Archive for May, 2015
Director Cary Fukunaga No Longer With Stephen King’s ‘It’
From Deadline
Cary Fukunaga has left his gig directing New Line’s upcoming adaptation of Stephen King’s It. New Line and the True Detective director are going their separate ways owing to conflicts over budget, derived at least in part from creative differences, sources say.
This puts the production in an awkward place; shooting was scheduled to start in mid-June. To keep on track, the studio is going to have to find a new helmer soon. However, reports have it that the studio is holding firm on a $30 million budget, but submitted script drafts would have required much more finding and that even at this late date, a final draft has not been approved. There has been no word from New Line on either Fukunaga’s replacement, or how this shake-up might affect the production.
The film is based on Stephen King’s sprawling 1986 novel about a group of preteens terrorized by a malevolent entity that prays on children, called (of course) “It”. The group narrowly defeats the monster, but find themselves facing it again as adults. The monster appears mainly in the form of a clown calling itself Pennywise. The book was previously adapted for a 1990 tv miniseries on ABC; Tim Curry starred as the titular monster.
‘You made it. And you’re f***ed’: Raging bull De Niro pulls no punches in brutally honest commencement speech for NYU arts grads
From Daily Mail
- Robert De Niro spoke at New York University’s Tisch School of the Arts’ commencement on Friday
- He said that those graduating with nursing, dentistry and medicine degrees would all have jobs, but Tisch graduates followed their passion
- Tisch graduates include aspiring writers, actors, directors and dancers
- He told graduates that they have to keep working and that they will face a ‘lifetime of rejection’
- De Niro, a native New Yorker, dropped out of high school to pursue acting
Two-time Academy Award winner Robert De Niro congratulated graduates as he spoke at New York University’s Tisch School of the Arts commencement on Friday: ‘You made it. And, you’re ***ed.
De Niro spoke of how those graduating in nursing, dentistry, medicine and teaching would all likely have jobs.
But he told the audience that Tisch graduates, which include aspiring actors, dancers, directors, writers and more, have trusted passion rather than stability.
‘You discovered a talent, developed an ambition and recognized your passion,’ he said. ‘When you feel that you can’t fight it, you just go for it. When it comes to the arts, passion should always trump common sense.’
‘You aren’t just following dreams, you’re reaching for your destiny,’ De Niro, who quit high school to pursue a career in acting, added.
His words of encouragement were met repeatedly with loud applause.
‘Yeah you’re f*****,’ he said. ‘The good news is that that’s not a bad place to start. Now that you’ve made your choice, or rather succumbed to it, your path is clear. It’s not easy, but clear. You have to keep working; it’s that simple.’
He warned the arts graduates that they’re ‘opening a door to a lifetime of rejection’, but that’s ‘inevitable’.
Kickboxer 3? Un altro film della “saga” vandammiana? No, una mia nuova avventura letteraria alla “Peter Pan”
La prenderò larga, larghissima, praticamente (non) brevissima, la sintesi non è un mio don(dol)o, essendo io cullato d’altalenanti (r)umori sibilanti, oscillanti, basculanti, “pericolanti”, estatici ma anche tristemente invernali oltre che sereno-crepuscolari d’autunni (in)certi e incespicanti, cullato dalla ridondanza, dal barocco e un po’ son allocco, cari sciocchi, poi di colpo, non fatemene una… colpa, scatto, scocco, mi “scotto”, sbotto, rimbrotto, borbotto, son repentinamente stolto quanto subitaneo (e)metto nel dotto, Brontolo e nano in “quella” di Cenerentola che lo vuole grossolo, no, scusate, solo “glande” senza il “lo” di troppo ma nella top(p)a d’amplesso al LA, un diapason nella “sua” lilla, sempre lì, lì nel mezzo alla Ligabue, un “lavoro” da medi(an)o, “esagerato”, troppa roba, digressioni alla Sorrentino, pause intermittenti per “annoiare” il lettore, cioè il mittente che vorrebbe mollare la “presa” della lettura e, invece, stranamente affascinato dalla mia scrittura, pigliante in quel posto lo prende. Pigia(ma). Ché apprenda dal mio stile “cari(cat)o” come il peggior Bob De Niro smorfioso eppur carismatico, ché sarà stato questo suo annunciato The Comedian ad avermi reso galvanizzato, vai di retorica, rete, calze, cazzo(tti) e di “fighe” storiche poco apostolico-misurato.
Dunque, non perdiamoci in “stronz(at)e”, dicevamo… di Bob, no, eppur c’entra anche lui, sì, la sua Grace Hightower accetta, nel sen(s)o, di “non li taglia”, due al p(r)ezzo di un(ic)o, poiché De Niro la palpa, noi la pappiamo, e il suo mito non si tocca. Mitica questa!
La questione è tal quesito. Come mai Bob passa…, no…, lasciamo star per un attimo, di “botta”, le passere e (ri)passiamo… (al)la sua figa? No, futura figlia? No, ventura filmografia. Sa di buona filigrana, perché Hands of Stone e Joy sembran gioie, prometton bene, speriamo che la promozione si applichi in quanto film non bocciato è film innanzitutto ben promozionato, altrimenti “pene” e di molte stroncat(ur)e sproporzionato al suo “reale” valore “verranno”, cioè due filmoni “gioielli”. Se no, sai che “du’ palle”.
Ma nel “mezzo” ci sta anche questo Bus 657 di “tal” tal dei ta(g)li, il misconosciuto Stephen Cyrus Sepher, regista e interprete del “corto” gigantesco 4 Minutes, ch’è eppur “dura” di più di suspense “lunga” circa otto cm, no minuti, insomma, “spinge”, dovete “spararvelo” anche voi, donne.
Sepher, da non confondere con Louis Cyphre di deniriana memoria, appunto, miei angel hearts.
Questo Sepher ne sa una più del diavolo e, dopo essersi fatto produrre da Ray Liotta, entrò tutto tutto dentro il cast di Scott Mann. Su Twitter me lo son “fatto” amico, egli hashtagga, io gli chiedo quando uscirà… il trailer e lui (non) lo sa.
Bus 657, il nuovo Speed o un film palloso, appunto, da eiaculazione precoce visiva, ché dopo due minutini sai subito se ti piacerà o farà flop? Un film (non) fallato.
L’ho “pigliata” un po’ a culo, “lo” (am)metto, son ometto e lo faccio senz’elmetto.
Torniamo a Kickboxer. Sto scrivendo un libro di vera vendetta, “interrotto” laddove Eric Sloane fu “slogato” da Po Tong.
Questa è creatività mia da Finding Neverland. Eppur mi son emozionato, nonostante il mio cerebrale (il)leso, quando Amedeo di “Uomini & donne” ha scelto, in codesto dì, la piagnucolosa Alessia, poi (di)venuta “sciolta” al suo “Sì, sì, ti voglio!”.
di Stefano Falotico
Nicolas Cage ancora con Paul Schrader per un Cane che mangia il Cane, Dog Eat Dog
Da Variety
Nicolas Cage is to star in “Dog Eat Dog,” a crime thriller being directed by Paul Schrader.
The film is being launched at Cannes and sold by Arclight Films. Writers are Matt Wilder and Schrader, as an adaptation of the award-winning book of the same name by celebrated author Eddie Bunker.
“We’re absolutely thrilled to be working with industry legends like Paul Schrader and Nicolas Cage as well as accomplished producers Mark Earl Burman and David Hilary of Pure Dopamine,” said Gary Hamilton, Managing Director of Arclight Films.
“Dog Eat Dog” is a contemporary crime thriller about a trio of ex-cons, deep in the underbelly of Los Angeles, who are hired for a kidnapping. When the botched abduction goes awry and gets completely out of control, the cons find themselves on the run, vowing to stay out of prison at all costs.
Producers are Mark Earl Burman and David Hillary of Pure Dopamine. Executive Producers are Gary Hamilton, Don Rivers, Tim Peternel, Shaun Redick and Ray Mansfield.
Movie Packaging Co is handling additional sales.
Cage is repped by CAA and Link Entertainment. Schrader is repped by Parseghian Planco, and Jeff Berg at Resolution. Edward Bunker and his estate are represented by Jeanne Field at Windfall Management.
Orson Welles era come me, un genio della stronzaggine, stronzo puro, formato Moby Dick
Introduzione copia-incollata, se vi annoia, saltatela, salatagliela, e non mi rompete i coglioni.
Donna, svestiti, ho fretta, fattelo/a alla sveltina, e poi sudatela, la giornata si fa dura e il mio, a forza di aspettare, si sta facendo moscio.
Da Il Foglio
Orson Welles lasciava la sedia a rotelle accanto alla porta sul retro del Ma Maison, il suo posto preferito a Los Angeles, e faceva il suo ingresso maestoso, zoppicante, dalla cucina del ristorante. Un uomo gigantesco, con gli occhi fiammeggianti e un barboncino in braccio, Kiki, grande quanto una scatola di Kleenex. Si sedeva sempre allo stesso tavolo, su una sedia enorme, il suo trono all’ora di colazione. Secondo Gore Vidal, che spesso pranzava con lui, Welles si vestiva “con delle tende riadattate, a cui attaccava il bavero, le tasche e i bottoni per dare l’illusione di un abito normale”. Negli ultimi anni della sua vita era a dieta strettissima, mangiava solo insalate di granchio, ma invitava i commensali a ordinare di tutto. “Assaggia e dimmi com’è, mi chiedeva – ricorda il suo amico Henry Jaglom – Non immaginavo che al ritorno in albergo avrebbe svegliato lo chef nel cuore della notte per farsi portare quattro bistecche, sette contorni di patate arrosto e un sacco di altra roba”. Dal 1983 al 1985 (quando Orson Welles morì, di notte, abbracciato alla macchina da scrivere su cui stava scrivendo una sceneggiatura) questi pranzi, in cui Zsa Zsa Gabor, Richard Burton e tutta Hollywood andava, reverente e intimidita, a rendere omaggio al genio di Quarto Potere, all’uomo con il carattere peggiore del mondo, a vedere quanto era ingrassato, vennero registrati con il vanitoso consenso di Welles. Tre anni di insalate di granchio, capesante, grugniti, risate mefistofeliche, un barboncino che abbaia agli avventori, la voce di Welles che risponde: “No. Come vedi sto mangiando” a Richard Burton che vuole presentargli Elizabeth Taylor. Il registratore restava nascosto nella borsa di Henry Jaglom, regista, critico cinematografico e cultore assoluto di Orson Welles, venticinque anni più giovane di lui, e quei quaranta nastri sono poi rimasti chiusi in una scatola da scarpe per decenni. Ora Adelphi ha pubblicato “A pranzo con Orson”, a cura di Peter Biskind, tutte quelle conversazioni in fila, un pranzo dopo l’altro, e leggerle è quasi origliarle, tanto sono intime, pazze, torrenziali, sembra di sentire le mascelle di Orson Welles muoversi, le posate sbattere, e Welles raccontare l’aneddoto di quel critico teatrale famoso che non lasciava mai mance e a cui il cameriere, in cucina, pisciava dentro la tazza di tè. “Oddio! L’arrosto di maiale con questo caldo? Non posso mangiare maiale, sono a dieta. Però lo ordino lo stesso, solo per sentire il profumo”. A quasi settant’anni Welles non aveva più il tempo, né la necessità, di diventare adulto: girare, produrre e interpretare Quarto Potere a venticinque anni l’aveva immortalato come enfant prodige, pazzo geniale impossibile e scorretto, e così visse per tutto il resto della vita. Maldicente in un modo irresistibile, generosissimo anche nelle bugie, e nella costruzione della leggenda di sé. Se un uomo ce l’aveva con lui, se Jean Paul Sartre stroncava il suo film ad esempio, era di certo perché Simone de Beauvoir era pazza di lui, e Sartre era geloso. “Come Peter Sellers. Per quello non ho mai potuto dividere il set con come-si-chiama…la pin up che aveva sposato… Britt Ekkland, in Casino Royale. Pare che lei avesse detto: ‘Però quell’Orson. L’uomo più sexy che io abbia mai visto’”. L’uomo più sexy, così super intelligente da finire le scuole superiori in due anni e vincere una borsa di studio per Harvard, alto e biondo, colto e pazzo, felice di litigare, autodistruttivo, per niente attratto dalle buone maniere e dalla patina di fondotinta che le star di Hollywood si spalmano addosso per non dire mai la una cosa vera. E per non dire cose indicibili. “Se per me Bette Davis è inguardabile, non voglio nemmeno vederla recitare, Woody Allen mi ripugna fisicamente; detesto gli uomini fatti in quel modo”. Sapeva benissimo che c’era un registratore nella borsa, e che il suo amico si sarebbe scandalizzato e gli avrebbe chiesto spiegazioni. “Non sopporto nemmeno di parlarci. Ha la sindrome di Chaplin. Quella combinazione unica di arroganza e insicurezza che mi dà l’orticaria”. Orson Welles aveva delle fissazioni sull’aspetto fisico: “Se penso che una persona sia brutta, non mi sta nemmeno simpatica. Sai, io non credo nell’eguaglianza tra le razze e tra i popoli. Sono profondamente convinto che sia una menzogna bella e buona. Secondo me le differenze ci sono eccome. I sardi, ad esempio, hanno le dita corte e tozze. I bosniaci sono senza collo”. A questo punto qualunque conversatore di buon gusto era tenuto a rispondere: Orson, ma è ridicolo. E così Orson poteva andare avanti ore con esempi, e spiegare che Marlon Brando era intollerabile perché “senza collo. Sembra un salsiccione. Una scarpa fatta di carne”. Non voleva conoscere Elizabeth Taylor per lo stesso motivo, per via del collo (“le orecchie le toccano le spalle”), e perché riteneva avesse trasformato Richard Burton in una barzelletta, “l’appendice di sua moglie diva”. L’aspetto fisico lo ossessionava a tal punto che non avrebbe mai ingaggiato per un film Dustin Hoffman, Robert De Niro o Al Pacino: “Niente nani etnici. Non voglio gente scura con la faccia strana”.
Continua, etcetera, ecc, ecciù, orologi a cucù, se volete, perseverate sul giornale, di mio mi sfog(li)o, vado a (s)tirare a campare, poi berrò un Campari e me la (s)tirerò, son nato con la camicia.
Tu, uomo da quattro soldi, vai ad ascoltare gli 883, di mio son ottomano alla Totò, cioè non ascolto le canzonette né le mezze calzette, eppur la donna mi dà la calza, io non do a lei un cazzo, avendone cinque.
Hannibal Classics Pictures, il trionfo dei duri B movies, si fa per dire, è Cinema!
Un esempio lampante.
FRANCIS “POPE” SILVA (Robert De Niro) is a retiring mafia boss, in the process of handing over the reigns of his illegitimate casino business to his protégé, DERRICK “DOG” PRINCE. As Pope executes a couple of low life thieves who have stolen from his casino, he imparts a lesson: all men value self-preservation above all else and that loyalty is key. Following the grisly scene, Pope steps onto his riverboat casino to attend his lavish farewell party. Despite his ruthless criminal activity, in public he is charming and popular.
Longtime casino employee LUKE VAUGHN (Jeffrey Dean Morgan) is broke and desperate; he works backbreaking double shifts, and has even sold his car pawned off his old military medals. The reason: Vaughn’s daughter is very sick and he’s way behind on medical bills. If he doesn’t get cashsoon, she won’t receive the lifesaving treatment she needs. Vaughn asks Pope for help, but if there’s one thing Pope has learned it’s not to grant charity. When Vaughn presses for a better answer, Prince has him fired from the casino once and for all.
Using inside knowledge and after hours access, Vaughn and another employee named COX (Dave Bautista) plan an audacious heist – both understanding that if they are caught it means sure death. They will be hunted down, so it’s all or nothing.
The day of the robbery Vaughn learns that Cox has allowed an amateur named JULIAN DANTE to muscle his way into the job. On the riverboat, an employee recognizes Vaughn and trigger happy Cox shoots down the first guard. All hell breaks loose and the plan goes to awry. They grab the cash but are caught in a gunfight by Dog and his men. Dante takes a bullet. A foot chase takes them towards a road where BUS 657 happens to be passing by. Vaughn and his partners quickly board, taking the bus hostage as they race away from the scene.
DETECTIVE DEAN MARCONI takes charge of the case and negotiates a hostage release. Vaughn exchanges a passenger, PAULINE, for fuel and supplies. A female cop, KRIS, connects Vaughn to the casino and questions Pope about the hijacking. She learns about Vaughn’s situation and develops an odd trust in him. But Cox is a wildcard, a sociopath with no regard for human life. Pope orders his men to kill the hijackers and get hismoney back by any means, knowing that if discovered by the police- the dirty cash will lead back to the casino and his world will come crashing down. Desperate to keep that from happening, Pope reconnects with his estranged daughter, SYDNEY (Kate Bosworth), but is unable to convince her to sign papers that would give her controlling interest in the casino.
The story climaxes in the desert, a huge confrontation between Pope, Vaughn and Dog where the truth is finally revealed and Pope must make an incredible, life-changing choice.
Bus 657 is Dog Day Afternoon on Speed, with the twists and turns of such heist classics as Ocean’s Eleven and Inside Man.
Production Details
PRODUCERS:
Randall Emmett
George Furla
Stephen Cyrus Sepher
Alexander Tabrizi
EXECUTIVE PRODUCERS:
Richard Rionda Del Castro
Patricia Eberle
Ted Fox
Wayne Marc Godfrey
Daniel Grodnik
Beth Holden-Garland
Anthony Jabre
Robert Jones
WRITERS:
Stephen Cyrus Sepher
Max Adams
DIRECTOR:
Scott Mann
LOCATION:
Mobile, Alabama
CAST:
Robert De Niro as “Pope”
Jeffrey Dean Morgan as “Vaughn”
Dave Bautista as “Cox”
Kate Bosworth as “Sydney”
STATUS:
In production
DELIVERY DATE:
July 2015