Ebbene, da giorni, se siete cinefili e appassionati di Cultura, avrete letto della disputa, del contenzioso aperto fra Robert De Niro, sì, il due volte premio Oscar e “America’s greatest living actor”, e la nostra sceneggiatrice italiana Stefania Rossella Grassi.
Da circa più di un mese, da quando è apparso il trailer del cortometraggio Ellis (originariamente intitolato The Ghost of Ellis Island), Stefania Grassi non si dà pace, tanto meno ora che il film è disponibile gratuitamente, anche sottotitolato in italiano, su iTunes e la cui versione ufficiale e completa viene attualmente presentata, proprio nelle ore e minuti in cui scriviamo, a importanti eventi e festival internazionali.
Ma procediamo con cautela, per capirci qualcosa.
Nel 2014, per noi comuni mor(t)ali, che apprendiamo sul net le notizie dei set e dei film solo quando sono già in via di realizzazione, appare quest’esaltante bomba.
Che vi qui, più sotto, screenshotto.
Premetto col dire, per sano dovere di cronaca, che mi permisi, proprio su questo blog, in un post dalla stessa Stefania Grassi fattomi cancellare, che trovavo la notizia alquanto “bislacca”, e mi permisi, ora me ne pento, d’ironizzare sulla possibilità effettiva che tale progetto prendesse forma, soprattutto che potesse avere proprio De Niro come protagonista citato e designato. Anzi, “destinato”.
Ci furono anche delle discussioni accese, perché negarlo, fra me e Stefania, in chat Facebook.
Ecco, risolte le questioni personali, che credo per i lettori abbiano scarso interesse, ritorniamo sul “fattaccio”.
A più di un anno di distanza, Stefania Grassi querela De Niro pubblicamente, perché ritiene che Ellis sia un notevole plagio del suo L’uomo in frac, progetto che, come notiamo, per naturali evoluzioni dell’opera, è praticamente appunto uguale a Ellis, come dimostrano i filmati, tratti dal canale YouTube della Grassi, che raffronta le pressoché identiche somiglianze fra immagini e script. Almeno per quanto riguarda il pezzo del “promo”.
A parte alcune differenze, e la presenza di un altro attore al posto di De Niro, assoldato invece da JR e recitante le parole scritte da Eric Roth, le analogie sono inevitabili, chiare e palesi.
Riportiamo, inoltre, in lingua inglese i due pezzi e la nota della Grassi sotto il video che avete appena visto:
Under my responsibility I declare the following: in June 2014 the first script of my work entitled “L’Uomo in Frac” was sent to Mr. De Niro. In the following months my lawyer has made contact with CAA, Tribeca, the Canal Production and the lawyer of Mr. De Niro, and my lawyer sent him the script of 05/12/2014, from which the actor, who wrote, who produced and who directed “The Ghost Of Ellis Island” has drawn: characterization of the character, literally “excerpts “of monologue and the total staging of my creative effort lasted almost three years.
To you the comparison.
ELLIS
1) I REMEMBER THE SOUND OF THE WIND AS I WAS FALLING ASLEEP—
THE TREE BRANCHES SCRAPING THE ROOF—
LIKE PEOPLE WHISPERING.
2) I HAD ONLY ONE THING IN MIND, ONLY ONE PLACE TO BE—
3) LIKE YOU CAN FLY IF YOU HAD THE WINGS
4) THERE WERE ALL THOSE MILLIONS OF PEOPLE WHO COME TO HERE AND I SEE THEM ALL—
PEOPLE OF EVERY COLOR, SHAPE AND SIZE—
AND I THINK ABOUT TO ALL THOSE THAT MADE IT—
THEY MADE IT IN SOME DISTANT SHORE, WHEN THEY COME UP THE BEACH, ALL OVER A BRIDGE, AROUND TO A ROAD—
5) AND THEY START TO WALK, THEY START WALKING FASTER AND FASTER–AND THEY’RE RUNNING—
THEY MADE IT—THEY WERE LAST HOME.
L’UOMO IN FRAC
WHAT WAS THAT? NEITHER DO I KNOW TO DEFINE, IF A LIGHTLESS TRIP ON A CROWDED HIGHWAY, I JUST DON’T KNOW. MYRIADS OF VOICES,
5) CAUSE THEY’VE BEEN A LOT OF VOICES, VOICES ON THE RUN.
ALL TOGETHER ASKING ME ABOUT THE MEANING OF LIFE, BARE OF ANY ILLUSION. AND I WAS REFLECTING THINKING ABOUT MY SEA, AT HOW THE WAVES BREAK ON THE BEACH—
3) AS IF I COULD FLY WITHOUT HAVING WINGS—
1) AND I REMEMBER THE SOUND OF THE WIND, AS I WERE CONSTANTLY FALLING ASLEEP, AND THE TREE BRANCHES AGAINST THE WINDOW—
PEOPLE WHO WERE TRYING TO GET IN,
CLIMBING MY SOUL TO THE HART.
4) PEOPLE OF THOUSAND OF FACES, SHAPE AND SIZE—
2) AND I HAD ONLY ONE THING IN MY MIND, MUTE, EMPTY, TASTELESS AND SORE, ONLY ONE PLACE TO BE—
AND I WAS WONDERING: IF THAT GOD EXISTS, WHY HE MADE ME TOUCH THE ETERNAL LOVE AND THEN TEAR IT SO? WHY HE GAVE ME A VOICE IF HE HAD TO SHUT ME DOWN THAT WAY? AND I KEPT THINKING ABOUT THE AIM AND THE MEANING OF WHY WE’RE BORN AND DIE.
De Niro non ci sta ed esprime, a sua volta, la sua stizza, definendo assurde e calunniose le affermazioni della Grassi, come qui possiamo leggere.
La Grassi insiste, giustamente, e fa sentire la sua “voce”.
Egregio Signor Robert De Niro,
Le scrivo questa mia lettera, lo faccio dalle pagine on line de La VOCE di New York. Ho letto che forse, ma non è nulla di certo, Lei andrà agli Oscar con Ellis. Se così fosse: Mi faccia un piacere, riconosca la paternità della mia opera, ed alzi al cielo la statuetta dedicandola a mia madre, perché questo io le ho promesso! Signor De Niro, è il Suo stesso Avvocato ad ammettere che le mie sceneggiature sono state nelle mani dei Suoi più stretti collaboratori.
Mr. De Niro, Lei è il Re di tutti gli attori, anche grazie al nostro Sergio Leone, al nostro Bertolucci, all’Italo-Americano Coppola ed anche a Mario Puzo… I suoi ruoli d’attore più famosi al mondo sono “ITALIANI”.
Omettere alla stampa – ma ammetterlo in privato – che le mie opere nelle varie revisioni sono state nelle mani dei Suoi più stretti collaboratori, vuol dire ancora raggirare la buona fede di una “sceneggiatrice italiana emergente”, che voleva solo “lavorare per costruire le fondamenta del suo film”.
Signor De Niro, Lei ha sempre palesato la sua passione per la cultura e la tradizione italiana, come ogni buon italo-americano cresciuto in Little Italy. Lei ha lontane origini italiane – i Suoi bisnonni paterni erano di Ferrazzano, in provincia di Campobasso – questa è una delle tante motivazioni che mi portano a non farmene una ragione, ed a soffrire moltissimo per tutta questa squallida storia, che mi vede protagonista – mio malgrado – a combattere come Davide contro Golia.
Sono passate tante lune, giorni, minuti e secondi, dove Lei mi ha tenuta appesa al filo della “speranza”, quella stessa “speranza” di una vita nuova che “furbamente menziona in Ellis”, la mia anima è stata immigrata sull’isola di Ellis, mi ha poi disegnato con il “gesso del disprezzo” una croce sul mio petto, mi ha lasciata nell’oblio del silenzio, strappandomi l’anima e qualcuno – a questo punto sta a Lei dirmi chi – l’ha consegnata, ad uno sceneggiatore più “importante”, io italiana non degna di apparire accanto a lei “il Re”. Ci vuole così poco Mr De Niro, due occhi ed un cuore libero, per vedere che: il protagonista di Ellis è il mio Giosuè stretto nel suo cappotto liso, mentre cammina nei corridoi e le immagini si animano e lo accompagnano; è il mio Giosuè che nel suo monologo sofferto ed intimo, in sola voce off, rivive ogni istante della sua vita, tenendo stretta tra le mani la foto della sua Sandra; è il mio Giosuè che nel suo sogno onirico deve portare a termine la promessa a sua madre. L’’America e la statua chiamata Libertà. Ed è lì, nell’Isola delle Lacrime che Giosuè si trova, in quello stanzone diroccato. Dove i muri sono scrostati. Dove tutto è decadente e fatiscente. E sono i fotogrammi dei volti, di tutti i fantasmi, rimasti intrappolati in quel luogo- non- luogo, così dolorosamente descritto dal suo amico Principe, quelle immagini che si alternano al viso ormai anziano di Giosuè. Ed è lo sguardo, di un Giosuè anziano, racchiuso nel suo liso cappotto nero, che nasconde quel suo Frac e quella gardenia all’occhiello, i suoi occhi si spostano oltre le finestre con quelle pesanti grate. Eccola! La vede quella maestosa Statua chiamata Libertà?
di Stefano Falotico
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