Sì, sono stato al bar, mia meta da sempre agognata in cui caldamente riscaldo le mie viscere nel trangugiare caffè che sposano i miei umori che molti vorrebbero zuccherare con le loro mielose banalità. Voglion far sì che t’insuffli nelle loro buffonesche idiozie e che io le digerisca senza quell’amarezza che invece, credo sempre più, sia il punto d’appoggio delle mie genialità. L’amarezza si sorregge in bastioni collaudati dall’avamposto dell’obiettività, mentre il mondo, con le sue insipide convenzionalità, vorrebbe depistarti nella frivolezza e nella sciocca ilarità. Oh, siamo invasi da “dottori” del buonismo perbenista, quelli che ti ficcano nel cervello, oltre che in bocca, caramelline a base di aforismi della felicità. Andassero a imboccare i pesci del fatuo lago dei sogni. E si allietano se tu ti adatti alle loro scemenze, altrimenti ti dicono che sei uomo di cattiva semenza. E li chiamano uomini di scienza! Alcuni, a dire il vero, oltre che fintamente saccenti, sono anche orrendamente senescenti, quindi talmente rincoglioniti da volerti far credere che la vita sia un piatto di cioccolatini succosi e saporiti. So io ove insaporirmi e voglio eccome inasprirmi. Altro che queste “aspirine”. Io sono uomo temprato dal dolore del mio sapere la verità e, sebbene da molte donne sia (at)tentato, nella lor vana speranza di “addolcirmi”, preferirò sempre le canzoni di Nebraska, ove lo Springsteen sgelava di verismo ogni stronzata di caldo buonismo.
Sì, tutti ubriachi di “facilità”, e si danno, indaffarati si dannano.
Meglio i miei “danni” a queste (s)cenette “simpatiche”.
Solo io dico il vero, il mondo invece vuole che i fessi continuino a rimanere tali, così i potenti posson far indisturbato sesso e continuare ad aver successo.
Firmato un uomo immutabile, spesso muto…
cioè Stefano Falotico
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