Archive for January, 2014

Il grande Match, De Niro e Stallone a Roma, Press Conference


08 Jan

Da Sentieri Selvaggi

“Take it easy” è il motto con cui Robert De Niro ha deciso da un po’ di anni di affrontare questa fase della sua carriera. “Più vai avanti con l’età e più le cose che un tempo ti sembravano importanti, nella vita e nel lavoro, lo diventano meno. Ero abituato a cercare con la massima attenzione i copioni che mi interessavano, adesso aspetto che queste storie vengano da me”. L’attore è a Roma per uno dei pochissimi appuntamenti internazionali di Grudge Match (da noi Il grande match), che lo vede affiancare Sylvester Stallone in una storia di antiche rivalità tra ex-campioni di pugilato, diretta da Peter Segal (50 volte il primo bacio, Terapia d’urto).  Assistere al film è come godersi un concerto dei Rolling Stones dei giorni nostri. Cosa vi ha convinto a tornare a condividere un set a 16 anni di distanza da Cop Land? Stallone: è vero, è un evento a cui vale la pena assistere anche se i performer non sono più nel fiore della loro età! Ecco, prima di dedicarmi completamente al cinema d’azione, mi sono molto impegnato in progetti drammatici come FIST o Taverna Paradiso. Adesso che anche l’età me lo suggerisce, e soprattutto che sento di essere diventato con l’esperienza un attore molto migliore di allora, ho intrapreso una sorta di ritorno a storie più drammatiche, seppure questa è anche una commedia. E quale partner migliore potevo avere se non il più grande sperimentatore tra gli attori di tutti i tempi? Per decenni ho invidiato la sua preparazione: nel ’76 Rocky e Taxi Driver venivano programmati fianco a fianco dalle sale cinematografiche.  De Niro: non ho mai percepito Sly come un rivale, anche se in fatto di boxe al cinema non credo che sia secondo a nessuno. Per questo devo ringraziarlo per tutti i consigli e gli insegnamenti che mi ha dato su come muovermi nelle scene sul ring. Io m’ero allenato per Toro Scatenato ma questo personaggio è piuttosto diverso da LaMotta. Il sottotesto di questo film’d’altra parte mi sembra piuttosto semplice, ed evidente. Ecco, perché la boxe continua a funzionare così bene al cinema? Stallone: nessun film sulla boxe è soltanto una storia di pugilato. Al cinema questo sport diventa una chiara metafora universale della battaglia quotidiana che ognuno di noi combatte durante tutta la vita. Si diventa saggi troppo tardi, avresti voluto questa preparazione proprio quando dovevi prendere delle decisioni importanti in passato, e magari hai sbagliato. La boxe al cinema è pura mitologia, come un film di Ercole. E anche se il mio personaggio in Grudge Match non è Rocky, ho voluto omaggiarlo mantenendo la stessa camminata, un modo simile di esprimersi. Ho dato qualche ritocco alla sceneggiatura per rendere più realistico proprio l’aspetto sportivo.  Rocky è definitivamente in pensione? Stallone: la serie si è conclusa con Rocky Balboa, ma spero di iniziare a girare a febbraio Creed, in cui il personaggio di Rocky ha un ruolo minore, all’interno della storia del nipote di Apollo. Hey Bob, forse dovremmo metterci a rifare con la computer grafica tutti i nostri film…! De Niro: non ci avevo pensato! Anch’io resterò in campo pugilistico, interpretando il leggendario trainer Ray Arcel, allenatore tra gli altri di Roberto Duran, in Hands of stone.  Come fa un regista a costruire un film con due mostri sacri di questo calibro contemporaneamente in scena? Peter Segal: il giorno in cui abbiamo iniziato le riprese ero terrorizzato! Riuscire a far allenare questi due attori per le scene sul ring durante la preparazione al film non era stato facile, vivono in città differenti e andavamo con la troupe da una costa all’altra portandoci dietro i video dell’allenamento dell’uno per farli vedere all’altro. E’ stato come far ballare a tempo Ginger e Fred ma senza averli mai insieme sullo stesso palco! Poi quando si è trattato di girare sul serio, la mia ansia non era solo legata ai loro nomi, ma anche al fatto che si tratta anche di due ottimi registi! E Sly mi ha insegnato praticamente tutto quello che sa sulla coreografia e la regia delle scene di combattimento, supervisionando le riprese del match. Il film funziona sia per il suo mix di commedia e dramma, che abbiamo dosato in postproduzione, sia perché ho confuso un po’ le acque facendo girare finali differenti, in modo che nessuno potesse capire chi diavolo sarà alla fine a vincere l’incontro, neanche tra le 500 comparse che abbiamo usato per riempire gli spalti nel match finale!

Razzie Award(s) for De Niro


07 Jan
Peggior Remake, Rip-off o Sequel

DIE HARD – UN BUON GIORNO PER MORIRE
HARD BATTLE OF THE YEAR
G.I. JOE: RETALIATION
UN WEEKEND DA BAMBOCCIONI 2
IL GRANDE MATCH
UNA NOTTE DA LEONI 3
MACHETE KILLS
SCARY MOVIE 5
TEXAS CHAINSAW 3D
THE LONE RANGER
I SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY
I PUFFI 2

Peggiore sceneggiatura
A MADEA CHRISTMAS
AFTER EARTH
ESCAPE PLAN – FUGA DALL’INFERNO
UN WEEKEND DA BAMBOCCIONI 2
HOMEFRONT
INAPPROPRIATE COMEDY
MACHETE KILLS
MOVIE 43
PARANOIA
SCARY MOVIE 5
THE BIG WEDDING
THE CALL
THE HOST
THE LONE RANGER
I SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY

Peggior regista
Carl Rinsch – 47 RONIN
John Moore –DIE HARD – UN BUON GIORNO PER MORIRE
M. Night Shyamalan – AFTER EARTH
Courtney Solomon – GETAWAY
Dennis Dugan – UN WEEKEND DA BAMBOCCIONI 2
Vince Offer – INAPPROPRIATE COMEDY
The 13 People Who Directed MOVIE 43 – MOVIE 43
Robert Luketic – PARANOIA
Malcolm D. Lee and David Zucker – SCARY MOVIE 5
Tyler Perry – TEMPTATION and A MADEA CHRISTMAS
Justin Zackham – THE BIG WEDDING
Andrew Niccol – THE HOST
Gore Verbinski – THE LONE RANGER
Ben Stiller – I SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY

Peggior attrice non protagonista
Salma Hayak – UN WEEKEND DA BAMBOCCIONI 2
Winona Ryder – HOMEFRONT
Kate Bosworth – HOMEFRONT and MOVIE 43
Lady Gaga – MACHETE KILLS
Sofia Vergara – MACHETE KILLS and ESCAPE FROM PLANET EARTH
Kate Winslet – MOVIE 43
Lindsay Lohan – SCARY MOVIE 5
Kim Kardashian – TEMPTATION
Katherine Heigl – THE BIG WEDDING Diane Keaton – THE BIG WEDDING
Susan Sarandon – THE BIG WEDDING
Abigail Breslin – THE CALL
Helena Bonham Carter – THE LONE RANGER
Shirley MacLaine – I SOGNI SEGRETI WALTER MITTY

Peggior attore non protagonista
Larry the Cable Guy – A MADEA CHRISTMAS
Will Smith – AFTER EARTH
Chris Brown – BATTLE OF THE YEAR Taylor Lautner –UN WEEKEND DA BAMBOCCIONI 2
David Spade – UN WEEKEND DA BAMBOCCIONI 2
Nick Swardson –UN WEEKEND DA BAMBOCCIONI 2 and A HAUNTED HOUSE
James Franco – HOMEFRONT
Rob Schneider – INAPPROPRIATE COMEDY
Mel Gibson – MACHETE KILLS
Charlie Sheen – MACHETE KILLS and SCARY MOVIE 5
Harrison Ford – PARANOIA and ENDER’S GAME
Ben Affleck – RUNNER RUNNER
William Fichtner – THE LONE RANGER
Tom Wilkinson – THE LONE RANGER
Armie Hammer – THE LONE RANGER
Peggiore attrice
Tyler Perry – A MADEA CHRISTMAS
Noomi Rapace – DEAD MAN DOWN and PASSION
Selena Gomez – GETAWAY
Lindsay Lohan – INAPPROPRIATE COMEDY AND THE CANYONS
Naomi Watts – MOVIE 43 and DIANA
Halle Berry – MOVIE 43 and THE CALL
Jennifer Lopez – PARKER
Gemma Arterton – RUNNER RUNNER and HANSEL and GRETEL: WITCH HUNTERS
Jurnee Smollett-Bell – TEMPTATION
Michelle Pfeifer – THE FAMILY
Saoirse Ronan – THE HOST
Jennifer Hudson – WINNIE MANDELLA

Peggior attore
Keanu Reeves – 47 RONIN
Jaden Smith – AFTER EARTH
Arnold Schwarzenegger – ESCAPE PLAN and THE LAST STAND
Adam Sandler – UN WEEKEND DA BAMBOCCIONI 2
Sylvester Stallone – IL GRANDE MATCH, BULLET TO THE HEAD e ESCAPE PLAN
Robert DeNiro – IL GRANDE MATCH, THE BIG WEDDING E THE FAMILY
Jason Statham – HOMEFRONT and PARKER
Adrien Brody – INAPPROPRIATE COMEDY
Ashton Kutcher – JOBS
Liam Hemsworth – PARANOIA E LOVE AND HONOR
Vince Vaughn – GLI STAGISTI e DELIVERY MAN
Owen Wilson – GLI STAGISTI a FREE BIRDS
Johnny Depp – THE LONE RANGER
Ben Stiller – I SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY

Peggior film
47 RONIN
A MADEA CHRISTMAS
AFTER EARTH
GETAWAY
UN WEEKEND DA BAMBOCCIONI 2
IL GRANDE MATCH
INAPPROPRIATE COMEDY
MOVIE 43
PARANOIA
R.I.P.D.
RUNNER RUNNER
SCARY MOVIE 5
THE BIG WEDDING
THE HOST
THE LONE RANGER

La mia Missione in Ennio Morricone di colonna sonora


07 Jan

La mia “Mission” è solo quella di Ennio Merricone in Mendoza “allegro” e contento, nella (non) felicità mai gesuita a tal crociata di falso progresso e Facebook da fessi

 

Fratelli della congrega, voi qui riuniti, cingetevi in un minuto di raccoglimento. Sì, accolita preghiamo per i destini naufraganti di questo porcile “a mano armata”, tutto imbellettato dietro finti “profili”. La tecnologia permette oggi di profumarsi grazie alla “quarta” dimensione di Photoshop, ove ogni storpio può stropicciarsi il volto (im)presentabile nel ritoccarlo d’emananti odori che, a pelle anche digitale, mi provocano schifo di PC in sputo!

Sono io la volpe e il pulcino in tal fattoria degli animali, tutti prodighi di frasi a “effetto” che incorniciano come confetti.

E persevero severamente a far sì che questi idioti siano sculacciati. Poi, sconfessati. Spogliati di ogni bene e appesi per il pene.

Perché, a differenza del De Niro qui Palma d’oro a Cannes di capolavoro incompreso, io vi “ammazzo” fratelli e non scalerò le cascate del Nilo, di fatica di Sisifo, per rider salvato dagli indigeni e Jeremy Irons. Il “vostro” si chiama fottuto buonismo. Me ne sbatto. Ecco la vespa al vespro. E a Bruno!

Di questi impiegati frustrati che accendono la “catapecchia” dell’elettrodomestico a propaggine delle loro ansie, oppongo un marsupiale berrettino Kangol.

Che ho comprato su eBay, memore del grande Samuel L. Jackson di Jackie Brown. Un negro con due coglioni da Pam Grier. Donna scassapalle e che manda a monte, anche a monta, quello delle cauzioni.

Anche se il mio, previo anteprima di foto “capziosa”, virerà al beige.

Il colore della merda dei santi, di chi può scagliare prime pietre rimanendo un Al Capone de Gli intoccabili.

Se non mi credete, miei (in)fedeli, vi racconto questa.

Ieri sera, prima di coricarmi, una tizia abbastanza tozza m’ha infilato un messaggio non tanto anomalo in chat perché voleva che gliela toccassi. Questo il suo “testamento”, che esigeva il mio “erigerlo” di tastamenti…

– Stefano, ho vagliato la situazione (di monologo della vagina?). Tal “tira e molla” mi angoscia. Tanto, quando ti chiedo d’incontrarci, ti (ri)tiri. E preferisci (non) farne una sega. Adesso, ti banno (anche la banana?).

Prima volevo dirtelo. Ciao… (e io che credevo volesse darmela).

 

Dopo cinque secondi netti di riflessione fulminante, ebbi l’illuminazione e le risposi nell’attimo in cui mi stava bloccando:

– Va bene, zoccola, vai a dar via il culo.

 

Parola del Signore.

Sia lodato e vada lì anche sorrata.
Ora, mettete su una trilogia del dollaro.

 

Oggi, un mio amico mette su Facebook il seguente racconto incompleto, per stimolarci…

Quando si dice la donna che inventò la mossa…

“Un uomo, solo e depresso, ha scordato lentamente i tempi piacevoli della gioventù e si sta rintanando sempre più in sé stesso, collegato da mattina a sera al rettangolo d’internet e cazzi vari, con qualche pausa di seghe sulle pony express di YouPorn.
Eppure in lui v’era un uomo dai forti valori…. fino a quando un giorno suonano al campanello.

Finite voi il racconto”.

Prendo io la “balla” al balzo e replico…
Secondo me, il tizio spacca la porta a colpi d’ascia come Nicholson di Shining. Perché, a forza di non aprirla, le giunture si sono bloccate. E la “chiave” non apre nulla.
Nessuno ha suonato al campanello, è stata solo l’ennesima allucinazione uditiva dovuta all’isolamento.
Al che, corre verso la cantina, sfonda pure la porticina di quella, trova la mitragliatrice, corre con essa imbracciata, quando si dice “vanno a braccetto”, sin alla piazza principale e caccia la “bomba”, urlando di essere Tony Montana!

Il sindaco non lo trivella, lo seda di psicofarmaci e, intanto, lui che è “socialmente attivo” a rubare i contributi dei cittadini, riscalda la “sedia elettrica” con la collega su “gelato al limone”.

Si scoprirà che l’uomo non è che voleva stare solo in casa tutto il tempo, l’avevano emarginato perché anni addietro lo licenziarono perché era troppo efficiente.

Non riducendolo in bolletta “grazie” all’assistenza sociale che almeno gli pagava l’ADSL.
Quindi, non cazzone come gli altri donnaioli… basta che ottieni un lavoretto da raccomandati alla Provincia e te lo puoi menare di brutto.

Da “integrato”.

Bello bello “tostato” e di “plauso”.
Al che, anch’io vedo cos(c)e che non esistono, la procace reincarnazione della Tirabusciò… che sculetta dicendomi che ho un bel musetto. E intanto tifa per la Juve da Scudetto.

Ma poi io opto per la mousse.

Prendo il telecomando e “glielo do” in testa…

Ecco il “tricolore”.

E il “tricologico” di Conte.

A forza di guardare il Conte Antonio, qua non vi torneranno neanche le stronzate di Carlo Conti.

Fidatevi.

L’Italia è sempre andata “a culo”, e a puttane!

Di mio, potrei essere Maria Antonietta. Anche se prediligo Capitan Uncino all’uncinetto.

Epifania di Falotico Stefano in 6 Gennaio di (n)ano 2014


06 Jan

La Befana sono io e “vengo” di Notte con le scarpe tutte rotte a carbonizzarvi nel demonio come Lucignolo a “luci rosse”, perché ai buonismi preferisco “calzare” la mia “cattiveria”… (s)gonfia

Sì, questo 6 Gennaio 2014, sarà bisestile o forse è sempre quella “svolta” dell’Autostrada del Sole con uscita a Campi Bisenzio, ove ogni toscano lo prende, “alla bisogna”, in “biscotto” del ciuco Pinocchio, ove Firenze, ex patria del Rinascimento, è ora assenzio di sempre maggior demenza in quanto, illusi di vivere nel “Belpaese” dei Balocchi, son già insaccati nella lor scrotale (bi)sacca.
In quest’Italia da Storia X, io vado a cenare alla trattoria col Gatto e la Volpe, ché sono in “società” asociale comeBennato, impennandolo per un primo di puttanesca e un caffè di monologo alla Eduardo… canto nelle vostremargherite di Cocciante e raccolgo il residuo coccio dal pavimento, in cui giacete atterriti eppur di chimere “turchine”, per ancor scocciarvi nello strapparvi lo Scotch di mio whisky d’angoscia su darvelo, oh miei mielosi, laidi sudati mai evoluti-involtini previo teoria di Darwin, come un’arrabbiata Heidi. Così, alcolista “anonimo”, entro nelle ubriacanti cosce delle cameriere “scolanti”, servendole da colazione a lunch della mia Lancia… Delta di venere in possibile scolo di botta ammal(i)ante post… al market del mio macellare d’uccello “quagliante”.
Sì, me ne sbatto il cazzo del galateo, non sono galante, vivo nella mia galassia e rubo anche il granuloso Granarolo al “cioccolato bianco” delle tette più “al latte”. E, più allattandomene, vado allettandomene portandomene non “tante” a letto ma ce l’ho sempre “finissimo” e tirante, da “sgranocchiare” col rischio di rompermi le (g)nocche.
Lo gratto gracchiante anche per le racchie come le befane.
Sì, sono l’insopportabilità fatta bile e uso la biro per ammantare di “p(r)osa” la bionda sborra “imbevente” una birra triste al tramonto permaloso vicino alla ser(r)a dell’ozono, nel buco mio “annacquante” e odioso di seghe. Roseo è il prepuzio della mia zizzania in zazzera contro ogni moralismo da zie. Che zittisco nel “di striscio-strusciante” rizzarmelo in spumeggiante p(i)uma di (s)pompare da gambe(ro). Prendo talvolta dei granchi, e li spolpo ammirando una che d’amore va rimpolpata senza alcuna soffice pomata. Ecco, pienotta è la moglie (s)posata e di buona forchetta, io la voglio “in pene” anche se vi farò pena.
Dopo la montata, esigo la panna. Dopo la “boscaiola”, il mio prosciutto crudo nel secondo prima del mascarpone, dolce a cui faccio “scarpetta”, digerendo il lauto pranzo con una scarpinata “pesante” in montagna, perfino in minigonna. Tanto ch’evacuo di scalinate alle rocce mie friabili con peti terremotanti da provocar disgusto ma soprattutto un effetto… valanga.
Sì, l’odio insistente della gente, le lor offese perniciose, non “toccano” la mia verga che prosciugo, ah che sughetto, nel fisico a pera, mai drogandomi nell’erba eppure si solidifica di nerbo su fisico (non) asciutto. Meglio dei mangiaspaghetti “ac-cul-turati”, invero liofilizzati di anal anabolizzante su bollicine “(f)rizzanti”, e delle basta che se magna da pastasciutta.
E, innervandolo alla diaccio, i vasi dilatatori emettono un gran “sapore”. Ah ah, cari diavolacci!
Ecco il mio ristorante contro le vostre false osterie. Io non pago mai il conto dei vostri ost(ell)i e me la tiro anche sul letto a castello.
Sì, sono Dracula che gioca al “solitario” e “tirapiedi” feticista da capo a “venir” presto alle “mani”.
Oscillando basculante, va il colante che gode su un altro virtuale collant.
Meglio di questa società “reale” da finti “regali”.
Sono uno zoccolo “duro”, care zoccoline.
E cari troioni.

Sono sapido contro di voi, insipienti ma soprattutto insipidi.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Pinocchio (1940)
  2. Totò, Peppino e la… malafemmina (1956)
  3. The Blair Witch Project (1999)

“American Hustle”, recensione di filmtv.it


02 Jan

Di Claudio Bartolini – FilmTV n. 53/2013

Irving Rosenfeld è tutto un inganno. I capelli sono lunghi, ma finti. Ha un figlio, ma non è suo. Una moglie, che non ha mai amato. Un lavoro, che non è quello che sembra. Piccolo truffatore per vocazione (pronunciando “hustle” viene in mente “asshole”) inganna i disperati promettendo loro una rendita di 50 mila dollari su un investimento iniziale di 5.000. Assieme a Irving c’è Sydney Prosser, calamità erotica con altrettante contraddizioni. «Fanculo Nixon, il deficit, la guerra e tutto il resto»: piccole bolle economiche crescono, fino a quando l’agente FBI Di Maso scoperchia il gioco e mette alle strette la coppia, costringendola a collaborare per incastrare i pesci grossi.

«Chi è l’artista, Il pittore o il falsario?».
Su questa domanda David O. Russell costruisce una narrazione a piramide verticale, risalendo i gangli della mafia mentre orizzontalmente si intrecciano eros (triangolo Rosenfeld /Prosser/Di Maso) e denaro, in un continuo gioco di mascheramenti alimentato da personaggi complessi e tormentati, (ri)scritti in stato di grazia a partire dalle pagine di Il re della truffa di Robert W. Greene. L’attenzione alle radici della malavita – filmata nei flashback di Irving – e una certa affezione nostalgica verso personaggi che ne hanno ereditato lo spirito “familiare” non possono non far pensare a Scorsese e alle sue grandi narrazioni criminali. Jeremy Renner, poi, è (ac)conciato come Joe Pesci e sua scorsesità De Niro compare in un cameo nei panni del boss di Miami Victor Tellegio: troppi indizi per non avere una prova. Al di là dei debiti, però, Russell gestisce con maestria le molteplici sottigliezze caratteriali dei suoi personaggi, elaborando un dedalo inestricabile di ricatti e usi impropri di amore, fiducia, paternità e maternità. Pur possedendo un quartetto base di interpreti eccezionale, riesce a incanalare il loro istrionismo grottesco senza che questo fagociti l’intera messa in scena come era accaduto nel precedente Il lato positivo, permettendo così la piena valorizzazione del côté retrò (costumi, arredi e acconciature) e di una colonna da urlo, che spazia da Duke Ellington agli America, da Elton John ai Led Zeppelin fino a Paul McCartney & Wings. American Hustle è un piccolo grande film, nel quale la regia si tiene sempre a debita distanza dal proscenio per evitare ridondanze che somiglierebbero pericolosamente a insicurezze. Un segnale di maturità per un autore che migliora titolo dopo titolo, dialogando con i maestri per sviluppare una propria cifra distintiva.

Amy Adams, amala in maniera american hustle, inganna e tracanni


02 Jan

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Cazzate del San Silvestro oramai andato e del primo Gennaio già di uno dei capolavori dell’anno, American Hustle: alla larga i detrattori inutili e ostinati e la tristezza sostituente la Bellezza, anche di Amy Adams

Prefazione “irriverente”, se volete passarla, basta “cliccare” al secondo grassetto, concernente il grande film di David O. Russell ma vi consiglio innanzitutto questa prima lettura rilassante, da godervela… e poi il film godibilissimo, basta con la “bile” e gli sfigati da circolo del biliardo. Perché, quando gioco da “baro”, metto in buca tutti, mettendolo nelle bocche delle donne come Jennifer Lawrence e quindi optando per il buchino di Adams Amy, donna dal pomo d’Adamo in Eva in scollature da “pomici di scopa”. Ah ah!

Resoconto di un ultimo dell’anno col “botto”: di come, pervaso da dubbi universali, “scoppiai” allo scoccar della Mezzanotte fatal’ e falotica, mentre gli altri avrebbero poi scopato e io scappai inchiappettandoli

Ieri, è stata una delle peggiori notti della mia vita, dunque della Storia.
Come ogni anno, nonostante agguerriti rivali, sono stato insignito a Central Park, durante il celebre rito del “New Year’s Eve”, del premio da ogni uomo “ambito”: La volpe dei 365 giorni, a eccezione del bisestile ché la gara si fa più dura di 24h, intese anche come “portaborse” sotto gli occhi e rompiballe dell’ultimo minuto nel romper le uova nel paniere del vincitore indiscutibile.
Prima della diretta mondiale da New York, il mio faccione è comparso sul grande schermo, con la banda di Little Italy a intonare assieme ai negri di Harlem un “Anche nel 2013, l’hai ficcato nel culo a tutti!”. Leitmotiv che ha fatto da countdown…
Poi, la festa partì scoppiettante in attesa delle ben auguranti nuove an(nu)ali scopate, petardi in mano a bambini storpi col rischio di perdere qualche altro arto, petomani “adulti” con la moglie adultera a sussurrar loro un “Potrebbero sentire” e i rispettivi cornuti a replicare “Tanto ti sentono scopare sempre di botte, bottana, ogni notte tranne quando ti bombo io”, Obama a far l’apparizione ecumenista da Casa Bianca lampeggiante intrecciata ai panorami del Cremlino con matriosche a luci rosse, una yakuza che succhiava di “saliva” la crema lavica alla liscia vodka di uno spazzino cazzuto della ex Jugoslavia, spazzolandosi i denti “bianchi” come il latte di “parzialmente scremata”, una sicula ad ammazzare un giornalista francese-sovietico giunto nell’Apple perché ricercato da Cosa Nostra, D’Alema in combutta con Christian De Sica a pigliar per il popò l’Italia, offrendo il ritratto cinepanettone della nostra “cultura”, la wrecking ball e le solite nevose balle delle riprese cartolinesche.
Al che, chiamai un’“interregionale” in mondovisione unificata della mia aerostatica stronzata cosmica da John Belushi, collegato di sola andata a fottervi ancora.
E, tramite il globalizzato, da ogni dove di “pollici opponibili” cliccabile Facebook, schiaffeggiai mezza umanità dietro profilo nascosto dell’attore dei Blues Brothers al motto “Evviva le botte, ti fotto da lontano, e non puoi rintracciarmi!”.
John è morto da più di 7 anni, non è perseguibile di nessun reato.
Alla gente, di questo mio scherzo storico fregò un cazzo, e iniziarono a “pavimentare” le strade di orgasmi alla stracciatella su stellette “dorate” e chiasso spaventoso da tromb(at)e multiple.
Rimasi così. Come una merda. Ma almeno non indosserò mai le mutande rosse.
Porterò sfiga. E così voglio.
Se quest’ultima non l’avete capita, sarete fra quelli che scopavano.
Insomma, il mio non interessa manco per il “calzino”. Ne ho due paia ma potrebbero essere anche a manca di “strappo” nella slogatura.
Ciao monco.
Ciao Mondo.
Hello, World, altra puttanata “moderna” e buonista.

American Hustle: verrà presto la mia recensione, calibrata e più “accademica”, per ora accontentavi di questo mio (non) poco exploit di gran verve…

… perché il cinefilo alla Falotico ama le inquadrature di classe e le cosce che il mio “incassano”. Sì, di secondo nome faccio “Donnaiolo”. Termine che troverete all’anagrafe al reparto “Questo qui ha un ano della Madonna, anche di Amy, una oltre tutte le possibili bone”…
… infatti sono un abbonato del Cinema di qualità e, se in un ottimo film compare un’Adams così, aggiungo al piacere della “visione”, il regalarle la “pelliccia” su collare “sadomaso” del mio “visone” nel suo culetto sodo, ammirante il cameo di De Niro e il “mio” in poltroncina non tanto calmo… eccitato.
Da st(r)appar applausi a scena aperta e “cerniera” sull’orlo del “Cazzo, veramente un film da pollice su e godimento assicurato”.
Il primo film da osannare, servito di 1 Gennaio cinematograficamente ben augurante tutto l’anno, per prossime, si spera, visioni d’altri film notevoli, è American Hustle.
Film che in America è andato fortissimo, tanto da totalizzare una conturbante media di 94% su “Rotten Tomatoes” e contendente number one, appunto, degli Oscar alle porte.
Qui in Italia, come al solito, s’è già scatenata la faida del contenzioso nel dilemma David O. Russell. Fra detrattori schierati, indefessamente, a spezzargli le gambe e chi comincia ad apprezzarlo sempre di più, fra cui il sottoscritto, sostenitore di già due capolavori alle spalle, The Fighter e Il lato positivo.
Oggi, in tempi confusi, si scambia il riscatto con buonismo. Insomma, se nel 1976 Rocky vinceva come miglior pellicola, adesso pare che bisogna essere sempre testardamente cinici anche quando non è il caso. E sparare a zero per il gusto di “stroncare”. Argomentando in tal difesa, a mio avviso indifendibile, su qualsiasi opera che non sia sarcastica, bastarda e “vera” secondo i canoni alquanto sgradevoli del nuovo barbarismo “Distruggo per il piacere di farmi del male”. Un masochismo sciocco e controproducente, che non porta da nessuna parte, se non a peggiorare il Cinema e prendere Don Jon per un film da 8 in pagella quando io invece gli assegno un calcio nel deretano. Secco. Senza revisionismi ma gargarismi.
Sapete che, ultimamente, io e il Mereghetti siamo in disaccordo su molti film recenti.
Le sue due stellette a Cosmopolis, ripeto, può prendersele e mettersele a brodo.
Tanto, farà come per Crash. Nel dizionario del 1995, gli assegnò lo stesso voto da deficiente. Poi, si “rivide”, e lo revisionò in 3 stellette. Crash ne merita quattro pienissime, ma è meglio di nulla, Paolo. Ti perdono.
In tal circostanza, invece, ti sei dimostrato obiettivo e davvero serio.
Per la tua videorecensione sul “Corriere…”, ti sei sperticato in lodi, definendo il film di O. Russell un’opera imperdibile, tanto da dire testualmente… “Se O. Russell, in passato, mi destò non poche perplessità, stavolta mi ha convinto”.
Concluderei così.
Oggi, ogni imbecille, che avrà visto al massimo il wertmulleriamo “film” Tre studentesse al liceo James Deen, pornostar del cazzo ma fortunata tanto da lavorare con Paul Schrader, sono andate a vedere il metacinema di Renato Pozzetto, cacciando delle puzzette fra una pizzetta, un popcorn, un pompino al fidanzatino seduto loro vicino vicino di paperissime qual sono, e un panzone puzzolente con una moglie troiona, prende le palle al balzo dell’improvvisarsi critico e stronca a iosa e partito… preso, come da tal mio teorema:
Secondo il Mereghetti, invece, stavolta O. Russell sarebbe da tre stellette e io condivido appieno perché è un grande film. Questo “detrattorismo”, neologismo falotichesco di oggi, accanente contro il signor David, mi pare un tantino impertinente. Ora, che non sia un mezzo genio, come la Critica americana vorrebbe farci credere, è assodato. Ma che, di contro, lo si attacchi anche quando gira indubbiamente molto bene, è una moda altrettanto erronea e alla base minata da pregiudizi inutili. La stessa cosa che succede con la Politica. Quando si prende di mira un politico, appunto, che semmai in passato ha sbagliato ed è stato lodato da un pubblico di elettori ingenui, e si continua a bersagliarlo perfino quando azzecca le mosse.
Con questa mia, vi lascio a non capire un cazzo né del Cinema né della vita.
“Amico”, vuoi andare a puttane? “Bravo”. Io non ti pago nulla, neanche il p(r)ezzo del biglietto.
Ciao, salutami a s(b)orrata!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il lato positivo (2012)
  2. The Fighter (2010)
  3. American Hustle – L’apparenza inganna (2013)

 

“American Hustle”, Paolo Mereghetti


01 Jan

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)