E non faccio le vacanze da una vita nella mia vita vagante eppur non di emozioni vacante.
Ma apprendo, in tarda ora odierna, che tal Bergoglio atterrerà con l’elicottero, quindi reciterà l’Angelus e poi andrà alla mensa dei bisognosi, col Sindaco in “pompa magna” in questo papocchio disumano che è la mia Bologna, città che mi diede i natali e in cui rimango anche a Natale, festeggiando col presepio della mia vita lontana dalle false prosapie e non credente in padre Pio.
Sì, sono un burlone, un elemento san(t)o in questo sfacelo contemporaneo, l’apoteosi della carne fattasi ascesi, eppur alle volte soffro di ascessi poco “metafisici” che mi fan patire più delle stigmate e a qualche persona, nella stima, scendo. Io la verità discendo pur non essendo del Cristo un discepolo. Sono scapolo e in vasca da bagno, come tutti, mi gratto le scapole, “mollandone” qualcuna in silenzio “religioso”, nell’idromassaggio emolliente del viver di pet(t)o in fuori e remoto dal voler essere un premier in pectore. Sono il discendente, a proposito di “discernere”, ah ah, di Edgardo Mortara, fatto ostaggio di questi Asinelli felsinei così, vi dico, peccaminosi, di pettegolezzi smaniosi e, invero, anche un po’ maniaci. Sì, questi bolognesi medi mi alzano spesso il dito medio mentre in Via Indipendenza ordino una pizza da Altero, da uomo che vive di sua esistenza capricciosa nelle quattro stagioni dei miei umori balzani, unti da presuntuosi dottorini alla Balanzone, insomma sono l’incarnazione della Madonna della più fiera alterità. Ah ah, tant’è che le donne, alla mia vista, gridano Oh, Gesù, Giuseppe e Maria!, facendosi il segno della croce affinché non possano, ah ah, attentare alla mia falsa verginità. Mi maledicono perché da me son tentate eppur le cago a stento. Vergine lo sono solo di segno zodiacale, essendo già stato traviato, in questa mia vita travagliata, anni fa, quando dimenticai l’acqua benedetta per “intingerlo” in qualcosa di egualmente bagnato/a. Non è blasfemia, è l’ironia consapevole di un uomo saggio che non porta il saio, che eppur ha letto Il nome della rosa, che ancor di Eco echeggia nelle mie memorie…
giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questa pergamena testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui mi accadde di assistere in gioventù, sul finire dell’anno del Signore 1327. Che Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto allora avvenne in un luogo remoto a nord della penisola italiana, in un’abbazia di cui è pietoso e saggio tacere anche il nome…
Ebbene, mi confesso, prete, giunsi congiunto alla Fede nel mio peccar quotidiano alla magra coscienza del mio testimone perplesso in questa Terra maledetta da Dio, e preda del demonio che, nonostante dai cristiani venga demonizzato, si accanisce sui poveri cristi e non fu debellato da Max von Sydow ne L’esorcista. Ah ah. Mi perdoni perché, oltre a essere un uomo peccante, uso spesso sopra i maccheroni il piccante. Non ho altre colpe da riferirle, se non che l’anno scorso amai The Young Pope del Sorrentino.
Amici, fratelli della congrega, qui giunti in raccoglimento, cogliete L’attimo fuggente… Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo lo sai che vola e lo stesso fiore che oggi sboccia domani appassirà.
Io, fortunatamente, non son ancora appassito e mi piacciono le passere, cari uccelli in volo.
Sempre sia “lodata”, anche se mi faranno santo per questo mio “sbocciar” nell’astinenza sessuale così “rocciosa” come il fisico oramai flaccido di Schwarzenegger.
Chi ha orecchie per intendere intenda e, sotto le tende, “lo” tenda, chi ha invece quella tendenza, oltre alle orecchie, è ricchione. E, comunque, domani voglio per pranzo le orecchiette con la mia testa di rapa.
Andate in pace, figliuoli…
Eh sì, non mi crocifiggete se affermo, con vividezza giovanissima, che nonostante molte bambinate l’ultima canzone di Justin Bieber spinge “beatamente”. Ah ah. Sono un diavolaccio, siate clementi, e datemi le “clementine”. Ah ah.
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