Nolan, in quel della Scandinavia, no, nella Gran Bretagna, no, sulle coste danesi, forse curdo-polacche dell’entroterra russo ai confini con un western battagliero dal sapor medio-orientale ed eastern “sudista” fra (non) pacifisti nordisti, ha iniziato le riprese di Dunkirk, nuova sua poco fantascientifica “stronzata” mega-galattica di sto(r)ica presunzione, con un cast d’eccezione, Branagh, Mark Rylance, Tom Hardy & Cillian Murphy. Già si preannuncia una cagatona pretenziosa come d’altronde tutta la sua filmografia “esagerata”, bellissima o forse pessima, fra cavalieri risorgenti en travesti di Batman, detective “insomniaci” per remake “insomma insomma”, interstellari prese per il culo alle serietà “relativistiche” di Einstein, etc…
Mentre la Lucky Red, a metà anno, oggi insomma, annuncia la distribuzione italiana del prossimo film di Scorsese, The Irishman. Pesci fa orecchie da mercante e rifiuta, momentaneamente (?), la parte dell’imbufalito Bu(f)falino, De Niro tornerà con Martin a distanza di oltre un ventennio, e il film segnerà inoltre la prima collaborazione fra lo Zio Marty, appunto, e Al Pacino, appena reduce dall’impresentabile Conspiracy con quel trombone di Hopkins.
Sì, ma fra i due litiganti “blockbuster” m’attizza di più Scorsese. È più Cinema grande, vero, umanistico, gangsteristico, meno manierato eppur manieristico, un Cinema di pistol(ettat)e, altro che le piroette di Chris.
Con buona pace dei “futuristi”-progressisti, preferisco il Cinema “vecchio” e classico dell’unico Maestro.
di Stefano Falotico
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