Questo è un tristo mai visto… che puzza!
Sì, è una generazione d’imbecilli. Lo è sempre stata. D’altronde, uno dei must della mia generazione di nerd idiotissimi era Fuoco assassino, quintessenza della retorica più trita e tonta, melodramma salvato solo dagli effetti speciali e con impresentabili scenette di montaggio incrociato prese in prestito dalla serie Baywatch, i cui primi episodi andarono in onda nel 1989. Ora, se Ron Howard doveva imitare il peggio dell’americanismo, ci è riuscito alla “grande”. Ecco, questo Backdraft è un film che se vedi a 13 anni può anche galvanizzarti, e io non so perché mi comprai pure il poster formato gigante da appendere in camera, ma fortunatamente non lo esposi mai al pubblico ludibrio. È un film di sfacciata romanticheria a stelle e strisce che ti lascia costernato e devi poi guardare tutti i film di Bergman per capire che stavi morendo avvelenato da tale sciocchezza e riequilibrarti in un po’ di sana malinconia. Un putiferio di luoghi comuni, un’esaltazione delle virilità più stupide da camerate di bamboccioni, con due degli attori più odiosi della storia del Cinema, in cui “primeggia” Kurt Russell, faccia da patatone che deve tutto a John Carpenter, ma su cui possiamo anche sederci a tavolino e discutere sulla sua effettiva bravura, perché come attore di genere e icona trash per Tarantino funziona, un uomo altamente da stimare perché è ancora sposato con una delle donne più sceme del mondo, Goldie Hawn. E già per questo ha tutta la mia ammirazione. Sopportare un’oca di questo livello e riuscire al contempo a girare film in cui mostri i muscoli, come lo scult Tango & Cash, è una prova di forza psicologica inaudita, altro che le cinquanta donne trombate da Ercole in una delle sue più grosse fatiche alla Lou Ferrigno. Quindi, sì, ci sta, Russell è un attore, più o meno. Ma è sull’altro “soggetto” che, soffermandomi col senno di poi, rimango basito, William Baldwin, apoteosi incarnata, come dico io, dell’esplosiva imbecillaggine, il prototipo facciale della fesseria e chi più ne ha ne metta di sinonimi che possano accordarsi con tal vivente baggianata. Vivente? Sì, io spero ancora per poco. Uno che ha provato pure a fare il figo, scopandosi Sharon Stone in Sliver e Cindy Crawford in Facile preda, due film più schifosi della sua faccia di culo.
Adesso, dopo anni passati a girare filmacci, anziché elemosinare all’assistenza sociale, unico servizio “sanitario” che accetterebbe un uomo che solo a vederlo ti sprona e stimola “vogliosamente”… a essere asociale, perché rappresenta il volto più stolto della razza umana, la simbolizzazione personificata dell’idiozia da me più ripudiata, ecco, dopo questo giusto dimenticatoio, avrà nuovamente i suoi 15 minuti di gloria perché sta girando Backdraft 2 “firmato” da un regista cazzone insostenibile. Insomma, l’originale era una boiata immane di un regista premio Oscar, figuriamoci che oscenità sarà questo seguito. Ma questo Baldwin ha mai avuto un seguito? Nel senso che qualcuno davvero se l’è inculato seriamente? Probabilmente qualche omosessuale che ama i musetti a culo di gallina e apprezza la versione più magra del fratello più talentuoso, Alec, tanto per sperimentare qualcosa di follemente lussurioso.
Insomma, basta. Chiamate il 118. Non dobbiamo permettere a questo qui di girare più nulla. Anzi, non deve proprio per strada girare. Ah ah.
Sono crudele e cinico? No, sono uno che non tollera William. Se lei lo tollera è perché ha una compagna intollerante e dunque si sfoga frustratissimo su questo coglione, da spettatore passivo e fottuto.
Insomma, tornando al Fuoco…, è un film che ha battute da terza elementare, del tipo… Tenente, ha notato la lucina che le sta brillando all’angolo dell’occhio? È l’indicatore del livello della sua carriera e sta lampeggiando sul rosso…
Giù tu… giù noi!
Non sono cazzate, non sono cazzate!
Che cosa ne faresti del mondo intero? Lo brucerei…
Roba di una banalità psicologica da lasciare esterrefatti. E lo sceneggiatore l’hanno pagato a peso d’oro.
Ora, mi soffermerei sul concetto di banalità.
Guardo una donna, io sono come Ombra, Donald Rimgale, un essere abbastanza ombroso, appunto, ma schietto che arriva dritto al punto, non so se G.
– Ciao, guarda, potrei invitarti a prendere un drink e potremmo sorseggiare i nostri reumatismi esistenziali e parlare di filosofia tedesca, anche se tu conosci un’altra filosofia seria che non sia tedesca? Sì, cazzo, Nietzsche era tedesco, ma insomma… ecco, potremmo fotografarci dei selfie e poi usare qualche effetto speciale per renderli dei quadri di Kandinskij, potremmo leggere un libro di Ballard e io, citandoti le curve pericolose della sua scrittura, crederei che voglio leccarti la figa solo perché conosco le prime cento pagine della Treccani.
– Ah, mio Dio. Leccarmi la figa? Come sei banale.
– Banale sarei stato se ti avessi corteggiato, dicendoti che scrivo libri per far presa sulle donne. Alle donne importa un cazzo delle cose che scrivo. Non solo alle donne, a essere sinceri. Sono onesto.
– Onesto un par de palle, stronzo!
Sì, e su quest’immagine vi lascio. Ci credereste che costui è miliardario? Se non ci credete, non avete capito nulla…
di Stefano Falotico
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