Ebbene, alla veneranda, pasciuta età di 84 anni, scompare Paolo Villaggio per sopravvenute complicazioni della sua vita fantozziana. A parte gli scherzi, se ne va una maschera “pugnace” e indelebile dell’immaginario collettivo, l’uomo che incarnò la medietà servile dell’homo italicus, colui che può vantare di aver creato appunto un personaggio entrato nel Dizionario Treccani. Sì, fantozziano, questa parola viene contemplata… nell’archivio dello scibile… Siamo tutti cresciuti col suo “sfigato”, un uomo vessato dal padrone, amorevole con la sua famiglia, oberato di burocratico lavoro, travolto dalle sfortune, piccole e grandi, ch’eppur vive e resiste, anzi sempre esisterà.
Più volte, anche in questo luogo, scrissi “offese” riguardo il Fantozzi, perché ridere delle “tragedie” è quanto di più bestiale possa esserci, ma d’altronde fu anche la belva umana. E dovreste imparare, uomini “vincenti”, dal suo inimitabile, insuperabile Fracchia.
Se ne va Paolo, nato a Genova, città marina, voce della luna.
E io, Falotico, intendo raccontarvi le mie piccole fantozziananate. Cresco nonostante riceva sempre angherie e in questo esser angariato mangio comunque le meringhe, sostenendo la mia ca(u)sa di giust’arringa. Leggo libri classici che immaginano mondi mirabolanti e, nelle mie vene, scorre la vena di scrittore, di uomo spesso avulso dal mondo e dal “normale” di viver modo, amando Robert Mitchum e la sua grinta ero(t)ica, spendo così le mie giornate, rallegrandomi dell’aria fresca che tiene integra la mia nobiltà d’animo, non prostituendomi a nessuno e non andando a zoccole. In questo esser “superiore”, vengo spesso considerato “inferiore” perché testardo non mi annetto e attengo alle normali attitudini di una quotidianità laida e puttanesca. Non mi svendo e con un fischio sommesso son così messo ma non vado a messa.
Insomma, Fantozzi è un genio, come me.
di Stefano Falotico
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