Archive for April, 2015
Il lavoro è un’afflizione, (ri)cor(datelo) in tem(p)i di ma(g)r(a)
20
Apr
Carmelo benizziamoci, uomini “benigni” che sbrodolate mielosi per la donna che, “leccante”, vi par(l)a il cul del vostro co(r)n(uto). Aveva ragion veduta Carmelo a shininghizzare il lavor’, “sghignazzando(lo), ché Kubrick sapeva quanto lavorar tutto il giorno rende Jack un triste figuro. Uomini “fighi” in (gi)acca e cravatta, siete ovattati nel mattino ha l’oro in bocca, e avete perso la fantasia labirintica dei bambinelli giocosi, siete oramai “(o)mici(di)” del vostro cagnolesco p(r)ender dalle labbra del “gentl” sesso che vi “lincia”, a sassate, ossessionandovi con la pagnotta per pene “dur(ature)” del fai “sem(pr)e” il tuo dover’.
Come Carmelo, sono un gen(io) e non oblitero il cartellino impiegatizio, non ho (bi)sogn(o) di entrar nei meccanismi incubatrici, che (in)cubo, carta-bollati del sis(te)ma sociale, terremotante e impedente-(in)dipendente la vostra libertà feconda, non gioconda di “gioghi”, eppur (in)castrata nel ma(ci)gno della catena di monta(ggio), ché farneticate di donne da sodomizzare e le prendete a “Calcio”, ossidandovi nel tribolato frust(r)arvi balistico di balle, ah, il pallone gonfiato, castigando l’uccellin’ spensierato del far quel che cazzo che vi piace. Volete esser “piacioni”, ma fatemi il piacere nel “popò”, come “sosteneva” Totò.
Nel falò delle mie vanità, non bevo “sborra” omologata e non poltrisco di birretta sul (di)vano, lustrando invece il mio fiero lettore dvd, comprato a poco (s)p(r)ezzo, gustando film d’ogni razza e religione, dalle americanate alle crude pellicole curde che, islamiche, irridon la vostra cur(i)a.
Poi, esco di ca(u)sa, recandomi in una gelateria ove succhio lo yogurt sciogliente del mio fe(ga)to (ri)bollente. Faccio sì, eh sì, che mi “permei” nel tubo digerente, assaggiando “esso” stes(s)o e (s)palmato la discesa nel vostro triste an(n)o. “Regredisco” a uno stato stupefacente d’infantilismo soddisfacente, senz’altri “stadi”, nel “me” (dis)facendomi del fatuo prender la vi(t)a così come (s)viene il f(l)a(u)to, fischiettandola allegramente con una van(itos)a fiaschetta non fi(ac)ca di vin’ nel dì del “darci” anche se le donne, qual danno, non me la daranno, poiché non ho danari e di “quello”, nel dire e il (non) fare c’è di mezzo il mare, son av(ar)o e sparviero del mio “usignolo” can(t)e(rino) fra voi, i basta(rdini). Siete da prender a bastonate, di b(r)isc(ol)a clandestina nel “rubamazzo” della “scopa”.
Sto scop(pi)ando!
E ancor scappo, senza vi(t)a di scampo(li).
di Stefano Falotico
Più glande della vita
17
Apr
Per tutta la vita ho inseguito la serietà, salvo scoprire che la scempiaggine è parte ineludibile, inalienabile di me. E, in questa s(c)emenza, talvolta sto da Dio, perché posso ordinare un caffè con occhi sghembi dando pugni in un occhio, sorvegliato a vista e in-viso, si vive più felici, insomma, forse, chi lo sa non sa un bel niente. Fidatevi del nulla, mangiate la Nutella, corroboratevi di cioccolato, saziatevene a volontà e gustate il latte cremoso del cappuccino, onorando la cappella e di spada ficcate.
di Stefano Falotico
Ryan Gosling e il seguito di Blade Runner
17
Apr
From Deadline
Ryan Gosling is in negotiations to star in Alcon Entertainment’s sequel to Blade Runner, the film that will be directed by Prisoners helmer Denis Villeneuve. Ridley Scott, who directed the original classic based on the Philip K. Dick novel, is aboard as executive producer. Harrison Ford, who starred in the original film, reprises his role as replicant hunter Rick Deckard. Tapping into what is considered hallowed ground is risky — even Scott got mixed results when he expanded his Alien film withPrometheus — but Gosling, the Drive star, adds a certain cool element to the effort.
Hampton Fancher (co-writer of the original) and Michael Green have written the original screenplay based on an idea by Fancher and Scott. The story takes place several decades after the conclusion of the 1982 original. Story details, as well as Gosling’s character, are not being revealed. Shooting begins in summer 2016.
Gosling, who once worked primarily in the indie space, seems to be going for mainstream stardom. Among the projects he’s enlisted in is Guillermo del Toro’s The Haunted Mansion. He also is circling with Emma Stone the Damien Chazelle-directed Lionsgate pic La La Land and next will be seen in Shane Black’s The Nice Guys opposite Russell Crowe and in Terrence Malick’sWeightless. He is in production on The Big Short, starring opposite Christian Bale, Brad Pitt and Steve Carell.
A Mia madre di Moretti preferisco mandarti a tua sorella per un vero Cinema italiano
16
Apr
Non so se questa mi(n)a abbia a che vedere col film già discusso e celebrato del Nanno, ma voglio dirla spassionatamente, sganciata dal cont(est)o.
Oggi, pensavo questo. Una donna, che lavora come psicologa, ha affermato che è spossata ma al contempo rinvigorita dopo una giornata passata a consolare i carcerati, gente che mangia pane, insalata e pene.
Ecco, io le ho replicato così:
basta con questa società edonista, sono un uomo che ama i ruscelli, rivendico la (mia) Natura!
Non so come tu faccia, devi avere una forte faccia, a sostener un lavor non di feccia in mezzo al fecciume.
Sei dura e tosta(ta) fra le cape toste e i cap(r)i espiatori.
In fondo, la verità è una sola, non vedo il Sole.
Io me la farei sotto, cagandomi addosso, me la farei anche sopra, posizione kamasutra, io non ce la farei, no, sì, può darsi e darmela, sono il detenuto dei miei malesseri, figurarsi se riuscirei a non detenere i detenuti.
Fine della riflessione.
Guardiamoci ora allo specchio, riflettendoci.
Buonanotte. Buona mater a tutti e un pater noster a tua sorella, ché ha peccato.
di Stefano Falotico
Michael Mann & De Niro, sfida heat per Ferrari
16
Apr
Eh sì, a quanto pare avremo, quasi in contemporanea, due progetti cinematografici su Enzo Ferrari.
Se qualche giorno fa, è stata riportata la notizia secondo cui De Niro sarà interprete del fondatore della famosa casa di Maranello, poche ore or sono, ufficialmente è stata data anche la news che, per un film ambivalente ma in competizione con quello deniriano sopraccitato, Michael Mann, guidato dalla produzione di Cecchi Gori, dirigerà la sua versione differente e ispirata a fatti, diciamo, quasi contrastanti.
Intanto, da qui prendiamo un bellissimo articolo che io copio-incollo a ludibrio del grande Cinema così ben argomentato e vividamente esposto.
È un film che aspettavamo. Lo aspettavamo da tempo immemorabile, dopo essere stati costretti per oltre quarant’anni a sciropparci pellicole contrabbandate per capolavori quando invece altro non rappresentavano che retorica anti-italiana, intimità minimaliste, stravolgimenti per fini politici della grande madre che si chiama Storia.
È Ferrari, opera cinematografica sulla vita di Enzo Ferrari, creatore e anima della leggendaria Ferrari, prodotta da Gianni Bozzacchi, nome nuovo per le nostre orecchie, bene così: la speranza, che sul piano dell’intuito, del “naso” del cronista, riteniamo fondata, è che Bozzacchi s’imponga come un caposcuola, caposcuola di una generazione di produttori i quali detestino il “facile”, lo scontato, il convenzionale: vale a dire tutta la retorica dell’antiretorica firmata fratelli Taviani, Lizzani, Monicelli; tutta l’oleografia firmata Salvatores, Tornatore, Fellini: sì, Fellini, avete capito bene, care lettrici e cari lettori, il sopravvalutatissimo regista romagnolo, capostipite d’una schiera di registi e aspiranti-registi incapaci come lui di cogliere il vero aspetto epico della natura umana, del carattere italiano; cantori d’una miseria raccontata malissimo, affronto alla miseria stessa e quindi all’oggettività sociale e morale; presi da una malsana attrazione verso il brutto, verso l’orrido, il nauseante. Lontani anni-luce dal realismo inglese degli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta, e dal cinema sociale americano degli anni Quaranta e dei primi anni Cinquanta.
Le riprese dovrebbero iniziare ai primi del 2016. Il protagonista si chiama Robert De Niro. Sarà infatti il grande debuttante di Mean Streets a interpretare la figura di Enzo Ferrari, di un Ferrari che il celeberrimo attore, in un’intervista rilasciata in queste ore al ‘Messaggero’, ha definito “uomo fuori dal comune, personaggio grandioso sotto ogni aspetto”. E ha aggiunto: “Sarà un onore per me portare nel cinema il ‘Drake’, l’uomo che col proprio genio conquistò tutti noi”.
Ci convince De Niro nel ruolo di Enzo Ferrari. De Niro è attore possente, ma anche duttile. Nella grande tradizione cinematografica americana, come Humphrey Bogart, Gary Cooper, Gregory Peck e altri ancora, risulta efficace, disinvolto, “vero”, sia nei ruoli drammatici che nei ruoli brillanti. A differenza di nostri attori “impostati”, “scolastici”, incapaci di disincagliarsi dalle pastoie del manierismo che inghiottirono perfino il primo Gassman, De Niro afferra all’istante la natura, “l’animus” del personaggio affidatogli. È un eclettico. Un artista serio. L’attore appunto americano che manco si sogna di vivere di rendita, d’andare, già, sul “facile”. Che non ci pensa affatto a ingannare sé stesso, a ingannare produttore e regista; a prendere in giro il pubblico, che per lui è sacro.
Non c’è ancora il regista. De Niro punterebbe su Clint Eastwood. Idea brillante, questa, non c’è che dire. Eastwood è forse il regista americano più versatile, il più preparato, quello fornito d’un pensiero, di un’indole cosmopoliti; persona di eccellente cultura, tanto da rifiutare d’indossare i panni dell’intellettuale di professione il quale passa la vita a fingere modestia e umiltà quando invece rappresenta l’esatto contrario e riesce a imbrogliare un mucchio di gente e a riscuotere il plauso di quelli fatti della sua stessa pasta, insapore, stracotta… Basti ricordare Invictus per avere un’idea delle straordinarie qualità del campione di Per un pugno di dollari, diventato poi regista con “somma sorpresa” di un assai mediocre cineasta romano incontrato nel 1998 al “Caffè Greco”, qui a Roma…
Ci volevano quindi un co-produttore italiano “sconosciuto” e una casa di produzioni cinematografiche americane, la “TriBeCa”, di cui De Niro è fondatore e “deus ex machina”, perché fosse varato il progetto, appunto, di un film sulla vita di Ferrari dall’immediato dopoguerra al 14 agosto 1988, data della morte dell’Ingegnere, nato a Modena nel 1898.
Enzo Ferrari. Uomo complesso, come del resto tutti i personaggi che fanno la storia, che contraddistinguono i propri tempi, stabiliscono un indirizzo, creano perfino un’epoca, lasciano insomma un timbro, il più delle volte una grande impronta. Ferrari, il padre che perse il figlio Dino, nel 1956, a ventiquattro anni, stroncato dalla distrofia di Duchenne. Il padre che il proprio, immenso dolore, lo tenne sempre, e soltanto, per sé. Il papà che in qualche suo pilota intravedeva l’amatissimo rampollo già ingegnere automobilistico di alto valore e pilota di talento, ma che teneva ben stretto in sé anche questo toccante, molto umano, stato d’animo, per farne parola solo con suoi vecchi meccanici…! Soltanto con loro.
Enzo Ferrari democratico e assolutista… Cosmopolita e “casareccio”, d’estrazione emiliano-romagnola… Conservatore e progressista. Chiuso, introverso, eppur espansivo. Esigente, ma al tempo stesso comprensivo. Duro, e comunque umano. Nel complesso, un generoso; ma non voleva che lo si sapesse, e questo è il tratto del signore; del signore d’animo, non tanto di quello per via del censo. In fondo, il tratto del timido, quale egli era dietro la “corteccia” dell’uomo deciso, autoritario, a volte impulsivo, per poi pentirsi, e pentirsi coi fatti, dello scatto di pazienza.
Così, un film su Ferrari. Un film che ci voleva davvero. Una grossa, forte idea dinanzi alla quale dovrà pur rimpicciolire certo Cinema italiano che si perde con gusto malsano nella politicizzazione della Storia, mostra un’assai morbosa attrazione verso i peggiori istinti umani, soffre tuttora d’un provincialismo di cui non sa, o forse nemmeno vuole, liberarsi.
Eccolo qua il cinema italiano… Con tutti i “compagni” potenti, ricchi, influenti che abbiamo avuto fino a poco più di vent’anni fa, non siamo riusciti a realizzare nemmeno un film come si deve sulla figura di Antonio Gramsci, figura notevole, interessante, comunque la si pensi in termini storici o in termini politici… Non siamo stati capaci neanche di fare un film sulla Grande Guerra che non fosse un soggetto di rissosità social-massimalista inneggiante alla diserzione… Ma abbiamo sfornato pellicole di dubbio gusto e storicamente scorrette, mendaci, tipo quel Mediterraneo del conformista Salvatores con il monocorde Abatantuono quale protagonista. Non era, no, così il Regio Esercito nella Seconda Guerra Mondiale: fu altro, fu ben altro.
Non abbiamo un film vero, aderente alla verità, sul Risorgimento o sulla Repubblica Romana del 1849 o sulla Repubblica Partenopea del 1799. Non un film sui Fasci Siciliani! Non un film, uno vero, profondo, su Cesare, Augusto, Adriano; sulle Guerre Sociali romane; su Mario e Silla. Non un film-affresco, con luci e ombre, sul Boom italiano, sul Miracolo Economico.
Non un film su Sigonella o su ascesa e caduta di Craxi.
Che povertà, che tristezza.
Avete mai pensato che il Cinema di Nanni Moretti è uguale alle canzoni dei Tiromancino? Stessa atmosphere fra il nauseabondo e lo speranzoso tristarello
15
Apr
Lo so, certi giorni mi piglia male e divento abatantuonesco, inveendo su qualcuno.
Oggi è il turno di Moretti, qualcosa non mi ha mai convinto di tal ecce bombo.
Meglio, forse, la guasconeria ribalda e spensierata del grande Bombolo, homo non sapiens eppure ridens.
Un Cinema, quello di Nanni, che gira attorno a drammi esistenziali sf(i)oranti il patetico, da brioche con cappuccino amaro e una sachertorte per risollevar gli umori altalenanti, un Cinema lento che si (sof)ferma, da pause e menopausa, senza la virilità di Sylvester Stallone. Clicca sul Bombolone, dai, è più dolce!
Un Cinema (a)politico, ambidestro, senza gancio sinistro ma da Tiromancino.
Io sto pensando questo, mi lincerete, lo so. Il Cinema di Nanni Moretti è tristemente melodrammatico come le canzoni dei Tiromancino. Non so perché, canta ZampaGUAGLIONE e mi ricorda il Nanno!
di Stefano Falotico