Una verità inconfutabile, gli alieni sono fra noi da millenni e appartengono alla razza cinese. Infatti, l’iconografia che li descrive con gli occhi sottili e allungati non mente, e presto si sveleranno nei bar che possiedono e gestiscono, sprigionando quel che sono davvero, extraterrestri con una cultura orientata proprio a Oriente, fatta di tramonti suggestivi, lunghe carezze alle cosce delle lor calme (con)sorti, letture piacevoli nella contemplazione di una natura che invece l’uomo occidentale rigetta e inquina, creando il caos entropico a cui siamo arrivati, ove quasi tutti, disperati, s’inventano lavori insulsi per affermare che esistono, “spopolano” su YouTube, affibbiando giudizi critici a film che forse nemmeno amano, ove la musica, laddove rifulgeva classica e nelle stagioni vivaldiane, è oggi rumore asettico che incita solo all’accoppiamento brado, alla sessualità animalesca, alla frenesia che impazza, che pazzia.
Allorché, medito, cantando un ritornello invogliante al risveglio, m’incoraggio fra maree strazianti di poesia sfrecciante fra grovigli di emozioni.
La musica italiana io detesto, ma questa assomiglia alle balboiane scalate a Philadelphia.
Comunque, Sylvester Stallone si tinge i capelli, e io divento sempre più stinto, ingrigito eppur colorato, nell’arcobaleno spensierato lirico. Senza una lira, ma qualcuno là fuori regala delle lire. Sì, col bemolle.
E io sono il RE e non DO un cazzo. E De Niro, qui da me fotografato alla taverna SALUTAMI MAMMATA, è al naturale.
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