Archive for September, 2017

The Irishman, altre foto dal set


26 Sep

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Il diavolo tentatore e la psicanalisi su Christopher Nolan


25 Sep
MEMENTO, Guy Pearce, 2000

MEMENTO, Guy Pearce, 2000

Era una sera apparentemente come le altre, né più né meno di ieri. Ero sdraiato sul divano a guardare il Milan su Sky, quando all’improvviso bussarono alla porta. Chi poteva essere alle dieci di sera? Era capitata una sciagura? La vicina voleva avvisarmi che domani sarebbe arrivata la disinfestazione o che la cantina si era allagata? No, era Anne Hathaway in tenuta da Catwoman. Stupito, quasi commosso, addolcito da quella visione paradisiaca, le chiesi che voleva. Ella, senza pensarci due volte, mi diede una spinta e mi tramortì splendidamente con una frase che aveva dell’incredibile.

 

– Voglio te e “lo” voglio subito!

 

Quindi, mentre ancora frastornato dalla sua avance così sfacciata, cercai di ricomporre la mia espressione da inebetito, mi scaraventò sul divano. E m’implorò di non muovermi. Sudavo freddo eppur “ardente”. Ella, arditamente, morbidamente si spogliò mentre Montolivo segnava un goal da centrocampo. Scalza, riuscì a scalzare il mio finto aplomb da fessacchiotto che la fissava e subito la faccenda si sarebbe “fatta” incalzante. Indossava calze a rete e il Milan aveva raddoppiato su grida di giubilo di quel fessone di Fassone.

Insomma, fu una notte buia e avventurosa, “catturante” come un’impresa di Batman.

Fu in quei momenti “affannati”, che compresi la profondità della carne, il mio essere si sciolse e capii “quello” che ne sarebbe “venuto”. Ma soprattutto presi coscienza che, a confronto delle cosce di Anne, io ero solo un buco nero meno gaudente del suo, avevo perso tanto tempo prezioso a cercare il senso “ignoto” della metafisica di Nolan e avevo sacrificato le mie “dure” giornate a danno della figa!

Quando caddi preda di Nolan? Quando iniziò tutto ciò? Andai da uno psicanalista e facemmo i punti della situazione, partendo dall’inizio dell’abisso, all’origine della causa di quel terribile scompenso. Di quella psicosi acuta che mi aveva tenuto lontano dal godimento più concreto a favore invece di un illusorio sincretismo van(esi)o.

Buttammo giù un diario di tristi memorie, di rimpianti inesorabili…

 

Memento

Sì, all’epoca frequentavo ancora il liceo ed ero stato abbandonato dalla mia ragazza, che aveva scelto di essere la ragazza di un ragazzo non con un grande cazzo. Sì, lo sapevo perché era mio compagno di classe e “glielo” avevo visto nello spogliatoio prima dell’ora di educazione fisica. A tal proposito, cercai di dissuadere la mia ragazza dal succhiarglielo, ma oramai il danno era già stato fatto. Ella, senza vergogna, mi confidò di avermi definitivamente mandato a fanculo, “avendolo” già preso da quello lì nell’ano. Rimasi paralizzato in una crisi mistica e, dopo un giorno, il mio cervello si spaccò in mille pezzi da pazzo! Urlai, scappai e da allora mai più scopai, ebbi crisi d’identità e soffrii di crisi compulsive che m’inducevano ad annotarmi tutto sulla pelle, in forma di tatuaggi letterari, per non dimenticare chi fossi. Furono giornate angoscianti, in cui smarrii me stesso in un’apoteosi di demenza…

 

Insomnia

In quei giorni però al cinema davano Boys Don’t Cry. M’innamorai delle fragilità della Swank e sognai di essere il suo “detective”. Così iniziai a non prendere più sonno. Stavo a letto e in piena notte andavo in cucina a mangiare il miele, dicendo ad alta voce cose smielate. Sì, poi riportai tutto in un libro e divenni uno scrittore che tormentava Hilary. Ma una sera diedero in tv L’avvocato del diavolo e compresi il mio Pacino. Non valeva la pena dannarsi per quella sciacquetta. Andai a sciacquarmele…

 

Batman Begins e Il cavaliere oscuro

Avevo perso la mia ragazza, e la Swank stava ad Hollywood. Come potevo occupar il tempo durante il plenilunio quando il mio lupo voleva “ululare?”. Fu allora che divenni il paladino mascherato e combattei la criminalità per pareggiare i conti con le mie psicopatologie. Illudendomi di poter acciuffare i malfattori, compensavo la mia ansia di vivere. Fino a quando incontrai il Joker, uno più pazzo di me che rideva sempre. Fu un duello strepitoso, in cui nessuno dei due vinceva. Ma poi Heath Ledger morì e il Joker divenne Jared Leto. Non mi divertivo più e andai a vedere Suicide Squad per piangere di amarezza.

 

Inception

Lo so, ho fatto un salto in avanti. Torniamo indietro. Ritornai a essere solo come un cane, ma ripresi a sognare. La mia ex ragazza voleva essere liberata dal mare di puttanate che il suo nuovo stronzo le raccontava ma non riuscivo a liberarla e l’incubo iniziava daccapo. Un rompicapo per un rompicazzo. Impazzii nuovamente e mi divertii con emozioni asettiche, con estetiche ruffiane, con un cubo di Rubik per principianti. E Lynch in quel periodo non girava più nulla. Vidi la mia intelligenza crollare come grattacieli fatiscenti nell’oceano. E piansi immensamente.

 

Interstellar

Decisi di mollare i miei affetti più cari e di andare altrove, di vivere fra le nuvole. D’altronde, era meglio. Se avessi sposato quella ragazza, avrei avuto una figlia racchia, malata di matematica e l’avrei incontrata rincoglionita attorniata da leccaculo che volevano la sua eredità, aspettando frementi la sua morte. Se fossi sopravvissuto al suo Einstein. Insomma, io volevo una figlia che non fosse una zoccola strafiga, ma nemmeno una bella figa. Ma quale astrofisica! Sì, col tempo sarebbe migliorata e sarebbe stata piacente come Jessica Chastain ma, si sa, la bellezza non dura e da vecchia sarebbe tornata una Burstyn zitella.

 

Dunkirk

Ero completamente “bombardato”. Ero diventato un bersaglio facile e tutti sparavano a zero su di me. Incominciai a delirare come Kenneth Branagh di Hamlet, sul ponte della mia rovina. Ma poi ascoltai le canzoni di Harry Styles e capii che non mi avrebbe salvato neppure Shakespeare.

 

– Bene, lei si è ripreso.

– Dottore, ma che dice? Le ho appena detto che per me è finita.

– Macché. Sarebbe finita se fosse uno a cui piace Christopher Nolan. Lei è un uomo che ne sa una più del Diavolo e non abbocca alle stronzate megagalattiche. Mi dia retta. Vada e inculi.

 

di Stefano Falotico

In memoria di Don Rickles, il Falotico, uomo deniriano-scorsesiano, esperto di Calcio, possibilmente di Cinema, tranne della Coppola, specialista nelle provocazioni


25 Sep

Beguiled, The

Ebbene, godetevi questa “postuma” clip del Don che dialoga al vetriolo con De Niro e Scorsese. Ficcatevela, e dopo bevete un tè dandomi del tu, perché anch’io come Rickles provoco, alle volte inusitatamente insulto con far “aggressivo”, moderandomi in lampi ridenti di teschio ambulante su cazzate irriverenti e dunque amabili sputate dalla mia bocca poco logorroica ma secca come un orgasmo che tu non avrai mai, perché sai solo schiumar di rabbia con un’amante che non ti attizza. So che vi vien grossa la bile a sentirmi, ma uditemi e leggetemi, voi del volgo che ignorate le messe in scena di Sofia Coppola e l’accusate di nepotismo. Codesta, di una bruttezza imparagonabile, ha firmato un film ingannevole, L’inganno, che Mereghetti definisce accademico e semplice, sorvolando sulla fotografia estetizzante ma assegnandogli comunque due lodevoli due stellette a mezzo. Al che, invoglio una discussione su Facebook e si “accalcano” i commenti, alcuni mi prendono di mira e io, pur non essendo schivo ma esponendomi apertamente, anche di mentalità apertissima, non mi schivo e neppur li schifo. Sostenendo le loro ire nell’alimentarle con le mie battutine. Sì, sono un battutista, qualcuno direbbe battutaro, ma non conosce l’italiano ed è solo un cazzaro. Battutaro non esiste nella nostra lingua, ma usatela con far tagliente e acido per solleticare le incazzature altrui. Non frenatela, scioglietela nella saliva e inserite dentro anche le vostre “olive”. Questa sì che è una cazzata, ma è anche un cazzone che sa far godere. Ah ah.

Ebbene, alcuni dicono che la Coppola abbia firmato un remake di classe, con un cast perfetto e una scenografia degna dell’Oscar. Altri la criticano perché di troppa beltà si può morire, lo sa bene Nicole Kidman che è tutta rifatta. Ma Farrell vuole farsela nel film? Era meglio Eastwood? Don Siegel spingeva sull’ambiguità, la Coppola esagera in inquadrature sofisticate, troppo costruite, troppo artefatte e se il film di Siegel si basava sul non detto… quello della Coppola si basa sulle espressioni di Colin.

Ma ora parliamo di Calcio. Ieri si è sostenuta la sesta giornata di serie A, che invero si è giocata anche Sabato di anticipi. Ho posticipato le mie considerazioni al lunedì. Federico Chiesa, uno stronzo come pochi, ha firmato la rete più “coppoliana”, con una parabola discendente di ascesa verso gli applausi del Franchi. Federico non sarà poi il fenomeno che dicono, ma sono franco, il suo goal è più “godibile” della faccia di Sofia. Il Bologna ha vinto allo scadere grazie al baby Okwonkwo, calciatore nigeriano che non ha problemi d’integrazione, per la rabbia di Salvini che vorrebbe che il Bologna non si salvasse. Il Crotone batte il Benevento, per una sfida fra terroni disperati, l’Inter passa col Genoa col solito culo e la Juventus si dimostra la squadra da battere, nonostante il Barcelona l’abbia ridimensionata in Champions. Buffon la dovrebbe smettere di fare il buffone con Ilaria e pensare a “tirarlo” meno e a ritirarsi, mentre Vincenzino Montella ha le ore contate come un film di Dennis Hopper con Jodie Foster.

Questo è quanto, stasera mangerò cappelletti a cena. Voi date a vostra moglie o alla vostra compagna una cappella. Se siete credenti, quella della Chiesa, se siete “porcelli” quella di “quello”. Che è l’amante. Ah ah. E poi confessatevi per avergli fatto le corna con una che tifa per il Napoli.

di Stefano Falotico, un uomo che non potete ingannare ma solo dargli ciò che è del suo Clint.

 

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Momenti di lapidaria saggezza di un uomo al di sopra dei “tonni”


24 Sep

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Sì, come Pinocchio cavalco il tonno, mangiandomelo quando ho finito la carne di maiale…

 

Fratelli della congrega, cinti in raccoglimento, ivi vi ho riunito affinché possiate, con clemenza e bontà d’animo, che si sa è suscettibile di cambiamenti lungo l’iter dell’esistenza, in cui alcuni tifano anche l’Inter, peccando d’immodestia, ecco dicevo… udite le mie parole, riflettetevi con oculatezza e non rifuggite dal senso di responsabilità in esse “iniettate”. Io sono uomo profondo e profumo di colui che la saggezza profonde. È tutta scienza infusa, miei fusi. Dopo, vi garantisco che mangeremo dei caldi fusilli. Non siate di spirito inetti, e non di mediocrità infettatevi.

Ecco, sto in questo momento accavallando le gambe, rimembrando quando, taluni an(n)i fa, ero un patito della pornografia. Sì, anch’io caddi preda del maligno che volle indurmi in tentazione, rendendomi schiavo della carne e dei più biechi, infingardi istinti bassi. Così collezionai molti dvd in cui donne assai discinte mi fecero dimenticare perfino l’inno di Mameli per colpa delle lor (mamme)lle, e persi l’elmo di Scipio. Furono momenti comunque di godimento solitario che non mi pento di aver vissuto con folle esuberanza dell’onanismo più dilettevole. Punibile forse per i miei eccessi spermatici ma, invero, vi confido, aggradanti il mio “discendere” per quelle valli “scoscese” di cosce che addolcivano le mie quotidiane angosce. Sì, evviva le rime baciate e le orgiastiche scopate, ma oggi come oggi, sopravvenendo in me la “calma” pentecostale acquietante quei momenti schizza(n)ti, voglio ammonirvi dal praticare questi riti masturbatori. Molto “verrete” ma di piacere puro ne… verrà poco, dovete esser più parchi e meno porci, e “distillare” invece le vostre energie con parsimonia, oliando le vostre forze per “addivenire” alla castità beata, che è tipica dei santi, non so se dei di mente sani. Sì, in passato fui accusato anche di demenza proprio perché scappai dallo scopare e mi rintanai nella mia casa ove a terra sempre scopavo. Vivendo di polvere e cenere di sigarette. Ma sapete, si viene crocifissi dalla malignità altrui che, spesso, per ingiuste punizioni, la dignità del prossimo punzona e infligge pene… pregiudizi, sadismi volgari, sguardi superficiali che vogliono solo scoprir le donne e non scoprirti. Ora, mi si dirà che questa gente non è omosessuale, forse è vero, ma ci tengo a ribadire che anch’io non sono di quella sponda. La sapete la barzelletta sui froci? Come sap(r)ete, i cinesi non sanno pronunciare la r, che invece i ricchi della famiglia Agnelli hanno moscia. Ebbene, un bambino cinese vede una coppia di uomini che si baciano e domanda alla mamma che “fanno”. Ella gli risponde con “candore”, dicendogli che sono persone malate.

– Mamma, ma sono persone culabili?

– No, inculabili.

 

Insomma, che siate omosessuali e non, curatevi dalle cattiverie e pensate a inculare la vostra amante, non me. Inculatela in ogni sen(s)o e, mi raccomando, visto che siete persone “perbene”, chiedetele un divorzio molto “trombante”. Ah ah.

Adesso, vado a leggermi L’irlandese – Ho ucciso Jimmy Hoffa, che ho comprato per il mio compleanno. Tempo fa, vi dissi che l’avevo già letto. Non è vero, sono un bugiardo come Pinocchio, miei finocchi.

E ricordatevi di usare il pinzimonio.
Andate in pace. La messa è finita, fatevi il segno della croce e, se non vorrete espiare, almeno siate pii anche quando spiate.

 

di Stefano Faloticoirlandese-hoffa

La finta foto di Al Pacino sul set di The Irishman e le voglie della Nannini Gianna


23 Sep

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Eh sì, anche siti seri (fra cui Best Movie) diffondono questa terribile immagine, in cui affermano che la persona ritratta sia Pacino sul set di The Irishman di Scorsese. Una bufala tremenda. Come diceva Johnny Stecchino, a proposito di falsi gangster, non ci assomiglia pe’ niente. Infatti, non è lui. Potrebbe trattarsi di Ray Romano invecchiato, ma ne dubito.

Intanto, mentre sale l’attesa per The Irishman, che non sappiamo se uscirà nelle sale ma solo su Netflix, qualcosa mi “turba”. La nuova canzone di Gianna Nanni, Fenomenale, questo il titolo, è decisamente una porcatella, eh eh. Ecco un estratto del testo:

 

se quando ci vediamo siamo due animali

non ci si prende per le mani

e la tua lingua taglia il cielo

per le mie gambe aeroplani

e dimmi com’è

 

Insomma, la Nannini ci dà ancora di gusto.21765024_10209657137648097_6582920781675463772_n

di Stefano Falotico

Come ogni anno, devo “sorbirmi” la “festa” del Ca’ Bianca, sono strange days


23 Sep

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Sì, sono Lenny Nero e vivo spesso di “virtualità” superiori alla realtà miserrima della quotidianità nauseabonda che tanto mi rattrista eppur, per paradosso, m’induce allo scompisciarmi. Sì, perché detesto tutta questa che gente che cagate giornaliere “piscia” e si abbottona dietro una finta moralità da persone perbene. L’unica persona perbene, ve lo dico io, è Martin Scorsese che a New York, lontano dalle paillettes e dai sorrisi rifatti come quello di Alba Parietti (a proposito, esiste ancora l’alba dei vostri sogni erotici proibiti? Ah ah…), gira con De Niro, mentre i girotondini in Italia combinano casini peggiori dei bordelli che chiusero. È tutto uno sputtanamento collettivo, un puttanaio degno della Kathryn Bigelow migliore, con gente che si affanna per affaticarsi dietro lavori che ripugnano eppur, per due soldi, di “dignità” impugnano. Valentino Rossi, “sfatando” la malasorte e il perone fratturato, si è ricomposto e domani gareggerà in pole position, per la gioia mondiale dei motociclisti soprattutto delle vite alla Steve McQueen. Invero, vi dico che molta gente non sa neanche guidar la macchina e Dio me ne scampi da questi pirati che si credono provetti piloti. Molta gente dice di amare le donne e i motori ma non sa sterzare sulle curve pericolose delle loro limitatezze, frenandoti con insulti per schiacciarti sotto la gomma pneumatica delle loro idiozie. Voi, che come me discernete la verità, che è ostica da raggiungere, seguite la vostra strada e percorrete la ricerca della meta salvifica, meglio se il “crocevia” è la figa, ah ah. In quell’incrocio letale, di origine “fetale”, ah ah, spingete con “frizione” che marci sull’olio liscio. Ah ah.

Comunque, non perdiamoci in stronz(at)e, stasera, nel mio rione fanno la festa settembrina come ogni anno. Chiudono le strade e i negozianti stanno aperti sino a tarda notte, con un Bobby Solo sul palchetto che, stonando e strepitando, scaricherà le sue angosce piccolo borghesi sulle note dei Beatles e l’immancabile Isola di Wight dei “famosi” Dik Dik, un must per tutti i pensionati con rimpianti e nei capelli molti “impianti”. Riproponiamo il ritornello “storico”, oserei dire stoico, sì, ci vuole coraggio per cantarla oggi come oggi…

Sai cos’è l’isola di Wight 

è per noi l’isola di chi 

ha negli occhi il blu 

della gioventù 

di chi canta hippi hippi pi 

 

Sì, dovrò sorbirmi questa tristezza immonda sino alle due di notte inoltrata, e forse andrò dal macellaio a ordinare una salsiccia per non far la fine del sandwich.

Vi lascio con la mia faccia di “culo”. Alcuni mi danno dello schizzato, invero questo è uno schizzo a matita. E ricordate: amate il prossimo vostro come fosse Juliette Lewis. Cioè, “inculatelo”, in ogni senso “lato” e anche “fregato”. Ah ah.

Da qualche mese a questa parte, porto gli occhiali. Pensavo peggio, mi donano invece una bella, eh, aria di sintomatico mistero, citando Battiato. Infatti, son talmente misterioso che le donne, alla mia vista, mi opacizzano, rendendomi più che da Sole… solo.

di Stefano Falotico21766382_10209656217345090_7242544313170469915_n

Stefano De Sando, un doppiatore da rivalutare, così come la mia voce del cazzo


23 Sep

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De Sando, nato a Pizzo Calabro, uomo dai denti storti che cura il suo diaframma prestando le corde vocali ad attori di livello internazionale. Come tutti sanno, è oramai da anni la voce ufficiale di De Niro e, dopo l’esordio in Mission, alternandosi a Ferruccio Amendola, prima che quest’ultimo morisse, si è oramai impossessato di Bob, con buona pace dei suoi detrattori, che sostengono che non abbia le qualità “sonore” di Ferruccio, più capace di sfumature e di toni meno crespi, duri. De Sando non ci sta e ribadisce che lui e De Niro sono una “musica” sola. E continua a doppiarlo, regalandoci “performance” calde, pastose, innestate appunto sulla sua voce roca, tosta, perfino “permalosa”, sfumata fra la meridionalità verace, aggiustata e ammorbidita dalla perfetta dizione, e “squilli di tromba” per le nostre trombette di Eustachio. Sì, il condotto che collega l’orecchio medio alla faringe. A proposito di medietà e non mediocrità, De Sando ha doppiato un’infinità di attori grandiosi e non solo famosissimi. Una voce anche caratteristica, di carattere e un po’ di catarro, per enormi caratteristi. Spesso è stato la voce anche di John Goodman, “livellando” il suo grasso in melodie cangianti della sua gola secca, “smagrita” in “pentagrammi” fatti di la, esclamazioni forti, un diapason vivente che dà gusto alla parola recitata, animata, articolata nella bocca.

Non sempre piace De Sando, ma a me sì. Specie quando nel bistrattato Sfida senza regole accent(u)a così tanto il doppiaggio da rendere De Niro, in alcuni passaggi, un vero detective del mercato ortofrutticolo, ah ah, che sbraita, “latra”, iroso s’incazza e spara “gutturalmente” cazzate immonde.

Così, in “dicotomia” con De Sando, “passo in rassegna” la mia voce, che negli ultimi anni sta riscuotendo successo. Una voce “peculiare”, ancor difettosa in alcuni punti “critici”, rilassata quando mi sveglio alla mattina con l’anima di un gallo gaio, triste e malinconica quando bevo i caffè amari delle mie disperazioni. E si fa incarnata piaggeria, rimembrante la grande bellezza di Toni Servillo.

Ma è una voce che adopero per salvarmi dal caos di massa, per chiedere altro zucchero di canna alla barista nel mio porgerle un occhiolino “ammiccante” di sonorità che possan far sì che lei mi carezzi la mano con far poco equivocante. Sì, le bariste conoscono il mio “cliente” furbastro e vengono compiaciute dalla sobria gentilezza del mio diaframmatico “respirar” loro senza bavaglino. Ah ah. Una voce che sa farsi voler bene e poi sbanda in urla glaciali, spaventando anche me stesso nei momenti in cui vorrei solo un cagnolino accompagnante il mio volpino.

Siate come De Sando, non fate i finti santi. Dio santo! Siate voci “ficcanti”.

PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

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The Irishman, Robert De Niro and Joe Pesci first look


22 Sep

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Attimi di “fastidiosa” vanità, momenti in cui l’innovazione stilistica e ideologica crea “scompensi” presso gli ottusi, e un Joe Pesci che ritorna come il mio ardore


21 Sep
MY COUSIN VINNY, Mitchell Whitfield (far left), Ralph Macchio (second from left), Joe Pesci (third from left), Marisa Tomei (far right), 1992. ©20th Century Fox

MY COUSIN VINNY, Mitchell Whitfield (far left), Ralph Macchio (second from left), Joe Pesci (third from left), Marisa Tomei (far right), 1992. ©20th Century Fox

Oggi è giornata fausta, sì, mi son svegliato baldanzoso. Non sempre mi capita. Anzi, spesso e “malvolentieri” mi alzo con la cosiddetta Luna di traverso, dopo che la sera prima ho trangugiato le apatie altrui, della solita gente che si fa bella agli occhi degli altri dietro l’arroganza di sorrisi faceti e falsi e poi ti snobba al primo colpo di vento. “Riducendoti” a un sonno in cui il disgusto che “ne” provi è parimenti movimentato al tuo mal di stomaco. Ah, nausea sociale, allev(i)ami in un mar di giusto e aristocratico, autarchico menefreghismo. Cosa deve importarmene di tali boriosi screanzati che annegano nelle ovvietà più “scostumate?”. Portami ove possa nitrir come un cavallo selvaggio fra chete transumanze della mia creatività libera da castranti schemi di tal ciarliero mormorio indigesto. Ah ah. Questi poveretti patiscono la nullità che rappresentano e vanno dunque compatiti, perché lungi da me esser loro indifferente.

Così, di tutto orgoglio, scorsi tutti i libri che ho pubblicato sino a oggi. E ne vado lietamente fiero, anche se ammetto che le vendite non sono “esagerate”, anzi, lo scarso successo m’induce, nei momenti di bassa autostima e pessimismo letale alla mia dignità, a demoralizzarmi. Ma lo spirito battagliero che da sempre m’ha contraddistinto, distintissimo e d’istinto, eh eh, nella mia vi(t)a “peccatrice” e al di sopra delle finte moralità comuni, m’ha portato a “naufragar” in un’altra ottusità!

M’imbattei, ah quanto dovetti battermi per non esser abbattuto, in una che sostiene che dovrei addirittura “vergognarmi” perché mi auto-pubblico. Ella disdegna infatti gli spiriti creativi come me, oramai disancoratisi dalle case editrici “serie” che invero pubblicano solo raccomandati e figli di tal dei tali, e mi consiglia di lasciar stare. Che dovrei, sempre secondo il suo parere “rispettabile”, abbandonare le velleità da scrittore, abbassar le ambizioni e attenermi a quella che invece, senza aver letto nulla di mio, considera folle eccentricità persino ridicola. Insomma, mi deride platealmente, col “consenso” delle sue vecchie certezze e mi sputa in faccia. Da anni insospettabili, di tutto petto, quando le mie armonie esistenziali non vengono (cor)rotte dalla barbarie del pensiero comune, tradizionalista, infidamente conservatore e maligno riguardo alle novità, mi batto invece affinché le innovazioni, come le mie, letterarie e non solo, possan trovar spazio fra mentalità fredde, barricate nel pregiudizio e figlie della falsa “cultura” meno democratica e aperta appunto al nuovo. Forse tal mia intraprendenza cadrà nel vuoto, ma “rinvengo” Joe Pesci sul set di The Irishman, e la giornata si fa di nuovo più bella. Un capolavoro.

di Stefano Falotico

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Sono un giostraio di Woody Allen, un po’ goofy, mentre Fofi non è meno trombone dei Nolan che “ammazza”


20 Sep

Sì, sta per uscire il nuovo film di Woody Allen, e ci è stata mostrata la prima locandina incantatoria, anzi, incatenata alla giostra delle nostre emozioni più nostalgiche, più “asciugate” laddove Coney Island fa l’amore coi gabbiani nei cieli tersi di una New York da cartolina. E io andrò a vederlo, non credo vi rinuncerò, sebbene non abbia amato l’Allen recente, troppo macchiettistico, superficiale e persino “cartoonistico”. Penso che quando riesce a bilanciare le serietà bergmaniane all’umorismo ebraico da uomo che ne ha passate tante, e dunque può ironizzare con gusto sulla vita, faccia centro. Ma si vedrà, ah ah, come già detto. Poi ho voglia di rifarmi la “bocca” con questo Belushi panzone, che pare stia vivendo una seconda giovinezza.

Ma, adesso, mi concentrerei sulla recensione di Fofi, apparsa nell’Internazionale (che potrete “raccattare” andando in giro su Google, non mi perito a linkarla perché spesso il web fa strani scherzi e poi cancella tutto…), inerente o, meglio, distorcente… (a) Nolan.

Fofi non ha torto su tutta la linea e che il film non fosse un capolavoro lo si sapeva già… noi europei, più esigenti, meno trionfalistici e amanti della pomposità degli americani che l’hanno “strombazzato”. Fofi però non lesina sulle parole cattive e alla fine addirittura lo classifica come filmaccio.

Vi estraggo i pezzi più “esaustivi”, tralasciando la parte ove cita film del passato, che credo sia poco interessante per il nostro “discorso” ed è soltanto sfoggio “decorativo” delle sue conoscenze:

Dunkirk è un film brutto e detestabile per molti motivi, un fallimento anche spettacolare e anche per lo standard ruffiano ma solitamente efficiente del suo autore-demiurgo, un divo del jet set anglostatunitense come quelli di cui tratta Hanif Kureishi nel suo ultimo e splendido romanzo-farsa. So di irritare i suoi fan e gli pseudocritici del web, vittime consenzienti della stupidità programmata dai poteri (web = ragnatela, in cui il capitale contemporaneo cattura e divora o, al meglio, castra i moscerini che siamo), ma la perdita di senso dell’esperienza, e in questo caso dell’esperienza estetica e prima ancora morale, va combattuta con tutte le (poche) armi che si hanno a disposizione.

Partiamo dal titolo, che i distributori italiani, genìa ipercolonizzata, hanno lasciato in inglese, fingendo di ignorare che la città di cui si parla sta in Francia e si chiama Dunkerque. È legittimo che gli inglesi la ribattezzino, come noi ribattezziamo, per esempio, London in Londra, Paris in Parigi. Ma non siamo nel Regno Unito e lasciare il titolo inglese è un atto di sudditanza altrettanto imbecille che se si ridistribuisse in Italia, che so, L’oro di Napoli chiamandolo L’oro di Naples.

Questo, ovviamente, non è imputabile a Nolan. Il cui film, tronfio e meccanico e noioso, sta in piedi per la musica roboante e invasiva, ossessiva, di Hans Zimmer, più sound che musica. E un regista che si serve della musica per dare unità e pathos a una storia che altrimenti non regge, è, da sempre, un regista che non sa come emozionare, e che di emozioni vere non si intende. Effetti sonori più che effetti speciali, e comunque effetti, trucchi, tecnica, non un linguaggio autonomo e creativo. E siccome è più facile in laboratorio produrre effetti speciali con gli aerei (il cielo) che con le navi (il mare), dagli con le picchiate e con i primi piani degli aviatori, inespressivi perché il loro volto è nascosto da caschi e occhialoni.

S’intuisce che Nolan, in assenza di ispirazione perché in assenza di convinzione, e avendo ben presenti le bravate del maestro numero uno tra i registi tromboni, Steven Spielberg (ben più astuto di Nolan) in Salvate il soldato Ryan, pensasse al suo film come a un oggetto compatto, come a una sorta di sinfonia sonoro-visiva circuente e stordente, dove il flusso dell’azione fosse appena interrotto da personaggi-guida che scandiscono la buriana senza però spezzarla, senza cioè che l’umano riesca a prevalere, sia pure per poco, sul dominio della macchina.

… film di Nolan, la cui maggiore odiosità sta nel cosciente o incosciente progetto di abituare i giovani spettatori a una visione della guerra imbecille e retorica e disumana. Quei giovani spettatori che ben potrebbero, in mano a governanti mascalzoni e a un capitalismo guerrafondaio che domina i mezzi di comunicazione e finanzia i Dunkirk, trovarsi a fungere da carne da macello per le guerre future, come già accade in molte parti del pianeta. E che oggi applaudono i filmacci kolossal che li abituano all’idea del massacro, pensando però che non saranno loro a crepare.

 

Parole come sempre esposte con enorme padronanza del linguaggio e cultura indubitabile, che quasi quasi ci persuadono al cento per cento che sia una boiata. Ma Fofi, oramai ottantenne stagionato della disillusione più pericolosa, talmente idealista da sfiorare il ridicolo più allarmante, lo conosciamo. Da oramai tre decenni almeno, stronca per “partito preso”, è il caso di dirlo, vista la sua militanza comunista sino al parossismo più paradossale, i registi che gli stanno antipatici, a maggior ragione se sono gli esponenti di un Cinema “grandioso” e spettacolare. E quindi pollice giù all’oramai rincoglionito Goffredo (mi perdoni, “esimio”), che prende fischi per fiaschi e va “avanti”, anzi di “Unità!”, coi paraocchi più tristi. Ma che il film di Nolan non sia la mastodontica opera che, comunque, certamente si aggiudicherà molte nomination agli Oscar… io l’avevo già detto, meglio di lui, con toni canzonatori ben più leggeri e dissacranti, senza la sua seriosità da trombone, non migliore dello Spielberg che lui tanto vorrebbe veder morto e crocefisso.

Nella vita, caro Fofi, bisogna essere obiettivi, e lei lo è, glielo riconosco, senza sfociare nella Critica troppo cinica e talmente assurda da sconfinare nell’idiozia. Comunque, le stringo la mano per il coraggio. Lei il suo tempo l’ha fatto e non comprende la “modernità” frenetica ed effettistica di Nolan, capisco, nemmeno io “ci arrivo” più di tanto, ma sparare così a zero sa di fascismo peggiore del più bieco e ottuso comunismo.

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