Stronzata serale prima di papparmi i ravioli al vapore dalla rosticceria cinese.
Archive for October, 2016
Max Cady, nel suo De Niro, nel suo delirio, aspetta il trailer di The Comedian
La Sony Pictures Classics rilascerà un peto, no, un “petomane”, Jackie di The Comedian, black comedy di Hackford con uno strepitoso, si spera, Bob. Uomo che fu caudino, no, Cady.
Quest’uomo stropicciato in una corporatura robusta ma atletica da boscaiolo sportivo, che indossa camicie hawaiane nel florido suo pensarsi in Florida, e dal deliro floridissimo nei confronti del suo avvocato, che non lo difese come prevedeva la sua sana e robusta Costituzione.
Eppur aveva ragione nel suo dissennare, no, dissertare filosofeggiante con accenni falotici all’eremitaggio Pop che conosce La piccola peste del suo Henry Miller.
Questi giovani d’oggi ancora acclamano quel bisunto di Tom Cruise, uno che gira film puliti anche quando dovrebbe interpretare ruoli “sporchi”. Che sposò la Kidman per i cuori (ri)belli di quel che fu poi Eyes Wide Shut di un matrimonio tradito da troppe “infedeltà” di Oscar vinti e altri di Magnolia fregati.
Sa tutto Michael Caine de Le regole della casa del sidro, che rubò la statuetta a quella “bella” statuina di Cruise, insegnandogli che si può essere grandi Tobey Maguire anche non essendo stati educati ai “principi” (mettete l’accento dove volete) de Il grande Gatsby. E comunque un culo della Theron vale più di Youth di Sorrentino.
Questi giovani già nati vecchi che (tra)cannano, fan bisboccia, alcuni vengono bocciati e altri troppo presto, sboccati, sbocciano nei fiori del male. Denigrando i genitori che fanno all’amore con la figlia del dottore. Eppur le tre civette sul comò non amano il “cinema” carnascialesco di Rob Zombie, mentre un’altra generazione La casa e chiesa viene educata ai fumetti e alle mezze calzette.
Ricordate: The Comedian porterà al delirio, no, a De Niro il suo terzo Academy Award. Ho deciso io.
di Stefano Falotico
Questa è una stronzata ma una stronzata che ama il cappuccino con la schiuma.
C’era una volta nella mia anima, il godimento della libertà
Ogni uomo anela (al)la libertà eppur essa vien sempre messa in discussione da loschi personaggi che nel nostro (in)cedere incrociamo. Le dita, per non patire le (s)fighe da essi trasmessici, incroceremo sempre, “turlupinandoli” col nostro ingegno e le innate genialità che Dio ci concesse per grazia dei nostri t(r)atti somatici datici in non remissione dei peccati. Poiché, peccando, ci sentiamo più umani, liberi da giudizi coercitivi delle nostre individualità e restii ad adattarci al comune volgo che la fantasia non sa far volare e forse, nevvero, non ha mai saputo ove abita. Nel mio abitacolo, in macchina, mi rendo “gobbo” e faccio perdere il divenir loro macchine mentre, non robotizzato da quest’umanità “efficiente”, molto sulla deficienza, non mi sottometto alla catena di montaggio, ché i montati lasciai vincersi a divenir loro macchine mentre navigo internauta nei miei Mi piace, a piacer mio e mi faccia(n) il piacere se incontro qualcuno che non ama i pacieri. Talvolta, per via dei miei camaleontismi ingrassanti alla De Niro, uso la panciera e ascolto l’ex cantante Gatto Panceri, spegnendo la mia cicca, cioè il mio cervello bruciato, nel posacenere di colui che “adotta” il dopobarba solo dopo aver fatto mix col suo ero(t)ismo d’annata, dunque da uomo che non azzecca mai un an(n)o giusto. Eppur l’uccello mio si muove, “scodinzolando” con “ebetudine” che sa i cazzi suoi. Tu fatti i tuoi e io mi faccio gli affari tuoi, rubandoti oltre alla donna anche il dondolo. Nano che conosceva Dottolo, cioè me.
Ricordate: nella foll(i)a totale, il Genius sa.
di Stefano Falotico
Categoria Miglior Attore, Oscar previsioni
O meglio predictions.
Ancora presto per poter definire la lista dei cinque candidati “Best Actor” per i prossimi Oscar, ma la lista si sta definendo e, a quanto pare, avremo molte sorprese dell’ultima ora.
Scontata appariva la nomination a Tom Hanks per il Sully di Eastwood, ma è uscito a Settembre, troppo presto per il rush finale, per la zampata “vincente”. I membri dell’Academy infatti, si sa, son pigri e si scorderanno, quando arriverà Febbraio, tempo appunto delle candidature, della prova, se non superba di Hanks, almeno da menzionare, da contemplare diciamo così. Una prova solida, robusta, come si dice in gergo, sostenuta da una regia efficace e classica nel miglior stile Eastwood, forse un po’ troppo agiografica e dal minutaggio abbastanza ridotto. Solo novanta minuti di film son probabilmente pochi per poterla chiamare una prova proprio da Oscar. All’Academy piacciono i film lunghi e dunque le recitazioni “prolungate”. Da incorniciare di “durevolezza”.
Molte sorprese, dicevamo.
Se il Denzel Washington di Fences appare quasi cosa fatta anche se, paradossalmente, nessuno ha ancora visionato il film, sicura e certissima sembra anche la nomination per Casey Affleck di Manchester by the Sea, che sta mietendo consensi ovunque. Una prova con la sordina, tutta giocata sulle corde dell’anima, una prova sofferta, intensa, sfumata, prettamente drammatica con punte d’insospettabile leggerezza.
In pole position anche Andrew Garfield per Silence (anche questo un’incognita, visto, scusate il gioco di parole, che nessuno l’ha anche in questo caso visto, speriamo non in una svista) e per Hacksaw Ridge di Gibson.
Ma i colpi di scena non mancheranno, fonti ben informate infatti, a detta dei rumors, danno il redivivo, anzianottone Warren Beatty “a giro di boa” per il suo film, e il grandissimo, il più grande, Robert De Niro per The Comedian. E sarebbe un vero touch down a venticinque (!) anni di distanza da Cape Fear, ultima sua candidatura come Miglior Attore, a prescindere da quella come non protagonista per Il lato positivo.
Staremo a vedere.
(S)The-Fan, il mito? Il matto? Il mitico? No, il peto, riflessioni su Westworld, serie per fessi
Credo che uno dei momenti migliori della giornata sia quando, dopo un buon caffè, “lievitato” fresco, aromatizzato al tuo stomaco in ebollizione, tiri fuori dal “pacco” le palle, no, una sigaretta d’arrotolarsi “torbida” fra le tue labbra al sapor di culo, liscio come una donna che ama gli apprezzamenti su Facebook. Sì, quindi una sigaretta stronza, di quelle che chiedono anche l’odore del dopobarba mischiato al tuo naso all’olfatto acre come una distesa sconfinata di cosce di bagasce. Attimo puro di “sobrio” piacere, maculato in te stravaccato sul (di)vano che ti “accomodi” a guardare una partita di calcio, sguinzagliando il tuo saperci fare col tabacco. Attimo “lindo” di vera “sciolta”, ove i pensieri fluiscono all’unisono del tuo sentirsi sganciato dal mondo. Pensi su come gente penosa e cafona s’accapigli per andar al cinema il sabato sera, riempiendo le casse delle multisala e della loro zombesca “allegria”. Mortifera gente che sbraita, si “spettegolezza” perfino davanti al grande schermo e s’immedesima nelle troie, no, nelle storie. Immaginandosi cowboy di vecchi saloon ove “porchettare” con un drink “slavato” come un treno di Westworld. Avete visto questa serie? La prima puntata non era una puttanata, la seconda si avvicina molto alla stronzata con tanto di scena “lercia” del turista che fa gita sessuale con quattro mignottazze. Molto HBO, molto Games of Thrones, molto cagata di fotografia davvero “Nolan”, davvero da “futurista” dell’immaginazione. Da esteta mentecatto, più che altro. Sarà che a me la società è sempre parsa robotizzata e dunque queste macchine “umanizzate” non mi stupiscono più di tanto. Eppur Ed Harris cerca il labirinto per trovare la soluzione al suo cervello bacato. Nel frattempo buca gli altri androidi, mentre la regia si sofferma su sangue zampillante “a palate”, e “pialla” le immagini con resa tecnica “rasoiante” nell’idiozia di massa che si “eccita” per tali mitragliate. Ah, hai visto che luci nella scena in cui la Wood vede gli indiani? Che movimenti di macchina, che taglio alle inquadrature, quasi malickiane, quasi “orizzontali” nel sol tramontante nella verticale della cinepresa pel culo.
Di mio, credo che De Niro di The Fan avesse capito tutto.
Se De Niro ce l’ha contro Donald Trump, io “ce l’ho” per cazzo mio
Avrete assistito al video che ivi propongo in cui De Niro, imbufalito per “esigenze” di copione, fa campagna pubblicitaria alla Clinton insultando “gravosamente” il candidato repubblicano alle presidenziali, cioè Silvio Berlusconi d’America.
Egli, con (ar)dire “ingenuo”, da querela, offende Trump definendolo un ma(ia)le, un cane, un idiota imbarazzante al quale desidererebbe “fornire” un pugno in faccia.
De Niro ha le sue ragioni, perché conosce il wag the dog per spingere la Clinton a fare un pompino allo stagista, no, statista inaspettato Trump.
Io, invece, con accento oggi meridionale e domani nordico sullo scantinato, no, scandinavo ubriaco in allegretto tristanzuolo, sollecito la mia mente a inacidirsi maggiormente essendo “uovo” da strapazzare e da taluni perfino considerato pazzo in quanto non (omologa)bile al “gioco di palle” di massa(ggiattrici), uomo, non caporale e nemmeno pollo, no, politico, eppur apolide, probabilmente policromo.
De Niro guadagnò milioni di dollaroni e ancor ne “fruisce” con Dirty Grandpa, laddove il goliardico si fa cinepanettone di “puntura” nel culetto sociale, solidale alla “fierezza” dell’uccello libero da pensionato che sa quanto (non) è un coglione. Fottere, fottere, fottere è sempre stato il mot(t)o perpetuo degli States “un(i)ti” d’America e anche De Niro, “attoreggiando” e volendo vincere Oscar, s’adeguò al puttanazzo, no, all’andazzo.
Il problema è alla base. La gente disoccupata viene “occupata” solo da emarginazioni stigmatizzanti, Cristo vien preso pel culo dal terrorismo “nietzschiano” dei cattolici finto religiosi e poi ce la prendiamo con l’Islam quando tutti, tranne me, usano maschere per acquisire privilegi, e in questo delinquere non m’adatto, non m’annetto, “bombardando” solo me di antidepressivi per reggere alla foll(i)a altrui.
Tutti si accapigliano per partecipare al grande fratello prima ancora di esser “VI(S)P(i)” e Teresa coltiva le patate non dando la sua “fritta” e “venuta” col buco nonostante cuocia la torta di “mele”.
Di mio, tiro a campare, segandomi da solo.
Io non mi schiero con nessuno, son Chris Walken de La zona morta e so che, in fondo, sia destra che sinistra son guerrafondaie. Sono però un personaggio atomico, alle volte autonomo. Soprattutto masturbatorio, sostanzial-mente uno che sa il “fallo” suo, no, scusate, il Falotico di tua sorella, che “viene” con me e vota per te. Chi fa da sé (ne) fa infatti per tre. Ai cazzi miei ci pen(s)o io, al cazzone tuo ci penserà l’assistenza.
Eppur m’incazzo. Ridere. Grazie, applauso.
di Stefano Falotico
Clint Eastwood regista, Firefox
Si era interrotta ma eccola (in) ripresa. La tappa di avvicinamento a Sully, altra opera magica del sesquipedale Clint.
Come di consueto, dal Dizionario Morandini, traiamo copia-incolla.
Firefox – Volpe di fuoco Firefox USA 1982 GENERE: Avv. DURATA: 124′ (137′) VISIONE CONSIGLIATA: T CRITICA: 2 PUBBLICO: 2 REGIA: Clint Eastwood ATTORI: Clint Eastwood, Freddie Jones, David Huffman, Warren Clarke, Ronald Lacey, Nigel Hawthorne
Un pilota di jet in congedo è scelto dai servizi segreti per rubare un aereo da guerra sovietico invisibile ai radar, con uno scudo quasi inaccessibile ai missili nemici e che funziona solo con un pilota che pensa in russo. 8° film di Eastwood attore e regista, forse il peggiore, in bilico sulla fantapolitica, ma con le cadenze di un thriller e un’ideologia reaganiana. Tratto da un romanzo di Craig Thomas. Prestigiosa la fotografia di Bruce Surtees. Effetti speciali di John Dykstra.
La bara(onda) dei fessi, Westworld, ammazza… che fessa! No, che “festa”
Che io sia un genio è inconfutabile e non osate contraddirmi, semmai dosate. Non colpe addossatemi. Se volete disossatemi, ma metafisico fuggirò sempre (ere)mitico nella mia realtà (non) d(or)ata.
Assisto impotente, eppur sessualmente potentissimo, a un caravanserraglio d’emozioni ratte, sì, un’umanità “disgelata” da serra(glio) turba il mio porco, no, orto botanico. Mentre gli altri van a bottane e offendono il prossimo disegnandogli addosso etichette ammorbanti, io me ne sto con la cerbottana a “pescare” zanzare, andando a farfalle mentre il mondo falla e poco sapiente-mente usa il fallo. È tipico tal atteggiamento del Falotico, uomo “microscopico”, biochimico, encefalitico, “fallito” e fanatico, lunatico e pindarico, “arcobalenico” e colorato, sfigato e incazzato, superbo e insuperabile come il tonno Rio Mare, saporito come un pesce fuor d’acqua e stupito dagli stupidi. La gente s’accanisce per veder l’ultimo film di Woody Allen e rincorre le (car)casse al botteghino sperando di recensirlo in maniera calligrafica come la fotografia satura di Vittorio Storaro, uno che al terzo fotogramma, Apocalypse Now a parte, ti ha già annoiato con le sue “fluorescenze” chiaroscurali da Mar di Sorrento e un “tedio” cartolinesco delle sue immagini “perfette”. Insomma, uno da “cornici” dei viali nostalgici del suo affogare tutto in colori accesi, limpidi tanto da accecarti di “bellezza”. Sì, si dannano per questo Allen d’annata, e stasera vedranno su Sky Atlantic Westworld, altra mega-cagata confezionata per un pubblico di luss(urios)o. Io mi sparai Allen, diventando negli an(n)i malinconico e depresso come i suoi film bergmaniani, e stasera guarderò in originale sottotitolata questa serie scritta da Jonathan Nolan. Masturbandomi di neuroni erti a orgasmo “filmico” meglio di una scopata con quella Rachel Wood. Datemi retta, uomini “retti”, è una scoppiata. E tutto in fondo è una stronzata.
Ricordate: chi vive pigramente, non creando come me libri, non è un uomo libero, e si è, da fesso, già scavato la fossa della noia e dell’ubriachezza “goliardica”, di gola, di non aver davvero fame.
Affamati. Mettete l’accento ove volete. Ma soprattutto volate e “invogliatela”. Nel vecchio West vivevano per la frontiera, oggi gli “intellettuali” vivono per la fronte. E per la figa, no?
Firmato Stefano Falotico, uomo poco robotico, molto “stronzotico”
Le eccezioni che (non) confermano la regola, grande Warren Beatty
Personaggio assurdo Warren, amante, come da sue dichiarazioni, testimonianze e biografie, di migliaia di donne. Accasatosi da anni con Bening Annette. Che, a distanza di un quindicennio, se ne salta fuori con questo film. Il primo trailer non mi aveva entusiasmato, anzi. Ma questo invece mi ha convinto. Ottima ricostruzione e un senso di pura nostalgia che emana Cinema color Hollywood che fu.
Da vedere. E inoltre la storia di Howard Hughes è sempre fascinosa.