Iniziano le partite di Calcio. Invero, il Calcio non si è mai fermato. Semmai quello europeo, per la sosta post-campionato. E c’è già chi rumoreggia, facendo “sentire” la sua voce etnocentrica, perché detesta questo sport e si lancia in frasi banali, scontate come un PC svenduto, del tipo “Prendono soldi per dare calci a un pallone, andassero a lavorare, merde”.
No, è un pensiero che non condivido, pur ammettendo che i soldi pagati per Neymar, una cifra astronomica, mi fan accapponare la pelle. Indubbiamente, una matta esagerazione. Ma perché accanirsi sul Calcio? In fondo è uno sport abbastanza coretto, virile il giusto, di sana competizione. Un mistero, forse. Come mai, a più di cento anni dalla sua invenzione, appassiona tanta gente questo prender a calci una palla per infilarla in una porta con la rete? In ciò, nella sua sesquipedale semplicità, consiste il suo fascino, e mi par superfluo non farselo piacere per tirarsela da “grandi” pen(s)atori e intellettuali, invero un po’ d’accatto. Prima del business miliardario, che sicuramente non gli sarebbe stato gradito, il Calcio era l’attività sportiva preferita da un luminare come Pasolini. E la lista non certamente si ferma solo a lui. Insomma, godiamoci, finché possiamo, questi uomini “in mutande” che danno calci a una sfera. Il mondo non è piatto, non appiattiamoci a chi, per partito preso, da prevenuto e da chi se la tira, fa il radical–chic de no’ altri.
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