Archive for 2013

Italia uguale Malavita, belli miei


13 Oct
Malavita, a film by Luc Besson with Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Tommy Lee Jones, Diana Agron, John D'Leo...

Malavita, a film by Luc Besson with Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Tommy Lee Jones, Diana Agron, John D’Leo…

L’Italia è come un palo dopo 90 minuti per recuperare, Paese arretrato, bigotto e da biscotti, non solo calcistici, ci vuole il pentito Manzoni, non Alessandro

L’Italia, paesaccio di sciattoni, di “sciatori” a Cortina d’un pezzetto di figa, di bon(azzon)e, di ciabattini, puttanoni, battone e “imbattibili” tromboni, di cascamorti e “Viva la gnocca” con le nacchere. Hanno rotto!
Basta, una delle mie massime è questa, inappellabile: “se vuoi giudicare la mia cappella, ti spacco la faccia e, se vuoi insegnarmi come si vive, t’ammazzo da schizzato”.
Sono secco, son fatto così. Di mio, alzo il “gallo” di buon ora, mischio la cedrata nel latte scremato, me lo scolo d’un fiato, caccio un peto che gaio non critica i gay, rispetto gli albini e canto nell’alba. Abbagliandomi dei primi raggi per poi abbigliar quella che mostro nuda, l’essenza mia senza maschere o retoriche petizioni ma “costretta” a indossar i pantaloni per non dar nell’occhio. In vita mia non ho mai mangiato le ostriche ma spulcio le ochette, ringalluzzendo il rizzato tirarmelo da stronzetto. Così nacqui, così annuso voi marci, così “cazzeggio” al fin “propedeutico” d’educarvi al (ris)petto. Le pollastrelle mi corteggiano ma le schiaffeggio, dopo aver versato loro in capo un po’ di “shampoo” a base di “cappuccino”. Non sei da saponetta, sei sempre bagnata da sciacquetta. Ecco il “dolcetto”, cara zoccoletta!
Da anni, son in lotta con una famiglia contro di me accanente, perché mal tollera il mio star per i cazzi personali. Gentucola cagnaccia da strapazzo, insomma i soliti (pu)pazzi. Li faccio incagnire, pensan di farmi incazzare ma rimangono incassati nelle bare del mio cagarvi.
Si copron dietro un lavorino rispettabile, son degli scribacchini ma svaccan appena in TV appar un buon cul, esaltati dalla “fica(ta)” di massa e rimpicciolendosi pur “ingrandendolo” su sgranarli eccitati. Vanno scannati o trascurati? No, a questi  coglioni va spento l’abbonamento… si dichiaran buoni e si recano a messa eppure hanno solo una fissa. Ficcarlo a una di tradimento per presto “pentirsi” dinanzi al crocefisso. Insomma, prima (si) bacian le mani, toccano e intaccano ma basta una “confessione” e la lor coscienza smacchiano.
Son “impeccabili”, vestiti a (tra)punta, per cuocerle a (s)puntini. Le puntano e le raggiran per l’anale dietro l’abito “elegante”.
Attaccano i politici e da un po’ giudicano tutto coi pollici, “girandosele” nel prenderla… a girasole e ove tira… il vento.
Mangian, cagano, dormon “beati”, son “belli” e rasati, si sballano e dunque si ridanno, come dannati patetici, ai balletti per altri an(n)i. Oggi prenderan di mira Berlusconi per sfogarsi più del suo dentro le Escort ad Arcore, meglio comunque delle lor “donnacce” d’orticaria, domani “affiggeranno” un “libro” in bacheca del cotanto lor esibito “curriculum”. A questi scoreggio coraggiosamente! Mi affliggono! Vanno asfissiati di evacuarlo!
Non preoccupatevi. Ho una scorta di fazzoletti in caso di lacrime!
Sì, dopo aver rubato lauree e sempre perdonarsi come finti santi con l’aureola, pur di conquistare Laura, adesso arieggiano da intellettuali.
Son da Carnevale di Viareggio!
Leggo l’anteprima del loro “parto”. Un libro sgrammaticato che vorrebbe diventare un vademecum per vivere “felici”.
Al che, m’abbasso alla loro ipocrisia, faccio il falso ignorante “cafone” e scrivo sotto la mia recensione: “Questo libro deve andar a prenderselo nel culone. Voto sottozero e sottomesso”.
Mi denunciano tramite polizia postale, ma recapito loro il mio plico, cioè un pacco di pugni formato “anonimo”.
Ilaria è “giornalista” grazie alle gambe, tua sorella sta in ospedale ma pensi a “curar” l’infermiera, parli in grande ma da me solo palate plateali.

Sono colossale e ora son le tue spaccate. Chiaro, animale? Se non ti va bene, ti strappo il pene. Ciao.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Totò le Moko (1949)
  2. Vincere (2009)
  3. Cose nostre – Malavita (2013)

 

Usher as Sugar Ray Leonard in “Hands of Stone”


12 Oct

Da Men’s Health, uhu uhu, grande Usher.
Veloce, incazzato, scattante, forte, muscoloso, un grande fighter. E sarà un big match.

De Niro, Fred Blake


12 Oct

LOS ANGELES — «Si può uscire dalla violenza della criminalità? Questa è la domanda cruciale del mio nuovo film». A 70 anni Robert De Niro dopo averci regalato un’immensa galleria di personaggi sembra divertirsi nel tornare ad essere un mafioso. In fondo, don Vito Corleone non solo gli ha dato uno dei due Oscar: Il Padrino ha in qualche modo segnato l’eclettica carriera del grande Bob. In The Family è un pentito, deciso a ricostruire la sua vita con la moglie (Michelle Pfeiffer) e i due figli adolescenti. «Mi era piaciuto il copione (dal libro Malavita di Tonino Benacquista). Con Michelle ci eravamo già incontrati in film corali ma mai avevamo recitato fianco a fianco». De Niro interpreta l’italoamericano Giovanni Manzoni. Sottoposto a un programma di protezione, l’ex capoclan si nasconde in Normandia con il falso nome di Fred Blake. «Ha la mia età, è un attento padre di famiglia e cerca un nuovo inizio». Ma le abitudini radicate non si possono cancellare, i metodi «vecchi» legati al mondo dei gangster tornano prepotentemente alla ribalta.

Michelle Pfeiffer si è molto impegnata nel lancio del film, da sei settimane sugli schermi americani. È esplicita nel delineare il senso della storia diretta da Luc Besson: «Non si esce dalla mafia, sembra suggerire il film. Il crimine resta un’attitudine, una ragnatela che ovunque ti invischia. La mia Maggie Blake, che molte ne ha passate, è complice del marito. Cerca, sapendo che sarà arduo, di dimenticare le vecchie radici. La famiglia, non quella della mafia, ma quella vera è ciò che conta per i due protagonisti. E le relazioni tra genitori e figli, in un mondo diverso e lontanissimo da Brooklyn, rappresentano il senso vero di questo impegno».

La commedia dai toni dark, venata di malinconia, uscirà presto in Italia distribuita da Eagle con il titolo Cose Nostre-Malavita. «In tutti i film che ho interpretato sulla mafia ho voluto motivare, non legittimare, le azioni dei mafiosi», spiega ancora De Niro. Una risposta indiretta alle vecchie polemiche di alcune associazioni Usa che lo accusavano di alimentare pregiudizi contro gli italo-americani. «Ci sono moralità e amoralità nel film di Besson. Il mio personaggio, fingendosi scrittore, scrive davvero le sue memorie di lontane cose nostre, prova con decisione a vivere in modo normale… Abbiamo molto lavorato con studiosi di mafia e giornalisti, per dare verità a ogni momento della famiglia del mio Giovanni, che vuole scrivere un libro su ciò che aveva fatto, su come Cosa Nostra aveva condizionato e divorato la sua vita».

In gran parte girato in Normandia, il film tocca anche il tema dei rapporti non sempre facili tra Francia e America. «Ma in toni scherzosi — sottolinea De Niro —. Vorrei molto che in Europa questa commedia divertisse nel modo giusto anche negli accenni a un certo antiamericanismo che traspare soprattutto nella vita quotidiana dei due ragazzi».

Sempre legato a Martin Scorsese, che infatti è produttore esecutivo di Cose Nostre-Malavita, l’attore è attento ai rapporti del cinema americano con quello europeo. «Da anni mi divido tra questi due mondi. Esattamente come tra gli studios e produzioni indipendenti. Il film di Besson è un esempio di come sia possibile collaborare con autori francesi. In fondo, come la famiglia di Manzoni-Blake, il cinema deve continuamente cercare strade».

Quelle di De Niro sono tante e variegate. L’attore sarà presto impegnato nel lancio di Last Vegas in cui ritorna con gli amici Morgan Freeman, Michael Douglas e Kevin Kline nella città dalle mille luci nel deserto per un bachelor party; nei cinema Usa appare già nel trailer di Grudge Match in cui è un pugile al fianco di Stallone; è nel cast di American Hustle accanto a Christian Bale e Jennifer Lawrence. E pensa già al prossimo Tribeca, il Festival da lui creato a New York.

Giovanna Grassi

Mads Mikkelsen


12 Oct

mads-mikkelsen

Mads Mikkelsen, il più grande attore di Cinema del Mondo, superiore per “faccia” ad “Hannibal Lecter”/Hopkins e danese di puro “scantinato” alla Totò

Da dov’è spuntato questo Dio attoriale, il cui corpo “barbarico” par plasmato da un geyser nordico, da fanghi delle cascate cristalline, i cui seducenti, ambigui, rocciosi occhi azzurri traslucidi sfumano artici d’artistica eleganza da serpentello verde smeraldo. Un volto intagliato nella pietra delle leggende nordiche, un angelo con demoniaco carisma e sex appeal travolgente che sa coinvolgere anche l’eterosessuale più convinto, “persuadendolo” nella sua spirale recitativa a pomo d’Adamo virile su cravatta d’una serie televisiva ipnotizzante, un genio che colora di psichiatria adulante, un entomologo pornografico delle nostre emozioni, un fenomeno alto circa due metri e non oso immaginare la lunghezza del suo “cavallo”. Che poi si spoglia, suda, fa l’ispettore ch’espettora l’anima brada e la tatua a pettorale taurino, “scoscia” in voce imperiosa, penetrante d’ammaliarci, sofisticato e nudo, rude e piangente, romantico e figo, di un altro Pianeta.

Diciamocela… se fosse nato negli Stati Uniti trent’anni fa, ogni anno avrebbe vinto l’Oscar in tutte le categorie degli attori. Perché sa essere impressionante come protagonista e anche attraente più dell’algida, inespressiva Nicole Kidman.

Gli ho spedito una lettera d’amore, vi leggo il contenuto:

Hi Mads,
I love you. My name is Falotico. Love me tender.
Per il nostro matrimonio, voglio come testimone un pastore tedesco.
Basta che non sia un nazista.

Sì, mi “sgretolo” per Mads e m’innamoro di grottesco, scopandomelo nella grotta del lupus.

Sandra Bullock, “Gravity Premiere”, perdo gravità per le sue gambe


11 Oct

 

Max Cady, il lupo. Insegna alle ragazzine come si fa


10 Oct

Che cazzo!

Max Cady, il lupo. Insegna alle ragazzine come si fa.., te la do io la ninfomania, caro von Trier! Analisi di un uomo al di sopra di tutti e di “tutte”… le inculate! Un (soq)quadro Picasso

Dal sex atipico, stressante, autogestito, rattrappito, anchilosato, fissato, rattoppato e da tope che tu non scopi

Spiegazione della pratica masturbatoria, nessuna (ver)gogna, sfoderate quel che tutti amano di più, “sfondatele” di fionda, cioè chi se lo fa da sé, se ne può far anche più di t(r)e

Bisogna calcolare le tette ma anche una bella intestazione poetica a mo’ del Totò “mobiliere” per le donne (im)mobili di tastatina fuorviante, fuori tema con polluzioni piccanti, puntini sulle i e soprattutto che entri come vuoi tu… nel popò!


Incarnazione di Tom Joad, il mio fantasma riappare a scadenze puntuali e appuntite, sbevacchia di pipa “clandestina” su ascelle negligenti nel vacuo “sperpero” dello speronare…


Sì, anziché rammollirmi, tutte le cattiverie patite han (ri)generato sol che la lor riflessa atrocità in mio “incattivirlo” tambureggiante da partito. Scheggio a sgorgar leviatano in acque danzanti, assorbo altri pugni e portentoso sviscero il Mal a nettare dell’iniettarmene per altro abbattere gli in(s)etti. Svagando pagliaccesco tra pugnette da “manicomio” in malinconico “odio” ché tal fu il mio amore da meritarsi imbrogli e persistenti spergiuri? Vi giuro che non ho mai peccato, sebbene possa rammemorarvi, in ogni “slabbrato” dettaglio del mio (s)beccato, come intagliavo il “sottoscritto” pene d’erezioni pomeridiane sin ad allungarlo in pleniluni cremosi, “sciorinandomelo” in sodo e solitudini gustose, efficace mescolar le palle a trambusto (det)ergente, schiumando “neutro” nell’ambir di conficcante, scevro e dunque erettissimo in issato coccolarne l’aroma su schizzi fluenti, al solluchero solleticante di tanto mescere ed eppur cresciuto non “svilupparmi”. Incastonavo, sì, il potente sognarlo dentro… fra abluzioni da “scomuniche”, collegandolo videodrome nel ventre dei delta più arrapanti del femminil aizzarmelo perché potesse aggrapparsi rampicante, sì, rizzante s’irrobustiva d’euforia abbrustolente, a fuoco lento “amabile”, amatore d’un erotismo (a)dorante, tutto mio da lente di ingrandimento ma non davvero gradendo, platealmente virtuale a “spiaccicar” il dur che va dritto e “storto”, tanto d’assiderare lo stesso seder di tal sesso fai da te, un po’ da fesso o forse chissà più godendo senza il (contrac)cambio d’una scema da rimorchiare. La mia gru smuoveva in su, sollevantissima appena alzavan le gonne, dondolava impercettibile per poi di mia gola nell’apnea strizzar il precoce già (s)venente orgasmico. Quando stava per “fi(o)ccare”, di mani levigate lo strozzavo, attenuavo l’eccitazione martellante nel premerlo di “delicato” tamponar e poi subito ripartir su pru(gn)e trombanti del vento ad albero mio vigoroso intonandolo, rosso rosso e pimpante per (non) sbrodolar eiaculante dirimpetto a quelle poppe “sciacquanti”. Tutte volevo inculare. Navigar di fantasia è la più bella cos(ci)a che ci sia, al bando le borghesi, “vengano” a me tutte le signore “altolocate” perché mi tocchi di più ri(n)toccar. Smanioso, imperterrito e impertinente nello sbirciar e “sbriciolarmelo”, tutto tutto “longilineo” imm(ac)olato sgolando, colante per le rotondità più “malleabili”, per un plagio personale dallo scandir il candito bianco, “lattiginoso”, incapricciato nel desiderio d’un “severo” avvoltolarlo nel fazzoletto “contenente” l’eccessivo. M’accanivo anche sui cessetti… figuratevi se non sulle fighe dai culi debordanti che riempiono tutte le tazze del cesso, liscio per fondoschiena ché tuo, muliebre, profuma di glande da mula in grossezza per grandezze mostruose dalle curve pericolose. St(r)uccandole da muratore. Attenta a non pisciare però fuori dal vaso. Ami i fiori, io mi accontento del tuo foro e anche di rifarti il balcone. Stai a cuccia in cucina, cucimelo, vai centrata di nettezza urbana, pesa mille etti. Ecco l’uncinetto!
Vi faccio cagare? Chiamate allora lo spurgatore e si beccherà lo “sputo” nel momento più topico alla topa di sua moglie. La depurai da ogni angoscia mestruante con cura “amanuense” e non ammansendolo nonostante l’addolcii… pian piano appassendo per la passerona. Il vizietto non mi passò, sono volpe da uva pass(iv)a.
Che c’entra Tom Joad? A parte gli scherzi e tanto far… lo “schizzato”, ne parleremo con più doverosa “educazione” nei prossimi appuntamenti, per questo “mio”, invece, accontentavi della classica masturbazione, oltremodo mentale e defecante perch’è virtuosa dei miei vorticosi, sognanti genitali. Lei non m’allev(i)erà ma basta che la sollevi e la vedo già di “l(i)eve”. Che sollievo, eh?
In un contatto “re(g)ale” m’urlerà “Levati dai coglioni!” ma le sarò più incazzato d’incalzare su sue reggicalze a (di)rettore mio fra colpi di rovescio e sue reti “intirizzenti”. Oh, che segretaria di chiappe schiacciandomelo al “Cha cha cha” del mio esser cagnone Chow Chow. Cane pigro ma can che spinge pelosissimo. Vincerò il match ma non penetrerà là in mezzo, me lo spezzerà in tre set e mi mangerò di nuovo lo spezzatino. Caldo come il liquore del babà.
Abbaia, eccome!
Addent(r)ante cazzo non da mamma e papà, ma da magna magna, soprattutto di mie mutande!

Mescendomi nella “realtà”, ho imparato a prenderlo in culo in modo più spacc(i)ato. Di mio, prima era solo una questione surreale, adesso si fa dura perché ho un cazzo da “mantenere”… non so dove andrà a parare…

Se sulla carta da parati o nel paraculo seduta stante. Nel frattempo, me la tiro, sperando in quel che “viene”…, assestando delle bott(an)e.

Vado da una di Facebook e le mando un messaggio inequivocabile, senza girarci attorno di panegirici ma ben “impostato” di già pene… esibito.

– Ciao, peno molto, tu sei una gran figa. Ho scoperto le tue foto, possiamo renderle più “scattanti?”.
– Cioè? Insomma, dopo lo scatto, ci vuol la gatta.
– Simpatico. Ti perdono. Il tuo approccio ti salva dal’esser un porcello di massa(ia). Ma per “abusarmi” d’uccellino, dovrai guadagnarti la pagnotta. Ricorda che si dà da mangiar agli uccelli solo se non sono molli(ca). Sforzati, mostrami quanto ci sai fare…
Che lavoro fai?
– Un cazzo.
– Bono a sapersi. Quindi una scopata fancazzista e poi via? Non hai i soldi per tenere “duro” in una relazione. Le reazioni sposerebbero solo una delusione.
Insomma, ci sto. Tieni qua -, apre le gambe e aggiunge – Basta che poi non mi chiedi l’affitto.
Giusto un “affresco”, ok? Innanzitutto, dimmi però cosa fai quando non scrivi.
– Soffro. Tu scopi?
– Scopiamo in modo allora doloroso?
– Ecco la scopa, il pavimento è sporco. Sono anche un principe, sai? Bagascia, lustramelo tutto…

Dopo di che, preferii andare a una mostra di Picasso piuttosto che pitturarla del mio. E a Lars von Trier preferisco, se dobbiamo buttarla… nello scandalo, una troia vera. Almeno, si mostrasse per aria fritta ch’è. Sì, Lars, stringi stringi, non dà nulla. Né a livello di estetiche né di fighe. Non sa neppur svendersi.
Meglio un porno. Almeno, in maniera “anestetica”, puoi godere. Non devi render conto di un beneamato. Basta coi beniamini, bestioline!

Ecco il “bestione”, il vero “bastone” che è anche una biscia.
Basta con queste perversioni di gente che ama il feticismo e le donne che pisciano… sono delle merde!

Pulizia, e poi finale dei dialoghi.

– Non me l’hai dato, stronzo.
– Volevi questo? Eccoti accontentata.
“Questo” sta per pugno in faccia e niente in fica.

Ah ah e cazzeggio!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Nymphomaniac (2013)
  2. American Hustle (2013)
  3. Il cacciatore di donne (2013)
    Preferisco quello di cervi del Cimino.
    Di mio, posso asserire, dunque non inserirlo, questo. Ho imparato che non devi rompere il cazzo alle donne, altrimenti ti mostran le palle. Come ciò sia possibile è stata colpa del femminismo.

 

Oscene traduzioni dei titoli cinematografici


10 Oct

Il nostro doppiaggio, sebbene pedestre in alcune voci e soprattutto “trascurato”, sciatto anche per pellicole importanti, vedi Filippo Timi svogliato nei panni di Bane/Tom Hardy, è salvabile. Inizialmente, non mi convinceva il timbro di De Sando per De Niro.
Ho cominciato ad apprezzarlo pian piano, nonostante l’inflessione talora tutt’ora “sfasa” d’indubbia flessione strascicata e “alla buona”. Certo, un adeguato sostituto dello sfumatissimo Amendola era impossibile trovarlo, anche se mi candido personalmente in “vesti ufficiali” del Robert, possedendone una cultura a De Niro incarnato della somiglianza spaventosa e gola flessuosa-profonda. Ah ah.
Ma non perdiamoci in digressioni, anzi in “diaframmi”. Occupiamoci di come i “titolisti” italiani combinan degli scempi quando non sanno come tradurre un titolo, appunto, che diventa “intraducibile” per evidenti giochi di parole e d’assonanza a loro volta “impossibili” da rendere compiutamente. Se il titolo è formato da una parola oramai entrata nel linguaggio internazionale, rimane immutato, così come non vengono toccati i titoli originari composti da espressioni oramai del “patrimonio” mondiale e globalizzato.

Ecco qui sotto alcuni esempi di aberrazioni criminose.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Bugie, baci, bambole & bastardi (1998)
    Da Hurlyburly, che te lo dico a fare? Da non confondere, comunque, con Topsy-Turvy di Mike Leigh.
  2. Strafumati (2008)
    Da Pineapple Express… ho detto tutto.
  3. Fatti, strafatti e strafighe (2000)
    Dude, Where’s My Car?.. ora, Jennifer Garner è figa molto e Kutcher sembra un drogato, ma mi sembra abbiano esagerato.
  4. All’ultimo pugno (2013)

“American Hustle”, new Official Trailer


10 Oct

Rilasciato ieri a Notte inoltrata, ecco il trailer nuovo di zecca di American Hustle.

Un film di cui si parla già un gran bene e che senza ombra di dubbio farà sfracelli ai prossimi Oscar.

Già epico, a prescindere se piacerà o meno, per la capigliatura di Christian Bale.

Piccola chicca pressoché invisibile a prima visione. Eh eh.

Ora, se scorriamo fra i credits del film, compare anche il nome di Robert De Niro, a cui il regista ha affidato la piccolissima parte di Victor Tellegio. Poche lines, come si dice in gergo ma, a quanto pare, il nostro Bob interpreta un personaggio centrale attorno a cui ruoteranno vari eventi importanti della trama.

Nel teaser era assente, in questo invece appare di sfuggita. Se riuscite a individuarlo al primo colpo, complimenti. Vi ho già comunque fornito un piccolo aiuto. Colpo, in inglese, intenso in senso armato, si traduce con sho(o)t.

Dunque, attenti a chi spara.

 

 

“The Secret Life of Walter Mitty”, Trailer


09 Oct

“Chesil Beach” di Ian McEwan secondo me


09 Oct

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)