Ebbene, è giunta la Befana a casa mia, indossava reggicalze molto arrapanti e io, “scostumato”, me ne “incuneai” con far “cheto”, modulando una danza pruriginosa in cui, strisciante, smossi la sua vecchiaia, perché ella ringiovanì di colpo ed estasiata dalla mia vivacità mi rese un uomo prelibato al cioccolato che digerì in modo “caramellato”. Sì, una giornata lieta, rovinata soltanto dalla disfatta del Bologna, amarissima, che ha abdicato contro il Torino, per(d)endo per tre reti a zero, subite in modo atroce e profondamente, oserei dire, nefasto per il prosieguo del campionato, che adesso si prospetta quanto mai difficoltoso, ostico, oltremodo faticoso. E dire che a pranzo mangiai le ostriche. Sì, una squadra che ha arrancato in maniera disdicevole, invogliandomi alle bestemmie più e più volte, ch’eppur ebbe la possibilità di pareggiare grazie a una concessione arbitrale del tutto arbitraria. Prima l’arbitrò ammonì Verdi Simone per simulazione, quindi andò a vedere il VAR e il rigore varò, togliendo il cartellino giallo al nostro rossoblù. Ma quel disgraziato del cileno Pulgar, in preda a manie di protagonismo fuori luogo, prese il pallone con far prepotente ed arrogante, e il diritto di calciare il penalty screanzatamente si arrogò. Lui, che è mediano discreto e non dotato di tecnica finissima, ebbe l’ardire di misurarsi con gli undici metri, andando incontro a una figuraccia in diretta mondiale, no, forse solo Sky. Perché platealmente scazzò da scarpazzon’, come dicono qui, vergognoso. Da allora, quella che poteva essere una probabile rimonta, si tramutò solo in un’onta. Sì, venimmo “montati” da goal ridondanti, nella nostra porta lacrimevolmente da tiri micidiali fummo travolti, disperati ci contorcemmo e venimmo, costernati, in culo inondati. E noi tifosi or ce n’adontiamo!
Ma non preoccupiamoci. I sogni di gloria sono andati ma quelle, come si suol dire, che stanno dietro dietro l’han preso nel didietro, quindi la distanza dalle inseguitrici è rimasta invariata.
Ma direi di passare a cose meno calcistiche, anche se di “palle” ancor parleremo. Sì, le mie dinanzi a Gemma Arterton si riempion di “meraviglia” e in lei vorrei scioltamente, “fluidamente” sciogliere tutto il “groviglio” contenutovi per un amore da bocca di rosa alla De André.
Sì, davanti a questa non lo puoi tener’ e “sdilinquisce” in modo “liscio”.
Che genio delle assonanze che sono, che verbalization vivente delle stronzate di “pura”, ero(t)ica investigation. Ah ah!
Sono uno Stefano, essere befanesco spesso furbesco. Comunque, adesso esco, un giorno vorrei incontrarla, andrò incontro a una figuraccia, anche se vorrei solo scontrarmi con la sua f… e spero che per Gemma “esca” e dunque “entri”.
No, non rientro… di lei son perso, molto preso, eppur lì sempre lo prendo.
Applauso. E che sia sc(r)osciante!
di Stefano Falotico