Archive for February, 2016

De Niro è Art & The Comedian with Jimmy Fallon


17 Feb

News sparse di Hollywood, Nicolas Cage, Al Pacino, fra gli altri, anzi, queste/ due


15 Feb

Al+Pacino+Focus+Van+Morrison+Receives+Knighthood+QzoGCKtU8tYl

Al Pacino e i pirati della Somalia

Dopo aver appena concluso, in quel di Broadway, la pièce teatrale “China Doll”, adattata dal suo amico David Mamet (col quale aveva già notoriamente collaborato frequentemente sia a Teatro che al Cinema), secondo “The Hollywood Reporter”, il grande Al Pacino sarebbe già pronto per tornare sul set, stavolta appunto di un lungometraggio. Il film s’intitola Where the White Man Runs Away e verrà diretto dal giovanissimo Bryan Buckley, il quale l’anno scorso s’era fatto notare al Sundance Festival con la pellicola indipendente The Bronze.

La trama, chiaramente, non è ancora stata resa nota ma s’intuisce che verterà sui problemi che stanno affliggendo la Somalia.

Al Pacino interpreterà il ruolo di Seymour Tobin (personaggio fittizio), un ex corrispondente della tristemente famosa guerra del Vietnam e ora reporter “senza censura” dei fatti che stanno accadendo proprio in Somalia.

Ad affiancarlo nel cast, Melanie Griffith e Barkhad Abdi, che “curiosamente”, proprio per il suo personaggio del temibile pirata somalo in Captain Phillips con Tom Hanks, ottenne una prestigiosa nomination agli Oscar come Miglior Attore non Protagonista.

Le riprese del film inizieranno questo mese. E da New York si sposteranno poi, sino a fine Marza, a Cape Town.

Nicolas Cage sarà protagonista di Vengeance: A Love Story

Dal mercato del Festival di Berlino è arrivata questa notizia succosa. Stando alla news, ufficializzata da siti attendibili come “Variety”, Nicolas Cage sarà presto l’interprete principale del film Vengeance: A Love Story, le cui riprese paiono, sempre stando alle fonti, imminenti. Il primo ciak, infatti, dovrebbe essere dato a Marzo, fra neanche un mese. Un progetto “lampo”, insomma.

Ma procediamo con calma.

Tratto dal romanzo di una delle più grandi scrittrici viventi, Joyce Carol Oates, da noi edito dalla Bompiani e il cui titolo è stato “tradotto” in Stupro. Una storia d’amore, la cui sinossi recita:

Niagara Falls, 4 luglio 1996. Attraversando un parco con la figlia di dodici anni, Teena Maguire viene aggredita e violentata da una banda di ragazzi sotto l’effetto della droga. Risvegliatasi dal coma, la donna riesce a identificare i suoi aggressori, ma una furibonda campagna giornalistica maschilista e la compiacenza del giudice portano all’incredibile assoluzione dei colpevoli. John Dromoor, veterano della Guerra del Golfo, appassionato d’armi e idealista che ha soccorso Teena subito dopo l’aggressione, vendica la donna uccidendo per legittima difesa uno degli imputati, mentre gli altri spariscono nel nulla o si suicidano in circostanze misteriose.

Da tale trama, lo sceneggiatore John Mankievicz ha apportato la sua sceneggiatura, e a dirigerne la trasposizione sarà il veterano Harold Becker, da anni oramai assente dal grande schermo ma, del quale, vanno citate almeno due solide, importanti collaborazioni con Al Pacino, il thriller erotico-torbido Seduzione pericolosa e il “politico”, impegnato, civilista City Hall.

Nomi di un certo richiamo quindi per quello che, almeno sulla carta, c’appare come un lavoro che si prospetta di qualità.

L’unico dubbio che abbiamo è questo: a produrre la pellicola sarà la Hannibal Classics, casa di produzione tristemente “celebre” per aver prodotto spesso solo film ad alto tasso di violenza gratuita e destinati perlopiù al mercato home video.

C’auguriamo che questo film sia un’eccezione dallo standard assai medio-basso dell’Hannibal Pictures e che, soprattutto, non si trasformi nell’ennesimo revenge movie cruento e “senza cervello” col solito Nicolas Cage “giustiziere” e reazionario.

Ci spiacerebbe molto perché, come già detto, visti i nomi coinvolti e in particolar modo il grande romanzo da cui è tratto, si sciuperebbe un’occasione ghiotta di fare dell’ottimo Cinema.

 

di Stefano Falotico

 

Jacknife – Recensione da SupergaCinema di Stefano Falotico


14 Feb

Jacknife Superga Cinema Falotico

Mr. Grey, imbarazzante, sbarazzino, pazzino, poco pazzo


14 Feb

Sono io, con espressioni cangianti, alla candeggina, mutanti, forse non indossavo le mutande al momento dello scatto però le scattai scattante.IMG_20160213_162128_190 IMG_20160213_162032_351 IMG_20160213_161941_115 IMG_20160213_161847_120 IMG_20160213_161802_745 IMG_20160213_161726_879 IMG_20160213_161641_122 IMG_20160213_115506_220 IMG_20160213_115446_373 IMG_20160213_115336_473 IMG_20160213_115311_916 IMG_20160213_115204_122 IMG_20160213_115144_456 IMG_20160213_115124_445 IMG_20160212_151611 IMG_20160206_151134_527 IMG_20160206_142156 IMG_20160206_142152

Internazionale di che? Fofi Goffredo stronca Tarantino di The Hateful Eight


11 Feb

The Hateful Eight Tarantino

Nonno scatenato | In America l’hanno stroncato, potato nonostante le “patate”, io, alla Dan Mazer, non l’oltraggio di ortaggi ma lo considero un capolavoro al “sudore”


10 Feb

De Niro Dick

Tanto ha scandalizzato la scena in cui De Niro, dopo il funerale della povera moglie, “beatamente” brillo, tutto rizzo, si masturba nudo sul (di)van(it)o(so) su un por(n)o suo casalinguo, anzi, di “casalingua” fantozziana.

Credo che sia il raging bull che “viene” fuori anche quando l’età va su e “lui” è un po’ “giù”.

È il toro che tira, la vita che st(r)inge, il “prenderla” appunto a culo. Dopo tanta fatica, la figa, senza bisogno di Viagra ma con un De Niro “in mutande”.

Bello arzillo, vivacello di uccellin’ viaggiatore, migra in quel della Florida per espeller la fauna borghese, in mezzo a quella flora appunto floridissima, altro che sua signor(i)a, moscia e morta vivente, Dick è a caccia di una “monta”, no, di una mora, a fare il culo nero a un negro, a spogliarsi della sua “reputazione” e andar a puttane. Care “oche”, v’è anche la presa per il popò del karaoke.

Intanto, gli Stadio a Sanremo cantano dell’amore di un padre, meglio l’ardore di un Dirty Grandpa.

In questo fotogramma, da me “immortalato”, v’è tutto il significato della vita, ch’è un cazzo (f)ritto.

“Diciamocela!”.

Insomma, licealli, ché scommetto abbiate ancora caldi i be(gl)i uccelli, frenate la cultura, sapete meglio di Bob che “crescere” significa sognare un culo duro.

E farselo.

Toro scatenato

UDEP_D22_05369_1400

 

Post(eriore) capolavoro di Stefano Falotico

De Niro is The Comedian


10 Feb

De Niro

Lui è De Niro. Taxi Driver ha compiuto 40 anni.
Le rughe asimmetriche, gli occhi mobilissimi, la barba canuta, il viso di un mito.

Abbiate rispetto per costui anche se sarà Nonno scatenato!

Urbanmirrors.com, la mia Rubrica di Cinema


09 Feb

Da oggi, ufficialmente ne son redattore e firma prestigiosa. Grazie a tutti.

Urban Mirrors Stefano Falotico

Ah sì? Solo De Niro si butterebbe via? E Pacino, Hopkins, compagnia bella e anzianotta, no? Ah ah, non fatemi ridere


08 Feb

Vi dirò di più. De Niro è quello più attivo e cinematograficamente ancora più figo.
Atteso con il già acclamatissimo Hands of Stone e con The Wizard of Lies.
Oltre a The Comedian, le cui riprese inizieranno a giorni.

Nicholson si è ritirato, non si ricorda le battute, Hoffman è ormai un vecchietto simpatico quanto Zia Carmelina, Nick Nolte un ubriacone panzonissimo con tanta bile nel fegato.

http://www.rottentomatoes.com/m/misconduct/

Guarda(te) come ci dà dentro! Ah ah!

De Niro zozzone

Cari altri tromboni e trombati, almeno Bob tromba! Ed è una bomba!

di Stefano Falotico

Balboa, Creed, Chris Nolan, Aronofsky, Miami e Colin Farrell, tutta farina del mio saccottino


07 Feb

rocky-balboa

Miami, la città sfavillante delle notti inebrianti

 Miami, la perla cittadina splendente del sud marino e balneare della Florida. Che si staglia, coi suoi grattacieli futuristici, sull’oceano e che, ogni anno, è meta attrattiva di migliaia di turisti, perché Miami rappresenta il top del fascino urbano moderno. Dedalica, colma di lunghe highway, illuminata soffusamente da una Luna che accoglie le notti insonni e piene di divertimento dei sognatori che ad essa, lucente e ipnotica, approdano.

Miami, la ricca, la virtuosa, l’emozionante metropoli che è stata la location preferita (e come poteva essere altrimenti?) di molti film hollywoodiani. Citeremo l’esempio più eclatante. Chi non ricorda, ad esempio, quella serie televisiva ideata dal grande regista Michael Mann, Miami Vice, col dongiovanni Don Johnson? Poliziotto che vestiva camice hawaiane e, come 007, fra indagini detection torbide e sparatorie veloci, si consolava quasi sempre, a fine puntata, con una nuova bellissima donna?

Serie tanto fortunata d’aver indotto lo stesso Mann a voler dirigere poi lui stesso la trasposizione cinematografica, anzi, per l’esattezza, la geniale “reinvenzione” per il grande schermo, sostituendo Johnson con l’altrettanto macho e sexy, turbolento Colin Farrell. Il primo era “biondo platino” e con gli occhi chiari, il secondo invece mediterraneo e latino ma, in entrambi i casi, il personaggio ha fatto centro magneticamente.

Nella serie televisiva, andata in onda dal 1984 al 1989, Don Johnson veniva accompagnato nelle sue rocambolesche avventure dal nero collega Philip Michael Thomas. Che nel film invece ha preso i connotati del premio Oscar Jamie Foxx.

Senza dilungarci troppo, diciamo che, a parte i meriti notevoli di Mann, famoso per le sue storie adrenaliniche, furibonde ma anche magnificamente romantiche, il successo sia della serie che del film, ammettiamolo, è stato dovuto comunque in gran parte proprio a Miami in quanto tale. Difficile sbagliare, infatti, quando come ambientazione delle trame si ha una città che offre, mirabolante e luccicante, praticamente tutto. Una città già magica di suo.

Come detto, una città “sensuale”, lussuosa ma non volgare, la città di chi sta bene e vuole, soprattutto, stare bene. Una Manhattan allargata ma ancora, possibilmente, più scintillante. Crocevia di turisti, dicevamo, ma anche di commercianti, uomini di potere, di donne mozzafiato, di macchine, come in Miami Vice, appunto, roboanti e, come proprio la città stessa, di gran classe.

Miami, l’unica e inimitabile Miami.

Javier Bardem affianca Jennifer Lawrence nel prossimo film di Aronofsky

A Ottobre scorso, trapelò la notizia, adesso ufficializzata, che Darren Aronofsky, l’acclamato regista de Il cigno nero, stava preparando un film “misterioso”, “untitled”, per il quale aveva scelto come protagonista la sempre più lanciata Jennifer Lawrence (appena reduce da una trionfante vittoria come Miglior Attrice per Joy nella categoria comedy/musical ai Golden Globes di domenica scorsa).

Confermiamo, dopo i primi rumors, invece la news che vede Javier Bardem aggiungersi al cast.

Il progetto è però top secret, non ha, come accennato, ancora un titolo definitivo e sappiamo, al momento, solo poche tracce della trama: la stabilità di una coppia felice viene minata e turbata dall’arrivo di ospiti inattesi che sconvolgeranno il lor apparentemente tranquillo ménage.

Una trama che può ricordare altre pellicole a tematica simile, da Carnage di Polanski sino a Funny Games di Haneke.

Vi terremo, naturalmente, aggiornati presto perché, come detto, il cast ha per ora “solo” la Lawrence e Bardem come attori confermati ma, sicuramente, si aggiungeranno altri nomi importanti.

Rocky Balboa, recensione

Ebbene, mentre proprio in questi giorni, impazza nei cinema di tutto il mondo il settimo, avveniristico episodio di Guerre stellari, ho deciso di andare controtendenza, inaugurando la nostra nuova rubrica di Cinema con una nostalgica recensione, quella su Rocky Balboa, sesto episodio della saga stalloniana sul famoso pugile di Philadelphia, in quanto, è nei nostri cinema il già acclamato spinoff Creed.

Dunque, ecco a voi Rocky Balboa e la mia concisa, “fuori moda”, analisi recensoria.

Ultimo capitolo di questa saga, iniziata con fortuna nel 1976, col personaggio appunto di Rocky, subito diventato icona popolare e di enorme successo, conseguendo nello stesso anno un premio Oscar come miglior film, che diede il via a numerosi seguiti. Una saga costituita da ben 5 sequel, di cui quest’ultimo, Rocky Balboa, è, a mio avviso, secondo solo al primo, insormontabile Rocky. Infatti, dopo l’originale, Rocky diventa semplicemente una macchina per far soldi, “invincibile” a livello commerciale ma sempre più scadente sul piano qualitativo. Per il sesto episodio, Stallone, in questo film attore e regista, spiazza tutti, torna alle origini allestendo un film di particolare “effetto nostalgia”, commovente e d’eccezionale impatto emotivo. La trama è questa: Rocky è rimasto solo, dopo la morte di Adriana, e trascorre le sue giornate nella pigra indolenza, quasi ripudiato dal figlio (che sta facendo carriera nel mondo della finanza) e accompagnato nelle sue meste giornate dal fidato e malinconico cognato.

 

La sua unica attività, abbastanza deprimente, è quella d’intrattenere i clienti della sua trattoria, “Adrian’s”, ove rievoca agli avventori i suoi celebri trascorsi da eroe del ring. Il pugilato che conta è andato avanti però, lui è soltanto “storia passata” e, nel frattempo, impera un nuovo, brillantissimo campione dei pesi massimi: l’imbattuto Mason Dixon. Successivamente, a qualche “fan” ambizioso viene la geniale idea di allestire una sfida-simulazione virtuale, fra Mason Dixon e il nostro Rocky, come se fosse un videogioco, per decretare chi possa essere il più grande pugile di tutti i tempi. Il “gioco” lo vince Rocky ma, nonostante sia solo una simulazione, ciò scatena l’ira di Dixon e del suo manager che provocano Rocky affinché possa riprendere in mano i guantoni, alla sua veneranda età, e dimostrare “davvero” di essere lui il più forte.

Dopo l’iniziale titubanza, Rocky/Stallone accetta e decide di scendere sul tappeto rosso per una sfida “impossibile” per la sua età (?).

Intanto, s’intreccia una storia emozionante con una famiglia un po’ allo sbando a cui Rocky fa da mentore e che lo aiuterà, a sua volta, moralmente, ad affrontare la sua “battaglia”.

Alla fine, Rocky resiste e non va al tappeto, perdendo soltanto per pochissimi punti, ma lasciando intatto il suo mito, perché la folla lo acclama ugualmente, elevandolo a campione soprattutto di umanità.

Un gran bel film, ottimamente diretto.

Aspettando ora Creed, presto nei nostri cinema.

 

Dunkirk, ecco il nuovo, annunciato film di Christopher Nolan

Dopo il planetario successo colossale d’Interstellar, trepidanti, i numerosissimi fan di Nolan attendevano la sospirata notizia che stiamo per darvi, adesso, dopo le prime indiscrezioni, appieno confermata. Finalmente, infatti, dopo mesi d’interminabile silenzio, arriva l’entusiasmante, acclarata news che le riprese della nuova pellicola di Nolan inizieranno parzialmente a breve, cioè a maggio dell’imminente 2016. Nolan, invero, in accordo con la Warner Bros, che la produrrà, aveva già stabilito la data d’uscita nelle sale, confermata per il 21 Luglio del 2017.

Da fonti attendibili quali “Variety”, ne apprendiamo il titolo e la trama.

Il film si chiamerà Dunkirk e narrerà dell’epocale, storicamente vera evacuazione militare di un manipolo d’eroi, durante la Seconda Guerra Mondiale, avvenuta nella città omonima.

Un war movie, quindi, ambientato nella città su citata, che racconterà la famosa Operazione Dynamo, che si svolse per otto lunghi giorni e salvò “miracolosamente” la vita a ben 338,226 soldati.

Sappiamo anche che si stan subito intrattenendo trattative per affidare i ruoli principali a un ricco cast che, sino ad ora, comprenderebbe già i nomi assicurati di Tom Hardy (frequente attore “feticcio” di Nolan, col quale ha girato, come sappiamo, Inception e Il cavaliere oscuro – Il ritorno), Kenneth Branagh e Mark Rylance.

Il film sarà infine girato in IMAX 65mm.

Una notizia grandiosa, al contempo “spiazzante”. Dopo i fumetti e la fantascienza, nessuno infatti s’aspettava che Nolan avrebbe girato un film di guerra.

Fiduciosi, non ci resta che attendere ulteriori, entusiastici sviluppi.

 

tutti di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)