Archive for July, 2014

Iniziate le riprese di Sea of Trees di Van Sant con McConaughey


31 Jul

di Stefano Falotico

Salve, no, il film potrebbe (non) essere un alibi per “depistare” l’attenzione su me (in)volante già altrove.

Il film, invero, anche da al lupo al lupo, è la storia di un suicida aspirante che, dopo aver incontrato nei boschi un giapponese mezzo scemo, forse fan di Mishima, interpretato da Watanabe, decide di “sospendere” l’idea sua di morte e di farsi una passeggiata “(im)perfetta” col nipponico “lungo”… la foresta (ri)f(l)ess(iv)a del suo annuncio da “uccello” solitario.

Sì, il mio primo romanzo, edito dalla Joker di Novi Ligure, s’intitola “Una passeggiata perfetta”, ed è la storia personale d’uno che decise di buttarsi giù dal balcone, poi s’addormenta di reminiscenze intreccianti Il lungo addio di Altman, s’identifica, d’inconscio ambiguo, oniricamente, con l’investigatore d’un caso “anomalo”, e in pause va in stand by me, risvegliandosi al cinema nel (rim)pianto d’una platea da piange il piatto ma chi se ne fotte d’esser entrato nella galleria, detta anche metaforicamente tunnel, cioè circolo vizioso? In galleria, si paga il sovrapprezzo, sì, infatti gli abbonati della Sala Grande del Festival di Venezia devon sborsare, per i film in Concorso, la grande bellezza” di 1600 Euro se vogliono assistere agli spettacoli più importanti. Roba da matti? No, da ricchi. Di mio, m’accontento del PalaBiennale, tendone appunto circense per il pubblico più “normale”. Ma torniamo alle passeggiate, non perdiamoci tra la foll(i)a. Sì, gli altri fott(er)ono e lui invece sta “seduto” a contemplar lo schermo, prima bianco e puro, poi colorato del buttarla in burla euforicamente da escoriato, non tanto accorato da coriandoli, quindi sco(lo)ratissimo, altro che Carnevale, “nero” da ultima ruota del carro, con tanto di dissolvenza del finale, meta-libra(r)io-ghezziano-cinematografico-(s)fig(at)o, su dissolvenza terminante nel dubbio del chi leggerà la vita a sua vista di capire o meno un cazzo. Di mio, so che alcuni film devo rivederli. Non perché non li capisco. Voglio semmai capire perché il regista meriterebbe un cappio. Sì, perdoniamolo, non vale un cappero ma ha il suo espiatorio DiCaprio. Diciamocelo, The Wolf of Wall Street è una cagata micidiale. Voi l’avete adorato, a me, più lo vedo e più mi par una boiata per drogati. E questo Leo, che “denireggia” con ghigno da Nicholson dei poveri, mi par solo caricatissimo. Sì, giusto che abbia vinto l’Oscar il suo rivale McConaughey. Insomma, il tizio si suicida o no? So che il suo autore non s’è suicidato eppur ricorre quest’idea in lui di non voler correr più in tal mondo opprimente di frenesie e patti ipocriti, ché mi “vengon” du’ palle enormi dallo stress e la giungla mi rende tarzanesco a urlar dalla f(or)esta. Odio i festini, evviva il fusto a torso nudo! Molte donne, vedendomi così, nelle mutande “vengono”. Io sono selettivo come la teoria di Darwin e, piuttosto che andar con queste, vorrei svenire. Alcune, indubbiamente, sono anche da svenimento. Non tutte le donne sono brutte, anzi. Ma le belle ti fan venire solo il latte alle ginocchia, seppur ammetto, e glielo (o)metterei da ometto, che “gnocche” fa rima con albicocche. Io vado di “cocco”. Tu vai di corpo? Sì, ma io non ti cago. Se fosse per me, saresti l’incarnazione della stitichezza. Sono una merda? Sì, uno stronzo a cui la società fa vomitare. Finiamola con questo mondo di gente che vuole “arrivare”. Una volta arrivati, vi svelo un piccolo “particolare”. La vita è finita perché sei diventato un ma(ia)le. E i maiali son (s)porc(h)i. Mangiate vegetariano. Aiuterà la digestione.

Sì, meglio “La foresta pietrificata”.

Sono cattivo? No, sono un misantropo. E, se mi stai sul cazzo, ti mando a fartelo dar nel culo. Ti pago pure, basta che ti levi dai coglioni, coglione!

Molti pensarono cha sarei cambiato una che volta che avessi “trombato” come tutti i “normali”. Me ne fottei e invece li trombai, adorando Rambo. A tutt’oggi, mi fan un baffo e comodamente in lor faccia da feccia, se voglion scoraggiarmi, scoreggio lor(d)o con tanto di pisciate in testa da “uccellone”. Ecco il fe(ga)to!

Amo la natura, comunque. Oggi pomeriggio, contatto una che ha messo delle foto di lei che scala.

– Posso esserti sincero?

– Sì, credo che l’uomo è uomo se “sventola”… la verità. Allor, sì, che è svettante e da ogni “tetta”. Non ho un tetto ma scalo… dagli alimenti. Tu non è che sei già (s)caduto in basso? Usi il paracadute per lenir la “botta(na)?”.

– Basta il profilattico, non esageriamo. C’è una tua foto, fra quelle in cui scali, che me lo fa elevare come l’Everest. Panoramicamente, visto da dietro, lo “sfondo” è da “fondista” di latitudine in ogni longitudine su orgasmo da “stellina polare” sin all’intestino del godimento da cronometrista che dura di duro, salvo mestruazioni (in)castranti, su goniometro in ficcata perpendicolare e brezza calorosa anche se dalle tue “parti”, visto che ammetti d’esser frigida, talvolta sei “fredda”. Ci riscalderemo nel cam(m)mino. Non dubitare. Ci sta(i?). Vuoi tagliare corto? Io t’assicuro che, “tagliato lungo”, eviterà a te, donna, di finirla qua… Non evirare il piacere! Al massimo, se (non) ti accontenti e non godi, scaleremo dalla “porcella”.

Ho detto tutto…

E lei me la diede tutta. Sì, la fune per impiccarmi, sciogliendo il mio nodo in gola profonda…

Sono un santo e mi piace il Cinema disperato di Van Sant.

Da non confondere con Cassel Vincent, la pronuncia del cognome è quasi uguale, il resto si scopò la Bellucci.

Ed è cosa non so se “bona” e giusta. Come attrice, fa schifo al cazzo. Solo come attrice. Scegliete il Cinema o il “boschetto?”.

Un con(s)iglio? Scegliete sempre nel mezzo. Mela e metà di Cinema e la vostra figa(ta) sarà piena anche da bicchiere (in) umido sin alle labbra di am(id)o con tanto di burro(ne).

Bagnate(vi). Pioverà per sempre!

Edito o editato? Refuso è scrivere edito nel senso (di) s-corretto?


31 Jul

Ieri sera, su Facebook, posto ancora una volta uno dei miei libri, scrivendo che è stato edito dal mio correttore di bozze.
Lui mi fa notare che continuo a scrivere edito e invece dovrei scrivere editato.
Ora, ricapitoliamo, i capitoli comunque sono tutti stati correttamente edit(at)i.

Sì, il mio editor, al solito puntiglioso, come è giusto che deve essere, altrimenti non sarebbe il correttore delle mie bozze, eh eh, in privato mi sottolinea che continuo a scrivere “edito” al posto di “editato”. Ecco, la questione è storica oramai. Edito ed editato sono i due participi passati, entrambi corretti, del verbo editare, che significa, come spero tutti sappiano, pubblicare. Quindi, il libro è edito da Youcanprint, ma l’editing è stato effettuato, cioè la revisione del testo, la correzione dai refusi e l’impaginazione per i vari formati, cartaceo, eBook, etc, da Germano. Chi è Germano? Colui che (non) mi corregge i test(i), è uomo di gran testa. Diciamo che la forma “editato” è quella italianizzata-participio passato del present continuous editing, che gli inglesi usano in tal caso come sostantivo per definire appunto la revisione di un manoscritto. Editing quindi come processo per rifinire un testo, da cui il present continuous sostantivizzato, diciamo così. Comunque, edito o editato, il libro è qui. Se volete comprarlo, bene, altrimenti, sono affari vostri. Questo invece si chiama (non) ordine, se preferite, chiamatelo “EDITTO”. Perché io sono erudito!

Non puntatemi le dita, altrimenti quello medio v’alzo. Il dito? Sì, ho detto dito, cazzo.

Clint Eastwood, basta il nome per il titolo di grande, insomma lo siamo


29 Jul

 di Stefano Falotico

Se c’è un attore-regista per cui da anni vado matto, ecco, costui è Clint Eastwood.

Ah, so che questa mia spudorata dichiarazione d’amore, vi fa scompisciare dalle risate. Eh sì, oggi viviamo nell’epoca di Zack Snyder che, con la sua “parentela” di leccate fenomenali di culo a Nolan Christopher, eh già, “Superman”, gira blockbuster che a voi eccitano mentre a me fan venir il mal di mare, anzi, la voglia proprio di tuffarmi dagli scogli più “insidiosi”, (a)sino giù negli abissi insondabili da mia “cattiva” bile, non sfidando la forza di gravità ma nel librar suicida così “libero” come un gabbiano, ingabbiato da una società cinica, “fumettistica” e superficiale, prima del fatal schianto di me “sciolto” nell’affogarmi di (rim)pianti “incontinenti”, sì, incontinenti perché oramai, da un (in)continente all’altro, l’incontenibilissima idiozia sovrana regna in tal mondo bugiardo ove imperan le menzogne oceaniche. “Aperto”, sprofonderò (in)felice, morendo da nessuno ma forse rispu(n)tando, con l’acqua alla gola d’un orgoglio non espiato ma ancor respirante vita pura, come Nettuno, un Dio della letteratura greca che non cagano più, tranne i picc(i)oni della piazza omonima di Bologna, ove “campeggia” la sua Fontana, titanica ma cagata appunto di “striscio” anche dai teppisti che la raschiano nei “lineamenti ellenici” su “falce e martello” da naziskin felsinei di svastica, con tanto dell’adiacente, là sotto, immarcescibile “culturista” Beppe Maniglia, idolo cittadino, tanto “ignorante” che un tempo volle candidarsi come sindaco, presentando “in prima linea”, nel suo “programma elettorale”, lo spaccio impunito della marijuana nella piazzetta “universitaria” più tristemente famosa, Verdi, bazzicata da studenti molto “vogliosi” nel “tirarsele” a vicenda da figli di papà alla faccia dei poveri in canna…

Perse alle “(e)lezioni” solo perché lo “spaccio” non aveva bisogno di essere “alimentato” dai gradi militareschi dei poliziotti, “uomini” di grandi “aspirazioni” e “fiuto” dal “sensibile” olfatto, tanto che chiudono sempre un occhio, tranne quando sono in caserma e picchiano i “tossici”, cioè gli allergici alla vita da “duri”, drogandosi di nepotismo sodomizzante ogni regola della buona e sana “Costituzione”.

Sono uno stronzo? Lo sono sempre fieramente stato e credo di non appartenere all’italiano “Stadio”, infatti sono “instabile” a differenza di voi (s)pos(s)a(n)ti di questo statuto ideologico ove il nazional-popolare pensa a come arricchire Balotelli, “incitandolo” a fottere tutte le veline più sventole, su suo “negro” poi “sventolato” razzisticamente quando ritorna la caudina, bifronte mentalità fascista che lo vuol mal trattare da “senza palle”, mentre la gente muore di fame al “grido” di “Forza Italia” nella “rete” sociale, con tanto di “punizioni” da “foglia morta” dei “fichi” che siete solo quando state dietro le trincee ma poi “bravi”-fighetti quando non avete il coraggio neppur di cacciar una piazzata da arrabbiati “pazzi” nelle ribelli piazze e ve la fate sotto davanti a uno che vi presenta un “titolo di studio” per suggestionarvi in modo tale da potervi ficcar sempre in culo a piacimento… delle Escort che lui s’incula di tanta carta “bianca”… “pulitissima”. Tanto, può fare… è “intoccabile”. Che società “toccante”.

Ciò per dire che Fino a prova contraria è un capolavoro.

E, come Clint Eastwood, invento una battuta, cari battoni, a mo’ di suo “stile” freddissimo…

I giornalisti in gamba devon star zitti perché son alle dipendenze del padronato che li sfrutta, pagando i loro articoli un cazzo, mentre i tizi, che non sanno leggere e scrivere, vanno con le tizie “più nelle gambe”. Così è sempre andato il mondo e sempre purtroppo andrà, cioè a puttane. Al “popolo” interessa la faccia(ta). Punto e finiamola qua.

Sono un fottuto liberale? No, bensì uno fra i pochi che non vi racconta balle ma vi racconta “questa”.
Da giorni, ci sto provando con una che non ci sta, fa la cameriera e gioca di carte a scopo(ne) di lucro coi ludri, affaristi ipocriti che cazzeggiano proprio nel senso allungato del cazzo in ano fra mani sporche.
Lei preferisce stare col padrone del locale, sempre “mantenuto/a” in perfetto “ordine”.
Sì, il padrone è il suo pappone. La paga affinché lei, la serva, serva (due volte servissima) i “clienti” più “seri”. Finito che ha di servirli, di giocarci, terminato che hanno loro di “ripulirsi”, il padrone la fa… pure appunto scopare “a terra”.
Sembra una battuta tratta da Ronin di Frankenheimer?
No, nessun David Mamet. È mia, essendo io un samurai senza padroni.
E soprattutto “matto”.
Ma me vanto nel vento!
Quella donna sa che io non la userei come battona. Ma è stata abituata a lavare solo i piatti e mi spaccherebbe la faccia perché vorrei si emancipasse, provocandola di “botte” per farla davvero godere.

 

Takeshi Kitano vi fotte, miei piccolo borghesi del cazzetto, lui cazzeggia spar(l)ante


29 Jul

 

di Stefano Falotico

Amo il Cinema di Kitano quando arriva la “poesia” dell’estate estenuante, perché sto morendo come in Hana-bi, f(u)ori di “pes(c)o” e (s)fiori difuoco

Sì, con l’inoltrarsi della stagione estiva, io divento meno estatico. Molti, in spiaggia, succhian dalla cannuccia d’Estathé per rinfrescarsi dai caldi ormoni. Poi, dietro le frasche del pineto, vengon allattati dai sen(s)i delle donne, dando loro del “tu” d’un amore dondolante in mezzo al “boschetto” di tette. Eh sì, cari senzatetto, i lor letti d’estate son insaporiti al “salmone”, miei salami, fra pompelmi “bagnati” nell’olio di olive… “abbronzanti” le vagine che prima arrossiscono e poi la salsiccia allo spiedo arrostiscono. Eppur “venne” dapprincipio, non tanto da prìncipi, il corteggiamento di piedini e bikini su prova costumino ché dev’esser tonico, “tirar”… da tonno la pancia in dentro e solo allora, una volta che la donna ha (ap)preso che il suo predatore è un toro che (si) dà un (in)certo t(u)ono, posson “incor(o)narlo” in lui “piovigginando sale sugli irti colli”, cornificando il marito all’asciutto che sta affogando al largo mentre l’amante le “alla(r)ga”. Sì, a mar aperto il marito affogò e, nel frattempo, l’amante esplose di frappè in mezzo al “frutt(et)o” dell’amor proibito. Finito che ebbero di trombar(lo), con tanto di “risucchio” degli abissi voraginosi che di trombe ondanti travolsero il marito già nel (pro)fondo, andarono a mangiar un altro “gelato”, condendo il “lutto” con del Liuk, ghiacciolo di stecchino come l’amante magro e crudo, limonante in quell’Algida donna non più frigida. Quindi, ancora un “affogato” servito amaro. Alla faccia del cameriere che dà da bere a questi “perbene”.

Questo è il mare, invece amare può voler dire, se va in culo alla “balen(otter)a”, un gusto all’amarena quando ti (s)contenti, se va giù, non sempre c’è il tiramisù. Ed è perciò che, in quei chioschi, miei “duri” come il cocomero e miei mer(l)i, servono bibite congelate ma soprattutto “bile” con tanto di biliardino a “metterle” in “buca”. Perché quel barista sa che la tiepidezza delle “leccate” alla moglie presto traditrice, porta spesso a un altro sesso e devi (t)remar di “cont(r)ocorrente” non al verde se non vuoi rimaner senza moglie, dall’amante derubata con tanto di deflorata, glaciale di sasso nell’oceano (non) Pacifico che “cola” a picco su “volanti” altrui gabbiani da gioco delle palle nella “rete”. Non piagnucolate, questa è la Piña Colada. Siete stati pescati, “pesciolini” su mia noce da cocco bello! Che rompe tutte le g(i)nocch(i)e.

Sono lo squalo che tutti e tutte squaglia.

Evviva D’Annunzio, amante solo del “Fatemi il piacere”.

Che c’entra Kitano? Mai dire Banzai.

Visto che mi ammazzerò prima del tramonto, non mi raffreno più.

Evviva il raffreddore. Permette di starnutire senza bisogno di chiedere scusa.

 

 

 

Mad Max: Fury Road – Comic-Con First Look Trailer


28 Jul

 Riparte rombante il nostro Interceptor e, a giudicare dalle prime scoppiettanti, frenetiche immagini potenti, piroettanti e partenti in quinta di motori accesi a nostre emozioni lubrificate ancora a rimembrare, elucubranti, i fast(i) and furious del vero modello imbattibile apocalittico per eccellenza delle auto infernali, possiamo dirci entusiasti.
A caval tonante del grintoso e robusto di un Tom Hardy dalla carriera irrefrenabile e spacca-tutto!

Stacy Haiduk, True Blood and sex


27 Jul

Intervista a Giacomo Pedroni


24 Jul

Stefano Falotico, il sottoscritto, intervista Giacomo Pedroni.

– Ciao Giacomo, ho letto il tuo “Con l’amore di un coniglio” e, come sai, avendolo anche positivamente recensito, mi è dunque piaciuto. Credo che tocchi commoventi corde emozionali con finezza e rara delicatezza, nella sua trama semplice ma efficace che, pur trattando un tema scottante e “pericoloso”, come la crisi lavorativa, ne parli appunto con la giusta e ponderata misura, senza sbavature, eccessi melodrammatici o cadute di tono, conservando una linearità appassionante ma mai, ripeto, che sconfina nella commiserazione patetica dei personaggi narrati.

Da dove nasce l’idea di associare il tuo amore per i conigli, animali creaturali, dolci e simpatici, con una storia invero profondamente tragica o, perlomeno, certamente non subito allegra e “spensierata”, diciamo? Questo strano, però intuitivo accostamento, m’ha stupefatto e credo sia il pregio maggiore del tuo libro.

Potresti parlarcene più approfonditamente?

– Innanzitutto ti ringrazio per aver fatto una recensione positiva del mio libro sul più importante portale online e perché, attraverso quest’intervista, mi dai la possibilità di farlo conoscere meglio. In effetti, c’è questo accostamento tra un argomento negativo come la crisi economica e uno positivo come l’amore per gli animali, argomenti attualissimi con cui ogni giorno mi trovo a dover vivere, essendo senza lavoro e avendo due coniglietti stupendi; proprio per questo, non ho avuto difficoltà a scrivere questo romanzo, un libro che, nonostante il difficile periodo che moltissimi di noi stanno attraversando, ci fa vedere come si possa comunque trovare la serenità e la gioia di vivere nell’amore che anche un coniglietto ci può donare. Purtroppo molte persone considerano ancora il coniglio soltanto come un animale di cui cibarsi mentre invece è una creatura che dona un affetto e una gioia di vivere tali che possono addirittura ridarci la voglia di vivere dopo che la vita stessa ci ha tolto tutte le nostre certezze; spesso capita che si venga compresi e aiutati di più dagli animali che dagli esseri umani. Proprio per questo, voglio dire a tutte le persone che gli animali non vanno abbandonati! Se davvero si ama un animale domestico, lo si tratta come un figlio perché un animale non è un giocattolo, è pur sempre un essere vivente degno di rispetto e d’amore e soprattutto in grado di dare tanto amore.

– Ci spiegheresti il tuo metodo lavorativo? Sei un “factotum”, come si suol dire. Cioè fai tutto tu, scrivi il libro, poi lo correggi da eventuali refusi e lo impagini. Se volesti gentilmente spiegarci, appunto, nei dettagli, il processo e le varie fasi dell’editing personale, cioè come organizzi il tuo “piano di lavoro”.

– Normalmente procedo in questo modo. Preparo prima l’intera trama del romanzo, poi scrivo i nomi e le caratteristiche dei personaggi principali, successivamente decido il titolo e poi inizio la prima stesura che di solito faccio usando carta e penna, come si faceva una volta; sarà anche un sistema poco moderno ma l’ispirazione arriva più facilmente davanti a un foglio piuttosto che davanti al computer. Durante questa prima stesura, mi capita di cambiare alcuni aspetti della trama originaria, magari tolgo uno o due personaggi oppure modifico una certa situazione; insomma, la trama che scrivo all’inizio non è rigida e immodificabile. Mi capita poi che, mentre scrivo il testo, inizi a preparare anche la sinossi che sarà poi pubblicata sul retro della copertina del libro. Dopo aver terminato la prima stesura, inizio la correzione, operazione che a volte mi porta a modificare alcuni aspetti della storia. Terminata la correzione manuale, ricopio tutto sul foglio elettronico e poi procedo con l’impaginazione. Prima d’iniziare la scrittura sul foglio elettronico, imposto sul PC le dimensioni della pagina che saranno uguali a quelle che avrà la pagina del libro in modo tale da sapere da subito il numero di pagine complessive.

– Del tuo libro mi ha inoltre colpito la maturità della “triste” vicenda narrata. Cioè, avendolo tu scritto anni fa, pare che ti sia immedesimato nell’intreccio di queste due coppie “disperate”, afflitte da problemi economici non indifferenti, schiacciate dalla durezza scalfente della vita, con un puntiglio e un’introspezione ammirevoli, visto che tu sei molto più giovane dei personaggi descritti nel libro. Da dove pensi derivi o sia derivata, all’epoca in cui lo scrivesti, tale tua profondità e spirito d’osservazione? In qualche modo, pur avendo tu raccontato di un fatto “puramente inventato”, hai già vissuto una situazione simile e dunque l’hai trasposta, in forma letteraria, a indagine e analisi anche tua personale in qualche maniera speculare ai personaggi?

– Il romanzo è ambientato negli anni 2011-2012 ma l’ho scritto nell’autunno dello scorso anno nonostante avessi preparato la trama già dal mese di luglio. Anch’io purtroppo vivo il dramma della disoccupazione e proprio per questo ho riportato nella storia alcuni miei punti di vista oltre a parecchi stati d’animo che, come detto, vivo ogni giorno; non ho quindi dovuto fare una grande introspezione e nemmeno usare troppo la fantasia, mi è bastato scrivere quello che provo e quello che ogni giorno ascolto alla televisione o mi viene raccontato da persone di tutte le età.

– Hai altri progetti di narrativa per il futuro? E, se sì, potresti svelarceli o darci qualche gustosa anticipazione?

– A settembre di quest’anno, uscirà il mio terzo libro, un racconto illustrato per bambini che s’intitolerà “Le simpatiche avventure di Gigio e Sissi”; i protagonisti di questo libro saranno i miei coniglietti che si chiamano proprio Gigio e Sissi. A differenza di “Con l’amore di un coniglio”, non sarà più un’auto-pubblicazione ma sarà pubblicato da una casa editrice vera e propria che non non mi ha chiesto il contributo economico, la stessa casa editrice che, dopo aver letto il romanzo di cui stiamo parlando in quest’intervista, ha deciso di realizzarlo in formato eBook. Tengo a precisare che il mio romanzo d’esordio s’intitolava “Un’estate che cambia la vita” ed è anch’esso un’autopubblicazione tuttora disponibile. Oltre a questo racconto per bambini, ho intenzione di realizzare entro Natale (ne ho già parlato con l’editore) un altro libro per bambini in cui saranno presenti le illustrazioni del racconto sopraccitato a cui se ne aggiungerà qualcun’altra sempre relativa al racconto stesso, disegni che i bambini potranno colorare a loro piacimento. Ma non finisce qui. Un altro scrittore amante dei coniglietti mi ha proposto di scrivere un romanzo insieme a lui e ho accettato questo compito con gioia ed entusiasmo; inutile dire che, vista la nostra comune passione, anche i protagonisti di quest’ultimo libro saranno i coniglietti. Insomma, tutte le persone, che amano gli animali, avranno molto da leggere nei prossimi mesi. Colgo anzi l’occasione per ringraziare tutte le persone dell’associazione “La Voce dei Conigli” che, nonostante i numerosi impegni legati al recupero, alla cura e alle adozioni di conigli abbandonati, mi hanno dato la possibilità di far conoscere e commercializzare il mio libro durante gli eventi organizzati nei mesi scorsi.

– Cosa consiglieresti ai giovani autori che hanno nel cassetto il loro manoscritto ma non sanno a chi rivolgersi e come o con quale casa editrice provare a pubblicarlo?

La prima cosa che mi sento di dire a tutti coloro che hanno il sogno di pubblicare un libro è: NON pubblicate con case editrici che vi chiedono soldi! NON cadete nella cosiddetta EAP, acronimo di Editoria A Pagamento! Se inviate il vostro manoscritto o la vostra raccolta di poesie a una casa editrice e questa vi risponde che, pagando “tot”, vi stamperanno e diffonderanno “tot” copie, rifiutate immediatamente! Lo dico perché purtroppo io stesso sono stato vittima di questo fenomeno che si è poi rivelato una vera e propria truffa e, a causa di questa delusione, non ho più scritto per anni. Se proprio volete pubblicare un vostro scritto in un tempo breve, ricorrete all’auto pubblicazione, uno strumento che vi dà la possibilità di veder stampato e diffuso il vostro libro sui maggiori portali online senza essere costretti a spendere grosse cifre e senza essere obbligati ad acquistare “tot” copie; ci sono siti specializzati in questo tipo d’attività, io ho pubblicato con youcanprint.it ma conosco anche ilmiolibro.it e lulu.com.  Se decidete di auto pubblicare, toccherà poi a voi il compito di farvi pubblicità, facendo sapere a tutte le vostre conoscenze che avete pubblicato un libro e che lo possono ordinare da importanti portali online oppure in libreria esattamente come farebbero con i libri d’uno scrittore affermato; sarete un po’ gli imprenditori di voi stessi. La soluzione migliore è però quella d’inviare il vostro manoscritto a una casa editrice vera e propria che, SENZA CHIEDERVI SOLDI, analizzerà il vostro lavoro ed entro qualche mese vi dirà se lo ritiene degno d’essere pubblicato oppure no; in caso di risposta positiva, non vi sarà richiesto un contributo economico per la pubblicazione e inoltre vi aiuteranno a pubblicizzare, fermo restando che dovrete essere voi stessi a pubblicizzarvi sempre e nel miglior modo possibile. Un ottimo modo per farsi conoscere consiste nell’acquistare alcune copie dalla casa editrice o dal sito di auto pubblicazione (pagherete il “prezzo di stampa” della singola copia) e diffonderle tra i propri amici e conoscenti oppure mettendole a disposizione degli amanti del genere del romanzo o del racconto che voi stessi avete realizzato. Potete conoscere l’elenco completo con tutte le case editrici (comprese le EAP) consultando il sito www.writersdream.org  Tre cose ritengo quindi fondamentali per un autore esordiente: 1) rifiutare le proposte degli editori che vi chiedono di pagare per pubblicare con loro  2) non demoralizzarsi se non si ottengono subito i risultati che ci si aspettava e non scoraggiarsi di fronte a tutte quelle persone che rifiuteranno di leggere il vostro libro  3) essere costanti nello scrivere e nel farsi conoscere, ricordandosi che il lavoro, ben fatto, porta sempre buoni risultati, occorre soltanto essere pazienti.

Dracula le manda a far in culo


23 Jul

di Stefano Falotico

Dracula cercò sangue di vergine e morì sia di sete che di fame in ogni sen(s)o

La “grande bellezza” di tal società falsa come una donna dai facili costumi ma “laureata” in “lettere” e lo(r)data nei (di)letti

Le donne sono pazze totalmente. A “(dis)cap(it)o” di tal (non) mia Mina (vagante), a capitombolo d’aver capito tutto, vi scrivo questo racconto, ed evviva Dracula, il Conte(nto) mica tanto che vive nella sua “gola profonda”.

Mi rivolgo a una, credo molto unta da parecchio tempo e da molti monta(n)ti dentro (bis)unti, come lei, esaltata montatissima, poco alla panna, e le chiedo scusa perché, per via della sua enorme bellezza, la presi per il culo, an(n)i fa.

– Ti ho già scusato. Prenditi cura di te stesso, “fallo” anche per me. E abbi cura anche degli altri, ognuno soffre per qualcosa ed è giusto che tu rispetti questo. Altrimenti, nessun (ris)petto. Solo pollo.

– Ah ok, una risposta un po’ altezzosa, ma ognuno risponde alla vita come crede. Sì, tutti soffrono di qualcosa, c’è anche chi soffre della bellezza di essere sé stesso/a. E legge sempre a (de)formazione delle sue (in)certezze. Sì, credo sia la risposta migliore alla vita e alle (s)fighe.

Come dire, insomma, molto tristemente, che a ognuno del prossimo non frega un cazzo.

Che grande bellezza, eh?

Posto” tal supponente donna su Facebook, riportando la conversazione sì (s)fatta.

Sì, forse per “digerire” questa, sarebbe meglio una (sup)posta senza “ricevuta” del “mittente”.

Un mio amico legge e dice: “Bello, ma cos’è? A che ti riferisci?”.

Gli spiego la puttan(at)a:

ah, nulla di che. Neanche “Nutella”, figurarsi se si mostrò nuda ma è una “mostra”. È solo, solissimo, un mio pensiero di oggi. Si pen(s)a… con citazione sorrentiniana. Sì, meglio Cheeta a questa donna di “c(l)asse” come la scimmia (s)pelata da fare “cassa”, eh sì, ne (in)castrò molti, altri ne “incasserà”, che cazzo fa(rà)? Sono deluso dal sesso opposto. Anni fa, scrissi a una giornalista dei commenti (s)garbati, per modo di dire, in privato. Commenti alla Vittorio Sgarbi. Uno che fa tanto il gentile e poi s’incazza perché (in)giustamente non apprezzano la sua “(p)arte”. E lei celò il fatto che per mesi ci appartammo e parlammo in chat anche di cose diciamo intime, appena si accorse che qualche suo collega aveva rinvenuto tali messaggi compromettenti nella sua messaggeria. Insomma, sarebbe stato scandaloso che una donna cotanto “prestigiosa”, soprattutto di co(nta)nti, nutrisse interesse nei miei confronti. Mah. Lei sostenne che le incasinai la vita e decise di non parlarmi più. Ho sempre avuto il dubbio che, in effetti, gestisse un casino. La notte porterà con(s)iglio? La scorsa settimana, le scrivo per scusarmi ad anni di distanza, anche se non dovrei scusarmi proprio di un cazzo…

Erano messaggi personali assolutamente normali, lei dovrebbe vergognarsi semmai di aver fatto il doppio gioco, sputtanando me. Una bara… Al che, per tagliar la testa al toro, è il caso di dirlo, le regalo un paio di miei libri. Continua a rispondere con tale indifferenza da mettere i brividi, poco caldi. Sarebbe da denuncia per la sua altezzosità. E per scrivermi che si può permettere di far la stronza perché è ricca sfondata e tanto alla mia versione non crederebbe nessuno. Così, ho romanzato in tale post la presa di cosc(i)e(nza), come dico io, delle mie (s)fighe. Mondo triste, assai.

Fatto sta che non mi devon far… incazzare, se no sanno bene che, se sarò (non) “morto”, si troveranno impal(l)ati. A memoria lo imparassero, cari pallini e car, carissime e poco carine, donne con le palle. Ecco il tributo dei vostri attributi ché dovete pagare di palate, mie patatine fritte. Che aff(l)itto o saran a te fitte e molto ritto a cuor aperto? Non vorrei essere un “rubacuori” di pal(ett)o al contrario di livor d’(av)or(i)o.

Eppur si lavora “duro”.

Fammi firmare il cont(r)atto. Altrimenti, con tutte queste bollite e bollette, mi tolgono il riscaldamento.

E mi ridurrò pelle e ossa.

Sono Wolf, risolvo il solvente


22 Jul

Salve, sono il signor Wolf, ho molti “problemi”, miei “porcellini”, resto un Ezechiele testa di cazzo

Racconto al “miele” e stracciat(ell)a, an(eddot)o di “crosta(ta)” nostalgica da pian pian(t)o… d’un pomeriggio “candido” e voglio “condividerlo” con voi, “sciolto” da far cagare la merda che siamo tutti

di Stefano Falotico

Oggi pomeriggio, vado a trovare un mio amico. Abita da tutt’altra parte della città. Anzi, al “confine”. Sta in “capo al mondo”, come si suol dire. Al guado, è nei guai. Vive in una frazione dell’hinterland bolognese. Se volete “italianizzare”, scrivete interland, anche se io non tifo per l’Internazionale di Moratti…, sostanzialmente non seguo più il Calcio, bevo potassio e sono furioso come Orlando di Torquato Tasso. Ah no, Ariosto, e tu rimani un pollo arrosto. Sì, in passato feci anche il tassista…, da cui il mio amore sconfinato per Bob De Niro di Taxi Driver, un Orlando quasi alla Tilda Swinton, sempre ambiguo, parzialmente (s)cremato d’una sessualità che c’è, non c’è, dov’è? Secondo me, t’entrato in culo e neanche l’hai visto partire. Però, non soffro d’eiaculazione precoce…, duro ancora “tosto”, anzi, “pen” tostato, ed è dura questa (s)figa(ta) di vita. Al che, devi fermarti un attimo, parcheggiarti lontano dai porci, in una zona “isolata”, appisolandotela, appartandoti con un panino alla porchetta, un toast, e sgranocchiandotelo sotto un portico. Sognando una principessina che voglia dormir sul tuo pisello. Girandoti poi i pollici dopo essertelo leccato…, con tanto di dito medio alzato d’unto alla faccia dei bisonti, perché io non ho bisogno di nulla, solo di me e anche di te. Se posso darti il salsicciotto, condendolo con la patatina, mi farebbe “piacere”, e qui sembro Tarantino di Dal tramonto all’alba, una faccia come il “culo”. Rosso Malpelo di sera si spera, tu sparati perché non amerai mai una rossa. Indossa la tua cowgirl con degli speroni, dai, ti sprono. Se non ci sta(i), ti sperono. Sei un disperato, chi t’incula se non io?

Sì, con le ragazze (non) ci so fare, e son solo schiaffi in faccia perché il mio modo di pormi è troppo schietto, “diretto”, “semi-porno”, nudo e crudo, quasi mai dunque lì dentro dritto eppur ne ricevo… di gambe sghembe dopo una “botta” di tal “uccello”, scusate, volevo dire livello. Comunque, donna, sei un cesso, pulisciti nel gabinetto e lava i piatti nel lavello. No, non so “porlo”. Sono un debole e mi (mal)trattano come il Pongo.

Le modelle modellan quelli dei modaioli più “fighi”, di mio me lo smanetto col “manubrio”, (tras)curandomelo di (in)etto. Oscuratemi, se (non lo) volete. Sono un topo senza purè, un tipo però, puro e cupo. Di che mi (pre)occupo? Di un cazzo a te (dis)occupato, donna, inseriscitelo e sarò integrato socialmente. Facciamo solidarietà ma basta coi sindac(at)i, dai, pigliatelo insindacabilmente! Basta anche con la tua dieta da pane integrale. Almeno, non subisco il plagio ma va di piala, una sega tutta (s)pel(l)ata. Non a impalarlo ma impallinato ché, una volta “esploso”, pensi: ah, la vita è una pena, una palla, che du’ palle piene eppur le ho appena svuotate. Che vita piatta, che vuoto…

Solo pene!

Secondo molti, leggendo le “cazzate” che scrivo, sono un uomo che vola alto, nonostante di statura sia basso. Come “cavallo”, indosso una taglia striminzita, e sto dimagrendo a vista d’occhio. Tanto che, quando vado in giro, le donne urlano “Minchia!”. Sì, sto sparendo, talmente stressato da aver perso così tanto peso che a stento in piedi mi reggo, ma mi gratto i coglioni e, a modo mio, me ne fotto. Eppur son “retto”. Alt(ezzos)o, sì, tu puzzi. Lavati, e qui faccio il Cobra come Sly Stallone. Di mio, rimango uno stronzo. Non batto ciglio e me ne sbatto. Se non ti vado bene, chiama la neuro, la mia pelle non intaccherai, è “puramente” innata d’un che di PH neutro irresistibile da bello-impossibile, “profondamente” intimo alle donne con giramento di palle se me lo scassano.

Ebbene, lungo il mio tragitto di tal pomeriggio raggiante, nel mezzo del cammin di mio “girovita”, frenai di colpo… di fulmine. Sì, in località Castenaso, a pochi metri da una baracchina dei gelati, sola-soletta, bella come il Sol, una ragazza tutta scosciata a cui “assoldarlo” subito di rassodante crema in lei “solare” sull’illuminarla al mio cioccolato “amaro” e dunque “fondente”. Paradisiaca. Ah, siamo tutti in cerca di compagnia, vero Cappuccetto Rosso? Io son il lupo che vuol la tua uvetta, stacca il candito dal co(r)n(ut)o del fidanzato “asciutto” e immergiti nella mia “pasticceria” da volpino ché devi sciroppartelo tutto di succo e dunque succhia, basta col ciuccio e i succhiotti. Cresci, suggimelo e guarda come cresce. Qui vicino c’è un “boschetto” e gustiamoci allora i frutti dell’amore allo zabaione. Lo yogurt poi snocciolerà fluido, denso e ogni (s)figa scremerà dolcemente via. Intanto, continua a leccare…

Ah, ho ancora la lingua piena della sua prugna al “colorante” quando ritorno in macchina. Dopo la trombata al “pistacchio”, scivolo ancor liscio come l’olio, a tutta birra dopo che con lei fu una burrata sborrante vicino al burrone, ove poi la buttai, ah che dirupo, che lupus bastardo in “fragola”, per far scomparire ogni “macchia” del mio “decollato” uccellin viaggiatore, bruciante di “col(l)ante-“dolo” sverginante la suddetta in mezzo ai “vola(n)ti”, viola(ti) collant, ché non me la sudai tanto anche se lei sudò come una suina bagnatissima a infuocarsela come le foreste incendiate d’estate su cui poi devi versar acqua a iosa per spegner la sua rosa. Che “culo”. Sono un porcospino che, da dietro il cespuglio, piglia di brutto da birichino tutti i buchini, arraffa e, dopo la scopata arruffante da b(r)uco nelle farfalline, scappa senza lasciar tracce.

Alla faccia d’ogni zoccola, son il topo che cammina con le top(p)e.

Tu, invece, usa il mouse e clicca su YouPorn.

This is Carcosa? No, meglio Venezia con Pacino di Manglehorn


19 Jul

La prossima settimana, sarà annunciato il programma della “mostra” del Cinema di Venezia.

Vien dato quasi per certo l’arrivo di Al Pacino con Manglehorn…

Molte gente mi chiede se ho letto molti libri.

Rispondo che ho letto dei libri e molti di questi mi son piaciuti e altri meno, altri ancora per nulla, anzi, li ho cestinati e pure bruciati, alla faccia di Francois Truffaut di Fahrenheit 451. Alcuni libri sono indubbiamente da bruciare ma ciò non significa che sono un nazista Nerone nei confronti di chi non sa scrivere. Sono peggio. Se devono scrivere delle porcate, è meglio che usino altro tipo di carta… e non quella di stampa.

Poi, mi chiedono se sono da salvare i miei… libri. Rispondo che prima devono salvare me perché non sopporto questo mondo frivolo e credo che l’incipit letterario, che più mi rispecchia a speculare malinconia da tavola da surfista (s)ghiacciato come la mia anima “freddissima” e sempre scivolante nei “caldi” abissi, sia quello di “Moby Dick” nella traduzione di Pavese Cesare:

 

Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto. Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola. Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare. Non c’è nulla di sorprendente in questo. Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l’altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l’oceano.

 

Sì, rimane l’inizio migliore in assoluto del mio (non) a-mare onnipotente-“impotentissimo” di fronte a “quella” di cui vi narrerò qui sotto, sempre meglio che in lei “nel mezzo”. M’ama, non m’ama, sono o non sono, tu chi sei, ma chi ti vuole eppur, se non vuoi nessuna e nessun se(i), poi dur ti duole e il dolo crea tenero brucior di stomaco, da cui i “piromani” dei “boschetti” femminili. Ah sì, quelli… s’attizzan in fretta e appiccan le donne da maniaci sessuali, ma anche le donne non “schizzano”, non scherzano in “fallo”, in fatto di fuochi. Non tanto fatui e per niente “fate”.

 

Ad esempio, oggi ricevo in mail la seguente “suonata”, sì, una “trombata” completamente… più di quando prendesti la scossa col Campanellino, a causa del tuo Peter Pan che, a forza di rimaner bambino, quando vide “una così”, rimase “bruciato”. Lei rimane bucata e, nella sua casa, la lavatrice è sempre piena (s)porca di bucati…

Leggiamo la sconsiderata e poi facciamo una considerazione su tal società (s)fondata nel “vuoto” t(ot)ale e “quaglia” a codesta sempre a “destarli”, a (s)vestirli nel mio umor (im)morale che (a)scende. Sì, va bene ch’è estate, ma un po’ di calma piatta non farebbe “mare”, male.

 

Ricevo in mail tale scritto “ero(t)icamente” disturbante…

 

Buongiorno Stefano e grazie di avermi contattata. Io sono una ragazza fidanzata, ma purtroppo devo ammettere di non essere soddisfatta nella mia relazione e della mia vita di coppia. Cerco quindi un uomo per una relazione occasionale senza impegni al fine di rendere la mia vita intima e più attiva, e poter soddisfare così i miei istinti da ninfomane. Mi dispiace essere cosi diretta ma penso che sia inutile tergiversare. Siamo a priori (A PRIORI?) nella stessa zona (NO, LA TUA ZONA NO) e, come se non bastasse, ti trovi nella fascia di età che più mi attira. E allora perché non intraprendere una conoscenza? Se il mio corpo lo trovi interessante ed attraente, contattami tramite mail, ho messo una foto di me che dovrebbe dire tanto quanto io voglio sai cosa (COSA?). Per discrezione, non do il mio numero direttamente tramite la posta elettronica (sono fidanzata e non voglio avere problemi), spero mi capirai e ti ringrazio anticipatamente per la comprensione.

“PER LA COMPRENSIONE” significa che vuole indur(ir)mi alla prostituzione?
Ecco, dinanzi a tale “avance” così (s)fatta, telefono a un mio amico.

Fino a ieri, ero titubante se andare al prossimo Festival di Venezia ma, dopo tal “messa(lina)”-missiva altamente capricciosa, raccapricciante, non so se riccia lì, e mi farebbe ancor più schifo, opto per una visione del mondo meno puttana.

Ora, che c’entra Carcosa?

C’entra… ah, “c’entrano” tutti oramai. Questa società ha creato solo mostri.

E sapete qual è il “bello?”. Che pare siano quelli che “tirano” di più.

Di mio, lasciatemi Al Pacino di Manglehorn, preferisco ancora il rumore del mare.

E dello “spaventapasseri”, anche se Lo spaventapassere, sempre di David Gordon Green, non è mare, cioè male.

Io e il mio amico abbiamo prenotato un alberghetto-sterlino a due “stalle” per sognar con le stelle… Dicono che è gestito da preti, ma me ne fotto!

Genius-Pop

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