L’arte nasce dall’impressionismo e forse la bellezza della vita è in the mouth of madness alla John Carpenter
di Stefano Falotico
Ora, vi racconto questa, fratelli della congrega.
Quando io frequentavo la terza media, erano tempi tanto “oscuri” quanto deliranti, infatti impazzava la serie Twin Peaks già di lost highway alla mia vita sbadata, sbadante, da donna che visse due volte, fra un amarmi hitchcockianamente da finestra sul cortile e poi notare che Patricia Arquette era doppiamente… più bella di tutte le bionde dei film a nere tinte di Alfred. Piani di livelli onanistici che Dio solo sa quanto e come soprattutto la guardavo al telescopio, ma furon grandi sogni, sì, microscopici. Menomale, ci sono. Non so però se quello è a posto. Dio spia, Dio è un voyeur.
Sempre di quei tempi, ecco, c’era l’ora di storia dell’arte. La nostra insegnante non era ortodossa e neanche ossuta, era molto grassa. Da cui i dipinti a “olio” dei quadri “sudati” con passione da Botero.
Le sue lezioni eran propedeutiche, quasi epidermiche per come ti schiaffeggiava di mani tozze, rimproverandoti di “bacchettona” che esigeva t’affinassi inversamente proporzionale ai suoi canoni da donna cannone sempre con in bocca il cannolo, ridendosela sotto i baffi da donna a me mai piaciuta. Uomo eroticus fa pelo sullo stomaco, donna attraente fa rima con lama. Più si depila, e più tira più di un carro di buoi. Sì, ti urlava “Sii più fine nei tratti quando fai un somatico ritratto, somaro, e tu, ebetuccia, finiscila di far il gioco della cannuccia con quel tuo fidanzatino ciuco, da me riceverete solo la condotta d’affrescarvi di sberle se disegnare con accuratezza non vorrete, le vostre vivaci pubertà da schizz(at)i non m’impressionano, siete ancora lontani dalla pazzia Van Gogh, lui sì un vero impressionista geniale. E sapete perché? Faceva i suoi lavori coi piedi, da cui il film Il mio piede sinistro, anche se quello era un altro pittore, e tu, scemo, beccati il mio destro a renderti il viso picassiano…”.
Una volta, mi diede un compito da svolgere in classe, con tanto di cronometraggio e clessidra da countdown, disponendo in cerchio tutti gli altri alunni perché faceva più “pressione”. Insomma, mi mise alla croce, come un Cristo dei migliori pittori fiamminghi.
Frastornato da tanti occhi spianti il mio pudore artistico, combinai un pasticcio.
La maestra urlò: “Che schifo di disegno, sei una merda! Però puoi migliorare. Ricorda l’impressionismo: non è bello ciò che, effettivamente, è un pugno in un occhio, infatti beccatelo, ma ciò che rende un lavoro personale”. Poi, mi diede un calcio nei “personali”, gridandomi “Avanti, sforzati, anche sotto sforzo! Prendi fiato, sfigato, respira! Spingi, quindi dipingi!”.
Al che ebbi un moto d’orgoglio, afferrai i capelli dell’insegnante, ne strappai una ciocca, e la usai intingendola nel mio “calamaio”. Quei capelli sfibrati, tinti, di mistura fra la paglia e la vecchiaccia spelacchiata, guidarono però, come per miracolo, la mia mano magicamente. Ed essa ritrasse la sua Gioconda, in tutta la sua ambiguità da per la Madonna di Lourdes! Mah, non è che fosse un quadro del museo del Louvre, chiariamoci, ma faceva la sua porca figura.
Lei, distrutta da sindrome di Stendhal dinanzi a tale sfogo beatificante, vide la follia imprimersi sulla tela. Rimase incantata e disse: “Da oggi, sarò la tua musa, chiamami Jena”.
In quel momento, capii il seme della follia e divenni un cacciatore di vamp(ires).
Ho molte amanti come la Venere di Botticelli. Ma preferisco bere dalla botte di vino piuttosto che sposarmele dopo una botta e via di pennello.
Il seme della follia
Chiese barocche, una collega allocca, Sutter Cane, saette, mostri, imbavagliamenti, manicomio, una gabbia di matti da morti viventi, uno che si crede Stephen King e non fa paura neanche a tua nonna, finisce al cinema, a tarda notte.
La storia della mia vita.
Fuga da Los Angeles
Come Jena, da piccolo mi sfidarono. Lui fece canestro da metacampo, io feci goal da porta a porta.
Sì, Bruno Vespa da me fu insaccato. Che salame.
Grosso guaio a Chinatown
Da giovane sembravo vecchio, da vecchio sembro più figa di tua figlia, che è una bionda niente male.
Da cui potrei inguaiarmi se la ingravidassi. Verrebbe fuori un mostro? No, verrei e basta. Non ho i soldi per abortire.
Il cinese sa. E ammicca di cis.
Ripulirà lui il fattaccio.
Le avventure di un uomo invisibile
Nel 92 sognavo Daryl Hannah, nel 2014 è ancora blade runner.
Distretto 13: le brigate della morte
Non ho mai vinto al totocalcio ma spesso ho i miei venerdì, non solo 17, mi ribello anche ai brigatisti, finirò come Aldo Moro.
Accerchiatemi!
Essi vivono
E tu?
Hai la faccia da morto, sarà colpa degli occhiali da sole. Non ti danno una bella cera, no, non ti donano.
Fanno più tetro di quel che già sei.
Chiama il becchino, fidati.
E beccati questa pala(ta)!
Christine, la macchina infernale
Questo film è ispirato alla mia vicina di casa, Cristina.
Da piccola, pensavano fosse ritardata. Ora, che è una tardona, è più indemoniata nei drive–in di quando si sverginò a 30 anni suonati.