Oggi è domenica 18 Febbraio e ho riposato bene.
Mi son svegliato particolarmente ringiovanito, maggiormente rincuorato, più alla vita ancorato, anche accorato.
Al che, ho riletto una mail che ho inviato a una donna, l’altro giorno. Sì, penso che lei sia una donna, anche se credo che lei nutra dei dubbi se io sia un uomo. Un uomo alquanto bizzarro, che danza ballerino fra mille umori scostanti, e s’interrompe, riparte, gioca, piange, pagliaccesco cazzeggia.
Avete sentito Gattuso? Ha detto al suo pupillo di trovarsi una ragazza e fare l’amore. Schietto, ruspante, nel suo stile “ringhiante”; che incita a sentimenti semplici ma veri.
Mah, non so, mi ricordo che, dopo la prima volta, ero tutto inzaccherato e con le mani lerce, sì, non so come feci a sporcarmele in quel groviglio frenetico e singhiozzante, e cercai un bagno. Ma era notte fonda, i bar erano chiusi ma trovai un albergo e con faccia tosta, di cazzo appunto, entrai e sgattaiolai nella toilette. L’uomo della reception mi guardò male. Ma io mi pulii e tornai a casa con un sorriso idiota.
Devo dirvi la verità. Io non rimpiango mai il tempo ben utilizzato e nemmeno quello sprecato. E morirò con ancora tanti sogni mai realizzati, sepolti nel cassetto o solo gettati nel cassonetto.
Per due anni, andavo sempre dal mio amico cinese e mi sentivo uno di famiglia. Portava sempre la moglie e i suoi due bellissimi bambini in quel locale. E respiravo un’aria familiare che non avevo mai sentito. In mezzo a persone di un’altra cultura, calma, pacifica, contemplativa, come un libro di Mishima. Poi, all’improvviso, una brutta mattina il bar chiuse. E non so che fine hanno, o abbiano, fatto Ma conserverò nel mio cuore quei bellissimi momenti di pace e tranquillità.
No, non sono un vincente, sono un mezzo matto, e sbaglio sempre i toni, calco la mano sui soliti argomenti e potrei aiutare Paul Schrader in tante sceneggiature cristologiche, pietistiche, afflittive, fra deliri di onnipotenza, malinconie leggere e anche leggiadre, e poi istanti di estrema felicità, bambinesca.
Sì, nonostante tutto, io sono rimasto infantile. Si dice che i bambini siano i più grandi poeti del mondo, perché trasfigurano la realtà e sono lontani dallo squallore della quotidianità mendace e affaristica, pettegola e stupida. Sono candidi. No, non sono bambino da quando ho otto anni e sapevo che quel finale di Over the Top racchiude molte verità. No, non è un grande film, è ingenuo, sciocco e una volta che sei grande ci ridi sopra. Ma Lincoln Hawk è uno sconfitto, uno che è stato preso a calci nel culo, eppure non gioca mai di vittimismo, guida il suo camion e sogna di vincere un campionato di braccio di ferro. E quando cambia “marcia” e piega Bull Harley la commozione è molta.
Molti mi chiedono se guardo il Festival di Sanremo. No, ma la canzone di Barbarossa è di una delicatezza unica. Possiamo dirlo? È un capolavoro.
Ognuno ha la sua vita, e ognuno ha le sue spine, le sue rose, le sue ambizioni fallite e attimi di poesia.
di Stefano Falotico
Tags: Luca Barbarossa, Over the Top, Passame er sale, Poesia, Sanremo, Sylvester Stallone