Sì, il cinismo fa parte di me e me ne corroboro. Scompare John, non Rambo, sebbene sia stato lui a dare il via allo Stallone “italiano” grazie al suo “epocale” film. La storia di uno che riscuote i debiti ma lo prende sempre in culo, vivendo “a credito” sul suo carisma, innamorandosi di una racchia e allevando un cane. Ma non svegliate il can che dorme. Infatti, il Balboa, uno che forse non usava il doposole Bilboa, affronterà Creed con sprezzo del pericolo, col candore ingenuo di chi tanto l’ha pigliato molte volte, quindi ribeccarle non nuoce. Arriverà all’ultimo round, gridando Adriana!!! nel must che tutti noi conosciamo. Avildsen vinse addirittura l’Oscar, rubandolo a Taxi Driver, e qualche anno dopo bissò con un altro successo, col Morita e il Macchio, Ralph, uno che ha la fedina oggi penale macchiata, col suo vincere domani. E qui son Troisi. Perché vincere domani, quando si può perdere ancora? Ah ah. Una delle prime “interpretazioni” della Shue, divenuta celebre per essersi fatta succhiare le tettone dal Nic Cage in Leaving Las Vegas. Poi, De Niro l’ammazzò in Nascosto nel buio, e oggi la sua carriera è un effetto black-out. Insomma, Lemmon vinse l’Academy Award col suo Salvate la tigre, ma nessuno è riuscito a salvare dal Cancro questo “povero” leone di Avildsen. La formula giusta ci voleva! Invece fu Inferno!
Insomma, John è adesso col Diavolo a dar la cera e a toglier la cera, poiché punito per aver girato troppe stronzate. E ricordate: nel quarto Karate Kid, che non è suo, c’è la Swank, che poi avrebbe vinto con Million Dollar Baby. Ho detto tutto. Così va la vita e la morte.
di Stefano Falotico
Tags: Elisabeth Shue, John Avildsen, Karate Kid, Pat Morita, R.I.P., Ralph Macchio, Rocky, Sylvester Stallone