La prenderò molto larga, prima di ripigliarmi o forse “riprenderlo”. Sì, finalmente ho comprato il lettore esterno Blu-ray per PC. Ma quasi subito me ne son pentito. Sì, in quei luoghi come Comet e Unieuro mi son sentito di nuovo a disagio. Con tutta quella gente che sbracciava, con padri che s’affannavano a cercare pannolini “tranquilli e asciutti”, con donne su tacchi a spillo che, monumentali, si facevano ammirare sulla scala mobile, immobilizzando gli sguardi dei maschili astanti lì, su quelle zone “ascendenti” per i loro ormoni su di giri, di occhi strabuzzati con i sacchi della spesa e lo stress di un sabato italiano “tu mi stufi”.
Sì, le casse impazzivano, mentre le commesse non vedevano l’ora che arrivasse l’orario di chiusura per tornare a casina, e spararsi su Netflix un Brad Pitt in 1080p. E io, senza dar nell’occhio, indossando modestamente il mio sfigato rinomato, acquistai tal masterizzatore che a me non serve a niente perché mi interessa solo che riproduca i film. Tanto i Blu-ray originali non può masterizzarli. Quindi, che volete masterizzare? Ma quali scuole magistrali, ma quale magistero!
No, a differenza di quello dell’Euronics, io non sono nel mio regno ma mi emozionerò appena vedrò ruggire il logo della MGM.
Sì, sono uomo ronin un po’ lion, e anche Léon del miglior Jean Reno. Uno che fu in Mission Impossible.
Sì, questa vita è impossibile, non si può sostenere.
Credo che il mio primo, enorme, sesquipedale sbaglio sia stato iscrivermi, anni or sono, al Liceo Scientifico. Mi feci fuorviare dai due miei ex compagni delle medie, tale Lombardo e Trasatto, e mi associai alle loro “iscrizioni”. Sì, vengono narrate molte leggende sulla mia vita. Malelingue insinuarono che lasciai quegli studi matematici perché presi un brutto voto in Italiano. Falsissimo, andavo benissimo in tutte le materie, perfino in Educazione Fisica. Sì, quel liceo era una succursale ubicata in Via Broccaindosso, e per far ginnastica dovevamo prendere l’autobus e recarci allo Sferisterio. Al che, un giorno il prof. decise di portarci alla Montagnola, luogo di spacciatori e di quelli che marinano le lezioni mattutine, appunto.
– Bene, io sto qua sulla panchina, col cronometro in mano. Al mio via, dovete correre per tutto il parco, insomma dovete atleticamente redigere la circonferenza perimetrica di questo parchetto un po’ porchetto a sfera. Io sbaragliai tutti già dopo pochi metri e in pochi minuti percorsi, in un arco di tempo abbastanza limitato e disumano, tutto il percorso “campestre”. Qual è il participio passato di percorrere? Chiediamolo ai 5 Stelle.
– Bravo, sei forte, ragazzo. Ti do 9.
– Perché non dieci?
– Perché comunque non sei Carl Lewis.
Sì, ero affetto da un surplus di abilità stratosferiche, appunto, primeggiavo in ogni campo a eccezion fatta dell’unico “fondo” su cui i ragazzi a quell’età son campioni, cioè la figa.
Sì, quello era un “terreno” assai arido per il sottoscritto da coltivare e, nonostante fossi un fondista immenso, non ero molto esperto di sessuale “latifondismo”. Al che lasciai tutto e cominciai a identificarmi con Travis Bickle, sì, De Niro di Taxi Driver. Un finto idiot savant in realtà più sveglio di tutti che ama la notte perché si sente talmente umano, senziente, essente e umanista che il mondo animale adolescenziale lo ripugna, e vive come un vampiro.
Al che, possiamo dirlo sinceramente, senza infingimenti, come si suol dire… divenni Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato. Dolce e tenero quanto misantropo e pieno di manie, rituali compulsivi, ossessioni igieniche da William Burroughs per compensazione a un’ansietà irreprimibile della vita che a me pareva un porcile.
Sì, meglio il mio Pasto nudo che quelle moine per ragazzine. Quelle smancerie disgustose, quei buonismi da frasi T.V.B. e altre sconcezze immonde, orripilanti “carinerie”. Se proprio dovevo “orgasmizzarmi”, mi sparavo una sega.
E leggevo, guardavo film, così tanto che ora la mia vita è un film immane.
Poi, mi diplomai anche se i professori risero perché pensavano fossi io il rettore della scuola.
– Prego, signore. Bene, adesso interroghiamo i ragazzi. Ci vorrà un po’. Gradisce una tazza di caffè?
– Sì, grazie. Posso berla prima delle domande che mi porrete?
– Scusi, quali domande dovremmo porle?
– Insomma, da cosa partiamo? Da Storia o da Scienze? Ditemi voi.
– Lei da cosa preferisce partire? Siamo al suo servizio, preside.
– Preside di che?
– Non è, scusi, il preside?
– No, credevo di essere l’interrogato.
– L’interrogato? Ma lei è uno studente?
– No, in verità, lo fui. Ma, a quanto pare, ancora lo sono.
– Che vuole dire?
– Insomma, dai dai. Cerchiamo di fare in fretta.
– Non ci corre dietro nessuno.
– A lei, forse. Ha meno anni di me ma ed è già insegnante. E prende il suo comodo stipendio. Forza, cosa vuole sapere?
– Ah, le cose le dovrebbe sapere lei, mica io.
– Io le so, volevo insegnargliele.
– Lei è normale?
– Sì, di cervello e uccello abbastanza, di parametri sociali non molto.
– Ok, guardi, qual è la capitale della Francia?
– Parigi, ove hanno girato la scena in cui il grande Frankenheimer filmò l’inseguimento automobilistico nel tunnel. E ove morì Lady Diana, esattamente sotto il Ponte de l’Alma.
– Ah, dunque lei è un cinefilo? Anch’io amo molto quel film, come si chiama, pure? Ah, tanti cazzotti e mitragliatrici, tosto. Sa, quando mio marito non mi scopa, mi eccitano quelle sparatorie, e me le risparo. “Spingono”.
– Si chiama Ronin, con l’ultimo, vero grande Bob De Niro di sempre.
– Le piace De Niro? Anche a me. Ma non come uomo.
– Sì, lei è una da Brad Pitt.
– Come fa a saperlo?
– Guardi, le donne che guardano film si dividono in due categorie: quelle che amano il Cinema di Kieślowski e quelle che sognano l’uomo di tutte, cioè Brad Pitt.
– Dice?
– Lezione numero uno di Cinema e anche della vita. Se una donna, anche bruttissima, non ama Brad Pitt, è irrecuperabile. Puoi avere tanti soldi e avere una vita apparentemente stabile, essere sposata col capo di Confindustria ma quel languorino per il Pitt non può curartelo neanche Vento di passioni. Oh, che succede?
– Scusate, devo andare in bagno.
– Cazzo, appena le ho ricordato Vento di passioni, è venuta “seduta” stante.
Ecco, fratelli della congrega, riguardate il Piccolo Buddha del Bertolucci. Io ho sempre aspettato che dei monaci tibetani suonassero alla mia porta per identificarmi nel Dalai Lama, invece mi tocca sublimare le inculate, facendo l’ascetico zen.
Insomma, le potenzialità c’erano tutte, la volontà di “potenza” non molto, e sono rimasto un esistenzialista.
Comunque sia, se avete una vita “segreta”, non confidatelo mai a una donna. Le donne amano i retropensieri più schifosi e poi si fanno delle cattive idee sul tuo conto.
Ronin, inoltre, è un film che può piacere solo a noi maschietti. Non è roba per donnette.
Un film sull’amicizia virile del tu salvi la vita a me e io paro il culo a te.
Roba tipo The Killer e Windtalkers alla John Woo.
Per concludere, auspico buone stronze a tutti. Il vecchio leone ruggisce ancora.
Prima, credevo che essere felici significasse essere poco intelligenti. A essere onesti, bisogna accettare la vita per quello che siamo. Tanto, nemmeno Einstein aveva tutto. Invero, aveva quasi niente. Una moglie mezza racchia e fu dichiarato genio quando era già decrepito. Quindi, la dovete finire di lamentarvi e pensare che siete infelici perché geniali. No, siete solo degli scontenti e degli eterni frustrati. Ora, ficchiamoci questo film, e godiamocelo. Lezione numero due: non si diventa saggi se non si ha vissuto davvero. Si diventa solo dei moralisti, delle persone che psicologizzano (che si può dire come psicanalizzano) gli altri per non “semiotizzare” sé stessi. E degli idioti. Insomma, voi ve lo vedete il Bickle sposato, mano nella mano a guardare filmetti, aspettando di morire? Dai su.
di Stefano Falotico
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