?

È morto Philip Roth e ora chi accudirà i nostri lamenti di Portnoy? Forse lo farà Porthos, il moschettiere, oppure mi sarà amico quello col riporto. Donne, aprite la porta, fateci entrare, abbiamo chiesto persino permesso. Basta con queste messe. Che poi i veri porci combinano porcate nonostante quella “mano morta” la benedicano ogni domenica. Cristo Santo!

Sì, alcuni uomini su Facebook hanno sostenuto che abbia ragione da vendere. Sì, lo so, eppur questa mia ragione non riesco a venderla e morirò luminista da luminare che non ha i soldi neanche per il lucernario. E nella mia casa vi sarà l’invasione delle lucertole, animali a sangue freddo, miei nemici insensibili e glaciali a cui basta una mia parola storta perché ritorciate le verità e mi combiniate immani torti. Eccoti in faccia la torta!

Le donne si scaldano, una dice che mento, un’altra che ho una gran mente, perché le donne hanno ancora in grembo, come la Madonna, valori sacri. E non si può far di tutta erba un fascio. Sì, l’erba non fa i fasci. La maggior parte dei comunisti si fa le canne, quelli di Destra minacciano di ucciderci coi cannoni. E intanto, tra un festino all’altra, vai di Coca.

Sì, alcune se la prendono perché le ho toccate nell’intimo, e mi danno del toccato quando invero vorrei solo che lavassero i loro panni sporchi e non rinnegassero le lor corrotte biancherie intime.

Sì, adesso vado a vedermi un film intimista. E non intimiditemi più.

Benevenuti nel regno della razza umana…

Sì, son bastate tre righe per far succedere il manicomio, come si suol dire. Fra uomini che han tenuto la mia parte, donne che mi hanno aggredito, donne che coraggiosamente hanno asserito che ho le palle a sputtanare queste puttane, diatribe interminabili, follia pura sessista, moralismi esasperanti, mentitrici e meretrici che son uscite allo scoperto, e un’accanita lotta fra cagne e topi, fra conigli e rosiconi, fra roditori e uomini rudi.

Ah, cani di Satana, questa vita, diciamocelo, è un rudere. E io me ne sto nella chiesa barocca come Sutter Cane. Ah ah.

 

di Stefano Faloticosafe_image

Basta con questo femminismo, basta anche col maschilismo, evviva colui che dances with wolves


22 May

Balla coi lupi

THE HATEFUL EIGHT

THE HATEFUL EIGHT

Ora, io parlo con cognizione di causa e non voglio essere contraddetto né voglio che si dia troppo adito alle mie parole, che in quanto parole volteggiano soffici nel manto prelibato della volatilità. Sì, verba volantscripta manent, come disse un antico tribuzio. Sì, forse lo disse un tributo romano, o forse Caio Tito al senato romano. Sì, Tito era uomo che mai s’innamorò di qualche canarina come Titti, per sacramentare ciò. E il tribuzio chi è? Col termine tribuzio, nel dialetto calabro-lucano, si fa riferimento a una persona non certo aquilotta che si fa crescere il panzone. Come dire: ma tu dai retta a quel tribuzio? Ah ah.

Ecco, da tempo, posso confidarvelo, intrattengo un rapporto epistolare con una ragazza di nome Aurora. Aurora come lo è quella boreale, purpurea e pura come il mio bramarla in maniera dorata. Ma io l’adorai e lei invece mi odiò.

Perché son avvezzo a far discorsi di massima e lei non ha minimizzato il significato, anzi, il significante a sua detta reconditamente misogino, di un mio post che ha considerato “criminoso” nei confronti del gentil sesso. Quello in cui mi dichiaro persona non grata. Che potrete trovare nel mio geniuspop.com/blog o scorrendo i miei archivi.

Sì, son uomo flamboyant, e mi lascio prender la mano da onanismi… forse parossisticamente realistici e troppo schietti nel mio beatificare donne che ammanto di angelicità e invece si rivelano, al chiaror dei “falli”, no fatti, diabolicamente infingarde, malevole, sospettose, e son capaci di accusarti immondamente solo per aver calcato troppo…

Ah, quanto “calcai” in passato, ma ancor le donne considero care, sebbene tutto questo calcare mi faccia sol scalciare.

La mia autoironia spesso non vien capita e si creano casi laddove io vi dico vi è solo l’esuberanza sincera di un uomo che non ha bisogno di nascondersi per sostenere… che ama le donne anche quando fisicamente non le ama, non le tange, insomma non strappa lor il tanga. Perché non sono un ruffiano che, pur di averle, prende lezioni di Tango e per questa mia rudezza abrasiva, troppo discorsiva, vengo ricoperto di pusillanimi insulti. Ah ah. Non è ancor nata la donna che, a forza di suonarmele, possa impedir alla mia banana di gioir dei frutti dell’amore e dunque ridurmi come un Orango. Sì, mie scimmie, il primate che non detiene nessun primato se non menarselo dalla mattina alla sera, battendosele sul petto.

Io non sono sessista. E non sono maschilista. Le donne facili sono tali perché gli uomini laidi desiderano solo avere vi(t)a facile. E allora le irretiscono coi soldi, garantendo loro mari e monti, ma soprattutto ville in località esotiche. Oh sì, mie zotiche, molti uomini son ricchi fuori ma nell’anima son poco evoluti e possiamo sbatterli nel Mesozoico.

Sì, esotiche, che sono la categoria di opzioni effettuati su mancanza di standard negli elementi contrattuali. E dunque io sono esotico. Perché non firmo con le donne nessun contratto sulla base di quanto posso scoparle in proporzione al mio reddito.

Ah ah.

Odiatemi pure, ma io la dico tutta, sempre.

Donne, dove lo trovate uno che spara stronzate di classe sopraffina come le mie? Volete sposarvi al Presidente del Consiglio? Ma se non sa neanche far di conto.

E io non sono solo principe ma anche conte. Anche se forse andrò a far la caccia ai bisonti come Costner di Balla coi lupi. Uh, le lupe, infatti questa era romana. Terribile. Irriducibile!

 

 

Uomini. Siete uomini o non lo siete? Ah, siete indiani. Meglio. Altrimenti passerete tutta la vostra vita del cazzo a farvi sangue amaro.

Rimarrò scapolo ma nessuna mi farà lo scalpo.

Fidatevi. Adesso vado a cucinare lo stufato, perché codesta mi stufò e non la stantuffai.

Sì, son uomo tosto, e se mi va mi faccio pure un toast.

 

Lo so, in questo western che è la vita sembro il più coglione di tutti ma invece sono il più dritto, miei pazzi.

 

Dico, continuiamo così. Io aspetto la fine.

Io spero che questa mia lettera ti trovi in buona salute e in servizio. Io sto molto bene, anche se in realtà vorrei che ci fossero più ore in un giorno. Ci sono così tante cose da fare. I tempi cambiano con lentezza, ma con certezza, e sono le persone come te che cambieranno le cose. Le tue imprese militari sono un onore, non soltanto per te, ma parimenti per la tua razza. Sono molto fiero ogni volta che mi danno notizie di te. Abbiamo ancora di certo molta strada da fare, ma, mano nella mano, io so che arriveremo in fondo. Volevo solo che tu sapessi che sei nei miei pensieri, e spero che le nostre strade si ritroveranno, in futuro. Fino ad allora, io rimango tuo amico. La mia cara vecchia Mary mi chiama, quindi immagino che sia tempo di andare a dormire. I miei rispetti, Abramo Lincoln…

 

di Stefano Falotico

Si nota che ero un “maniaco” di De Niro? 3 è il numero perfetto, non cinque come Igort


22 May

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Ebbene, a quanto pare stanno cominciando le riprese di 5 è il numero perfetto, con Toni Servillo nei panni del guappo Peppino Lo Cicero.

Ora, chi è il guappo? Letteralmente significa camorrista ma il termine viene utilizzato soprattutto per definire una persona di bassa estrazione sociale particolarmente stronzetta, volgarona, spavaldamente sfrontata. Sfacciata e disinibita.

Dunque Servillo è “perfect” per il ruolo. Questo napoletanaccio, ah ah, che è amante della mondanità romana, che ha sbertucciato Berlusconi con esiti discutibili, che ora è appunto protagonista di questo film che sarà diretto proprio dall’autore futurista del fumetto omonimo, Igor Tuveri, in arte Igort.

Forse verrà fuori una stronzata.

Ecco, andate a cercare nel net, troverete vari siti che scrissero che in tempi non sospetti si pensò anche a De Niro per questa parte, e si voleva Johnnie To alla regia. Non mento, andate a controllare su Google.

De Niro che, proprio in quel periodo, era associato anche a Frankie Machine da Winslow per Michael Mann.

Io dissi subito che De Niro “guappo” in un film italiota era impensabile poterlo avere, e ci voleva un produttore forte per fargli accettare il film. Mi diedero del coglione e, come sempre accade, i coglioni erano gli altri.

Igort, questo futurista, sì ma non quello del movimento artistico-politico fondato dal Manifesto di Marinetti, e neanche uno che ama il Cinema adrenalinico, romantico, “velocizzatore” di Mann, il creatore di Miami Vice.

Io su De Niro so tutto, conosco anche le rughe che ha sul basso ventre. E quante volte va in bagno nell’arco delle 24h.

Si nota che, soprattutto nel 1995, ero “impazzito”… per lui? Sì, una copia da vedere e rivedere, una nel caso si rompesse la VHS, che si sa è ed era facile all’usura, una per il detto non c’è due senza tre.

E ai due lati il Frankenstein di Branagh e lo Sleepers di Levinson.

Ho detto tutto…

Se volete, vi vendo le due copie “cadauna” all’asta. Prezzo stabilito: 100 Euro. Così, con quei soldi mi compro dieci Blu-ray. Ah ah.

Eh sì, ci sono i guappi che spendono i soldi in cocaina e zoccole e ci sono i falotici che li spendono “a puttane”… Per il puro piacere della visione. Ma quale visone, signora! Da me non avrà nessuna pelliccia, io vendo cara la mia pellaccia. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

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