Archive for December, 2014

La legge(nda) di Lincoln Hawk, detto anche Falco, anche falò delle vanità


05 Dec

Over the Top

 

Indagine sulla mia morte, il r(itr)atto di un artista di strada, dalla vita distratto, umanamente “ineccepibile”, probabilmente un vivente metafisico in mezzo ai mor(t)i, bevo, non da benevole, le b(i)on(d)e nel giovial San Francesco che parla al suo “uccello” e gli dà da ma(ngia)re… spaccandoti il braccio della morte… do lor(d)o botte!

Essi vivono!

La mia “fame” per la vita è “terribile”, da malaria, d’appestato, calpestatissimo, (im)modestamente (an)dato, d’offese inondatissimo, insultato in mo(n)do inusitato, abusato, picchiato, massacrato, sbertucciato, scheggiato, evitato e finanche da me stes(s)o “evirato”, amputato, slabbrato, odiato, “uccellato”, saccheggiato, bevuto, vivo mangiato, mannaggia, non mangio e tutti se “le” magnano mentre, dopo aver conquistato ogni re(gn)o di tal società infamona di ragni, non mi resta altro che (non) essere un av(ar)o, son in trappola, al tapp(et)o, Ave Maria e Padre nostro datemi il buon riposo, non son uno che sta in posa, vivo soltanto di fini prose e vera poesia, non mi sposerò con nessuna e a te, maschio, darò spin(tarell)e e non ros(s)e, la vita mi spossa, mi spacca, mi rompe, in poche parole e nessuna prole, sì, m’ha devastato il cazzo.

E ora ti sarò devastante!

Un senso insensato di me troppo assennato mi sta facendo andar fuori da tutti i sen(s)i logici. Sì, schivo le donne che mi voglion (ar)render schiavo, son delle “ciucciatrici” e non voglio “allacciarlo” a lor “allattanti”, alcune m’allettano ma non è, in fin dei “coiti”, un gran letto, non hanno dei didietro “affabili”, codeste, non destissime ma tardone, sono delle galline da coccodè, meglio me, il gallone mai tard(iv)o, affabulatore di fav(ol)a per il cazzo suo sveglissimo, da “Pifferaio magico” che fa schiantar tutte le top(p)e, (di)struggendole nel burro(ne), io, uccellin’ mi(g)ratore sempre desto e vado diritto, fantasioso-fanatico-fantoccio-non faccio nulla, vi(b)rante a v(i)olar sulle urlatrici e “urinatrici” pervertite, da invertito giusto, ridatemi il Paradiso di (in)g(i)usto, e dove sta BeatriceNietzsche che diceBo, ma quale Bologna, città di Asinelli e di donnette poco danti, meglio Zucchero e Dante sulla Garisenda rispetto a tal pendenti dalle labbra…, che Asinelli, somma-mente, in modo som(m)ar(i)o, son da prender a pedate, ma quali testate… giornalistiche, sbatti… il mostro nella sua “mo(st)ra” a pet(t)i in “f(i)ori”, meglio Mario e il mio “pennuto”, nido del cu(cu)lo in cui risiedo eppur mi voglion sedare, non sto seduto né sedato, vado rasserenato, e debbo, fortissimamente “volano”, volli… suonarvi la mia serenata nel seder mio da severo. Da tal umanità porcellesca, io son avulso, scevro da tutti i servi. E mi dovete servire! Io, “servendovelo”, non amo tal ma(ia)li da “assorbenti”. Te lo (a)stringono, (re)spingono, (st)tirano ma io son nato con la camicia ed estraggo la coniglietta dal cilindro, tutto dentro… striscia da serpente, “viscido” va di “liscio”, sul vel(lut)o son uomo fatto per ogni lupa (s)porca. Quindi, da volpe, bevo la “sborra”, “aromatizzandola” con del luppolo, imbiondandomi di… a tutte birre. Ma che sbavate? Sbevacchiate mentre io, fra tante (co)r(n)acchie, da becchino metto il “bocchino”, e tu, o(r)mone, non (o)metter’ il becco. Altrimenti, picc(hi)o! Vai azzittita, zietta, tu, zitella, beccati questa zoccoletta e basta coi buo(n)i(smi) da zollette! Vai ad arare e lavoratelo/a.

Amor, non esi(s)ti, f(o)u, fotti(ti), zoccola. “Inzollatela” e poi recati, ma quale uomo di Recanati, leopardate, non meritate Leopardi, a far dei “girini” a zonzo, lasciando il marchio da Zorro. Zotica, che cazzo vuoi? Beccatelo e sta zitta! Un altro segno, vado… se(g)nato.

Ecco la “sberla” del mio bel ribelle, io di pelo, io di “palle” nel concimarmi fra le comari. Guarda Omar quant’è bello, ispira tanto “sentimento!”. Nessuna inseminazione, evviva il mio Totò a “darvele” nel popò.

Evviva Pomarico, paese di uomini contadini molto amari, tutti a mostrar le chiappe chiare a Metaponto, località balneare di putrida maretta e di cassa-integrati disintegrati (a)socialmente, che “Sole”, che sola, che soli, tutti a cantar, di vasche da viali, le canzoni di quel viados di Rossi Vasco, ma quale chiara come l’alba! Si chiama siccità di star all’“asciutto”, non arriva mai l’acqua e, alla gol(os)a, puntan gli “appuntati” nel “venerarle” il culetto solido da “stella” di “latte”. Tutti “sceriffi”, ma che brutti ceff(on)i. Le donne ingrassan come delle vacche, quelli al bar svaccano, e allor evviva io, uomo che bivacca e se “la” beve a tracolla.

Questo si chiama tracollo, non saltatemi al “colon”. Il mio fe(ga)to è già un “fottio” di troppe prese per il culo, basta (s)fottere. Non bucherellatemi, (b)ricconi, son ubriaco di “viltà”, che (s)figa, ma vai a darlo via da “cazzo” di vita di mer(da).

Poi, mi scende… “quello” alle ginocchia, vuole succhiarmelo ma è meglio che prenda la sua “lingua” e impari altre lingue. È un analfabeta del mio “tirato” a “lucido”, poliglotta, andiam a vivere in una g(r)ot)ta ridente-annerente, di Grottole. Lì, scimmiotti, da scimmie non s(c)eme, potremo grattarcelo senza tope.

Che s(c)eme(nza) della follia, mia folle!

Grat(icol)a del mio (for)maggio, meglio Novembre e Natale, uomo che odia Pasqua(le)!

Ora, giro il Cappell(ai)o, matti che non siete altr(u)i, ed evviva i camionisti!

Almeno, non sono ipocriti. E, oltre a m(en)are, sì, evviva i miei fan, proprio male quando s’incazzano, fanno in mo(n)do oceanico e titanico! Nettuno è sopra il mio esser Nessuno!

Dammi Atlant(id)e e ti dirò in quale (lo)culo abiti. Nessuna abi(li)tazione, vai sommerso. Andrai poi (ri)scoperto in Pandora di vas(ett)i scoperchiati, mio visetto. Ecco il mio vis(t)o. Stai in vis(i)ta.

Fatemi il “piacere”.

Over ogni top(o) di fog(n)a, vaffanculo a tutti!

E ora leccatemelo!

Game over!

 

 

 

di Stefano Falotico

 

Il mi(sogin)o, Magic in the Moonlight, ad ogni an(n)o, un mio Woody Allen


05 Dec

Donne, prenditelo con ironia, tu, donnaccia, (s)tira

magin_in_the_moonlight

Una donna mi angoscia, mi mostra sempre le sue cosce al fine che possa renderla lieta a letto, visto che sempre non gode da frust(r)ata.
Io mi avvicino a lei con far felpato, le tendo qualcosa di losco, sì, una subdola esca del mio che quasi esce, perché lei abbocchi alla provocazione. Simulo il gesto della fellatio e quindi le chiedo di essermi fellona. Lei sostiene, insostenibilmente, che non desidero solo una semplice amicizia. Al che, mi (s)copro, non la scopo ma le dico, con farmela tirante, che potrebbe funzionare, e lei deve star solo che tranquilla. Lei si agita, ha le convulsioni, crede che davvero la voglia e scop(pi)a.
Le sussurro con calma di mantener la calma ma poi chiamo la polizia e la faccio arrestare. In commissariato, viene interrogata sul misfatto del suo avermi dann(eggi)ato di fallo, per giustificarsi, mostra la coscia al carabiniere e il carabiniere le spara con la car(ab)ina di una segretaria tuttofare. Questo è il mondo, sappiatelo, donne.

di Stefano Falotico

Facebook mi sta sul cazzo


05 Dec

Andai tempo fa sulla bacheca di una tizia che avevo fra i contatti.

La taggai, forse “gliela toccai”, una toccat(in)a, s’, scrivendole un “Grazie bella topolina per la scopatona di ieri sera, è stata una scopata che merita la condivisione”, naturalmente non ci fu nulla fra me lei ma era per sputtanarla perché mi stava sul cazzo pur non essendo stato il mio cazzo in lei che (non) ci stette.

Ora, taggare troppo è però sbagliato.

La gente ha perso la testa con Facebook. A scopo provocatorio, amici (mal)fidati, usando il tag a mo’ di sputtanamento, ti insozzano la bacheca di calunnie, ridendo poi sadicamente sotto i baffi. Un mio contatto, di poco tatto, scrisse falsissimamente che, la sera prima, mi ero fatto una canna e poi ero andato con varie troie, dopo essermi ubriacato. Al momento, costui è ancora sotto farmaci e ricoverato in una clinica psichiatrica per malati dei cazzi altrui.

Gli (s)piace?

Terminator Genesys, Trailer


05 Dec

A Christmas Carol, miei (i)cari, Dickens in Falotico di Can(to) di Natale contro ogni male, io ammal(i)o, non più fatemi ammalare


04 Dec

Il canto di Natale

A Christmas Carol

In questo video, recito interamente il famoso “A Christmas Carol”, libro benaugurante per ogni Natale gioviale, frizzante, frenetico, di vita ribaldo e gioiosamente esuberante, rinascimentale in mio uomo monumentale, risorto dagl’incancreniti ardori affievoliti, cagionati da gente malevola, che mi punse affinché mi deteriorassi ma, di malasorte, come dico io, iddio, mal gliene sortì. Lo spregevole malocchio di tal aff(r)ettati scellerati e bifolchi si ritorse lor contro d’anime da me morse, insomma, non m’avvelenarono e, invecchiati bruttissimamente, per colpa delle lor terribili malefatte da viventi morti, generanti sol a lor, oh sì, poco si(gno)r(i), un fegato amaro insostenibile, adesso non posson altro che (non) plaudirmi e, dalla (ver)gogna, pensar a gesti (mal)sani per la lor (di)strutta “san(t)ità”, da me gustosamente lesa di maestà incarnata in Principe altissimo, non fregato ma sfregante i lor sfregi in me ne “freg(i)o” di tutto stile (no)bile.

Suadente in lor su(p)ini, che gioia immensa di libido a botte in “testicoli” delle lor di cazzo teste da me qui ribaltate di gran testo attestatissimo, da Re Salomone anche non necessitante di (l)auree, dette pure attestato, per p(r)enderli a testate…

Ecco il mio Testamento.

Colpi in lor testoni, insomma, di mia testé testolona. Dura contro i “duri”. Rude contro i bar(bar)i.

Un tosto…, mie testine. A tastoni, camminando a carponi, son a lor stato un doloroso mascarpone contro le lor creme da for(n)i crematori ché vollero (s)cremarmi in ragazzo “dolce”. Sì, io son sempre più tiramisù e a lor DO sol pollici giù, da me succhia(n)ti LA. E mi lecco, dopo le lor beffe di tristi “bluff”, i miei baffi, ancor più sbeffeggiandoli e, se di nuovo mi tratteranno da sodo “uovo”, dicendomi che non valgo un bucato soldo, i lor noiosi vuoti da uffa io stantufferò, offrendo loro un “plof”, mie “cari” prof…

Tanti soli!

Sì, sono un Puffo, un “pazzo”, uno Scrooge, e dunque a lor si(gnori)a scoreggio perché la mia voce è d’alta maestria fonetica contro i lor schiamazzanti, volgari rumori di fondo. (S)fondati, non vi resta che i fondi del barile raschiare, v’ho affondato. Pensavate di affogarmi e invece io, di “affogato”, vi bagno nel latte vostro alle ginocchia da borghesi annacquati. Il mio bicchiere è sempre genialmente pieno, mi fate pena, state quasi in apnea. Ma io, uomo buono, non mi brucio e, dalle maree delle vostre amare la(cri)me, (de)cantando qui di tutto petto tal Canto di mio Conte, espettorando i vostri pet(t)i crud(el)i da cinici ispettori spappolati, vi servo la lezione, miei “leziosi” da lezioncine e da maestrini.

Sentite che modulazioni di frequenze, come (s)monta il diaframma, son infiammato, acceso, malinconico in queste immagini che “scottano”, scorrenti fra un Ronin malinconico e il torrenziale calore di Heat, appunto, cotti a punt(in)o mio vincente.

Tanti popò di Diabolicus Totò, miei “uccellacci”, il mio “uccellino” vola e volteggia da Carmelo Bene di “pene” alla Pasolini, di gran (di)verso svoltante è al(i)to contro le vostre infernali fiamme infamanti. Io ho fame del mio cuore, della mia anima s’incendia l’estasi alata nei vostri ficcati lati aleatori.

Come B… rucia la mia serie A. A come altro(ve), come Jim Carrey… nei vostri polli al curry.

Io, Icaro, non ardo, volando quassù, bensì voi schiattate di rabbia come Belzebù, non avendomi arso, siete “aridi” (non) vivi e vi deste sol delle a(r)ie tanto fini quanto finte. Io son raffinato!

Io son il paradisiaco.

Ascoltate il Ver(b)o e pen(s)ateci due volte prima d’ancor altro azzardare.

Non azzannate, io non faccio le cose campate per aria, io non tiro soltanto a campare, bevete pure i vostri Campari ché io bado al Badi come parlisa(pete)?

Ed è gran sapere. Salire, non esalare, non addosso sal(t)atemi.

Siete sol degli esaltati.

Mentre io esulto.

E, giammai dalla vera vita esule, vi(ri)li, io (non) rivivrò. Che Sole, miei uomini “soli” sempre a caccia di sol(i)di.

Sbiancate!

 

 

 

 

di Stefano Falotico

 

Terminator Genisys Movie – Trailer Tease


04 Dec

David Cronenberg eBook Falotico


04 Dec

David Cronenberg, poetica indagine divorante eBook

 

Amici, se la prossima settimana uscirà il booktrailer del mio “Il cadavere di Dracula”, che qui naturalmente vi mostrerò, dopo il KindleAmazon, che vi prego di acquistare, è uscito anche in eBook, disponibile nelle due versioni Pdf e Mobi, tal mio luminescente-illuminato-stupefacente, lo dico da me, eh sì, “David Cronenberg, poetica indagine divorante”.

Traete da tale screenshot le vostre conclusioni e, in attesa trepidante dell’immediato-coming soon cartaceo ancor più entusiasmante, amate(lo) e volete(mi) tutti, godendo, spero, di tal mia opera factotum racchiudente il perlaceo, immane Cinema di David.

Mia nonna di cognome fa David… e non potevo che, da geni affini, andar a “insanguinarmi” letteraria-mente in lui, genio color di-amante.

 

Premio Letterario Nabokov 2014


03 Dec

Mesi fa, avevo inviato un mio libro per vincere il Premio Nabokov.
Leggendo i risultati dei vincitori, naturalmente il mio nome non compare ma sono molto più bravo di costoro.

P r e m i o L e t t e r a r i o N a b o k o v

e d i z i o n e 2014

Gentile autore,
dopo un’attenta lettura la giuria tecnica ha decretato la rosa dei finalisti per la sezione editi e inediti di narrativa, poesia e saggistica del Premio Letterario Nabokov – edizione 2014, che andranno in finale. La premiazione – con presentazioni dei libri e degli autori – avverrà il 10 e 11 gennaio 2015 a Novoli (Lecce) presso il Teatro Comunale, nell’ambito di Incipit Festival Letterario e del Premio Fraternità organizzato dal Comune di Novoli e dall’Assessorato alle politiche giovanili retto da Roberto Nitto.
Ecco i finalisti suddivisi per sezione:

SEZIONE EDITI

Narrativa:
Claudo Calveri, “La città distratta”, Homo Scrivens Edizioni;
Marco Mancini, “Come l’acqua del lago”, Vertigo Edizioni;
Katia Brentani, “Il figlio del boia”, Damster Edizioni;
Claudia Petracca, “Un volo sulla cenere”, Lupo Editore;
Francesco Amato, “Compartimento 11”, Tullio Pironti Editore;
Emanuele Gagliardi, “La neve”, Europa Edizioni;
Luigi Bartalini, “Sono nato nel mese dei morti”, Kairos Edizioni.

Poesia:
Gianfranco Vacca, “Sarebbe stato un ottimo pazzo”, Campanotto Editore;
Maria Filicita Cordella, “Silenzio mio canto”, Lupo Editore;
Francesco Perrucci, “Trasposizioni cerebrali in amore”, Albatros Edizioni;
Michele Izzo, “I canti delle antiche stagioni”, Vertigo Edizioni;
Yuleisy Cruz Lezcano, “Tracce di semi sonori con i colori della vita”, Centro Studi Tindari Patti;
Bruna Landi, “Il profumo dei ricordi”, Aletti Editore;
Marco Viscomi, “Interruzioni”, Morlacchi editore.

Saggistica:
Lucilla Sergiacomo, “Gadda spregiator delle donne”, Edizioni Noubs;
Antonio Cesare Saltini, “L’assedio della Mirandola”, Diabasis Edizioni;
Francesco Spagna, “La buona creanza”, Carocci Editore;
William Bavone, “Le rivolte gattopardiane”, Anteo edizioni;
Andrea Giansanti, “Settant’anni senza lavoro”, Ti pubblica edizioni;
Valentina Polcini, “Oltre la fantascienza. Paradigmi e interstualità nella narrativa di J. G. Ballard, Aracne Editrice;
Albino Curcio, “Gesù Nazareno”, Mannarino editore.

Menzioni speciali:
Manlio Ranieri, “Un romanzo inutile”, Musicaos Edizioni;
Giuseppe Pellegrino, “Interni d’uomo”, Besa editrice;
Alessio Accardo, Chiara Giacobelli, Federico Govoni, “Furio Scarpelli – Il cinema viene dopo”, Le Mani Edizioni.

SEZIONE INEDITI

Narrativa:
Ciro Pinto, “Gli occhiali di Sara”, Tra le righe libri editore.

Saggistica:
Claudio Vastano, “Garfagnana, la valle dei terremoti”, Garfagnana Editrice;
Vezio Vascotto, “Due marine in guerra”, Tra le righe libri editore;
Caterina Maria Assunta Capalbo, “Dal Foro Mussolini al Foro Italico…”, Abelbooks editore.

Massime di Stefano Falotico, uomo minimo talvolta Massimo


03 Dec

Io adoro i matti, essendolo parimenti di demenza, sempre meglio che esser sani di finta sapienza.

Molti mi chiedono come abbia fatto uno come me, anni or sono, essendo io un orso, ad avere anche una discreta donna scimmia.
Molto semplice, lei fu affascinata dal mio torso, mai peloso e neanche villoso, non avevo una villa(na) che fosse una, e le dissi che lei stuzzicava l’uccellino. Ogni uccello ha il suo nido, anche gli orsi son da cu(cu)lo, sappiatelo.

Credo che molta gente si sia sbagliata in passato sul mio conto. Mi definivano un imbecille. Furono superficiali. Al presente, sono un ottimo deficiente. Non ho altro da ammettere a lor discolpa, mi diedero insomma un sufficiente di deficienza, invece potevo migliorare molto peggio.

Mickey Rourke, a legend. A 62 anni ritorna a box(ar)e


03 Dec

Rourke

https://www.youtube.com/watch?v=lBGp16VfHus

Mickey Rourke boxe

 

Ho sempre amato Mickey Rourke, un “(im)pestato”, un pestifero, un pugilatore “violento”, aggressivo, cola il grasso, ferocia incarnata dei mille mutamenti, camaleonte della sua mente e della sua anima potente

Sì, a 62 anni suonati, miei suonatissimi, Mickey ve le sonò e la (ri)carica risona.

Scalpita, Mickey, smagrito a muscoli inferociti, slabbratissimo, rifatto e vi sf(id)a perché a lui la “cruda” carne si confà. È di peso (non) leggero infarcito, odia gli uomini medi ed è della categoria dei “por(c)i” massimi.

Questa è una massima che dovete tener a memoria, arretrati, nessun dietro-front, solo pugni frontali, incisi ad addominali “tumefatti”, putrescenza della “bellezza”, Dio mio che schifo ma io lo (a)doro perché Mickey, a differenza di voi, dormiglioni, mai se la dorme, se “la” suda e se “lo” tira di “brutto”.

Sì, amo questo cazzone, va “leccato”, “innalzato”.

Sì, io e Mickey siamo speculari, identici, nati “(in)etti”, abbrustolenti mentre voi siete dei (po)lentoni da far a polpette.

Finiamola con questi nerd di oggigiorno, gente che “(s)viene” per un Interstellar da scamorze e seghe mentali. Meglio lo “scimpanzé” delle vostre sempre piene panzette. Se vi farà pena, ancora pene.

Il labbro pendulo… gli dona come i cavoli a merenda, egli da nessuno dipende e non elargisce buoni bacetti, il bacino dondola, è un “morto” peso, nato moro e platinato in cintura da imbizzarrito cavallo biondo. D’oro, sempre in poi d’ora vi (t)romba!

Egli è “sporco”, miei orchi, Barfly del Bukowski più stronzo, più fottuto, spacc(i)ato, spappolato, di mandibola in schiacciasassi russo. E vai di vodka e un altro pugno agli storpi. Gli fate sol delle pugnette, dategli una “prugna” e spolperà tutte le (v)u(l)ve. Volponi, lupetti e troioni! Gettate le spugne! Guarda come il suo fisico ha asciutto.

Egli “incassa”, le dà e gliela danno di “grosso”. Non è fine, “sale”. Altro che questi zuccherosi da mele(nse) e merendine, siete Nu(te)lla, egli è nudo.

Spacca-tutto!

Dio della Madonna lurida!

Usatelo come posacenere e v’incenerirà, (s)fumandole…

Truccato, struccatissimo, rimanete di stucco, siete dei tocchi e lui (rin)tocca. Toccalo e vi denuncia, toccati!

E tu, scemotto da cinemino Medica Palace, guarda quest’uomo che ne frega dei palazzinari e, nonostante i soldoni, ti rende pastafrolla su suo portafogli.

Tu, racchia-depressa-repressa, vai ancor più frust(r)ata. Beccati i tuoi figli lattiginosi da s(c)emi di tuo marito(zzzo) e allattali al tuo sen(s)o moscio.

Non fatelo incazzare se no son botte. Rimbrottatelo, brutti, e più bruto vi farà il culetto di rutto.

Erutta! Che pet(t)o!

 

di Stefano Falotico

 

Genius-Pop

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