Archive for May, 2016

Richard Gere ne i Tre Cristi


09 May

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Giunge direttamente dal mercato dei film di Cannes la notizia secondo cui, dopo L’angolo rosso, Jon Avent e Richard Gere torneranno, rispettivamente come regista e attore, a lavorare assieme per il film Three Christs. Trama “semplice semplice”, cristologica, appunto: basato sulla novella autobiografica di Milton Rokeach, il film seguirà le “strambe” vicende psichiatriche di un dottore (Gere) dell’Ypsilanti State Hospital in Michigan, che dovette “risolvere” la vita di tre pazienti, ognuno dei quali si credeva e affermava di essere (un povero) Cristo.

Ora, Gere ha il suo fascino buddista che potrebbe giovare a tale operazione… in lui, ex sex symbol“decaduto”, son ravvisabili i tratti fascinosi di colui che per molto tempo scopò Cindy Crawford e interpretò svariati film romantici in stile Pretty Woman. Sì, Gere, nonostante i capelli ingrigiti, anzi “imbiancati”, possiede a tutt’oggi il carisma del “redentore”, di colui che può salvare i matti dai loro deliri onnipotenti con la “potenza” dei suoi occhi al sapor “Ti faccio passare io la voglia di crederti Dio, mi basta lo sguardo da cazzone col sessappiglio magnetico e ipnotizzatore delle mass(ai)e”.

Ma la questione potrebbe risultare anche un’emerita stronzata. Il problema è alla radice. Credo, in veritas, che molte persone, in questa società, si credano al di sopra delle parti e pensano davvero che la loro vita sia una missione “salvatrice”. Al che, ecco pullulare i predicatori, i fanatici religiosi che tanti scempi terroristici hanno compiuto, ma non “da meno” sono quei dementi che si credono, al contrario, incolpevoli e non porgono mai la loro guancia al prossimo perché ciò costituirebbe un segno di “troppa umiltà” e quindi, a detta loro, un’offesa alla loro dignità.

Siate clementi affinché la pace regni in questo mondo. Guardatevi in faccia e pensate a guarire prima negli animi vostri corrotti al fine che le coscienze di tutti possano ascendere al cielo.

 

Parola di Gesù, e chi crede al Nirvana è un idiota.

 

– Che la Madonna v’accumpagni… cari fessi che, come diceva Totò, davvero pensate che la Madonna abbia tutto questo tempo per accumpagnarvi.

Ah ah, e qui sono Al Pacino de L’avvocato del diavolo. Colui che (spoiler) in Sfida senza regole si credette Dio.

In buona sostanza, vivete la vostra (r)esistenza senza troppi “Cristi santi!” nella testa. E non smadonnate se la cantante Veronica Ciccone la diede quasi a tutti ma non a voi.

 

di Stefano Falotico

PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

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Un “irresistibile” seduttore, forse solo un provocatore, ma che attore


09 May

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Credo, a ragion veduta, che Jerry Lewis fosse un genio. E su questo non si discute, specie quando incarnò il suo Dr. Jerryll che di notte si trasformava in un “licantropo” dilettevole e “dovizioso” di “gelatina” verso il “gentil” sesso, sfog(gi)ando il suo machismo incontrastato…

Sì, ancora reminiscenti son certi miei discorsi “deficienti”, che porsi alle donne con inconsapevole “idiozia”. Ricevendo (mal)sani colpi alle palle e, quando mi andò meglio, dunque non “entrò”, delle “spallucce” irridenti il mio savoirfaire del cazzo.

Non me le ricordo tutte a memoria, molte, un’infinità corteggiai con incoscienza degna di un vero lupetto. E altrettante volte esse si “catapultarono” a me riempiendomi di “cioccolata calda”, così come furono (altret)tanti i capitomboli del mio “sciupa-maschio” molto nella “tomba” e poco tombeur. Evviva Tom Berenger, vero “duro” oramai andato a puttane.

Ma non perdiamoci nel mio “Platoon” seduttivo quanto la bomba atomica “sexy” della mia risata beffarda al caffè “nucleare” di esplosione ormonale non in “quelle” zuccherata…

 

– Donna, sono lontani i tempi in cui le mie tempie volevano appoggiarsi a te come in quella tua foto morbida col cuscino vellutato.

– Che vuoi dire, scemo?

– Straziami, accoccolandoti sciolta.

– Sei una merda. Basta!

– Succhia(mi), spossami ma non sposarmi.

– Maiale!

– Non è un male!

 

Ripen(s)o a tutte le mie conquiste oramai “scioltesi” nel cappuccino amaro di queste mie mattine già stanche.

Sì, “venni” molto di saccarosio ero(t)ico molti an(n)i fa, quando tutte mi si concedevano per via dei miei occhi neri e maculati nell’ambiguo tenebroso che sa il “fallo” suo. Esse capitombolavano nel mio cascamorto con facilità incredibile. Bastava che alzassi le sopracciglia e capivano al vol(t)o che ero un marpione di classe inestimabile. Mi spossai nei loro (di)letti ma giammai una, che fosse un(t)a, sposai. Perché, dopo averle accalappiate, le lasciavo soltanto in quel posto “acchiappate”. Ah, quante chiappe, mie (s)chiappone. Donne di ogni risma che “c(r)ol(l)avano” di fronte, anche “di dietro”, al mio carisma, tante care(zze) pronte a “slinguazzarmi” anche quando, invero, non molto curandomi, avevo i denti cariati. Sì, ero un pastore tedesco che se le faceva perfino, che “finezza”, “a garrese”, fra posizioni orizzontali e le vie decumane della città ai miei piedi, senza nessuna incinta. Ci “scopò”, no, scappò, miei scapoli, anche un incidente. Ma fu qualcosa d’accidentale, nonostante, dopo aver a lei sganciato la cintura…, sì, mi cinse e il “mio” non tanto si strinse, pur essendo di “pura” essenza fra le sue gambe cinto.
Dunque, mi sveglio e, dopo queste sveltine, so di essere Jim Carrey di Bugiardo bugiardo.

 

di Stefano Falotico

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Battute scatologiche


09 May

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Bene, manca una sola giornata alla fine del campionato di Serie A ma i giochi, ahimè per il Verona e il Frosinone, sono (s)fatti. Carpi e Palermo battaglieranno per non retrocedere, anche se il Palermo è ampiamente favorito nella classifica.

Ma preoccupiamoci della squadra della nostra città. Ecco, il campionato del Bologna Football Club 1909 si può brevissimamente sintetizzare così: una prima fase in cui non carbura per niente, con solo due vittorie nelle prime dieci giornate, quindi la rimonta incredibile e un repentino, quanto inquietante, successivo afflosciamento. Che però lo/a salva a una giornata dalla FUNE.

Fine. O quasi.

Aspettando gli Europei del cazzo.

 

A Roma è esplosa una nuova, anzi vecchia, palazzina.

Nel mondo, ogni giorno, esplodono molti pazzi(ni).

 

Molta gente è ossessionata dal fallo, no, dal fatto che non scopa o scopa poco e male.

E così scoppia.

La vita è questa, scop(pi)ati. Non accopp(i)atevi.

Non frust(r)atevi.

Pene per tutte, anche per tutti, se sono omosessuali. Non (di)sperate.

 

Molta gente guarda (al)le donne pen(s)ando che debban esser tutte sempre b(u)one.

Invece, molte racchie hanno il loro perché.
Sì, di essere racchie. Abbiamo bisogno di racchie per poter fare un confronto.

Sì.

 

 

di Stefano Falotico

Anche Jena Plissken è invecchiato da rincoglionito


09 May

Sguardo da Babbo Natale, macchie sulla pellaccia spugnosa, occhio perso e canuta capigliatura da babbeo, appunto.

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I lib(e)ri di Stefano Falotico


07 May

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Medito sulla putrescenza di molta gente che le mie genialità vorrebbe ostracizzare per catalogarmi in qualche compartimento, o “dipartimento”, “mentale”, e si danna in diagnosticanti etichette d’appiopparmi per svilire la mia creatività “veemente”, insistente, generatrice di una marea oceanica di libri che potrete in vendita trovare online se una ricerca effettuerete nell’indagare…

Spunta un fake su Facebook che mi “addebita” la malattia di allucinare sulle sue plateali, eppur criminosamente celate prese in quel posto. Avanzando l’ipotesi che m’immagini tutto e sia lui… “venuto” senza d(i)ritto nella mia privacy solo per “vivacizzare” un po’ la “discussione”. Io pacatamente, moderato, misuratissimo, poi con brio e giovialità euforica, gli anticipo i miei progetti letterario-cinematografici e lui, quando “scocco” la mia nuova freccia all’arco del mio esser vulcanico, presentandogli la mia prossima opera, Il cavaliere di San Pietroburgo, attualmente in fase di editing, m’apostrofa con un clamoroso, proocatorissimo: “Falotico, scriva il cavaliere di Roma nord”. Sbertucciando quindi la mia “precarietà” economica e dandomi, sempre nascostamente di chat pusillanime, irriguardosa, mentecatta, “rissaiola” e offensiva al massimo, la patente di “accattone” che si “prostituirebbe” pur di far valere il suo “millantato” talento. Insulto facile. Che sia appunto lui quello “facilone?”.

Io non ho da svendere il mio genio, da costui (pres)unto, e non biasimatemi se ancor i miei libri, di mente libera qual possiedo, desidero vendere. Perché mi par lecito voler che vengan letti. Cosicché possa scardinare (de)menti invece imprigionate/i da vetusti schemi (il)logici, che si nascondon “bene” dietro Laure(e) e altri pezzi di carta che, come Totò insegnava, se son solo il “baluardo” per definirsi “superiori”, posson servire solo per spazzarsi il culo. Meglio una serva che serve/a a questi “severi inservienti” delle banalità scolastiche… che piglian per il sedere.

Di offese come queste, più s’accresce la mia biblioteca di nuovi titoli, più dai detrattori, molto ratti invero, non a tratti ricevo. Sì, da costoro, impostori della verità, persone profondamente disturbate e in verità frustrate, le ricevo spessissimo. E son “pesissime”, enormi “prese” appunto. Un “gran” pressing alla mia dignità da questi saccheggiata, ripudiata e “apertamente” derisa.

Ma tali infimi “personaggi” poco meritano le mie attenzioni. Io mi rivolgo a coloro che possano apprezzarmi. Perché i miei lib(e)ri non han prezzo.

E questo è un gran pezzo.

Alla faccia dei mer(da) di pezz(ent)i.

 

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L’estraneo nello specchio di Vincenzo Abate, recensione libro


06 May

L’estraneo nello specchio

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Vincenzo Abate, con ardore “violento”, ci “divora” in quest’allucinante corridoio immaginativo della paura, narrandoci della storia cupa e macabra di un uomo “malato”, inghiottito dalla sua follia o, forse, e questo è fascinosamente raccapricciante, da una verità oscura che si annida nell’asma della sua meandrica mente probabilmente nel giusto, squarciata dal brivido dell’aberrante ingiustizia disumana. Costretto in un manicomio, “gioca” con gli specchi della memoria, che partoriscono tanti mostri della coscienza e l’ineludibile approdo alla tragica (ir)realtà. Una narrazione scorrevole, ottimamente orchestrata di virgole al posto (mal)sano, saltellante nelle “meningi” di quest’uomo “sconsacrato”, disturbato, alienato, in verità vi dico nel savio. Chi lo salverà? Precipizio, urto, urla, schiamazzi del cuore ibernato, (non) liberato, ricordi aprenti il buio dell’anima e un inseguirsi armonico d’abissali, profondissime incognite. Pian piano si disvela il vero, le vene “gridano” la loro sacralità rubata della vita spezzata. E non s’argina il tempo, appunt(it)o, della memoria, che non fa sconti, rosicchia, urtica, mangia, squama, si fa luce o forse fievole, speranzoso crepuscolo. I capitoli “sorseggiano” inquieti l’inquietudine più “vitrea”, ed è un viavai nosocomico di tensione “tagliata” in una prosa forte, decisa, senza fronzoli né voli pindarici, che Abate “delinea” con indubitabile talento da scrittore che sa come “dirigere” un libro “horror”, sa come guidarci nell’abisso e oltre, nella sospensione e riapertura dei lancinanti, ferini dubbi strazianti, un libro “strangolante”. Il libro si “spacca” fra mille “usuranti” ricordi, un foreporter in Corea, confessioni di Dracula, il Mystic River…, Satana che è figlio di Bram Stoker, il celeberrimo delirium tremens, etc, in un flusso ininterrotto di stream of consciousness, ben delineato, “incorniciato” dall’autore, Abate, in modo elegante e senza sbavature, ché si legge tutto d’un fiato, “a bocca aperta” spalancata così com’è vivido e palpabile, lo possiamo annusare, respirare, inalare, introiettare e robustamente sentire, l’em(p)atico, cristallino bri(vid)o di aver “plasmato” la narrazione a sua volontà. Particolarmente riuscito e squisito il capitolo intitolato “Ombre del passato”, in cui Abate fa riecheggiare molte verità inaudite del nostro pazzo mondo e, dietro la figura di Tom, scaglia colpi bassi e “sacri(leghi)” contro la psichiatria, finto “deterrente” per (non) curare l’anima, anzi, intenerendola nella “lobotomia” della coscienza, anziché alleviare i demoni interiori, li soffoca pericolosamente, pronti a riesplodere in furia manifesta appena riaffiora appunto il passato marcio e non lenito. Ed ecco poi la perdita dell’innocenza, la paura del buio, i mostri adulti, immancabili in un romanzo di questo tipo. Il tutto, come già detto, sempre narrato brillantemente e con maturità, acume sottile. Un altro capitolo secco e riuscito è quello del colloquio, ove una giovane donna idealista e dai pugnaci valori vien costretta ad “adattarsi” all’andazzo lavorativo, soffocando tristissimamente le sue ambizioni da letterata…, un bel pugno allo stomaco alla società cannibalistica, fascista e dominata dai soldi più capitalistici. Perché questi capitoli-racconti che appaiono così slegati fra l’oro? Il rebus sarà rivelato alla fine…

Leggetelo.
Lo trovate in Kindle su Amazon.

 

di Stefano Falotico

De Niro per il remake “moderno” di Vacanze romane?


05 May

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“Il Messaggero” riporta che De Niro sarà a breve in Italia, precisamente in quel di Roma, per girare questo rifacimento. Morando Morandini definì la commedia di William Wyler vispa. Io dico, più che altro, in vespa, così come campeggiava di Gregory Peck e Audrey Hepburn nella locandina storica, con tanto di Colosseo “turistico” e panoramiche cittadine che han fatto scuola mietendo proseliti e un “girovagare” di altre pellicole ambientate, appunto, nella città eterna. Eppur avanzo dei dubbi sula “veridicità” di questo progetto, invero intitolato For You e diretto da uno “sconosciuto” esordiente, autore sin d’ora “solo” di spot pubblicitari, di sue foto Instagram con trattorie in “po(e)s(i)a” romanaccia, ecco, e di alcuni video musicali alquanto raffinati e di “playforwardrewind”. Sinceramente, vista l’età settantenne di De Niro un po’ appesantito, mi pare alquanto improbabile che rivestirà i panni del fascinoso Peck e “carreggi” una magrissima giovincella principessa per la capitale. Forse, a lui sarà affidato un ruolo minore, quello dell’editore, anche se la sinossi, da IMDb, “recita” una trama molto differente:

When the handsome, young son of a wealthy Roman family meets the love of his life only to lose her at once, he rejects his parents’ plans for him and travels to France to reclaim his lost love and own life.

Insomma, più che un remake, mi sembra un film a sé stante, molto giovanile(istico, e De Niro dunque che c’entra? C’entra perché il suo “agente” Danilo Mattei è in “combutta” col Bob e gli ha trovato una parte/icina. E se fosse il protagonista?

 

Roma non fa’ la stupida stasera, tra felliniane donne di colore in calore, complanari, circonvallazioni, amatriciane e qualcosa di “pasticciato”.

 

di Stefano Falotico

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La mia filosofia lebowskiana di vita lunga


04 May

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Se vi dicono che siete degli sbandati, rispondete come Drugo Lebowski un sano, meritato ma vaffanculo.
Se vi prendono di mira per sporchi giochi mentali e ricattatori, opponete ai loro colpi un pugno secco in testa, (s)figurato, alla Bud Spencer.
Se qualcuno vi dà dello stronzetto, ricordate Al Pacino in tutti i suoi film. Specie nella parte del Diavolo!
Se vi rompono le scatole sino allo sfinimento, proponete loro la clip di Massimo Troisi e Benigni in Non ci resta che piangere, soprattutto lo sketch di Un Fiorino! Con tanto, appunto, di lebowskiano ma vaffanculo.

 

di Stefano Falotico

Essere un intellettuale oggi… ne val la pena?


04 May

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Il problema di chi, sconcertato spesso da un mondo mendace e affarista senza scrupoli, indaga nel suo profondo per cercare di “elaborare” il mondo e provare a darne un sen(s)o, un senno, forse un “seme”, è sempre lo stesso: tutta questa fatica val la pena o era meglio adattarsi alla comune massa starnazzante, o(r)ca, che pen(s)a solo, da mattina a ser(r)a, all’“euforica” figa?

Sì, il sesso, come Woody Allen insegnò meglio di Freud, bergmanizzando poi il suo umorismo in fotocopie della sua stracca malinconia oggi, appunto, rassegnatasi a filmetti di “bon ton”, ha un ruolo primario, basilare nel nostro mo(n)do di percepire quest’immonda umanità che sbava e allo sbando è arrapata.

Ecco che il sesso riempie la boccaccia di tutti, ora dopo ora, insinuandosi nei posti di lavoro, nelle battone, no, nelle battutine fra colleghi, fra provocazioni goliardiche e segretarie “golose” di cui, a culo, rider “a sbafo” in (andro)pausa-mensa.

Il sesso, sin dalla pubertà, influisce inconsciamente sulla nostra visione delle cos(c)e. La volgarità oggi non fa più paura e si “esonda” nel noioso straparlar di sesso come fosse una cosa normale.

Cari puri e cari por(c)i, va detto che normale non è perché l’uomo ha una mente ragionante e una coscienza, si spera, evoluta. E tutto questo luridume inzozza solo chi non si rassegna alla “pastorizia” delle pecorine. E qui son pecoreccio!

Ma l’intellettuale, che crede di esserlo, solo perché esalta i film di Nolan, della sua freddezza ha, in cor(po) suo, calore? Insomnia.

Insomma!

Tutto sommato, era meglio il grande Pacino di Donnie Brasco.

Sognate le stelle, intellettuali, ma cosa succede nelle stalle?

Il solito Stallone italoamericano a Roma, cioè chi si crede Sly.

 

di Stefano Falotico

 

 

di Stefano Falotico

Scelte di vi(s)ta: io sono un felice eremita, della mia fan(tasia) il Re Mida, mi spiace per gli altri che sono “affaccendati” nelle invidie e nei pettegol(ezz)i


03 May

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Prosegue (inde)fessa la mia cavalcata fantasiosa nella mia (dim)ora e non scocc(i)a quest’or(t)o da uom fatale senza femmine fatali, senza fate, di mio/a fan(atismo) in-compreso, a volte in compresse quando la tensione mentale si fa stress “occipitale”, comunque lontano, per mentalità, chiamatela pur demenza se vi fa star più nelle cosc(ienz)e “tranquill(ant)i”, dalla civiltà bieca e occidentale, sempre “accidentale”, sempre attaccata ai sol(d)i, a cacciar accidenti se all’altro va “dritto/a”, di “mio” va nelle pene. E sprofondo nel De Profundis, segregato nel mio custodito segreto e perennemente nel mio er(em)o, fra ricordi del passato mio tormentato che ancor, alle (s)volte, mi tormentano, mi pietrificano in una dimensione che oramai, forse giammai, mi appartiene/erà, alzando io la band(ier)a dello star in panne, del ripen(s)ar (im)morale mentre tutto va allo sfascio, forse son solo dei fascisti.

Mi affaccio alla finestra e degli operai rischian di cadere nel baratro del loro “buco”, e fra uno spinello e l’altro mangiano un panino per meno di 1000 Euro al mese. Come siamo messi?

Ma la gente se ne frega e va a messa, benedicendo d’ipocrisia un’altra Domenica “fer(i)ale”.

Proibizionismi nel 2016, libertà turlupinate, minate e chi non si “allatta” al sis(te)ma” vien reso disadattato dallo sguardo perentorio dell’arroganza di massa, ove bisogna rispondere a dei can(n)oni di uniformità glaciale. Che brivido, che “brio”.

Meglio allor la mia digitale biro che continua a scrivere libri per esser tutti più liberi, presto pubblicherò il mio Il cavaliere di San Pietroburgo, terz’avevntura del Clint a cui ne seguirà una quarta. Quadrilogia, forse sarà una cinquina vincente.

Intanto, fra un caffè e l’altro, per Sabato ho subito “piazzato” una scommessina alla SNAI sul Leicester già vincente ma che spero vinca ancora.

È la solita vi(s)ta, una mer(da).

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)