– Ci sei voluto entrare? E ci sei rimasto! (Al Pacino, Heat)
Oggi pomeriggio è stato all’insegna, anche non rispettata stradale segnaletica di “guardrail”, del culo a (non) com-planarvi.
Uno di quei culi “sfondati”.
Sì, dopo un pranzo indigesto in quel del mio loco-“loculo” di via della Ca’Bianca, ove risiedo periferico di Quartiere Navile bolognese, con lo stomaco in subbuglio, a causa del pasto masticato con disgusto, decido di digerirlo nell’andar a prendere un caffè dall’altra parte della città, anzi nell’entroterra(gna) di Castenaso, frazione limitrofa “dotata” di Bar Centrale, ritrovo nevralgico, anche nevrotico, di gaglioffi senza un soldo che scommettono dalla tabaccaia amarcord lì ubicata a sperar di averla… non più questa (s)figa ma di botta di posteriore, un bar sordido gestito da un albanese schietto come le fiaschette dei suoi clienti vecchietti, i quali di fiasche ammiran i fondoschiena delle donnacce più ubriacone di quella “zona” anteriore, nei pressi della “rotonda” pericolosa…, sì, statevi (ac)corti, non “allungatelo” in curva.
Al che, bevo…, ottimo, aroma smaltito in 30 secondi netti su sigaretta Chesterfield aizzante il mio sbuffar in faccia alla clientela “elegante”, e rientro in macchina, sostata in una piazzetta vicino a un chiosco lì adiacente vendente birrette annacquate, gelati sciolti come la diarrea più “soffice” e “liquorosa”, e pizzette asportate dal fegato dei cani randagi che ne vomitaron la “mozzarella” ammuffita la sera precedente all’acquisto della medesima da parte del bottegaio. Uno che appunto vende cibo avariato, avvelenando gli acquirenti, da cui ora capisco perché ogni giorno Castenaso annota nel “Quotidiano” locale dieci morti per ragioni gastroenterologhe inspiegabili. La questione demografica della bile indimostrabile.
Ebbene, “spingo” la freccia, aziono la leva del cambio ma, all’improvviso, che schianto. Dinanzi a me, in tenuta attillata a ritto subito “ingranarmelo”, una ragazza ballonzolante di culo asciuttissimo che sta camminando impettita su gran contemporaneo “incazzarmelo” e volerla tamponare. A bruciar il carburante dei miei occhi nel suo “dolce” scroscio su e giù di glutei sodi come il duro… marciapiede da lei soavemente cadenzato su carezzarmelo seppur virtualmente (im)mobilissimo dentro la carrozzeria dell’automobile. Glutei duri dalla tenuta “che va sul bagnato”, indistruttibili come i mattoni del pa(la)zzo dirimpetto a lei “sui viali”.
In preda al “panico” e alla catatonia raddrizzante in mezzo alle gambe su sguardo mio al “tergicristallo” di polluzione eiaculante, non mi accorgo che, svoltando, sta nel frattempo passando una macchina. Freno bruscamente ma, nonostante la mia “prontezza di riflessi” e del mio “fesso” eroticamente all’olio “trivellato” fra le mutande “petrolifere” a (es)tenderlo di macchioline spermatiche, spacco di putiferio il suo specchietto retrovisore. Il conducente dell’auto scende più “incazzato” del mio, intanto, di sollevato “freno a mano” dato l’urto allarmante, lo blocco subito dal fottermi di fisting, cioè pugni tosti, ster(ili)z(z)andola in barzelletta, però densamente penso, fra me e il mio, che voglia incularmi ma preferisce una “sodomia” più delicata. Non vuole la constatazione amichevole bensì subito la “grana” per riparar al danno. Io, di malavoglia, son costretto al ricatto.
Ah, il didietro di una ricotta di (s)vista può farti pagare 100 Euro di “contravvenzione”, con la beffa che non sei venuto né sul suo ano e neanche da onanista sotto i baffi puoi dir d’essertela (s)passata davoyeur.
Probabilmente, codesta era una puttana. E i miei 100 Euro dati al “danneggiato”, serviranno a costui per pagarla. Lei gliela allargherà, elargendogli la “multa” se non userà la cintura di sicurezza, come esige costei, sadomasochista di quelle “forti” e resistenti.
Ricordate: sono un uomo ve(tr)o rotto, da rottamare.
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