Sì, esattamente il 6 Maggio 2014, inserii su uno dei miei canali YouTube questa magica, magnetica lettura. Sì, ne vado fiero. A volte qualche rumore di fondo “fischietta” come si suol dire, e forse in due o tre punti ho “steccato” e la pronuncia talvolta incede a qualche inflessione poco perfetta di dizione incerta. Ma, vi garantisco, che dietro questa lettura integrale del magnifico Il gatto nero di Poe vi è stato un lavoraccio/lavorone improbo, e la mia voce, dobbiamo ammetterlo, è molto bella, calda, sinuosa, quasi da amante latino, ruvida e in alcuni punti gracchiante, parla con la mia anima timidamente e, crepuscolare, s’immedesima nelle parole di Edgar Allan. Tuffandosi nel suo mondo.
Ora, c’è da spiegarsi come mai quest’uomo senza dubbio affascinante, spesso anche carismatico che sono io, e qui vado di rinato orgoglio, ah ah, molte volte nella realtà frana e crollò rovinosamente e collassa(i), barcolla(i) e poi sviene. Svenni!
Mi è stato detto, da fonti certe, che congenitamente soffro di atimia, cioè l’incapacità di esternare le emozioni a contatto col prossimo e tengo tutto dentro, e da questo si creano degli equivoci spaventosi, e mi apro, soffrendo immensamente questo “disagio”, a delle voragini ingestibili di un cuor mio spaccato, e ho poi delle crisi.
Ma col tempo anche questo difetto di natura si sta smarrendo, crescendo si sta diluendo e molte cose son più equilibrate, più calibrato mi so gestire e le mie emozioni riesco a condividere con molta più disinvoltura. E il resto vien da sé. Lasciatemi lavorare in pace, senza “interferenze” e consigli che mi depistino. Lasciate che il Falotico si obnubili, si ottunda, si contunda, si denudi e possa esplicarsi d’inesprimibile, dunque espressivissimo genius.
Forse, ve l’avevo già fatto vedere e ascoltare, rivediamolo e riascoltiamolo.
di Stefano Falotico
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