Archive for January, 2016

Casting: Leslie Mann sostituisce Jennifer Aniston per The Comedian con De Niro


16 Jan

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Alcune volte, le cose non funzionano. Chissà perché, forse il motivo non lo conosceremo mai, la bella Jen ha abbandonato questo progetto di Taylor Hackford col nostro stupendo Bob.
Questioni di non feeling? Litigi, già prima delle riprese, col cast e la troupe?

Alla fine, Jen non si è sentita adatta al ruolo? Il mistero rimane, una nuova attrice compare.

E allora Showbizziamoci di questa notizia ufficiale freschissima come Leslie Mann.ù

Exclusive: Leslie Mann is stepping into Taylor Hackford’s “The Comedian.” Mann replaces Jennifer Aniston, starring opposite Robert DeNiro. The best comic in the business, Jeff Ross, wrote the screenplay. Art Linson is producing. When I announced that Aniston was leaving, her fans wrote in like crazy about who’s to blame, etc. These things happen all the time. Scheduling, chemistry, karma, who knows. There is no blame. It just ‘is.’ Each are terrific comic actresses.

 

Sui Corrieri delle Sere, leggo oscenità su De Niro e il suo tocco magico da Re Mida, minchia


14 Jan

Ma costui è impazzito? Ma che film ha visto di De Niro? Solo quelli in cui fa il boss, e non solo sotto stress? Ah ah, rido e piango.

Caro Beppe, finalmente Robert De Niro ha perso il “Midas touch” che lo ha sostenuto per gran parte della sua prolifica carriera. Sono ormai anni che non riesce a convincere nessuno, nemmeno i suoi piu’ afferrati adulatori, quelli che lo hanno seguito da sempre. Ma non e` anche vero che questo mediocre interprete di film di dubbio gusto, deve esser visto per quello che e`: solamente come Robert De Niro? Non esiste una sua interpretazione in cui non appaia come il De Niro di turno. Grazie al genere criminale, e` riuscito negli anni ad accaparrarsi milioni di dollari e milioni di fans, attratti fuori misura dalla cultura mafiosa italoamericana. Non ha forse in passato l`americana “OSIA”, Order Sons of Italy in America, cercato di convincere il governo di Palazzo Chigi, di desistere dall`idea di offrire all`attore americano il passaporto italiano? Cos`ha di italiano Robert De Niro? Con nonni italiani ed irlandesi da parte di padre, ed ancora: tedeschi, irlandesi, inglesi e francesi da parte di madre, di bianco rosso e verde rimane ben poco. Non parla la lingua di Dante, e a dispetto delle sue frequenti visite nel Bel Paese, sempre organizzate da questo o quell`altro sindaco in cerca di pubblicita`, a lui dell`Italia importa pochissimo. I suoi film hanno danneggiato negli anni la nostra reputazione, come anche quella degli italoamericani. Infine, costruendo la sua carriera con brutte interpretazioni, dove si identifica sempre come il “super gangster” di origine italiana, ha distorto il ritratto di migliaia di nostri connazionali, non facendo nulla per promuovere la cultura del nostro paese.

Rimango sconvolto.

 

Joy – Recensione da La Eco del Cinema, non è Umberto


12 Jan

Film che sta dividendo la Critica ovunque.
Anche in Italia, dopo le fazioni pro vs contro, stiamo leggendo recensioni delle più disparate, alcune che a zero sparano, altre moderate, altre annacquate, altre buttate via, sciatte, sciocche oppure per allocchi, perché il film non è, come leggiamo qui, affatto da stroncare.

E io, essendo preso, precis(in)o, correggo qua e là i refusi del testo da me copia-incollato, corsivizzando, al solito, come mia consuetudine falotic(hes)ca, le parole di derivazione straniera.

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“Joy”,tratto dalla storia vera di Joy Mangano, segue le vicende di una casalinga statunitense che è riuscita a farsi strada nel mondo del business grazie ad una serie di invenzioni per la casa, innovative e particolari, non senza ostacoli e problemi sia sociali che economici.
Voce narrante e presenza importante è la nonna di Joy (Diane Ladd), che da sempre ha avuto fiducia nelle capacità della nipote.

Jennifer Lawrence, nei panni di Joy, offre, come sempre, una prova di recitazione impeccabile, coinvolgendo lo spettatore nella sofferenza e nella frustrazione della protagonista, derivante dal fatto che in campo economico e giuridico ci sia un divario enorme tra coloro che ‘possono’ e ‘non possono’ avere successo. Affidarsi agli altri in questo caso è, come si dice, ‘a tuo rischio e pericolo’.

“Joy”: personaggi che conquistano accanto a una protagonista convincente

A condividere le vicende di Joy c’è la sua famiglia al completo, un gruppo notevole di personaggi ben caratterizzati che bucano lo schermo, dall’ex marito della protagonista (Edgar Ramirez), un latinoamericano troppo impegnato a cantare e a diventare il nuovo Tom Jones per andare a lavorare e mantenere la famiglia, a Trudy (Isabella Rossellini), la nuova fidanzata del padre di Joy, una signora ambigua e a tratti illogica nel suo modo di pensare, che fa ridere e allo stesso tempo riflettere. La madre e il padre di Joy (Virginia Madsen e Robert De Niro) sono dotati di uno spessore e di un’umanità incredibili nei loro numerosi difetti e mentalità ristretta, che potrebbero risultare quasi sopra le righe se non fosse per un carattere così ben strutturato da renderli in qualche modo estremamente credibili.

La sceneggiatura: la carta vincente di “Joy”

A spiccare sopra ogni altro aspetto del film è però la sceneggiatura, un piccolo capolavoro che si destreggia agilmente tra profondità, leggerezza e ilarità, permettendo allo spettatore di non annoiarsi mai. L’elemento surreale, molto simile a quello de “Il lato positivo”, funziona in maniera eccellente e offre momenti di pura ilarità che smorzano la frustrazione costante della protagonista, creando una dualità molto piacevole che alleggerisce notevolmente l’elemento drammatico della pellicola.
Le voci inconfondibili di Ella Fitzgerald e Frank Sinatra condiscono quest’ottimo mix di scene drammatiche, comiche e introspettive che legano lo spettatore al destino di Joy.
Dopo “Il lato positivo”, David O. Russell ci regala per la seconda volta un’opera in perfetto equilibrio, ricca di umanità e di spunti per ragionare sulla vita e sulle relazioni umane.

“Joy”: una soap opera come sfondo della vita

Joy episodicIl tocco brillante di “Joy” è indubbiamente la soap opera che la madre della protagonista guarda tutti i giorni della sua vita, una versione ironica di “Beautiful”, interpretata da famosi attori di soap statunitensi quali Maurice Benard e Laura Wright. La serie rasenta volutamente il ridicolo, portando all’estremo alcune caratteristiche delle soap opera americane per creare situazioni improbabili e dialoghi spassosi, ma è interessante vedere come la madre di Joy prenda come oro colato tutto ciò che dicono, finendo per vivere completamente fuori dalla realtà. Un altro spunto di riflessione che invita a pensare con la propria testa e a vivere veramente, e non attraverso storie raccontate su uno schermo.

“Joy”: un messaggio per le donne

La pellicola colpisce soprattutto il pubblico femminile, perché ogni donna almeno una volta nella vita si è sentita impotente, sacrificata, costretta a prendersi cura della famiglia e a rinunciare ai propri sogni per mancanza di tempo o perché chiunque intorno le mette i bastoni fra le ruote. Joy diventa così un simbolo, un modo per dire: ‘ce la puoi fare anche tu, che non sei nessuno’. Il cosiddetto ‘sogno americano’, che è in realtà il sogno di tutti, e che storie come questa fanno credere sia veramente a portata di mano: l’importante è non smettere di lottare.

 

Valeria Brunori

Jennifer Aniston out of The Comedian with De Niro, Christian Bale in forse per Ferrari


09 Jan

Due notizie che non mi rallegrano molto.

WEST HOLLYWOOD, CA - NOVEMBER 23:  Jennifer Aniston attends the cinema prive And PANDORA Jewelry Host A Special Screening Of "Cake" on November 23, 2014 in West Hollywood, California.  (Photo by Araya Diaz/Getty Images for cinema prive)

WEST HOLLYWOOD, CA – NOVEMBER 23: Jennifer Aniston attends the cinema prive And PANDORA Jewelry Host A Special Screening Of “Cake” on November 23, 2014 in West Hollywood, California. (Photo by Araya Diaz/Getty Images for cinema prive)

A quanto pare, leggendo dal nostro Showbiz 411, che non ne sbaglia una, Jennifer Aniston, per motivi che ci paiono ignoti, ha improvvisamente abbandonato il film di Taylor Hackford, The Comedian, che avrebbe dovuto anche produrre, oltre che interpretare, assieme a De Niro e alla sua rispettiva Tribeca.
Notizia che mi sconcerta, la co-protagonista della storia è infatti descritta come una donna giovane tutto pepe, rossa di capelli e dalla forte verve caratteriale, ruolo che calzava a pennello per la bella Jennifer.
Vengono fatti i nomi, come rimpiazzi veloci, dato che, sperando che la dipartita della Aniston non comprometta le sorti del film o faccia slittare troppo le riprese, quelli di Sandra Bullock, e vengon fatte ipotesi anche su attrici meno mainstream, vedi Annabella Sciorra o addirittura la più stagionata Patricia Clarkson.

Per quanto riguarda invece il progetto Enzo Ferrari di Michael Mann, corre voce in queste ore, che Christian Bale, dopo aver dichiarato entusiasta che questo film già molto lo stava appassionando e prendendo, abbia ora dei dubbi se farne parte. A chi andrà, se così sarà, cioè se Bale abbandonerà il ruolo principale del biopic, la parte del Drake?

Staremo a vedere, e vi aggiorneremo presto.

di Stefano Falotico

Alla grande scommessa, preferisco una “bolletta” di “short” alla SNAI, “big” vincita che mi salverà dal “legato”


08 Jan

Ho scommesso per domani, 6 o 7 partite, non ricordo bene.

Director Adam McKay on the set of The Big Short from Paramount Pictures and Regency Enterprises

Director Adam McKay on the set of The Big Short from Paramount Pictures and Regency Enterprises

Tutti, in massa, si stan precipitando ad andar a vedere questo film con Bale, Carell, Gosling, Pitt e pure Margot Robbie nei (non) panni di sé “spumeggiante”, inneggiando ai meriti di una pellicola che sarebbe “finanziariamente” divertente, che saprebbe mescere l’intelligente script con battute ficcanti, corrosive, con parolai di Wall Street dall’oratoria “furba”, schietti, veloci, scattanti, tranne Christian, “interdetto” per un sinistro e costretto a star quasi sempre seduto.

Ma ancor vi attirano questi film in cui si sputan le battute a (raf)fica, queste storielle d’imbroglioni, falsari, di facce da “poker” e vis(t)i (s)porc(h)i, puliti vestiti, corrotti fin all’osso, di maschi che rosicano, che straparlano, che fischiettano, che in doppiopetto caccian anche dei peti?

Già, per me, è troppa f(at)ica andar a far la spesa, infatti ordino tramite internet, al discount del sito “Compra un cazzo e mangerai pene e figaccia”, ubicato in via del Po(ve)ro numero 47 morto che “pirla”.

Smettiamola con questa roba, non drogatevi di tal film di tendenza, meglio (s)coprir le tendine e stendere il tendine, cioè quello che spinge… Il resto mi pare una buffonata. Se io vi paio una stronzata, beccatevi questi stronzi e magnateveli. Il vero Cinema è alt(r)o.

 

di Stefano Falotico

Dirty Grandpa, exclusive Poster(iore) from MTV


07 Jan

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Post(er) delirante, anzi denirante.

Eppur il Bob di questa “forza”, che sostiene il peso della bellezza efebica del “frocio” Zac Efron, destinato a Baywatch, mi attizza, mi “virilizza”, non m’imbarazza, a differenza dei benpensanti, perché lo dichiaro e non lo nego, sono un bukowskiano PEN pen(s)ante, soffro per donne che, come Aubrey Plaza, si dinoccolino di “spogliatoi” casarecci in memoria delle “commediaccione” di omaccioni con la Fenech che fu, magra e androgina eppur “calorifera”, spingente.

Che male c’è in questa locand(in)a? Afflosciatevi voi, andate al cinema ad osannare Ryan Gosling, quest’ibrido che non si sa se è un fur(b)etto o uno stronzino? Io preferirò mille volte il Bob anche “annacquato”, alcolizzato, di risse e risate da bar(o), da barbone che si taglia il pelo ma non il vizi(ett)o, che fa il verso a Il laureato, di petto irsuto, robusto, appena un po’ appesantito dalle “tempie” che passano e se ne fottono dei film “impegnati”. Questo De Niro di “fighette” s’impregna, “lo” impenna, è ficcante di battone, no, di battute, scaraventa al vento i luoghi comuni e anche i galatei, eppur è galante, ci sa far(sel)e, e io me lo sparerò come della vodka calda, vellutata e liscia, come le cosce di una scemotta a cui dar il pisellin’ tutto “irruente”, irriverente, fetente di “cazzino”, no, di cazzone, no, di (s)porco calzino, questo Bob lo voglio, è mio, Zac lo sa e si apre la lampo in un batter d’occhi aperti.

Sveglia, “fringuello”, è tempo di scopare.

Se in Blade Runner era tempo di morire, qui è tempo di (t)rombare.

Alcuni, dinanzi a questo titolo zozzone piangono.

E allora lasciamoli fessi, io invece voglio la “fessa”, con tanti cazzi nel cervello e neanche “una” appunta nell’uccello.
Datemi del pazzo e io vi darò un azzo, no, un ass(o), no, mazzo di ros(s)e, di bott(an)e in faccia da culo.

Luca Carboni, anche dopo le befane di carbone, passato il 6 Gennaio, canta che Bologna è una regola.

Sì? Allora, pigliasse le sue tegole, no, regole, e me lo leccasse.

unnamed  di Stefano Falotico

 

Stanze di Cinema – Joy, recensione in anteprima


07 Jan

E allora, sì, stanziamoci, eh eh, esaltiamoci. Correggo, però, qualche refusetto che è sfuggito al suo autore.

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Joy ***

Terza collaborazione tra David O.Russell e Jennifer Lawrence, dopo i successi de Il lato positivo e American Hustle, Joy rappresenta la consacrazione definitiva della sua protagonista, alle prese con un racconto che ha nella vera storia dell’imprenditrice Joy Mangano le sue radici realistiche e nella magia delle fiabe, il suo costante controcampo drammatico.

David O.Russell ha scritto, come sempre, anche la sceneggiatura, a partire da una storia sua e di Annie Mumolo, che lascia sullo sfondo il cliché della storia vera e della parabola capitalistica del self made (wo)man, per seguire la sua protagonista nel lungo viaggio verso l’emancipazione da una famiglia disfunzionale e crudele, alla ricerca del proprio posto nel mondo.

Il nuovo film sembra chiudere una sorta di ideale trilogia, cominciata con The Fighter e proseguita con Il lato positivo, che il regista ha dedicato alla famiglia, alla forza malsana dei suoi legami ed alle sue costrizioni.

Ancor più che nei film precedenti, in Joy è evidente la natura castrante dei rapporti parentali, tra fallimenti, invidie, gelosie e infelicità. Ed è forse questo ritratto agrodolce di madri e padri disamorati e anaffettivi, a colpire di più, nel contesto di un racconto che deve molto anche al mito di Cenerentola.

Joy vive in una casa affollatissima: oltre ai suoi tre figli, ci sono la madre Terry che, dopo il divorzio, passa le sue lunghe giornate sdraiata sul letto a guardare una infinita soap opera, il padre Rudy, cacciato di casa dalla sua nuova compagna e costretto a riparare nel seminterrato, che condivide con il marito di Joy, Tony, che ha aspirazioni artistiche e che, nonostante la separazione, continua a rimanere per la protagonista un amico fedele e lungimirante. 

Ci sono poi la sorellastra Peggy, livida e invidiosa del suo talento, e la nonna Mimi, l’unica capace di indirizzare la protagonista e di darle un supporto nei momenti più difficili. 

Quando il film si apre, Joy lavora per una compagni aerea allo sportello reclami, ma la sua posizione lavorativa è piuttosto fragile. Dopo la separazione dei suoi genitori ha dovuto rinunciare all’Università, per prendersi cura della solitudine della madre e degli affari del padre, che gestisce, assieme all’altra figlia Peggy.

Joy ha sempre avuto la passione per gli oggetti e per le invenzioni e nonostante le continue vessazioni familiari, decide di chiedere alla nuova compagna del padre, l’italo-americana Trudy, un finanziamento per produrre la sua ultima creazione: un mocio che si strizza da solo e che ha la testa, fatta da un unico filo di 40 metri di cotone, staccabile e lavabile in lavatrice.

L’idea è buona, ma riuscire ad entrare in mercato così grande e competitivo senza alcuna esperienza è un’impresa che sembra sempre troppo grande per coloro che vivono con Joy.

Gli unici che la spronano e la sostengono davvero sono l’ex marito Tony, la nonna Mimi e Neil Walker, il direttore del canale QVC, una tv via cavo dedicata esclusivamente alle vendite telefoniche.

Il film di Russell è avvolto in un’aura magica, che lo trasporta in un tempo indefinito nel quale la vera storia di Joy Mangano e del suo miracle mop è solo un pretesto per raccontare la ricerca della propria identità, lontana dalla fallimentare eredità familiare.

Come sempre il regista pedina i suoi attori, grazie ad una macchina da presa mobilissima, in continuo movimento, capace di assecondare la bravura dei suoi interpreti, esaltandone il naturalismo interpretativo.

Il film segue l’altalena emotiva della sua protagonista, in costante equilibrio tra successo e fallimento, ma sempre sorretta da una determinazione, che trova sovente nella disperazione e nello sconforto le radici per il proprio riscatto.

Lo stile di Russell favorisce i racconti corali e riesce sempre a mettere in luce il talento dei suoi interpreti ma, questa volta, la presenza magnetica di Jennifer Lawrence catalizza ogni attenzione. L’ancora giovanissima attrice è davvero l’ultima grande diva della lunga tradizione hollywoodiana, capace di essere al contempo inarrivabile e democratica, regale e ordinaria, perfetta quasi per ogni ruolo.

Anche questa volta, pur essendo probabilmente troppo giovane, per la parte che Russell le ha affidato – una madre single piegata dalle durezze della vita – il suo talento cristallino è capace di revocare qualsiasi dubbio in pochissimi minuti: il ruolo di moderna Cenerentola le cade addosso come un vestito su misura e ne esalta il carattere e la feroce determinazione.

Come ha scritto Tony Scott sul New York Times, la Lawrence è quel tipo di attrice, capace di confinare gli altri co-protagonisti al ruolo di caratteristi, se non di comparse.

Ne Il lato positivo era l’unica a tenere testa ad un gigante come Robert De Niro, in American Hustle, pur in un ruolo minore, rubava la scena a tutti, qui Russell le cuce addosso un personaggio memorabile, che guida, con consapevolezza da attrice consumata, tutti gli altri bravissimi interpreti, dalla nonna Diane Ladd alla madre Virginia Madsen, dal padre Robert De Niro ai due uomini della sua vita, il marito Edgar Ramirez e il direttore Bradley Cooper: tutti straordinariamente in parte, tutti assolutamente perfetti, illuminati dal carisma e dalla generosità della Lawrence.

Pur talvolta un po’ squilibrato nelle sue scelte drammatiche, il film di David O.Russell è ammirevole per generosità e onestà nella messa in scena e appare come uno dei più riusciti della sua carriera, una sinfonia familiare, nella quale emerge prepotente la ricerca di sè e la volontà di non arrendersi mai.

Così come in The Fighter, il ring più difficile è sempre quello della vita.

 

di Marco Albanese

The Hateful Eight – For your consideration


05 Jan

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Il Principe “petroliere” vs il “re-campione” di cas(s)e da morti di fame, Checco Zalone


03 Jan

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Quando ha avuto inizio tutto questo? Forse con l’omicidio di un uomo di nome Pasolini. Ma sarebbe retorica e “retrogrado” citar, a ragion veduta degli sragionati odierni, facilmente il buon “cattivo” Pier Paolo. Assisto, disfatto, (im)potente, eppur integerrimo a questa cagata d’Italia da Enterogermina, medicinale che mi disinfetterà da tal in(s)etti di “fauna” batterica che batte, in file chilometriche da “pecorine”, i biglietti e…  (si) strappa i capelli nell’accapigliamento di du’ risate dinanzi a tal Checco di cul sfondato che, volgarmente, “accende” le lor vite meste da italiani di massa e “ammazza quanto sei bono/a?”.

Qualche critico, sociologo della mutua, prova a darsi una spiegazione dell’incredibile sotto i vostri occhi, azzardando che Nunziante Gennaro è addirittura un “fine” regista che proporrebbe la “tradizione”, senza dizion(ar)i di Zalone, d’una comicità schietta, semplice, cafoncella, che non avendo pretese ha dunque successo. Mi par un discorso che fa eccome delle pieghe, inutile che vi stia io a (s)piegare il come, anche perché vorrei “picchiarvi”. Eh sì, Quo vado? “spicca” in testa alle (classi)fiche d’uno stivale da befane, di primo dell’an(n)o già milionario, da “show dei record” ove Berlusconi, an(n)i fa, con le sue vallette, portò allo scatafascio di tal “fascismo” ridanciano del “g(i)usto” nazional-popolare. E vai contro i viados!

Checco facce(tte) ride’, ché siam un popolone che non vuol più magnarsi i polpettoni…, girace (que)sto fil(m)etto e tienici felici e (s)contenti, ché da domani bisogna torna’ a lavora’! E farci il mazzo per meno soldi di te che non fai un cazzo per guadagnartelo/a.

Io, Principe, non lavoro e quindi ho sviluppato la ricchezza del petrolio pregiato di un’anima nobile, non come le vostre bili ché han bisogno di “consolarsi” con uno che li “facci” (Fantozzi, altro colpevole, docet) a crepa-“palle” ridacchiar sguaiatamente, fra spintoni, rutti liberi e panini con la mostarda debordante nelle multisale affollate di tali folli. Che foll(i)a!

In carcere, alcuni innocenti son costretti a programmi riabilitativi ove vengono obbligati, per capire e ravvedersi dai lor errori (pres)unti tali,  a studiare film come Carol, perché devono essere inculati con un lesbodrama alto e poi, una volta usciti, se mai usciranno, comprendere che ritorneranno in carcere perché si son ribellati all’ennesima zalonata.

Questa è l’Italia, dei “valor(os)i”, abbiamo l’Angelus domenicale di “volemose bene”, pane e pene per “tutte”, Renzi Matteo che vuol “appurare” il “puro” Checco, ordinando un’altra poltroncina, le spettacolarizzazioni del dolore dei pomeriggi cinque, la De Filippi e gli “Amici”, Uomini & Donne, il varietà e i Negramaro.

Se a voi sta bene, questo è per me male.

Ma a voi basta la mela di qualche battuta (s)“piccante”.

Quo vado io? Non a fanculo. E come Daniel Day-Lewis me la rido non di grana grossa ma “odiato” per aver troppo oliato la mia “raffineria”. Arrestatemi per “oltraggio” alla verità e datemi la parte dello sfigato nella prossima pellicola del Checcone, uno che piglia per il popò le checche ma fa felice la Zecca.

“Adulti”, tornate allo Zecchino.

Meglio mangiarsi la mia zucca “vuota”.

Tanti saluti, Italia dei cazzoni.

Daniel Day-Lewis in Paul Thomas Anderson's There Will Be Blood.

Daniel Day-Lewis in Paul Thomas Anderson’s There Will Be Blood.

Firmato il Genius, Stefano Falotico

 

 

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