Archive for 2013

Sly vs Schwarzy


22 Oct

Esistono varie personalità in ognuno di noi, quella cattiva e quella fintamente buona che fa buon viso per poi spaccartelo

La versione cattiva

Di… come in un “bel” dì mi divertirò da “matti” a scagliar pietre lincianti contro il panzone che, nel mezzo “sgambato” del suo senil pasciuto, soffrirà come le bestie scannate nel canile di lui “accanito”
Di tortura in tortura vien fuori sempre la verità ed è un attimo “soltanto” d’illusoria vendetta o cranico spaccarti le ossa con occipitale fratturar ogni carne tua “vitale?”.
Il panzone sentenziò, “spacciatore” dell’alcolista anonimi a raccontar “schizofreniche” diagnosi (ri)versate a “danno”, durato anni, verso chi antipatico gli (resi)stette. Forse ché della sua cara mogliettina, emaciata e mai da “lui” baciata neppur su una minuscola tettina, non mai “arrossò” l’osédel muscolo lì “adiacente”. Alla “diaccio” mai le fu diavolino ché il suo “pisellone” combaciava gelido col cazzetto di chi fa “sesso” coi calzini. Insomma, “lei” una strega e lui una mezza calzetta. Balanzone della Bologna goliardica, “dottore” auto-laureatosi di “bocchino” a imboccar i figli cocchini per poi riempirli di “botte”. Oh, un barbogio borbottante che tante balle sul suo conto “narrava”. Pur essendo commesso portalettere dell’ANSA, a tutti gli amici si presentava come “giornalista” d’altro “precoce” darsele “a gambe”. Sì, le prostitute “felliniane”, tanto da lui amate fra un tortellino e un “infradito” cornificante alla p(o)veretta moglie, tradita ripetitivamente quanto gli obblighi che impartiva al “sangue del suo sangue” nei riguardi, fra l’altro irriguardosi, dei due partoriti e poi educati al porcile “odioso”, che sanissimamente trombava da trombone. Sì, un’ipocrita come pochi, un porco “gaio” con tendenza bisessuale all’incesto anale propagato ad eterozigoti suoi “gemelli” su aborto della moglie partita da un pezzo dopo un mai avvenuto cesareo, e mai venne essendo frigida ma vessata, della davvero “inseminata”.
Ai figli insegnò a seminar il panico, buttandoli nel pantano “pedagogico” ove quel che importa, oltre all’importo della vita truffaldina, son le sbattute fighine del seral Sabatino.
Racimolante onori e pregi su “vestigio” di puttane con la vestaglia e mess(alin)e “nere” a suo “salir” in cattedra. Sì, per an(n)i, se lo “tirò” perfin da professor, “dando” da sé la patente d’intellettuale.
Da me, invece, fu scoperto e scopato in culo.
Ché sgobbasse e si ribellasse “recalcitrante” ché altri calci riceverà nelle palle e l’imbucherò, mio “bucaniere”, nel canal di scolo della tua bile.
Adesso te la caghi nelle mutande?

Uso la mazza da biliardo. Tu volesti ammazzarmi ma debbo confessarti che il “prete” delle tue domenicali “confessioni” son io. C’è il segreto “istruttorio”, poi ti darò in pasto ai cani del sagrestano. Latrerai come una bestia nella latrina, spolpata di netto, ché io son gatto (d)istruttivo.

Due vite mie assassinasti, car “uomo”, ma non prevedesti gli altri cinque miei manigoldi a stanarti e ficcarti nella tomba. Dopo aver “pen” ficcato i tuoi figli alla gogna.
Si chiama Profumo di donna o adesso te la svigni, impaurito da pazzi?

Salutami appunto il tuo cazzo, abbine “conserva” nel custodirlo a temperatura ambiente sinché demenza non ti sarà refrigerante. Non abbaiare.
Mi sto appena scaldando, poi arriveranno i (termo)sifoni.

Dicasi infermità? No, fossi in te, chiamerei gli infermieri.

Ieri fosti idiota, domani già non c’è…
In quanto eri già mai eroe ma maiale, e io son qui a renderti il mal’.

Ti auguro buona sorte. Salutam’ sorrrata!

La versione buonista

Sono un uomo (s)puntato dal nulla, subumano con “robotica” bioetica immorale, opinione breve ma di pisello lungo
Non sono mai stato umano. Il mio allenatore sospettò che fossi un androide. Capiva che ce l’avevo normale quando mi spogliavo stanco e lo vedeva flaccido.

Fu per questo che mi schierò centravanti. Perché “tiravo”, mirando il coglione del portiere.
Mancavo lui e per questo seg(n)avo.

Se non l’avete capita, non valete appunto un cazzo.
Insomma, morale: se sei giù di corda, fai una corsetta e nessun corsetto.
Ciao, preferisco il mio grassetto ai corsivi.

Vi è sembrata divertente? Quanto le battute di Leslie Nielsen. Che a me non ha mai fatto ridere.

La buttava sui doppi sen(s)i ed era patetico.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Una pallottola spuntata (1988)
  2. Rambo (1982)
  3. Escape Plan – Fuga dall’inferno (2013)

 

“Last Vegas”, Premiere


21 Oct

Lucio Battisti, John Carpenter e Sergio Leone


21 Oct

Fra John Carpenter e Lucio Battisti, scelgo entrambi con l’opzione di un salto in C’era una volta in America

Quando cala la sera e il sipario, eclissandomi, mi gela in stati bradi, nessun mi caga di striscio ma “serpenteggio” in ac(u)me che sposa letizioso una suora, la svergina all’occorrenza e quindi prega alla Celentano un (in)valido altare…
Sopravvivo fra errori “letali” e l’esser preso a pedate, travolto dal “letame” ed eppur m’amo. Amidi di burro e amminoacidi a meno che tu non mangi a modo tuo la mer(da).

Non sono Mogol ma brindo ai goal, quando di doppiette son rime esultanti del tifo, certosino dell’attaccante chedribbla secco in spazi stretti, spiazzar gli avversari e quindi depositar le “palle”, anche del portiere schienato, sotto incroci dei pali a spiazzo d’una a sinistra, anca distrutta, ala destra del pollo difensore sfiancato.
Anche per te… amore che nulla ho amato, oh mio Shakespeare, (s)vieni con me in “gobbo” Re Riccardo e sii ricc(i)o nel doppio Hamlet, joker fra il Nicholson e il Ledger, un po’ felice sul goliardico vicin al lardo Jack e poi magro ad andatura sbilenca dell’Heath defunto col carro funebre di Batman che, avviluppato in furioso (s)degno, si (s)maschera ciecamente Daredevil.
Al vento avrebbe detto sì e inserirei un “La” a UT(ero) del Cobain, detto anche non gli “DO” una lira, sebbene non abbia un Euro per pagare il caffè.

Pen(s)o e vivo di “rimpianto” alla Al Pacino, rabbioso ma i capelli reggono senza parrucchino, nonostante i parrocchiani odino il mio Diavolo…
Non cago il moralismo, sterzo a sinistra salvo sterno d’un dolorino “strano” anche quando provo a rintanarmi ma son avaro di (e)virarlo.
Di mattina, mento e, nel mentire, medito con le dita medie, rendendomi superiore per divinità dinastica. Icastico e senza castità son astio a tutto, quindi lutto e poi fiuto, anche la vecchia che sa il “fatto” suo fra i rifiuti dell’immondizia, ove raccoglie i pomodori per adorare il “nettare” andato dei falli già “spremuti”.
E compongo il mio “Vaffanculo a Battiato”, leggero e sospeso mentre faccio la spesa su culo moscio e “vibratore” moscerino tra sportelli, cassiere e un “duro” incassarlo “gelato”. Sì, “acquisto” molti “insaccati” e, in saccoccia, svuoto le tasche prima di riempire il sacchetto e la scrotal sacca su sperma 3 per 2.

Un anziano “saggio” vorrebbe assaggiarmi, come una palpatina alla mia nudità o meglio Nutella e fa quello “tagliente”, cinico. Io lo smonto, gli spruzzo della panna montata e quindi chiedo a quanto ammontan le pere di quella vicina al banco dei salumi.

Battisti (non) mi assomiglia: tu, alla mattina, mesci lo zucchero in un caffettino rock, poi attorcigli le labbra nella mistura esperta del lupo di mare, sei ateo e non mendichi eppure vivi attimi melanconici di sobria trascendenza, folgorato dall’amore per Carpenter nella chiesa gotica dei tuoi incubi.

Is this mouth of madness?
No, sono pugni e poche pugnette. La prugna “viene” a meno. La dà gratis.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Out of Time (2003)
  2. Ender’s Game (2013)
  3. Last Vegas (2013)

I refusi nei libri, gli errori di montaggio nei film, detti bloopers


20 Oct

Il “mestiere” di scrivere e l’arte del montaggio: i refusi sono la bestia nera di qualsiasi letterato, il blooper è l’“orrore” che può “rovinare” un capolavoro intoccabile, anche una vita

Da quando ho intrapreso questa bislacca, appassionante, avventuriera esperienza, d’esperire sempre di più per migliore d’apportarmi, mi son subito imbattuto nell’incubo di ogni scrittore, il cosiddetto refuso, appunto.
Secondo molte “enciclopedie”, il refuso è un errore di stampa causato dalla “digitazione” attorcigliante, “scambista” delle dita che batton la tastiera. Esempio lampante a mo’ esemplificante di come, all’apparenza, il testo è “scorrevole”, invece t’accorgi a posteriori (inteso anche in senso s-figurato di “Cazzo, che s-vista, mi faranno il culo per un’imperfezione di tal “misure”) che i “conti non tornano”: compare “feto” al posto di “fato”, ché la lettera è diagonalmente vicina alla “a…”, ah che dolore, e l’intero apparato poetico (anche tuo gastrointestinale da non digerirlo) va proprio a farsi fottere.
Così, il tuo trattato sulla Bellezza maiuscola, per colpa di questa vocale che vien dopo la e, è interamente crollato in un “Fa cagare simil i coprofagi”.
Insomma, il libro verteva sulla descrizione di un innamoramento degno dei poemi cavallereschi, invece questa (s)composizione ha mandato “a monta” l’intera tua cavalcata letteraria.
Regola basilare, per perfezionarsi da “investigatori” di tal delitto (s)macchiante e bastardo, è leggere sempre di più meno da cap(i)re. Anche se, in Italia, tutti voglion diventare “artisti” improvvisati e hanno appena letto le filastrocche del Signor Bonaventura… nella sua prima avventura, leggiamo questo gioco di parole:

qui comincia la sciagura del signor Bonaventura,
che a scrutar sta con la lente d’un vulcan le lave spente,
il vulcano si ridesta con rabbiosa ira funesta,
e il meschino in aria scaglia,
come un colpo di mitraglia…


Detto, fra “parentesi”, meglio Bonaventura di Alighieri Dante…

A ciascun’alma presa, e gentil core,
nel cui cospetto ven lo dir presente,
in ciò che mi rescrivan suo parvente
salute in lor segnor, cioè Amore.
Già eran quasi che atterzate l’ore
del tempo che onne stella n’è lucente,
quando m’apparve Amor subitamente
cui essenza membrar mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor tenendo
meo core in mano, e ne le braccia avea
madonna involta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d’esto core ardendo
lei paventosa umilmente pascea:
appresso gir lo ne vedea piangendo
.

 

Sì, troppo arcaico questa Dante, dai dai, diciamola a Beatrice. Meglio Virgilio! Ah ah.
Uno che ti non avea bisogno di creme Nivea, come Gabriel Garko l’effeminato mascolino, per averti e di alveari esserti penetrante in Paradiso, cioè tue gambe allargate in archi… di trionfo! Ah ah!
A parte gli scherzi e gli “schizzi” su Beatrice, detta anche bitchsciacquata nei panni dell’Arno nell’italiano Bice che fa più “stile”, torniamo punto e (dac)capo.
Innanzitutto, suddividere i cap(itol)i, altrimenti il lettore non capirà un cazzo e sverrà di capitomboli, perso e impazzito nel massimalismo con troppi fronzoli, frontespizi. Spazio, fronte spaziosa, accorci la spaziatura, apra le cosce, due punti, virgole al posto giusto, rientri, qui ficcherei… il corsivo, il grassetto sulla nota a piè di pagina con “nota” bocciante alla grassa poco figa a cui fa… riferimento, da collocare d’asterisco e limarla di striscio, incorpora il carattere, si passa dal Garamond all’Andalus, dall’andar a fanculo al saltar di punto in “notti” in bianco, il dialogo non è chiuso, le virgolette mancano, non c’è ritmo, qui dovevi spingere di più e buttarla sullo sbattertela senza sottintesi, qui invece sei troppo esplicito, hai rivelato il finale dopo tre righe, i personaggii sono due in un giallo ove i protagonisti sono tre, la cornuta assassinata, il marito impotente e il figlio pornoattore pedofilo con complessi d’Edipo, eppur la soluzione non è banale, c’è un cambio di scena e di cerniere, non era stato previsto il lupo della vicina, di palo in frasca, amplessi tra fessi con scheletri nell’armadietto di frassino, una vergine fresca e un maniaco nascosto dietro le frasche, tra dire e il “fare” c’è di mezzo il mare, insomma la stronzata non è male ma va messa a posto, aggiustata, ritoccata, bisogna “darle” una struttura più organica, sì, manca quel quid che rende succosa la “patata”, è assente l’omo de panza ma di sostanza… In pochi panegirici, va rifatta, i personaggi s’avvicendano ma la narrazione non è lineare, troppa carne al fuoco, ridonda, un’opera che è scombussolata, una figata, un’enorme e colossale puttanata!

Il refuso. Ho chiesto la nuova edizione del mio “Hollywood bianca”. All’epoca, data la fretta di pubblicarlo, dopo unediting affrettato di un “correttore” malfidato, troppi refusi son scappati.
Ma la mia meticolosità pretende il massimo “impossibile”.
Non c’è libro che tenga. Prendi Ballard e la Baldini Castoldi mette “valige” al posto di “valigie” e ha ragione, perché si può scrivere in entrambi i modi.
“Perlopiù” è sbagliato ma “perdipiù” è errato, erroneo ma, considerato come perifrastico, può starci.

Regalo il mio libro a un mio amico e lui ironizza su un refuso di cui non m’ero accorto.

Al che, lo lego alla macchina…, lo torturo ché (ci) provi lui.
Il compito, affidatogli e “imbavagliato”, non è improbo: dieci righe da ripetere, ribattere la testa contro, della frase “Sono un coglione”.
Arrivato alla decima riga, gli sfugge “Sono un coglioni”.
Al che, replico che adesso m’ha (di)mostrato entrambe le palle.
Insomma, la gente parla ma non sa, io so ma talvolta sbaglio, sono umano e vorrei assomigliare a un robot.

Arancia meccanica ha un “controcampo” sbagliato. Roba da prima lezione elementare?
Hai voglia… è uno dei film con più “sbagli” della Storia del Cinema, lo sapevate?
Vi cito quello più “stuprante”, li trovate tutti su bloopers.it: nella scena in cui Alex entra nella casa dello scrittore si può notare che prima di stuprare la donna le chiude la bocca con dello scoch facendolo passare dietro la testa ma dopo non è più dietro.

Insomma, ho solo 34 anni.
Da una vita sostengo che Stanley Kubrick me lo mangio a colazione.

Non mi credete?
Ieri mattina, alle 6 puntuali ho telefonato a un povero psichiatra che mi considerò tanto geniale da potere essere un pericolo per la società… ah ah, questa è bellissima!

Volete la verità? Mi ha confidato che ha comprato tutti i miei libri e, da allora, non gli tira più.
Si chiama “Come me l’ha ficcato in culo questo, neanche mi avesse impalato Dracula!”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Shining (1980)
  2. American Hustle (2013)
  3. Captain Phillips – Attacco in mare aperto (2013)
    Ok, stavolta avete incontrato un premio Oscar.
    Sono cazzi vostri.

Faccia di bronzo e da culo


19 Oct

Quando la “recensione” di una facciadibronzo.net diventa il suo stesso suicidio che voleva “censurare” una vita, leggete quanto segue, assolutamente…

Linkandohttp://facciadibronzo.net/escape-plan-fuga-dallinferno-recensione/
Cercherà di querelarmi ma oramai i giochi del matto son fatti. E credo non se la svignerà dal “risarcimento” improrogabile alla sua anima.
Nessun atto probatorio da falsa coscienza, cocco.

A prescindere dal contenuto ortograficamente pedestre, che riporto integralmente di “orrori” prima che li possa correggere, direi che ha descritto molto bene la fine “carceraria” che un criminale di tali proporzioni si è “volenterosamente” (ri)cercato.

Parole testuali del suo “testamento”, leggiamo lo psicopatico…

Giunti a questo punto bisogna che raccogliamo il coraggio e guardiamo in faccia la realtà. Questa ossessione per il revival dell’action anni ’80 poggia su un travisamento grosso come Stallone e Scwharzenegger messi insieme: quei film non erano fatti così, non erano come Escape Plan. Bisogna finirla con questa falsificazione. Escape Plan se mai era l’action delle retrovie, quello di Steven Seagal. Ma Sly e Schwarzy giocavano in serie a, ed era tutta un’altra storia. Rocky, Rambo, Predator, persino Commando. Mi dite cosa c’entrano con questo film? In secondo luogo, anche se mirassero a replicare il meglio di quella scuola, sarebbe comunque uno sbaglio.
Finché sulla piazza c’erano solo i vari Expendables, simpatiche cene di classe con quintali di ammiccamenti meta-testuali e ironici, potevamo raccontarci che ricreare l’action anni ’80 con tutti i suoi dinosauri come in una sorta di Jurassic Park fosse ancora possibile, bastava decidere di fare sul serio e di non riposare solo sull’effetto “all stars”. Quante volte ce lo siamo detto. Ma ora la verità è venuta a galla, come un indesiderabile allegato a questo primo, esclusivo sodalizio tra Stallone e Schwarzenegger: Il passato bisogna lasciarlo andare, prima che distrugga tutto quello che resta del mito.
A questo giro, infatti, dobbiamo accontentarci di un’idea interessante e piena di potenziale (il genio della fuga che per lavoro si fa rinchiudere per testare la sicurezza delle carceri) declinata da uno script serio ma anche meccanico e anonimo, e dalla costante e incredibile perdita di smalto dei due titani protagonisti, accettando un (l’apostrofo manca m accento nel mettertelo io e ti accendo) altra verità scomoda: il carisma lo si può smarrire, può rimanere ostaggio dei grandi film che hai fatto, non è detto che ti segua sempre come un’ombra.
Non si può pensare altrimenti, quando vedi Sly e Schwarzy che per un’ora e quaranta inseguono una battuta o una scena degna di nota senza mai arrivare ad afferrarle. Questo per loro non può che essere un degrado, e bello tosto. Dovremmo farci cadere le mascelle in preda allo stupore solo perché una roba simile non si vedeva da un bel pezzo? Ma il fatto è che nessuno dubitava che fosse ancora possibile farla, si dubitava se mai che fosse ancora il caso. Dubbio fondato. Ogni tanto sarebbe anche salutare stare al passo coi tempi.
Escape Plan è solo un film d’azione noiosamente orizzontale, in cui l’azione stessa è tutto ciò che c’è da sapere e da vedere, ed è tutto ciò di cui i personaggi parlano. Un interminabile gioco a rimpiattino tra i carcerati e il direttore che non ha la minima idea di come alzare la posta in gioco o somministrare un sano livello di stress allo spettatore, disseminando il tutto di personaggi senza vita o segni particolari. Sul piatto rimangono un paio di trovate e un paio di gag riuscite, nonché un momento di folle over-acting in cui a Schwarzy si riaccende lo sguardo spiritato da bocciatura istantanea all’Actor’s Studio dei bei tempi andati. Ma è solo un momento.
Ma non vuol dire che i due ragazzoni siano da buttare, affatto. Grazie a Dio, Escape Plan è un buco nell’acqua che ha qualcosa da insegnare. Stallone potrebbe fare altri mille Copland (se lo scrivessi staccato come le tue palle, sarebbe un dovere morale), Schwarzy ha la faccia e l’età giusta per rimpiazzare Clint Eastwood in qualunque Gran Torino (quello che avrebbe potuto essere The Last Stand). Il carisma è ancora sotto la brace, ma va riattizzato, e le alternative sono poche, la scelta è obbligata, quindi facile. Qualunque altro tentativo nella direzione di Escape Plan sarebbe inutile. Come ci ricorda il volto ormai compromesso di Stallone, nella migliore delle ipotesi l’action vecchio stile non può ringiovanire, al massimo gli si può iniettare un po’ di botox. Ma, ovviamente, non è la stessa cosa.
No comments yet.

No, infatti non ci saranno commenti, solo silenzio…
E, fra l’altro, Clint Eastwood di Gran Torino sono io. Beccati il tuo Schwarzy ammaccato, nazi-fascista.
L’imbecille di cui parliamo si è “citato”, dimenticando la brutta storia.
Stallone di Cop Land…
Sì, nel “bel” mezzo del suo porcile, pensa di trovare il “tonto” da prender a pedate nel popò, da zittire e invece di buon mattino udì il (rin)tocco…
Poi, pensava di prendere in ostaggio una “bambina” e trovò la bambina trasformarsi in Schwarzy di Commando.

Per la vergogna traslocò, in tribunale confessò falsa testimonianza ma, per colpa, di una sua missiva “recidiva”, un boomerang gli è già missile nelle “palle”.

Ciao, salutami il Diavolo. Anche se l’hai già incontrato. Era quello che trattavi da “angioletto”.

P.S.: non puoi proprio fare, non solo le tue puttane, ma anche un beneamato cazzo.
Basta un’altra mossa sbagliata, “terrorista”, e neppure la condizionale…

Sono cattivo? No, mi chiamano il Buono… E, se fossi stato in tal deficiente, non mi sarei mai messo contro uno con una voce migliore di Ferruccio Amendola…

  1. Sorvegliato speciale (1989)
  2. Terminator 2 – Il giorno del giudizio (1991)
  3. Gran Torino (2008)
  4. All’ultimo pugno (2013)
    Peter Segal ha promesso finali alternativi.
    Lui non arriverà neanche al primo secondo della visione.

 

“Non-Stop”, Trailer


18 Oct

Ennesima variazione del nuovo Neeson action versione Taken.

“Grudge Match”, Robert De Niro retro poster


18 Oct

No matter how old you are, come out swinging

“Il quinto potere”, Julian Assange le spara: Eastwood è meglio di Kubrick!


18 Oct

Adesso le sparo grosse, poi mica tanto: Eastwood è meglio di Kubrick, io sono meglio di Tarantino, tua sorella è più figa di George Clooney…

… infatti è un tran(s) tran, detto dopo lavoro “traviata” da tranviere in ferro(via)

Pensate che scherzi? Non scherzo affatto. “Schizzo” ch’è una cos(ci)a ben diversa.

Di Stanley Kubrick conosco ogni fotogramma, l’ho studiato a memoria HAL 9000, ho analizzato Jack Nicholson in tutte le smorfie di Shining, risalendo come Freud alle ragioni junghiane del suo “isterismo” e gelandolo nel “ginepraio”, ho varie volte “sbrodolato” in apoteosi sul culone migliore di Nicole Kidman nell’(in)etto urlaccio eyes wide shut rischiante la “cecità” dell’antica leggenda “masturbarsi, rende miopi”. Di mio, la vedevo più di Tom Cruise. Sono un topo, Tom ha denti da castoro, fra i due litiganti vince la zoccola, cioè Nicole. Le offrii del vino in cantina e Nicole “cantava”. Da cui il detto della data attricetta, serva delle lavastoviglie e pulizia del tinello, cioè “a catinelle dellaluccicanza, splende splendido e lei un po’ lo prende e un po’ smaltisce”. Insomma, una bagascia più di Donatella Rettore. Domestica che lo doma e mastica, addomesticandolo. Tranne la Domenica, feriale e da “vacanze”.
Il cucinotto sa… e il suo “centrino” era perfetto. Non “sbavava” neanche di un punto in più… Nicole ti rende asciutto più del miglior detersivo. Non una “goccia” oltre l’argenteria.

Sono un grande ma vengo giudicato mediocre come Barry Lindon e ho sfiorato il trattamento Ludovico da clockwork orange.
Sono un Beethoven versione film con Charles Grodin per una midnight run da Bob De Niro.
Quelli sì ch’eran “cani sciolti”, non Wahlberg e Washington.
Anni fa, ci mancò poco che uccidessi simil palla di lardo, pur essendo magrissimo, il mio aguzzino delle sue fottute regole da caserma. Un gerarca piccolo borghese fissato col “tirar fuori le palle”. Potevo fucilarlo ma “glielo” ficcai nella fondina, affondando nel didietro.
Al che, compresi che Eastwood è superiore a Stanley. Il suo Cinema sarà anche “autunnale” ma è più vivo del misantropo Kubrick.
I problemi di Stanley cominciaron con la pubertà. All’epoca era precocemente Spartacus del suo uccello e lo diede in pasto alla masturbazione della “rapina a mano armata”.
Pollo allo spiedo. Che “spezzatino” da “leone”.

Dopo essersi abusato eccessivamente, decise di distaccarsi pian piano dalla “realtà” e andò a vivere fra le campagne inglesi, ove piove un’ora sì e l’ora dopo grandina.
In quel clima gelido, la sua patologia crebbe a dismisura e si rese malinconia “pura”.
Arrivando a disprezzare il Mondo e a ricamarci sopra al di là della legge “umana”.
Socialmente preoccupato solo che la Warner Bros gli desse i soldi affinché potesse concretizzare i suoi solipsismi, appunto masturbatori e da troppi cazzi, anche per la testa.

Meglio la Warner della Malpaso, realista, poetica, umanista.
Clint è il verismo, il ver regista! Fra l’altro, “colleghiamolo” a quel che “viene” dopo.
Eastwood ha una “verga” come la mia…

Che c’entra Tarantino con me? Tarantino non ha mai scopato Tania. Io sì.
E Tania è più bona della Thurman.
E tua sorella invece?
Mah, ci “conoscemmo” ch’era una bella figliuola, poi vide quel che avevo in mezzo alle gambe e volle “imitarmi”…
Ho detto tutto.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Full Metal Jacket (1987)
  2. Cose nostre – Malavita (2013)
  3. Il quinto potere (2013)

“Cose Nostre – Malavita”, recensione dei nostri sentieri selvaggi


17 Oct

La candidatura agli Oscar per l’interpretazione ne Il lato positivo ha fruttato quantomeno a Robert De Niro dei copioni più affascinanti di quanto gli sia capitato troppo spesso ultimamente. Nell’attesa del si preannuncia fenomenale Grudge Match al fianco di Sylvester Stallone per la regia di Peter Segal, ecco il grande Bob commuoversi davanti alla proiezione di Goodfellas all’interno di uno sgangherato cineclub in un paesino della Normandia, dove la pizza del film di Scorsese (produttore esecutivo del film di Besson) è arrivata per sbaglio al posto di un Minnelli. E De Niro, boss sanguinario che sotto protezione si è reinventato autore di saggi storici, invitato a commentare proprio Quei bravi ragazzi si lancia in uno struggente amarcord in prima persona delle riprese del cult scorsesiano. Vertigine bessoniana, “relegare” definitivamente Scorsese ad una Storia del Cinema da cineclub, che fa il paio con l’ultimo, misconosciuto capolavoro di Luc, il già ultracitazionista Adèle e l’enigma del faraone: come se Besson volesse insistere sul racconto di una Hollywood-Titanic di cui l’apocalisse è imminente ma ritornante, già stata narrata più e più volte.
Ancora: in quello che qualcuno ha già definito “il miglior film di Martin Scorsese degli ultimi dieci anni” assistiamo una volta per tutte all’assimilazione appunto dell’iconografia e della mitologia scorsesiana a materiale di quella stessa Storia del Cinema di cui il regista italoamericano va costruendo il monumento film dopo film nella sua produzione recente. È di per sé uno slittamento esaltante, probabilmente in misura anche maggiore in confronto alla faccia buffa e grottesca della vicenda, con questa spietata e violenta famiglia di malavitosi italoamericani (la moglie è Michelle Pfeiffer ormai recuperata del tutto dal cinema dopo Garry Marshall e Tim Burton, e magnificamente in forma) che sovverte le assopite regole del villaggio francese addormentato sulle proprie abitudini, attraverso una serie di metodi poco ortodossi e scorrettezze risolutive proprie della tradizione mafiosa. Bella idea rubata al romanzo del prolifico Tonino Benacquista, ma che in sostanza permette a Besson soprattutto di orchestrare dei clamorosi duetti tra De Niro e il sempre impagabile Tommy Lee Jones, che in pratica potrebbero recitare l’intero film dialogando unicamente attraverso declinazioni della parola fuck.

E però sotto la patina di commedia nera Besson sembra scorgere anche stavolta il suo prototipo preferito, quello dell’adolescenziale, candido angelo della vendetta tra Nikita e la Matilde di Léon, stavolta incarnato dalla meravigliosa Dianna Agron, primogenita teenager del boss De Niro che diventa la protagonista assoluta della sezione finale del film, in cui Besson mette da parte del tutto i toni scanzonati per fare sul serio, e orchestrare un thriller d’azione notturno che porta chiarissimi i segni del suo stile e di tutto il suo cinema, nel momento in cui saranno proprio la timida Belle e il fratellino gli ultimi baluardi armati pronti ad affrontare le decine di sgherri spietati e letali arrivati in paese per regolare i conti con la famiglia di traditori. Puro Besson giunto dopo la fine del cinema, sui titoli di coda del celebre titolo scorsesiano. Lucidissimo.

di Sergio Sozzo

“Grudge Match”, Poster


16 Oct

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Genius-Pop

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