Takeshi Kitano vi fotte, miei piccolo borghesi del cazzetto, lui cazzeggia spar(l)ante

29 Jul

 

di Stefano Falotico

Amo il Cinema di Kitano quando arriva la “poesia” dell’estate estenuante, perché sto morendo come in Hana-bi, f(u)ori di “pes(c)o” e (s)fiori difuoco

Sì, con l’inoltrarsi della stagione estiva, io divento meno estatico. Molti, in spiaggia, succhian dalla cannuccia d’Estathé per rinfrescarsi dai caldi ormoni. Poi, dietro le frasche del pineto, vengon allattati dai sen(s)i delle donne, dando loro del “tu” d’un amore dondolante in mezzo al “boschetto” di tette. Eh sì, cari senzatetto, i lor letti d’estate son insaporiti al “salmone”, miei salami, fra pompelmi “bagnati” nell’olio di olive… “abbronzanti” le vagine che prima arrossiscono e poi la salsiccia allo spiedo arrostiscono. Eppur “venne” dapprincipio, non tanto da prìncipi, il corteggiamento di piedini e bikini su prova costumino ché dev’esser tonico, “tirar”… da tonno la pancia in dentro e solo allora, una volta che la donna ha (ap)preso che il suo predatore è un toro che (si) dà un (in)certo t(u)ono, posson “incor(o)narlo” in lui “piovigginando sale sugli irti colli”, cornificando il marito all’asciutto che sta affogando al largo mentre l’amante le “alla(r)ga”. Sì, a mar aperto il marito affogò e, nel frattempo, l’amante esplose di frappè in mezzo al “frutt(et)o” dell’amor proibito. Finito che ebbero di trombar(lo), con tanto di “risucchio” degli abissi voraginosi che di trombe ondanti travolsero il marito già nel (pro)fondo, andarono a mangiar un altro “gelato”, condendo il “lutto” con del Liuk, ghiacciolo di stecchino come l’amante magro e crudo, limonante in quell’Algida donna non più frigida. Quindi, ancora un “affogato” servito amaro. Alla faccia del cameriere che dà da bere a questi “perbene”.

Questo è il mare, invece amare può voler dire, se va in culo alla “balen(otter)a”, un gusto all’amarena quando ti (s)contenti, se va giù, non sempre c’è il tiramisù. Ed è perciò che, in quei chioschi, miei “duri” come il cocomero e miei mer(l)i, servono bibite congelate ma soprattutto “bile” con tanto di biliardino a “metterle” in “buca”. Perché quel barista sa che la tiepidezza delle “leccate” alla moglie presto traditrice, porta spesso a un altro sesso e devi (t)remar di “cont(r)ocorrente” non al verde se non vuoi rimaner senza moglie, dall’amante derubata con tanto di deflorata, glaciale di sasso nell’oceano (non) Pacifico che “cola” a picco su “volanti” altrui gabbiani da gioco delle palle nella “rete”. Non piagnucolate, questa è la Piña Colada. Siete stati pescati, “pesciolini” su mia noce da cocco bello! Che rompe tutte le g(i)nocch(i)e.

Sono lo squalo che tutti e tutte squaglia.

Evviva D’Annunzio, amante solo del “Fatemi il piacere”.

Che c’entra Kitano? Mai dire Banzai.

Visto che mi ammazzerò prima del tramonto, non mi raffreno più.

Evviva il raffreddore. Permette di starnutire senza bisogno di chiedere scusa.

 

 

 

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