Ecco il mio programma elettorale. Bando alle ciance.
Innanzitutto, la sera prima delle elezioni, riguardate i film di Jim Jarmusch e, incantandovi in minimalista poesia amabile, il vostro cuore ne gioverà e sensibilmente, toccati emotivamente nell’animo da istanze più positive e romantiche, andrete alle urne rinnovati, dunque saprete ove mettere la crocetta. Prima, fate un esame delle urine!
Ora, mi presento, sebbene alcuni mi conoscono bene, o forse fingono di conoscermi.
La mia strada, spesso solitaria, è stata travagliata quanto un parto dalla sofferenza acutissima, eppur mai mi arresi dinanzi alle false illazioni sul mio conto. In quanto, nel bene e nel male, son amante del coito, con buona pace dei miei detrattori che sostengono che sappia amare solo me stesso. Devo dire la verità. Amo meglio da steso. Sì, quando sei sdraiato a schiena all’ingiù, lei ti cavalca e tu devi solo avercelo duro. Sì, a me far fatica non è mai piaciuto. Dunque, per una società che se la goda, propugno l’emancipazione da ogni tipo di lavoro fustigante, castrante e anchilosante. Viviamo in una società ove l’avanzamento tecnologico permette a chiunque di usare la mente, e dunque basta con questi lavori manuali, aprite la coscienza e scrivete storie fantastiche. Non addoloratevi in quest’immensa falsità dell’inserimento lavorativo. Dobbiamo smetterla di guardare al prossimo come un “elemento” produttivo, ché già la parola elemento elementarizza invero la complessità delle nostre grandiose potenzialità. Non siamo nati per produrre “industrialmente”, ma per vivere piacevolmente, gustando la lietezza del nostro passaggio in questa Terra per far fruttare la meraviglia d’idee brillanti. Dunque ben vengano i “pazzi”, i sognatori, coloro che non si pensano e penano come automi e pezzi di una catena di montaggio frustrante, che logora i nostri io profondi e ci appiattisce in dimensioni squallidamente mortificanti, in cui veniamo giudicati, valutati e quindi livellati solo secondo la nostra “efficienza” capitalistica. Stringiamoci le mani e rimbocchiamoci le maniche soltanto per rendere la vita un’esperienza irripetibile. Non si nasce per lavorare come coglioni, per sposarci con una donna che non amiamo solo perché gli altri possano dire che siamo “brave” persone, si nasce per essere. Dunque esplorate il vostro sangue, fatelo schizzare, issatevi in progetti che magnifichino la bellezza del contemplare, l’estasi madornale dello stare e non del ricattatorio “fare”. Non è una cultura, la mia, né negazionista del sistema e neppure nichilista, neanche fancazzista. È la visione sana del mondo. Anche un po’ santa. Quanti giovani ancora dobbiamo far soffrire dietro false induzioni meramente scolastiche, dietro indottrinamenti fascisti, tesi solo a voler oscenamente controllare le stratificazioni splendenti del nostro sentire vivo, del nostro patire, ripartire, emozionarci con calore e puro candore?
Quello che ho capito è che la gente che ti vuole male ne avrà sempre una per demoralizzarti, per spegnere le tue pulsioni, per castigare la nostra spontaneità, per irreggimentarla in facili giudizi legati soltanto all’apparenza e all’orrendo culto dell’esteriorità. Semmai, da adolescente, eri ritroso e rifiutavi la compagnia dei tuoi coetanei perché indubbiamente erano dei cretini. Così ti prendesti le peggiori e più derisorie patenti, ti dissero che eri afflitto da fobie sociali, che eri inetto, e non sapevi affrontare la realtà.
La realtà, amici cari, la costruiamo noi. E se la realtà dei nostri padri è stata una realtà piena zeppa di regole assurde, demagogiche e stupidamente “pedagogiche”, ben vengano gli artisti, che fan cambiare le mentalità, che si prodigano e si sacrificano per ideali superiori, per volontà ecumeniche di pace ed eguaglianza. Perciò, se qualche stronzo vi darà del fallito, del mentecatto, dello sfigato e del perdente, c’è una sola soluzione con una merda di questo genere. Mandatelo a fanculo e, se preferirà un film di Muccino a Heat di Michael Mann, chiamate un centro di salute mentale e curatelo a base di pellicole di William Friedkin.
Voi, che avete creduto di essere diversi, non avete mai pensato che la vostra diversità è un privilegio, una forma mentale e psichica elevata, superiore all’andazzo carnascialesco e puttanesco di un mondo porcellesco? E che le vostre malinconie sono solo l’avamposto di un punto di vista più sofisticato? Meno aderente alla putrescente realtà figlia di puttana?
Edgar Allan Poe era “pazzo”, Martin Scorsese è “aggressivo” nei suoi film, e perfino David Bowie preferiva scoparsi una nerona piuttosto che una scema col cervello proteso alle smancerie e alle melensaggini figlie della dolcezza più finta.
Insomma, leggete qualche mio libro. Alla fine della lettura, la vostra mente avrà esperito sensazioni che avranno dilatato la coscienza, così come Lynch ha reso il mescolar realtà e finzione qualcosa di stupendamente delirante.
Il resto è questo critico che andrebbe preso e sedato!
E ricordate: Qualcosa è cambiato è secondo me un capolavoro. Che classe quel “matto” di Nicholson!
E, tornando ai programmi elettorali, io una bella botta a Tiziana Panella gliela darei.
Il resto sono chiacchiere paracule.
di Stefano Falotico, incurabile, non inculabile, sostanzialmente unico
Tags: Comunismo, David Bowie, Iggy Pop, Jack Nicholson, Mosca, Qualcosa è cambiato