Archive for September, 2017

Ieri fu l’11 Settembre, ricordando, vado elucubrando


12 Sep

Film Title: World Trade Center. Film Title: World Trade Center

Uomini, attanagliati dal mondo, udite tal mio monito. Ieri si celebrò il tristissimo anniversario della caduta delle Twin Towers, e questa tragedia dovrebbe farci riflettere. Siamo invasi da invasati, ma i malati non sono solo i terroristi islamici che stanno ancora mietendo vittime e mettendo a ferro e a fuoco il nostro mondo, sconvolgendo i nostri valori e impaurendoli affinché possiamo abdicare ai loro credi fanatici.

Siamo invasi dai tuttologi, essi imperano su Facebook, “socializzando” con mezzi discutibili per irretirci alle loro cazzate. Sono uomini mentitori che, nascondendosi sotto mentite spoglie, appunto, inducono all’illusione che essi siano saggi. Sono invero seguaci di Satana, perché al Maligno cedono e vorrebbero trascinarci nelle loro “lusinghe”. Non fatevi persuadere neanche dai testimoni di Geova, i peggiori son quelli di Genova perché “predicano” con la loro sala del regno, io direi del “ragno” (eh sì, intessono tele ingannevoli per catturarvi nella loro spire, cacciateli con l’aspirapolvere), anche allo stadio Marassi e cercarono di circuire perfino l’incorruttibile Ferrero, il presidente che tutta Italia conosce per il suo cioccolato fondente in modo parimenti sciolto come la “diarrea” della sua sesquipedale ingenuità. Date a questi testimoni un uomo della pioggia alla Francis Ford Coppola, egli saprà guidarli verso la retta via evangelica-apostolica, ficcandoli in culo.

Sì, deliro, ma il mio delirio è sano e poggia su sacri valori inviolabili che voi, traditori non solo del patto sociale ma dell’amichevolezza amorevole, rinnegaste a favor dell’amoralità più abietta, al fine di potervi scopare Betta. Io, quand’ero giovane, giocai a calcio col mio compagno di classe, un certo Betti, ragazzo dotato di un sinistro notevole, tant’è che nessuno vuole incrociare i suoi sinistri, perché la sua assicurazione non è molto forte di braccio destro.

Sì, ridiamo con queste mie cazzate e balliamo, gioviali come Buscemi di Tim Burton nella vastità di un’oasi felice che non avremo mai. Perché nel mondo reale il clima è sempre “umorale”, nonostante proviamo, anche dinanzi alle catastrofiche piogge di Livorno, a sdrammatizzare con umorismo. Siamo pervasi da perturbazioni, non solo meteorologiche, delle nostre panze troppo liete, che si son dimenticate di vivere davvero, ascoltando musica sincera e roteando nella fantasia più bella della purezza.

Abbiamo perduto, so che state deperendo, eppur dipende. E, cari dipendenti, pagate il mutuo e date dignità anche ai muti. Mutuate insomma le vostre abitudini di vita. Siate vitalistici e impedite che i parlamentari abbiano il vitalizio.

E comunque secondo me Fassone del Milan è un fessone.

Se avete preso seriamente questo mio scritto, (non) avete fatto bene. Fate del bene, non fatevi pena e, voi donne, non fatevi troppi peni. Pene, tante e uno solo.

Andate ora in pace. In pece. Come già detto in pene.

di Stefano Falotico03024118

Venezia 74. I favoriti alla vittoria finale, le sviste orrende dei “giornalisti” e la mia (s)vista vispa, andando in Vespa


09 Sep

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A quella insindacabile ora sbagliarono, ma poi, ho visto, si son corretti, menomale.

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Eh sì, secondo Venezia Today, il favorito alla vittoria finale è The Shape of Water di BENICIO Del Toro. Non sapevamo che il grande attore di Traffic, Sicario e altri film importanti, avesse esordito alla regia, non lo sapeva neanche Barbera il “selezionatore”. Insomma, enormi passi in avanti per Benicio, che ha scalzato Guillermo dalla cabina di regia, addirittura posizionandosi in pole position per il Leone d’Oro. Insomma, questa mostra internazionale potrebbe essere all’insegna di Benicio, lo sapeva bene Valeria Golino ne Il colore nascosto delle cose, perché ancor oggi, con la sua “vocina” mascolina, mente al figlio di Giannini, tenendogli nascosta la relazione di anni fa con l’attore di 21 Grams.

Bando alle ciance, a quel che mi dicono, è stato un Festival sottotono e, alla fine, potrebbe spuntarla McDonagh coi suoi manifesti…

Ieri in Laguna molti giovani arrapati si son “bagnati” con Adèle Exarchopoulos, neo-mamma dalle forme voluttuose che ha mandato in “visibilio” i loro “gabbiani”. Sì, mentre la brezza dei primi di Settembre soffiava vorace sul Lido, molti pubescenti, alla vista di questa donna acerba eppur neo-mamma, hanno avuto convulsioni erogene, parimenti deliranti alle schifezze viste in Mother!

Di mio, vedo-non vedo la vita in una cecità sensoriale che mi preserva dal porcile generale, alimentando le mie rabbie come Frances McDormand in odore di Oscar. È andato male, tutto sommato, il film di Virzì, che ha davvero poche chance ma, a proposito di Academy Award, a Sutherland “in compenso” consegneranno quello alla carriera.

A Toronto invece è andato forte Stronger. Per un Gyllenhaal che spera nella statuetta facendo nel film la parte di uno ridotto come una “bella” statuina… sono cattivo? No, sono realista, e a Jake mancano le gambe per fare il grande salto. Come si suol dire, per lui, dopo l’esclusione per Animali notturni, vincere l’Oscar diverrà un passo più grande della gamba. Di mio, faccio gli sgambetti, sperando nello “sghetto” fra la sghemba Bologna vs il quadrato Napoli che mi farebbe vincere una bella cifra alla SNAI. Ho puntato 10 Euro sulla vittoria dei rossoblù.

Insomma, perdenti o vincenti nella vita che voi siate, l’importante è “vederla…” lo sa bene Sally Hawkins del film di GUILLERMO, una racchia colossale che eppur piace alla Mostra, no, al mostro della Laguna.

Con affetto “sentitissimo”, un uomo al di sopra della mer(da).

Per la cronaca… stamattina, stavo recandomi al mio “consueto” bar. Al semaforo “vidi” un nero di bell’aspetto che se ne fotteva… alla grande…

E la Vespa che c’entra? La Vespa fra le strade è vispa e, zigzagando, vince la Coppa “Volpe”, no, Volpi.

 

di Stefano Falotico00211805

Venezia 74 sta per finire e sfinirvi, John Woo e Kitano, io sono Takeshi’s


08 Sep

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Sì, non so se avete visto quel film del Takeshi, perla che Ghezzi amò più della sua cura dal Parkinson. Ritrae, in mirabile perfezione disordinata, il caos entropico che il mio cervello rappresenta agli occhi di molta gente che (non) mi conosce. Un gioco strabiliante di cazzate talmente folli da apparire come un capolavoro imprescindibile. Sì, come me, capodopera di fattura “anomala” da uomo che naviga nella realtà attaccandosi spesso al tram a differenza di molti che si attaccano ai trans. Siate “tranvieri”, non traviati, fate della vostra vita un travaglio, si spera non Marco, quello è troppo polemico e dimagrisce a “macchia d’olio” di Ricino che non beve. Io uso quello di semi di arachidi, cibo preferito dalla scimmie, da cui mi elevo per un indubitabile naso pronunciato e, quando prendo dei chili, per un doppio mento che però non si appesantisce mai di mente grassa. La mia mente è snella, fluida, e attraverso le mie corde vocali pronuncia Javier Bardem come XAVIER, alla francese, per vezzo personale del render lo spagnolo qualcosa di più elegante delle giocate del grande ex centrocampista Javi. Kitano ha finito la sua trilogia, qualcosa di non impeccabile ma di forza stilistica parimenti stronzeggiante  un rutto libero dopo tante malinconie alla Hana-bi. Sì, ieri notte ho fatto un sogno, che ancor nei suoi strascichi mi devasta e intorpidisce la solarità cupa del mio animo così come una figa aperta di una vecchia turba la mia pace col Mondo. Ero regredito all’adolescenza mia più tormentata, e mi volevano “appioppare” la patente di studente in ritardo. Allorché conobbi un uomo di strada che mi disse che la mia mente è qualcosa di prezioso e va “tutelata” come quella degli X-Men. E che in vita mia, libero da obblighi di ogni “topo”, avrei fatto quel cazzo che volevo. Rimasi stupefatto, “stupido” e anche stupito, e mi risvegliai in un bagno di sudore. Mentre facevo quell’incubo una donna mi aveva trombato.

Insomma, amate John Woo e, se non siete felici della vostra faccia di culo, riguardate Face/Off.

di Stefano Faloticooutrage3-R-kaigai01

FACE/OFF, Nicolas Cage, Joan Allen, John Travolta, 1997

FACE/OFF, Nicolas Cage, Joan Allen, John Travolta, 1997

Venezia 74. Il fascino e la vanità delle star, della mia “stella”


07 Sep

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In questo Festival, abbiam visto sfilare bellezze e anche ignobili bruttezze, rimanendo imprigionati comunque dal loro fascino. Nella perdizione mesmerica di volti amici ma anche nemici, alcuni anemici. Sì, sangue colò nel film di Aronosfky e altre visioni furono meno sanguigne. Sanguinolento è Lynch coi suoi incubi pedissequi, insistiti, come una scopata fra Cooper e Diane interminabile sulle note di una ballad senza tempo, a ricordarci la carnalità metafisica delle nostre anime, sempre vivaddio, in avaria.

Io di fascino ne ho da vendere, tant’è che, quando vado in giro, per sbarcare il lunario lo vendo al miglior offerente, accontentandomi anche di 4 Euro pur di (ri)uscire, con quei miseri soldi, a comprare un caffè che, bollente, faccia ribollire la vanità perduta del mio cor(po) sussultante oggi in gioie e domani in tristezze. Molta gente, a proposito di miseria e miserabilità, vedendomi così (ri)dotto, mi apostrofa da lontano coi peggiori appellativi, che mi affibbia(no) in patenti esecrabili, frutto della loro ignoranza e irriconoscenza pusillanime. Mi diletto a burlarmi di questa gente, avvisando loro/essa che si è destinati alla decadenza e prima o poi ci s’impoverisce tutti. A me ha sempre dato noia e fastidio la “normalità”, questo macigno perentorio che l’oste della realtà, da ambasciatore senza pena, da chi non soffre le mor(t)ali pene, ti consegna in “dono” delle tue colpe e dei tuoi peccati, ricordandoti che anche tu sei obbligato ad “adattarti”, che termine… della notte… orribile, all’andazzo puttanesco collettivo.

Ah, i colletti bianchi… da quando nasciamo veniam afflitti dallo spettro mai elusivo della normalità. Cosicché tutti voglion (fin da) subito inquadrarti e sognano per te la vita “migliore”, quella che arrechi meno danni al prossimo, pia a una moralità di sconcia banalità, che non “deliri” e modestamente si attenga alle false competizioni, agli odi di massa, al pettegolezzo appunto vanesio, alle chiacchiere di una quotidianità verso la quale io, combattivo, mantengo un atteggiamento di purissima diffidenza, di (sos)petto e anche “peti” in fuori.

Rimango così, fra lo stordito, lo stolto e il mal(essere) mio tolto.

Sapendo bene che ho pene… da dare.

di Stefano Falotico

 

Venezia 74. Tre manifesti a Ebbing, Missouri e la mia “bruttezza” alla McDormand


06 Sep

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Io non vivo in Missouri ma, dubbioso sulla sua esistenza “tangibile”, sfuggendomi di mano, me “lo” misuro. È lungo in modo proporzionale alla mia volpe. Sì, rossa, esemplare di raro gusto estetico che “sguazza” nell’emisfero boreale del circolo polare artico. Anche se alle volte assomiglio a un fagiano, animale che potrete incontrare nelle superstrade di provincia, a tagliarvi la strada e, nell’incidente a lui mortale, a venir schiacciato su vostre gomme pneumatiche non frenanti la “cacc(i)a” che rappresentate.

Invero, ieri sera, quando il Sole di questo Settembre focoso eppur fosco sdilinquì nel vivo tramonto dei miei sogni di gloria, mangiai una pizza capricciosa, fregandomene delle prime piogge tardo-estive e dunque della variabilità meteo delle quattro stagioni. Poi, bevvi un Gingerino, pensando a Fred Astaire.

Questa McDormand del film di McDonagh è bravissima e merita la nomination all’Oscar e anche un buono-pasto da Mc Donald’s. Il film non l’ho visto ma mi fido dell’unanimità di Critica e pubblico che l’ha osannato. Frances, dunque, ritorna in zona Fargo, anche se non avrei sottovalutato il suo ritratto di donna stanca e anche franca in quel film con De Niro e James Franco, City by the Sea…

A proposito di De Niro, non sono come il suo Alfredo Berlinghieri ma, amareggiato come ad Asbury Park, guardo la vita dalla ringhiera, ringhiando.

Ieri, l’italia di Ventura ha giocato malissimo con Israele, per colpa soprattutto della verruca di Verratti.

In passerella a Venezia ha sfilato quella passerona della Lawrence, che ha presentato uno dei film più brutti della storia del Cinema.

A proposito di bruttezze, la McDormand indubbiamente può concorrere al premio di miglior racchia della Settima Arte, eppur s’incazza e giustamente non incassa.

 

di Stefano Falotico

Venezia 74, il disastro di Madre!, film osceno, siamo franchi, e io che vado a tagliarmi i capelli da Franco


05 Sep

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 Per la cronaca, pronuncio Javier con la X, è un mio vezzo!

Giornata da annoverare fra le più brutte della Storia dell’umanità, anche se l’umanità tribolerà ancora parecchio per raggiungere la bellezza, ideale a cui vorrebbe ambire Darren, che cascò invece rovinosamente in un film, mi dicono così perché io non l’ho visto, inclassificabile, vero kitsch pretenzioso che vorrebbe perfino emulare Kubrick elevandosi ad Arte con la A più che altro di Ammazza, che schifezza!

Presentato in Concorso, è stato sonoramente fischiato, vilipeso, oserei dire “impiccato”, e i critici nostrani, atterriti dalla comicità involontaria di questo parto indigesto, stanno già “vomitando” litri di sangue, scorati, scoraggiati, come la Lawrence nel poster “santino” che noi tutti vedemmo e, in tempi non sospetti, deprezzammo, aff(l)iggendolo già nelle boiate. Sì, una bufala incredibile, il classico film da starci lontano, “arty”, cioè quei film che vorrebbero essere artistici e invece sono soltanto un’esplosione di volgari banalità, inframmezzati da colpi di scena telecomandati, che squartano la visione, la spaccano in due così come Messi si fa spazio, dribblante, fra le difese anche più arcigne di chi prova a non incassare un altro goal, no, volevo dire flop. Un tonfo che però alcuni critici americani stanno appoggiando a spada tratta, Variety e The Hollywood Reporter lo incensano di lodi, e se ne fregano del “piglio” con cui invece la Critica di mezzo mondo, più che altro italica, lo sta stroncando così come un taglialegna “asfalta” la giungla amazzonica, fregandosene delle conseguenze. Sì, perché Darren, così maltrattato, potrebbe arrabbiarsi in modo parimenti “assassino” e irriguardoso all’ira dei critici che, sdegnati, disgustati, l’hanno già definito un film “mostruoso”. Eh, infatti siamo alla Mostra…

Ci va giù pesante il caro Anton Giulio Onofri nel suo sintetico, lapidario giudizio: VENEZIA 74. MOTHER (!), di Darren Aronofsky. Tremendo. Ma stavolta, devo ammetterlo, meno del solito. Dal fondo del concorso, tra questo, Foxtrot e The Shape of Water, scelgo senz’altro Mother (!), che nel suo svaccamento rétro verso il recupero di un immaginario da caos polanskiano trova, pur fallendo nel suo intento, una ragion d’essere molto più interessante della plastica e della presunzione degli altri due, ai quali il pubblico ha tributato applausi e ovazioni, accogliendo invece Mother con ingiustificate reazioni scomposte.

Cinematographe non risparmia battutine e insiste nel massacrarlo: l’insistito processo di accumulo di misteri e violenza psicologica del regista mina però alla radice la possibilità di un reale coinvolgimento emotivo dello spettatore, producendo una parte conclusiva dal grande impatto visivo, ma più volte vicina al grottesco e al ridicolo involontario, anche a causa di una Jennifer Lawrence sotto tono e di un Javier Bardem davvero irriconoscibile, costantemente ancorato a una maschera poco ispirata e vuotamente indecifrabile.

Mi sono limitato a due pareri esimi, non esimendomi io stesso dal prenderlo già per il culo, aspettando la “versione” di Mereghetti che nel suo Videocorriere, essendo grande detrattore dell’Aronosfky, spingerà nel “ficcarlo”…

Ora, so che non v’importa, e questo mio seguente aneddoto c’entra come i cavoli a merenda, ma oggi pomeriggio, alle tre spaccate, in punto e mia punta di piedi, sono andato a tagliarmi i capelli e a togliermi le doppie punte. Ecco, vuoi per il fatto che abbia la macchina, vuoi perché non prendo più l’autobus da quasi un decennio, forse anche due, ho dovuto, per raggiungere il locale del parrucchiere, “traversare” a passeggio un tratto di strada che ancor m’imbarazza, perché è un crocevia di sguardi maligni, sapete… gente di quartiere che, vedendomi acconciato in quel modo, e non sapendo che stavo recandomi al “reparto” acconciature, udii sparlar… di me. Entrai, come primo cliente, da Franco, barbiere con una pancia clamorosa e sulla settantina abbondante, parimenti proporzionale al suo menefreghismo debordante e oserei dire contagioso.

Mi tagliò di merda i capelli, e a casa me li pareggiai con le “forbici” del mio aplomb su sigaretta che rischiava di ustionare il bulbo appena asciugato(mi).

E Aronofsky è un bel baffon’!

 

di Stefano Falotico

Fassbender sposa la Vikander, Gastone Moschin muore, a Venezia presentano mother!, e io mangio preconfezionato


05 Sep

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Mattina gustosa codesta per il sottoscritto. Accompagnai (uso il passato remoto in questo mio marmoto, pensando a un Mottarello) mia madre a prender il treno, mentre oggi a Venezia sfilerà Jennifer Lawrence, una che avrà preso l’aereo, andando poi a “mangiarmi” un po’ di Nutella al bar, cioccolata calda di cremosa brioche un po’ fredda. Digerii grazie a un cappuccino immerso in quel di Casalecchio, località limitrofa a Bologna, ove gli Asinelli fanno l’amore con la nebbia “a venire” di quest’inverno imminente che non sarà mite ma avrà la “faccia” anoressica di Alicia, la Vikander, una vichinga presto Tomb Raider, di androgino fisico, che presto sposerà quel gran figo di Michael, uomo che anche lui non scherza, essendo Snowman. Ieri notte, mentre mi svegliai di soprassalto “grazie” a un piccione viaggiatore, che non so se durante i suoi viaggi ha cagato in testa anche a un picciotto, seppi della notizia della morte di Don Fanucci, cioè il Moschin, uomo Gastone come quello della Disney, che insaporì la goliardia amicale con un Tognazzi di super cazzole.

Credo che il film di Darren sarà una stronzata, rimanendo in tema di piccioncini.

Io, a pranzo, mangerò una quaglia e non quaglierò niente, come al sol(it)o. Nel frattempo, scusate, vado in bagno. Quando scappa scappa, forse anche scopa…, probabilmente “scoppia”.

Che coppia del cazzo!

 

 

di Stefano Falotico

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Jennifer Lawrence in mother!, from Paramount Pictures and Protozoa Pictures.

Jennifer Lawrence in mother!, from Paramount Pictures and Protozoa Pictures.

Venezia 74, i peccati di Suburbicon e questo Clooney padre dei Coen e dei gemelli


02 Sep

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Clooney è visibilmente dimagrito, bene deve avergli fatto la “cura” con la moglie avvocatessa Amal (si chiama così? Son cazzi loro, ma lei lo ama, insomma Amal è una buona amante?) che gli ha regalato la coppia di pargoletti tanto cari, carissimi, infatti pare che stia perdendo un occhio della testa, anzi di due “testoni” piagnucoloni, per “educarli” già alla sua visione liberal ove ci sarà poco spazio per le patatine di Mc Donald’s e già pero problemi bulimici da infanzia con la pancetta. Due bac(h)i, che bacon. Camerette, giocattoli, biberon e trenini. Insomma, Clooney, dopo la sfilza “millenaria” e milionaria con tante donne di varia estrazione sociale, fra cui la nostra cafonissima Elisabetta Canalis, è convolato a nozze, si è dato una regolata e ha messo l’uccellino al solito posto, cioè in “quella” della consorte. Ma Clooney, che non è un fraterello, ama anche i fratelli Coen. Epocali oramai le sue collaborazioni coi due maledetti geniali, tant’è che questo film è stato scritto da loro, un noir sui generis con “puntate” nella commedia sofisticata, forse screwball, forse solo un po’ stronzetta, che anticipa gli USA di Donald Trump, rivelando gli scheletri nell’armadio di un’America falsamente perbenista, impeccabile solo di facciata, invero al solito appunto peccaminosa e bugiarda, cattiva e “oscura”. Al Mereghetti, fanatico di Clooney, in cui ha sempre proiettato le sue voglie di essere come LUI in deliri “orgasmici” da ammiratore che fa sorgere in noi qualche dubbio sulla sua eterosessualità “pelata”, è piaciuto abbastanza e ne parla come di un ottimo film che non sfigura affatto in Concorso. Più caustico e severo The Guardian, accompagnato da The Hollywood Reporter. Entrambe le testate lo stroncano senza pietà, riconoscendo a Clooney la professionalità ma dicendoci anche che essere grandi registi, di film che davvero lascino il segno, ce ne vuole.

Ma Clooney, in fondo, chi è? Proprietario di una semi-reggia sul Lago di Como, ove spesso invita De Niro e compagnia bella, anche brutta, è stato un idolo delle donne di mezza età, “accalappiando” le fantasie proibite di molte casalinghe di Voghera, attratte dal suo fascino emancipato, cortese ed elegante, incuriosite dal suo sex appeal mai volgare e sempre posato. Vinse l’Oscar come non protagonista per Syriana e in alcuni film, va detto, è stato effettivamente notevole, vedi Michael Clayton e Paradiso amaro. Eppur si continua a parlare di lui in termini, sì, decorosi, ma mai grandiosi, come dire che, nonostante il Cecil B. De Mille Award alla carriera (?) non è ancora fra i giganti della Settima Arte. George fa il bello… e cattivo tempo, sorride, è gioviale, compassato, si attornia di star appetibili e si concede ai fotografi con grazia “deliziosa”. Insomma, un signore.

Lo inviterei a prender un caffè con me questa sera, prima di Spagna-Italia, ben accorto però a non farmelo mettere in “rete”. I maligni infatti ancor sostengono, nonostante i due figlioletti, che George sia dell’altra sponda, non “lo” dà a vedere, eppur tutti incula.

 

di Stefano Falotico

BATMAN & ROBIN, Elle Macpherson, George Clooney, 1997, (c)Warner Bros.

BATMAN & ROBIN, Elle Macpherson, George Clooney, 1997, (c)Warner Bros.

Venezia 74. Le nostre anime di notte, la vecchiaia che vi aspetta…


01 Sep
Our Souls At Night

Our Souls At Night

Dopo una vita di sacrifici, “interstizi” e dolori, gioie estemporanee, alzate di testa e soprattutto un lavoro che avete sempre detestato ma vi dava da mangiare, arriverete al bivio come i protagonisti di questo “dark universe”, Le due mummie, film in cui Tom Cruise invecchiato recita nella parte del “vivace” Redford in cerca di consolazione con la Fonda. Invero, non scherziamo sui volti rugosi dei due divi d’antan, sono ancora capaci di “illuminare” la senilità senza sfoggi machi da Sfida senza regole. La Fonda è rifatta e a niente servì il lifting naturale della ginnastica, Redford si porta male i suoi 80 anni con la classe del suo “Leone moscio alla cerniera”. Sì, una volta Robert “spingeva” e oggi invece, tolto il Sundance Festival, prepara manicaretti nelle nights di queste solitudini culinarie, in cui si prende la vita, guardandola con distanza, un po’ a cul(atell)o.

Eppur il Mereghetti, anch’egli oramai andato e in terza età abbondante, lo ha incensato, e ho letto anche questo su un altro sito:

il film riesce a catturare perfettamente quella vena malinconica e nostalgica che caratterizza la vita e la quotidianità dei due protagonisti, senza mai sprofondare nel rancido o nel greve, ma al contrario costruendo momenti di rara eleganza e raffinatezza, in cui i sentimenti non vengono mai ostentati, ma filtrati piuttosto attraverso un gesto, uno sguardo, una domanda posta quasi sottovoce.

Le Nostre Anime di Notte è un film genuino nella forma e nei contenuti, estremamente dolce nel messaggio che intende veicolare con assoluta purezza, mostrando tutta la bellezza e la semplicità di due vite ad un punto di svolta. È anche però la celebrazione di due autentici fuoriclasse che, nonostante gli anni, riescono ancora ad esprimere tutta la complicità e l’empatia che li hanno resi una delle coppie di attori più amate del mondo del cinema.

 

Sarà vero o questi amorfi vecchietti hanno sinceramente rotto appunto anche i coglioni dei rincoglioniti?

Un film che invero non ha molto da dire ma, si sa, Renato Zero aveva ragione…

vecchio sì, con quello che hai da dire…

Venezia 74, Downsizing, First Reformed, The Shape of Water


01 Sep

Matt+Damon+Downsizing+Photocall+74th+Venice+oGxdCL3MKNdl Guillermo+del+Toro+Shape+Water+Premiere+74th+nbSNXY9CDcdl

Genius-Pop

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