La morte

13 Nov

Ieri, ho scoperto ancora una triste verità. La gente, parenti, amici, persone che ti eri illuso potessero comprendere il tuo animo, è mentitrice. Tutti mentitori, tutti (non) sono, e se parli di qualcosa di vero, di tuo profondo, che rattristarli può, scappano dietro scuse, non voglion star(ti) a sentire. Basta che si par(l)i di scopare. Tu non a terra.
Così, se riveli che vuoi ammazzarti, semmai pur ridacchia(no), pensando che tu stia scherzando. Sapendo, e questo è grave, che non stai mentendo. Che davvero ti ammazz(era)i, forse già morto sei una presenza apparentemente presente, in verità non esisti, fingo(no) di (r)esistere, e tutto va (di)dietro risate di facciate, superficialità e il consueto gelo ipocrita del non far il bambino o non esser il solito, (s)garbato (cap)riccio. In questa non essenza di voi, tutti senza aver capito nulla, quanto mi rattrista il vostro frivolo velluto, che lutto, in quanto niente è, (in)esistente son(n)o. Giammai vissi né (ri)vivrò. Per sempre morto.
Così, i mor(t)i, i moti perpetui dello show must go on, Perpetua(ti), il perbenino, i ricatti, le ricotte, pen(s)a a quelli che muoiono di fame, a quelli che non hanno una fede, che non stan pene in salute, che non hanno una femmina. E questo sarebbe bene? Negar la sofferenza del (non) vivere per accettar un meschino maschio(ne) delle (s)fortune? Se questa è vita, io (non) vivo. Io dormo, perché dormir (non) mi fa pen(s)are. Pensando, peno di meno, pene (s)tolto, addormentato e diurno anche se già nella mia ur(i)na, buongiorno notte. Non (s)tiro, non troia come te che (li) ripulisci, non dirò di più. Non fammela dire, ma che vuoi darmela?
E soprattutto vaffanculo!

Al che, ti contatta uno psicoterapeuta e ti dice che una terapia, appunto, sarebbe di aiuto. Sostiene che sarebbe un sostegno. Ma io sostengo che non ho più un so(g)no.
Ma (non) sono un genio e Freud mi sta sul cazzo del suo pen(s)ar che si risolvan le anime con questo ruotar solo attorno al sesso.
La vita non è questo sol(d)o, corpi soli(di) sempre bisognosi di liquidi, non è sol(ar)e, per me è sempre stato buio.
E, da cieco, (non) vedendo meglio, sento un aldilà che non può più star qua.

E bene mi/vi st(i)a, che fottuta borghesia. Non s(t)o, che dico, che do, che diedi, che darò e non voglio dare, non voglio dame né danari, sarebbero solo altri da(nn)i.
Questo è il mio smacco, ecco lo smalto, puttana, smack.
Ammazzami. E vedi di farla (s)finita, così posso godermela prima.

Adesso, levat(ev)i.

La vita è mia. E, sotto la vita, il mio cazzo fa quel che gli pare e non mi piace.

Ma che pace!

Ti amo, pece!

 

Firmato Stefano Falotico

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