di Stefano Falotico
Ma sapete che Jerry Maguire è un grande film? Ce la vogliamo dire? Non spargete la voce in giro. Sono spesso il Tom Cruise di Cocktail, “in pratica” quasi ma(n)i
In quest’epoca di nani del pensiero, di verità ribaltate, serve uno “scartellato” alla Tom Cruise per far il mazzo ai giganti. Tom il basso(tto), alto come me, 1 e 68, anche se il 69 è meglio alzando un dito alla pollice su di Fonzie negli happy days del tuo top(o) gun.
Ah, Kelly McGillis, una topa che me lo faceva, in pilota automatico, rizzar in volo di jet–lag su smanettarlo al settimo cielo nel momento masturbatorio topico, appunto, per poi riprecipitare in stato da rain man. Per celarmi dalla vergogna, indossavo occhiali ray–ban. Autistico alla Dustin Hoffman? No, semplicemente da uomo tanto a sognar quel seno dai capezzoli a mo’ di spioventi quanto a “bagnarmi” da “non può piovere per sempre”, la versione cupissima d’un onanistico “corvo” poco alla Brandon Lee e molto invece di “sparato” a salve nel noir morir in pancia di pall(ottol)e la cui balistica non è stata accertata per ragioni troppo notturne del mio “ratto” sgattaiolante in ignoti anfratti. Sì, negli angoli bui della mia casa, quando il crepuscolo scendeva, saliva il “giulivo” muscolo, sfoderante un tramonto già (av)venuto dell’arrossarmelo di sera la spero ma invece rimane un fazzoletto di sperma bianco su pallida cera. Ah ah, che cazzone!
Ma comunque Tom è un mito.
Prendiamo Jerry… Maguire? No, non quei cartoni animati di Hanna & Barbera, in cui Tom finiva col prenderlo sempre da quel topone furbissimo che, incuneandosi nella tana, glielo incuneava.
Nella pellicola di Cameron Crowe, invece, Tom all’inizio lo “prende”, anzi, perde tutto, poi trova un “marrone” alla Cuba Gooding Jr. e assieme fanno il culo a tutti.
A rivedere questo film, c’è da commuoversi. Prima la “commozione” cerebrale quasi comatosa e pietosa di Cuba, quindi la ripresa, il placcaggio, i denti rotti di placca da tartaro giocatore di football coi parastinchi, casco, “fregolismo” di funamboliche mosse (s)piazzanti, colpi di scena, emozioni ascendenti, figli problematici, adozioni (s)fiduciarie, insomma una “montatura” per la meta vincente degli Oscar e la Zellweger che, all’epoca, era una mela niente male per ogni touchdown di “(bis)cotto”, fregando gli avversari d’una “legata” con lei e Cuba nel terzetto contro ogni malinconia da il triangolo no di Renato Zero.
Qui, l’unione fa giocoforza, tre disperati incazzati “a bestia” per una pellicola che suda la pelle della vita, addolcita solo da qualche tocco mieloso per ricattare lo spettatore, come sussurragli “Ehi, merdoso, la storia fa piangere, non piangi? Allora, ecco la botta al fegato tuo marcio”.
Ma come finisce quel cazzo di film? Boh?!
Andiamo a bere un drink, dai dai.
Per finire in bellezza, diciamocela tutta. Anzi, voglio dirvela.
L’altra sera, dopo un pomeriggio abbastanza tranquillo, anche perché dormivo grazie a un pesante sonnifero che non mi fece sognare proprio nessuna speranza (im)possibile, ecco, mi sveglio di soprassalto, nessun salto di gioia, mi guardo allo specchio e vedo un bellissimo uomo.
Poi, però, guardo nel conto in banca e vedo la mia faccia “al verde”.
Accendo il pc e vedo i miei libri con la recensione di uno che scrive platealmente “Costui è un genio assoluto, no comment, leggetelo!”.
Sì, assolutamente. Infatti, pensando all’incredibilità della mia vita, ancora seminudo post sonnellino durato tutta la mia adolescenza che ha incasinato tutto, piazzandomi fra i geni di nicchia davvero “piazzatissimi” in (classi)fica, insomma da “posteriori” veramente, credetemi, “godibilissimi”, guardo giù e son lì per “prendere il volo”.
All’ultimo, mentre il dirimpettaio stava urlando “Ehi, cazzo, quello si lancia nel vuoto!”, squilla il telefono, “rovinando” tutto…
Ritorno in me e coi piedi per terra, vado a rispondere. È un mio “amico”.
– Stefano, devo dirti la verità, altrimenti di notte non prendo sonno. Sai, da quant’è che ci frequentiamo? Due anni? Ecco, io non ho mai avuto il coraggio di dirtelo.
– Fermo, avevo dei dubbi che volessi sbattermelo in culo, calma. Sono nella merda, vuoi “ripulirmi” anche tu?
– No, che dici? Ora, è una tragedia, se lo sanno i tuoi “amici” su Facebook, figurati se non lo so io. Solo un miracolo può salvarti.
– Certo, è ovvio.
– Ma non buttarti via.
– No, grazie comunque. Stavo per buttarmi la vita. Tanto…
Al che, sbatto la cornetta in faccia a un altro “cornuto” e me ne fotto.
Piglio il “volante” e metto su “Angel of the Morning”.
Molto “free” da pazzo in macchina. Un cornetto alla crema può aiutare.
È calata la notte più buia, ma mi ricordo quel bar con quella cameriera da sbattere al tavolo a destra e a “manico”. Mi sa che quella non vuol neanche la mancia. È una quaglia che vuol solo una minchia scatenata. A quell’ora non c’è nessuno che può disturbare l’aver una “marc(i)a in più”. Una bella bimba da grembiulino non pulito da mio bermela impunito. Ah, mi ha in pugno. Tutto dentro. Un fisting.
Sì, doveva andare così.
“Pigliamola a culo!”.
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