Tom Cruise, l’emblema del robot di plastica, che negli ultimi anni è riuscito a cancellare con queste brutture che sta girando anche i film autoriali che l’avevano un po’ elevato, si è “lanciato”, senza “paracadute”, nell’affermare che il seguito di quella boiata edonista, guerrafondaia, militarista e reaganiana, che è stato Top Gun, adesso ha un titolo, ove tornerà il nome del suo “eroe”. Come se non bastasse ad ammorbarci con questa “notizia” devastante, tragica quanto la politica di Trump, insiste nell’asserire che il seguito avrà gli stessi toni, pomposi, trionfalistici, retorici, machisti, del primo, e che il cast sarà lo stesso. Insomma, vedremo una McGillis abbruttita dall’incipiente vecchiaia e un Val Kilmer post-“bombardamento” farmacologico dalla cura del Cancro alla gola, e soprattutto rivedremo questo topo platinato di nome Tom Cruise a guidare da “aviator” la ciurma di chi della vita non ha capito un cazzo, e si abbuffa di queste buffonate patetiche, superate, il peggio degli anni ottanta, che sono stati, ricordiamolo, una vera catastrofe per la cultura umanistica.
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