Archive for 2013

Altre “predizioni” dell’Oscar di candidatura alle porte


06 Jan

Ecco, ecco ch’echeggia il nome di De Niro. Ancora. Scanditelo: Bob De Niro. Sentite come si scioglie nella bocca della statuetta.

Un’altra opinione in merito, versione “Timesonline”:

Quality was way up, while misfires were way down during 2012 in theaters.

During a 12-month period, theaters had everything from superheroes saving the planet in “Marvel’s The Avengers” to Robert De Niro returning to top form (after too many throwaway roles) as an overwhelmed father in “Silver Linings Playbook.”

Best Supporting Actor

De Niro also belongs on this list for his performance as a superstitious father unable to help his mentally troubled son in “Silver Linings Playbook.” It’s wonderful work from a great actor who has been doing too many roles that don’t deserve his talents.

 

Vengeance!


05 Jan

La vendetta sottile, acuminata, florida nelle faune delle “fauci affamate” da “innaffiar” affinché rinsaviscan da retrograde mentalità molto ottuse, vinte dal mio contundente

Quando un mostro viene scoperto è il suo incubo peggiore, vero?

Storie orripilanti, di pestaggi, “adulti” bavosi con sempre quell’impermeabile ferocia a scalfire le giovinezze, dietro smorfie ammiccanti, risatine “sgridanti” d’occhio furbetto a insinuar la loro putrida carnalità, la materialistica metamorfosi nel patto diabolico ad aver incenerito e annerito ogni più sacro anche lor pudore dietro una maschera sempre sul punto d’eruzione per squagliarsi nelle briciole d’un polistirolo freddo da “svegli” sorveglianti.

Quindi le bugie, allineate con scrupolosa meticolosità e fiera, anche feral, aderenza a valori inalienabili, oramai contrattati nella rigida, ostinata perseveranza alla più lesiva e acuta arroganza “plebiscitaria”, il contagio irreversibile dalle universali nerezze d’una tetraggine corporea, ecco che si concessee il “lusso”, ah la lussuria, di scarnire e per di più schernir con “scherzetti” crudelissimi la “vittima” designata per un’altra lestofantissima “goliardia” all’elefantin’ tanto “buffino” a cui tirar le orecchie affinché gli “tirasse” a genio di regole menzognere da intonar sull’“elevazione” delle coscienze appiattite da non intaccar di dubbio.

Ove s’annidan le certezze, ecco che spunta il “nido del cuculo” d’affigger, di marchio da macellai, all’agnello sacrificale d’ogni sporca copertura del balletto lor di camuffa travestito.
Orgiastico, disgustoso, rivoltante, spellantissimo all’intruso da beffar con cene ghiotte del sapor “candito” e condito del più “rubino” dei loro rossi “bruciori”.

E così, riuniti al tavolo delle deprogrammazioni all’encefalogramma e alle anime dei “ribelli”, allestiron, d’imbandita da banditi, un gioco a soggiogare. “Ammansivo” da “dolci” a indocilire…

Tanto lesto di strategie per sbatter in manicomio, previo assistenza sociale, quanto poco attento a non commettere errori nel perpetrato omicidio “bianco”.

Emarginazione violentissima, cancellazione totale di tutta una vita trascorsa assieme, per un raptus “ero(t)ico” d’un brillantissimo, certamente dementissimo, “cervellone”.
E tutto il suo corteo di plagiabili amichetti a dargli retta e a proseguir nell’attacco sferrato con efferatezza bestiale.

Uno che, “destissimo” di tutto punto e impuntarsi (saran state le sue puttane a “redarguirlo” in tal via “direttiva” da retto-re), s’accanì furiosamente, inventandone appunto di cotte e di crude per infangare una reputazione, a suo “credito”, non in sintonia con le sue rotondità.
Un idiota assai tonto.

Dunque, dopo aver cacciato a pedate il “fastidioso”, causa un’insostenibile suo piacergli forse troppo (sì, spesso il crimine s’origina dalla gelosia più morbosa che nessuno avrebbe mai sospettato), contattò, dietro abiti “nascosti” (leggi Internet, ove puoi inventare profili falsi e sparger voci altrettanto calunniose) mezzo Mondo, rifilando la patente di matto a colui che, per antipatia, voleva veder rovinato. Coi capelli sfibrati, lo stomaco debordante e tutta la “cantilena” del lamento disperato. Da porgergli un fazzoletto per lagrime amare da versar in segno di sue “vincite”.

Il Tempo però gli fu assassino. E ogni inganno si ritorse contro ché oggi, anche i suoi compagni più affiatati, non si fidan più di tal impostore. E non gli son più “affezionati” come una volta.

Anch’essi, infatti, ne scopriron il raggiro e le circuizioni da girino e da pagliaccio del circo, e ora gli han cucito addosso un vestitino “rosa” da mostro.

Complimenti. Forse, la Croce Rossa lo risolleverà.
O forse le pompe funebri?

Sì, rammemoriamo tal teppista che, dopo essersi fatto scorrazzar per mezza città, gradendo le sue signorinelle di “mancia”, molto “servili” ai suoi “umili appostamenti”, dopo aver tracannato birra su ignoranza oscena d’esibizione spudorata, dopo essersi insinuato nella mia ospitalità nobile e d’alta scuola, iniziò per pur di-letto a ribaltar tutto, a sbatter le porte in faccia, annessa la madre brutta come il debito e ancor più immonda d’origine “genealogica” appaiabile alle scimmie delle tundre più “grottesche (eh sì, in quelle grotte, le gote di tal donnaccia ben concupivano, d’adescamento peloso, gli accalappiati suoi “simili” fra grida zoologiche ed “etiche” primitive da dom-in-ata nelle sodomie brade da bruti “cacciatori” della selvaggina).

Prima offese con cipiglio “severo” d’ammaestratore (vedi alle volte? L’animaletto frust-r-ato inverte, su montatura di testa, i direttori del tendone…), poi con tono “imperioso” ordinò appunto consigli “inderogabili” (cos’era un sindacalista del suo fegato liso e liscissimo dopo tanti “sfregamenti?”) per irretire e “indirizzare” a piacimento (sadico?) del suo “lessico” (molto slinguazzante nello sguazzar di vacca in vacca dietro un monacale, “intonso” inguine con tendenze delinquenziali d’ottica distorta, invertita e perversa “pedofilia” da maniaco sessuale “immacolatissimo” come i bidoni della spazzatura dentro cui il padre, “goloso”, annaspava di ruspa-nte intonarsi alle “tonache” della sua tossica raucedine con tanto di “birignao” da attore “navigato”…, sì, nelle fognature del cesso…), poi attaccò di messaggi minatori dietro la “difendibilissima”, inattaccabile “nomea” del pezzo di carta (igienico? Sì, ogni merda abbisogna d’una pulizia deretanica per pararselo con tanto d’“interdentale orale” alle sue belle “imboccate”, tanto allocche d’abboccar’).

Sì, costui, pezzo davvero “da novanta” del “kamasutra” da “stivalone” a “sbattersene”…, rigirò le frittate parimenti come “rivoltava” le sue “prede” che, dopo aver “tastato con mano” d’aiuole rasate, vomitavano per l’obbrobrio che se n’era “infiltrato” viscidissimo. Non lo denunciarono perché, essendo anche “codeste” delle galline da pollaio, un po’ di tal pollo s’aggradarono per “grattatine” da fornetti, sì ripugnanti di suo “pugnale”, m’altrettanto bestiali da non confessare l’accoppiamento “canino” dei lor denti cariati nella fornicazione di tal furbon’ “forcone”.

Un “uomo” davvero di “glande” caratura, “smaltante” a carati.
Sì, pare che varie cagne, appunto, s’ammalarono di “gravidanza isterica”, previo aborto per non metter su una prole figlia di tal “figlio”, causata dal suo apparato genitale in zona “urinale”.
Un uomo molto richiesto, che pare sia ai primi posti d’ogni classifica “interinale”, appunto, per svolger mansioni di pulitor dei pub(bl)ici. Vedi? Voleva castrare e ora è in prima linea nel sorriso “pulito” da castoro incastonato.
Lavoro pagato a “peso d’oro”, e soprattutto facile da svolgere, così come le sue “leccatine”.
L’incrostazione, infatti, va spurgata con tocchi lievi della “spugna”.

Per colpa di tal sciagurato e di tutta la compagine a lui affiliata (eh sì, sempre d’una “razza”, affine con artigli affilati, “verte” il branco…), rischiammo ospedali psichiatrici così ad-dotti: “crisi di nervi da curare perché pericolosa in quanto reazione a un pericoloso istint(iv)o”.

La giustizia appurò e mi considerò solo un puro villanamente “morso” da un “lupetto” che, insistendo e “sbranando”, ha ora “allevato” un “cucciolotto” di licantropo.

Che sta alleviando con “cura” ogni sua “chirurgia” da porcellino.

Per la serie, non fare Ezechiele se sei un fissato del miele ma puoi incontrare uno, mio smidollato, che ti strappa l’osso sacro in modo “sviolinato” e altrettanto “sdolcinato”.

Ché la Notte gli sia retta via, perché nella selva oscura già si smarrì…

Comunque, più che uno da brughiere, un eunuco “potentissimo” di pompetta nel bruco per tanti “buchi”.
Spolpatosi d’antropofagia.

Distinti saluti,
l’elevato Batman, Uomo vero che non voleva “elevarlo” nelle sue basse-zze.

Già, quando si minano diritti intoccabili, quando si sconfina di crudeltà premeditata e preterintenzionale (si spaccian pure per preti di bontà), allora è il momento d’entrar in guerra.

Al nostro “amico” piaceva anche insidiare una passione vitalistica, il Cinema.
“Regalando” al sottoscritto le etichette, con tanto di figurine orride, dei peggiori personaggi della Settima Arte. Gli stolti, i fuori di testa, gli inetti, gli incapaci, i timidi più sfigati, quelli più imbranati. Per imbrattare.

Allora, ragioneremo alla stessa smodata “maniera”.

Signor Bane (anche se ci par solo un nerd di suoi “muscoli” non tanto intellettivi), volevi ridurre Batman sulla sedia a rotelle?

Invece, il Signor pipistrello ti piscerà in faccia, dopo averti aperto la scatola cranica, mutando X-Man in tutti i supereroi. Compreso il “cieco” Daredevil.

Già, Bane… un Christian Bale trasformista versione Tom Hardy, questa volta, di Mad Max in zona più interceptor.

Più che divertirti sull’autostima, dando dell’autistico a chiunque ti capiti a tiro (che mira… bile), preoccupati dell’auto che ti stirerà…

Occhio all’angolo…

Sono un Genius!

Firmato Stefano Falotico

“Mad Max” (Hard-y) sta tornando


05 Jan

 

Interceptor-alo!

“To the Wonder”, il Trailer ufficiale


05 Jan

 

Magnifica perla incompresa.

Alt(r)e considerazioni sugli Oscar


05 Jan

Sempre più papabile il nostro De Niro.

“Journal-ando”:

Next week, we’ll know if “Les Miserables” sets an Academy Award record — or if “Zero Dark Thirty” faces backlash from some negative publicity.

The Oscar nominations will be announced, setting into motion a month of screenings, parties, talk show appearances and swag bags.

So who’s likely to be included?

You could survey the Golden Globe, Screen Actors Guild and critics lists to get an idea, but Oscar always goes rogue in one or two categories.

Here’s who’s in the hunt:

BEST SUPPORTING ACTOR: Tommy Lee Jones (“Lincoln”), Philip Seymour Hoffman (“The Master”) and Robert De Niro (“Silver Linings Playbook”) seem like locks. Then the list could include Alan Arkin (“Argo), Javier Bardem (“Skyfall”), one of the “Django Unchained” guys (most likely Leonardo Di Caprio, although Samuel L. Jackson was surprisingly good) and maybe one of the “Les Miserables” men (Eddie Redmayne was best). The spoilers: Try Dwight Henry, the dad in “Beasts of the Southern Wild,” or Matthew McConaughey for “Magic Mike.”

BEST SUPPORTING ACTRESS: Anne Hathaway (“Les Miserables”), Sally Field (“Lincoln”) and Helen Hunt (“The Sessions”) are probably on the ballot. Then: It’s fairly open. Jacki Weaver (“Silver Linings”), Maggie Smith (“Best Exotic Marigold Hotel”) and Nicole Kidman (“The Paperboy”) have gotten mentions. Also possible: Amy Adams (“The Master”), Samantha Barks (“Les Miserables”).

BEST ACTOR: Daniel Day-Lewis (“Lincoln”), Hugh Jackman (“Les Miserables”), Bradley Cooper (“Silver Linings Playbook”), Denzel Washington (“Flight”) and John Hawkes (“The Sessions”) fill the category nicely. But there’s also Joaquin Phoenix (“The Master”), Tom Holland (“The Impossible”), Richard Gere (“Arbitrage”) and Christoph Waltz (“Django Unchained”). Ben Affleck doesn’t really have a shot here, but he should be in the Best Director race. Long shot: Jean-Louis Trintignant, “Amour.”

BEST ACTRESS: Jessica Chastain (“Zero Dark Thirty”), Jennifer Lawrence (“Silver Linings”), Naomi Watts (“The Impossible”); then: Emmanuelle Riva (“Amour”), Marion Cotillard (“Rust and Bone”), Helen Mirren (“Hitchcock”), Quvenzhane Wallis (“Beasts of the Southern Wild”), Meryl Streep (“Hope Springs”) and, maybe, Rachel Weisz (“The Deep Blue Sea”).

BEST PICTURE: “Lincoln,” “Les Miserables,” “Argo,” “Life of Pi,” “Zero Dark Thirty,” then: “Silver Linings Playbook,” “Django Unchained,” “Beasts of the Southern Wild,” “Best Exotic Marigold Hotel,” “Skyfall,” “Moonrise Kingdom,” “The Sessions.”

Check, too, some of the “other” categories. You’ll find actors likely to compete for writing, music and directing. Even Taylor Swift could be nominated for a song in “Hunger Games.”

Al Pacino, “Salome” per R 101


05 Jan

Questa Donna non sa bene l’italiano, ma conosce la “lingua”.

Il Cinema di Sean Penn mi tiene caldo


05 Jan

La promessa, tu servi messa? E chi apre ai messi? Hanno il permesso?
Toc toc, premesso che mi sembrate dei fessi, posso affossarvi?

A Facebook e ai social network prediligo non esser diligente ma lavorar di “nettare”

Analisi di Sean Penn, la prenderà larga. Perché, “al largo”, l’Uomo nell’oceano sa che, se ingrasserà, il lardo lo trascinerà nell’abisso dei lordi.
Lode a Dio nell’alto!

Sì, mi guardo allo specchio e Lui mi porge un affettuoso “Baciami dentro, di carta vetrata saremo ruggine e ossa, riflettendo dei nostri problemi, ansiosi nello scorticarci fra un’immagine repulsiva e un istinto abrasivo”.

Lo specchio non mente mai. Sa quando, di mattina, il tuo pene già eretto e “inaffrontabile” dovrà cimentarsi nel cemento armato delle amene quotidianità. Ove smonterai calce con voce “truzza” nello strozzarti sedimentato di tua fatiscenza.

Ah, la scienza è sempre inesatta. Come gli esattori dei conguagli. Bussano alla porta per riscuotere il debito ma non hanno calcolato le mie percosse. Su “bonifico” postale della spedizione al mittente. Con tanto di calci, appunto e francobollo.
Più un plateale pugno in faccia che sacramenta questo: “Non ci provare a estorcermi, altrimenti torcerò tua moglie che sa come attorcigliare le sue gambe, guarnendolo di torta con la ciliegina torrida, rossa e bollentissima, cotta fresca a puntino di ricotta”.

L’esattore fugge tumefatto, in preda a spaventosi oneri da oberare dopo che operai nel suo fegato orrendo con colpi a rinsecchirne i coglioni da rompiballe.

Ah, io e la vita. La amo… Ci sarebbe d’allestire un romanzo intitolato: “Ove c’è una bistecca al sangue, il mio contorno ama l’aceto spruzzato sui manzi”.

Di mio, son romantico ma, come i romani, afferro delle cosciotte di pollastrelle e le spolpo fin al midollo più spinale delle colonne di Ercole insuperabile nelle vertebre vertiginose dell’orgasmo con tanto d’origano e ricamo.

Sì, molti tentarono di spazzarmi via, ma li spiazzai dopo averli spiati. E, se non basterà la mia talpa, palperemo anche le loro donne, recapitandolo loro dei video “amatoriali” di quando, d’amanti, cornificarono il già traditor marito col bagnino delle maree depressive da ormoni mestruativi su un oceano in balia delle sue rotonde ciambelle col buco.

Me ne frego di tutto. M’accusaron di soffrir d’ansia e mi chiusero senz’aria. Invece, so che come “arieggia” il mio non è sfogo ma foga d’evacuazione. Non è fuggiasco ma guascon bomba di scoreggia a suonar un ritornello martellante su libera detonazion’ con tanto del pirotecnico fuoco artificiale nell’orifizio finale. Che botto, ah, tutto svuotato lo stomaco è adesso rilassato dopo che lo riempirono dei loro frustrati metabolismi.

Quanti ne ho visti. Ragazzi liceali con l’uccelletto d’una ragazza vergine, professori col flessore occhialuto nel guardar quelle nelle flessioni dei compagni di banco. Fra una gomma da masticare e qualcos’altro d’arcuare. Modulandolo a interezza del toccarlo per stimolarne la fornicazione “studentesca” dell’adescato sul leccarlo in tanto irrigidimento dai godimenti frivoli.

Metallari con complessi d’inferiorità, psicologi della mutua che non mutarono da retrograde manie d’egocentrismo non commutabile, tanto che il capo della psichiatria è sposato con una “patita” di Nostradamus nelle profezie messianiche del carabiniere a metterla a novanta con tanto di manette sadomaso.

“Maestri” che recitan a memoria la lezioncina dei loro disagi adolescenziali tardivi, citando sempre Leopardi ma sognando, con un pessimismo amaro, le leopardate docenti superiori e (a) posteriori del corso Garibaldi, la via delle prostitute di massa, inton(n)ate a tacchi lievi nell’accennarti un segnale di “fiamma”. Che femminaccione!

Ripetenti che, dopo innumerevoli bocciature, sono adesso dirigenti d’azienda per la rovina dei (tele)dipendenti del precario “Dipende se non m’appenderanno alla cassaintegrazione”.
Integralisti e moraliste tutti nel dogma dei fondamentalismi americani.
Terroristi camorristi nelle mafie delle politiche italici nello spago per il suicidio dei disoccupati senza neanche il gorgonzola nel frigo.

E soprattutto mignotte che voglion un lavoro “dignitoso” per la pagnotta ma, per lo più, un cazzo per il “pienotto”.

Quindi, guardate questi e, se tua sorella vuol farsi suora, rendete clausura la sua bocca.
Come ogni fratello deve “farsela” d’incesto con la fragola nel “cestino” della sua “merendina”.
Soono l’ossessione che non si vuol curare e, se un curato proverà a catechizzarmi, “verserò” il mio macabro gesto più blasfemo al suo lavabo di candelabro ad arderglielo.

Sì, m’impunto contro l’idiozia e contro chi non tollera le scelte. Vi potranno apparire, sempre questa fissazione dell’apparenza, disgustose, io adoro provocare per tastar con mano… che ho ragione io a non tollerarvi.

Proletari sempre in cerca di trombate, tromboni che si fottono di filosofie, zie che fan le madri su uno che sverginano per scoparsi la vita che non s’ubriacò, gentucola d’amorucoli svestiti di vestito lindo come le macchie del prete pedofilo.

Allora, viva la rucola!

E ti brucio la casa se scasserai. Sì, tu scassini e io faccio casino.
Diamoci alle cascine!

Forza, tutto la “viuuulenza” d’Abatantuono, tuoni, fulmini, saette e la mia setta. Voglio una con l’ottava di “DO” maggiore nei pentagrammi del suo diaframma. La infiammo, che puttana!

Ficcatelo in culo, bagascia!
Ecco, se rompete, giungerò con le asce e vi disgiungerò, untori!

Ecco il marchio che ammacca, ti divelle come il petrolio di mio martello bombardante nel tuo ano inseminando.

Il panico…

Ne soffrirà quella scema di tua madre, signora alta e piccolina di borghesuccia con la sportina.

Con uno sportivo mai mettersi, perché te lo mise senza Miss.

Sparati il videone e stai zitta. Se no, ti dissenno. Io dissento, poiché sono il sentire!

E ricordate: ogni genio ama mangiar gli spaghetti alla carbonara in questo locale, “Ristorante La Fenice”,

Via della Beverara, 95  40131 Bologna
051 634 5313

ove tutti siam felici nel lieto fine da carbonari col carbone nella stufa e, di stantuffo, in una “cotoletta” su cui tuffarci con tanto di “capperi”, acciughe e alici. E spruzzatona di peperoncino!

Applauso!

Sean Penn è come me, oltre.
Tanto che può permettersi tutte le porcate che desidera, in quanto meravigliose e acquose, così:

1) Son un fanatico del guilty pleasure delle caviglie femminili. Registro i tuffi della grande Tania Cagnotto, e zoomo sul suo costumino nell’inguine più sublime d’un pelo bagnato.

2) Federica Pellegrini è triste, brava e anche fallace. Non sa parlare e balbetta, ma le sue tette non sono tanto “peregrine”. Sanno che hanno la mia cittadinanza.

3) Tutte le tenniste e le pallavoliste. Perché le tenniste giocan di palle nel “dritto” sul “rovescio” e “schiacciata”, le pallavoliste san come fartelo volare di gambe a rete.

Da quindici anni sogno di scoparmi una gnoccolona che fa, se li fa tutti, Prampolini di cognome. Ah, sarò la sua nomea, enumerandole tutti i trampolini nel letto dei suoi pannolini.

La folla è in visibilio!

Anche la follia!

E la troia? Chissà dove sta? Voi la conoscete.

 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Lupo solitario (1991)
    Cinema di compagni di sbronzebukowskiani, cazzari, menefreghisti del fottere, dello sfottersi, del “fanculo” a tutto,  fratelli di sangue springsteeniani, di tragedie annunciate evitate, di calme che scoppiano, di nevrotiche scopatrici, anche a terra, di Viggo Mortensen disfatto, strafatto, fottuto, macilento, prima di Cronenberg, di David Morse nella morsa del ragno, dell’Arquette già da spalmare nonostante sia matta. Meglio, la matta ne va “in folle”, si sospende per il pen che penzola rombante. La matta sa che l’Uomo vero desidera la lingua e non le casalinghe. E, in macchina, non tira il freno a mano. Ma spinge.Sì, fra Patricia e Rosamund Pike, però scelgo quest’ultima. Una di prima… ah, me la immagino seduta di gambe accavallate su scarpe già d’ammorbidire, da trangugiar aprendomi dentro nello “scompisciarsi” fra un biondo su(g)o e tutta mia nell’onda.
  2. 3 giorni per la verità (1995)
    Due poveri Cristi. Sempre Morse che sconta una pena ingiusta, d’omicidio (in)volontario per colpa del volante, e di Nicholson violato dell’affetto paterno per un’autostrada maledetta.
    La Huston, anziché alleviare, se la spassa con un minorato impiegatino, e Jack s’incazza, vuol farsi giustizia, poi comprende l’elaborazione del lutto e del missing, una perdita incolmabile, da entrar in coma. Va da David, gli punta la pistola, poi dice fra sé e sé “Ma che son impazzito?”. Lo abbraccia, si recano al cimitero e piangono.Un capolavoro, tutto penniano. D’altronde, uno che si sbatteva Madonna, ha più spine nel Cuore di questi qui. Sì, Madonna rende subito maturo chi, “duro”, “la” intenerì. Perché lei sempre tradirà.
    Sean lo sa, e tradì Robin Wright, ma la Johansson lo lasciò al “palo” della cuccagna.
    Ripiegò su Shannon Costello, una figa pazzesca. Ma stronza pure Shannon. Prima volle il castello, poi capì che Sean ha un uccellin’ da villetta.
    Meglio, Sean dev’essere villano senz’anali fedi nuziali.
  3. La promessa (2001)
    Già.
  4. Into the Wild. Nelle terre selvagge (2007)
    Chi contesta tal film, merita una stelletta sulle palle.
    Sì, sono così. Mi diagnosticarono un Cancro ai testicoli perché non m’ero sverginato, il Giorno dopo mi trovaron spompato nell’harem dell’Arte.Per me la vita è curiosità. Le certezze le lascio ai “grandi”.
    Anche Sergio Leone, sebbene lo adori, e ne abbiam celebrato la scomparsa, la sputò sbagliata. Secondo Sergio, non si può invertire la rotta della vita e neanche accelerare.Una grande puttanesca! Io rappresento il non luogo comune, perché mi distinguo.
    E so tingere più di quando avevo tredici anni. All’epoca mi masturbavo su Valeria Cavalli, adesso le donne mi fan bere delle valeriane perché altrimenti patirebbero di troppe mie “infusioni” da cavallo nel purosangue!

8 Gennaio romano


04 Jan

Martedì 8 Gennaio, fratelli della community, riunitevi in adorazione del Papa Falotico in quel di Roma, ove Michelangelo dipinse la Cappella Sistina e amò una suora di “pennello” nelle sestine

Mezzanotte da trota in una trattoria “colorita” da schiacciatino nel “panino al prosciutto”. Forse un pannolino ma, anche se in panne, Lei vuole mangiare le mie mutande “all’arrabbiata”: più che rabbit amplessi, una cena con neppure i denti da coniglio e senza sugo di lepre non sudo. Però il purè è puro come il porcello

Sì, incontro una che sto corteggiando da mesi, salvo varie gastroscopie che han sbudellato la mia autostima, “grazie” ai suoi cortesi “No, non te la do, stasera i miei reggipetti aspettan l’ispettore della buon costume”.

Dopo molto se tanto mi dà tanta, Lei m’accorda un “appuntamento-spuntato”. Per meglio dire, alla locanda “Qui i candidi saran bruciati dal peperoncino scott(at)o nel bucolico buchin coi bucatini del cameriere, garzone di cazzon fumante”.

“La faccio” accomodare, prima d’ordinare, mi “scompongo”. Eh sì, non sto mai composto. Anche se vorrei “appostarglielo”.

Emani una sessualità incandescente, da “intavolarci” sopra su posate “allibatrici” della libido più montante di panna, e questo Sguardo tuo “alla diavola”, “malsano” allo stuzzichino, sta aggredendo ogni mio più pacato acchetarmi, mi sorbirei caffè bollenti d’estatico “macularli” in te sdraiata su un tavolo a “chiacchierare” d’ombelico abbrustolito nel bacio spasmodico dai gusti “piovigginosi” del famelico inebriarcene di papille aromatizzate, succhiando poi i pollici e sventolando i nostri corpi fra i “tovaglioli”, angustiati un po’ dal cuoco, cinico che vorrebbe inforchettarci e da un umanoide, lì limitrofo d’antropomorfia  smorfieggiante, che muore di gelosia mentre golosamente si riempie il fegato nei suoi occhi strabuzzati da pollo arrosto.
Quindi, verserei del vino sulle tue gambe, perché sgorghi di color rosso, passione verace dei tuoi tacchi già scalzati e già feticismo del mio fetale affetto dentro le nostre cavità stiracchiate e sgranchite, e di me “incazzato” perché devo attendere il tuo miglior 
dessert. Fra un preliminare impaziente e un antipasto con dei salatini che non son il pasticcino al finale “gourmet”. Prenderò un granchio, ma preferirei l’abbraccio al mascarpone. Dai, il tuo mascara va sciolto nella “zuppa inglese”.
No, la brace no. No, non infornarmi. Voglio solo scaldarti di “capricciosa”
.

Mi ami Margherita?

– No, ordino una pizza al salame del camionista. Poi sgommeremo assieme.
– Va bene, l’idraulico ha sempre la pompa.
– Cioè?
– Mai gettar benzina sul fuoco.
– Sei pazzo?
– Sì, come quell’altro.
– Chi è quell’altro?
– Quello che hai divorato nell’auto.
– Ma sei autistico, per caso?
– No, quando me lo leccano, uso il casco.
– Perché?
– Per evitare che poi mi spacchi il cranio.
– E per quale ragione dovrei farlo?
– Sono una macchina.
– Del sesso?
– No, dell’autolavaggio.

L’8 Gennaio, fratelli cari, meglio le “sorelle” comunque, Stefano Falotico, Uomo balzano amante dei seni anche nelle polluzioni, sarà ruscello a ricomparirvi nel suo Cavaliere più nobile. Egli sporca la faccia degli angeli che son invero finti monaci e sa che l’abito non farà il monaco ma sa esser “monastero” di “campane” din don dan nella mora da benedir con segno della Croce, su un abside soda… perché il mio non s’ossiderà per quanto maledetto.

Sì, balzano ricompaio, eccomi qua, Butcher come Daniel Day-Lewis e fra le vostre bucce di banana, mie scimmie. Tutte ai miei piedi in questa giungla giullaresca ove afferro una liana e ne prendo una strappandole le lane. Sì, di peli noi saettiamo da un albero della foresta alla vostra non tanto vispa, intestinal vista di flora batterica, e amiamo di batteria, battendoci contro i miserabili e chi, di bile, soffre e si mangia il fegato sbattendosene. Va sbattuto al muro, perché si abbatterà.

Ho sempre vissuto “a culo” e come cazzo, appunto, volevo e vorrò, e adesso volo, violando regole vecchie come il cucco dei vostri nidi dei cuculi. Io ve le suono e, se non starete zitti, allora non sarete neanche zii, perché non amo il nepotismo della vostra prole di porcili ma i dilatati pori dei miei vasi “comunicanti” in Lei “spermanti”. Ah, che spumante, come scoppia il “tappo”.

Sì, tanta gente che mi volle “bene”. Da strapazzo come le uova al tegamino di patate fritte. La padella va rosolata e poi gettata nel forno delle “legne”. Ove, scoppiettando “allegri”, boom!, esploderan di tutta evacuazione merdosa.

Quanti ne ho visti. Studenti liceali con licenza d’uccidere perché si ritenevano superiori. Arme convenzionali da or azionisti? Di che, del pensionamento anticipato?
Adesso li han cremati perché, dopo essersi fottuti d’abbuffate dando del buffo al prossimo, si schiantaron in prossimità della vita adulta. Ah, che “duri”, malleabili, più che altro dal malleolo slogato. Dai a me dello sfigato? Stai attento che non ti gratterò con gli imbuti. Più che integrati, son degli “inteneriti”.
Sì, ammiravano e applaudivano il Cinema di Scorsese e, dopo tanti bacini da Muccino d’amoretti al confetto, si son trasferiti a Perugia perché la loro “donna” li scartò nel Perugina d’uno dell’Umbria, forse più penetrante nelle loro “ombre”. Si sa, il bosco di queste qua adora l’impiegato per occuparla in uno con lo stomaco. Sì, delle stomachevoli.

Vidi chi svenne e oggi è addivenuto. Chi si bucò le vene e poi convenne ch’è meglio la “droga” di David Lynch d’una siringa delirante. Infatti, stramazzò all’ospedale con l’infermiera Edwige Fenech che, intanto, rimestò nel torbido col dottor “palloso” a sbucciarglielo da troppe cicatrici acutizzatesi, causa una casa “mutuata” dai poveracci a cui rifilò pillole sedative per calmar i coglioni “su di giri”.
Edwige se lo raggirò, e il ragazzo disadattato, che voleva solo del “latte”, fu ammanettato per resistenza al pudore della “pubica” ufficialessa con tanto di suo lesso nel farci fessi con film coi quali (chiamala quaglia, lo “s-quagliò” eccome) s’arricchì, che birichina, così da produrre anche Michael Radford de Il mercante di Venezia. Eh sì, la Fenech è una che sa dove voleva andar a “pararla”. Dandola di tette, su Pozzetto Renato, finì negli Occhipinti Andrea col pizzetto del Pacino ben pagato di lauta ricompensa. No, Pacino accettò la parte ma rifiutò le sue “grazie”, optando per un monologo contro Jeremy Irons. Da ebreo che non si fa metter sotto, a costo di finir colpevolizzato da tal serpe peggio di Serpico. Se lo scopò. Che grande topo!

Ne guardai tante ma non toccai. Verginelle delle magistrali davvero “maestre” con tanto di “bacchett(on)a” del fidanzatino geometra delle forme più siliconate nell’architettura “dirigente” di massa. Eh sì, Einstein calcolò che massa più accelerazione di gravità dà la legge della relatività.
Queste invece, appoggiate dal compagno, sanno che massa più “lentezza” di “gravezza” del suo “righello” al goniometro degli occhialini regala un relativo divorzio per inconciliabili differenze non calcolate dovute all’amante più “leggero” e spiritoso. Sì, sa farle ridere, l’amante solletica quel che, con l’anello, non è lecito. Perché l’anulare è “impegnato” d’ottone senza manico di scopa.

Di mio, gradisco una panchina vicino a una banchina, con tanto di tè alle prime luci del tramonto nel marinare sempre. Io marino, tu amaro, posso darti del merlo? Guarda che uccellone! Aspetto che i ragionieri rincasino dopo tanto “incassarlo” alle colleghe s-collegate e, dopo litigi che scassano, montino per poi gustarmi il mio guardon’ che sa arderlo senza bisogno di coniugali debiti.

Per il resto, tua madre vale quanto De Niro nel film Nascosto nel buio.
Uccide la figlia di diagnosi quando la matta è Lei.
Lo sospettai subito, usava il matterello senza prima sfogliar la “besciamella” del coniuge. Uno da falce e martello eppur non tanto la trivellò ma fu falciato. Solo quando partorì dei degenerati già partiti, il godimento fu un qualcosa di fuggevole.  Ora, i diseredati, che sederoni, si son sposati con un buon partito. Preferisco infierire. Basta con la Comunione, col Comune, coi mulini a vento. Diamoci di Comunismo!
Che cazzo sono questi ecumenismi? Che mi rappresenta quel fondamentalista che non s-fondò nessuna, Ruhollah Khomeyni. Iran? Meglio le ire. Almeno tira!

Passiamo alla rassegna, non rassegniamoci, stampiamo senza “stapparlo”.

Sì, Johnny Depp regala una spiaggia ad Amber Heard, io regalo un’isola felice alla mia infelicità migliore degli scemi.

Se taluni non mi sopportano, si sobbarcassero le vacche.
Le vacche svaccano e poi sbrachi perché sei fiacco.
La fiasca non è come il mio fisico.

Pagherò comunque i fiscali, fischiando.

E, su tale faloticata non accomodante, vi lascio alle civette sul comò. Sì, il medico è ammalato, io son la cura non legale. Legatelo. Sarà slegato solo dopo che, ribaltato, sarà riabilitato.

La rima?
Eccola: chi rema, se non sta accorto, tremerà e diverrà un termometro.

Non la vedete?
Io sì, tutte le notti diversamente abile nel concupibile.
Essendo allupabile.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Django Unchained (2012)
    Qui, Tarantino has done it again, con un Jackson erudito forse storpio, di crapa pelata su cerone seminegro, vegliardo arcano, un Don Johnson che appare e spia, forse un po’ spara, un Jonah Hill che pensa “Se mi scopavo Marisa Tomei, sarei dimagrito e invece predico contro il Ku Klux senza il suo cul’”, un DiCaprio smargiasso che lo piglierà d’asse, col “bastoncino” dal Jamie Foxx più “Ti faccio una poltrona per due” e, ciliegina sulla torta, il Waltz saggio dei suoi stivali.
  2. L’orlo argenteo delle nuvole (2012)
    Qui, De Niro ritorna al vecchio Bob, beffardo intima il figlio a esser dolce ma non troppo, e a non autocastrarsi più di sensi di colpa. Perché oramai merita le “coppe” di Jennifer nel ballo trionfante, un po’ “affondandolo” nel ficcante colpo di scena. Amaro come il suo neo grigio, tendente al senile ma, con seder, vincerà di poltroncina un posto agli Oscar.
  3. The Master (2012)
    Anderson è Paul Thomas, e qui non sai chi è il pazzo, se Phoenix umanoide-nomade o il maestro della nuova (dis)umanità, l’inizio della psichiatria.
  4. Stand Up Guys (2012)
    Quando l’arzillo è vecchietto, Walken sa che Pacino non perde il vizio. E assieme lupeggeranno di Notte, fra puttanate ancora. Fra i due amici, il terzo litigante t-romberà nel saccoccio i soldi e scapperà? No, forse d’Escort si fotterà e basta. Morendo sul selciato Arkin dell’Alan meno Delon.
  5. World War Z (2013)
    Pitt il salvatore. Sì, identico a Cristo “oh mio Dio, che cazzo succede?”. Di fantascienza esalta quando sale la Jolie che n’è senziente nella sua di consenzienti dal cachet stellare. Vampirismo di Hollywood a farci bere ogni stronzatona, mentre loro ci danno d’inchiappettatine. I volpini.Fidatevi, meglio il mag(li)one di tua nonna, una che sa quanto Pitt è bono, soprattutto dopo avergli rifilato la calza della befana.
  6. Last Vegas (2013)
    Eccal’ là. Ancora ‘sti matusalemme voglion leccare? Nella città ove s’azzarda, a loro rischio e pericolo di corona-rie. Infatti, nei casinò trovate sempre Fabrizio con l’aureola nel paparazzo che ruba i mazzi. Egli fotografa le prostitute, viene denunciato per “stupro” alla privacy ma, intanto, la Rodriguez è più zoccola dei film di Robert col suo “Machete” in Jessica Alba.
  7. Gravity (2012)
    Alfonso gioca di piano, pianissimo sequenza, e spero che parta dagli occhi della Bullock per sballare d’adorazione lenta sul suo fondoschiena macroscopico nella cosmica apoteosi spaziale interiore alle cavità “sotterranee” d’ogni nostra navicella della penna più Spock-iosa alla Star Trek che ti spacco nelle gambe, che spacchi di cosce, che gonna d’alliscio.Sandra è da sanare.

“La promessa”, recensione


03 Jan

Notte d’un licantropo nell’ispida marcescenza d’un Mondo bavoso e sbavato

Sean Penn assomiglia, anche fisicamente, al sottoscritto. In molti posson appurarlo, perché ne constataron il visibile viso di naso sprezzante alle ingiustizie e “tetrissimo” con sfumatura rabbuiata ad abbaiar silente quando si sconfina di deduzioni perspicaci come psicobioetiche etichettanti da iettatori.

Sì, gironzolo anche scalzo, ma sempre scafato fra i camuffati e gufi che sonnecchiosi giaccion già in tenebre lor “assolte” nel bestial pudore tanto sventolato quanto, di vendita, prostituita alla fiera dei ferali, attanaglianti denti voraci, ghiotta fame dei patti(ni) a un Mefistofele che offrì loro le “savie” chiavi del godimento brado. Forse un branco, all’erta per divorarti e poi allarmato, d'”uscite di sicurezza” nella lucina “arrossita” quando affinerai le armi per sbranar tal cannibalistico, orgiastico (s)lavarsi.

Come un lavico “borbottio”, appena “auscultato”, d’incupiti, profondi meandri resuscitati, nervici alla neve d’odorarla in tutto orgoglioso esibirsene per non plasma-re le argille già scricchiolanti del gorilla nelle sue insospettabili, cruente, unte brutalità.

Una storia che profuma d’orrore, orripilante come la beffa “scherzosa” della cena dei cretini.

L’intuito da tartufo, oh oh com’annusa il più lesto, inconfutabile, uno che non arresta mai prima che l’onta probatoria dimostri il mostro d’inequivocabili fatti accusatori.

Un Nevada di nome Black, nero come l’acutezza delle sommità vertiginose d’un Nicholson nella sua penombra recitativa più sottile, smorzata di palpebre nelle sopracciglia dense d’amarezze, a riflettere la paura agli angoli d’una “bianca”, tranquilla cittadina ove è stato commesso un infanticidio che urla vendetta, squama la pelle della spietata ricerca.

Nel trambusto sconvolgente, un povero muto, incapace di difendersi per “interdetto” pregiudizio forse dei superficiali al suo capro espiatorio di facile smacchiamento alle cattive coscienze, viene colpevolizzato.

Ma Black non ci sta, e non crolla perché l’evidenza s’annida invece nel dubbio. Latente, a ergerlo sveglio perché esperisce che, invece, l’assassino vero è ancora in libertà, e colpirà, in modo forse più efferato.
Quindi, va fermato anche se il caso è momentaneamente “chiuso”. L’archivio degli scheletri che pulsano dal tombal dissotterrare la voce che ti sussurra, appena percettibile e così tonante e fastidiosa, l’urlo della battaglia alle anime innocenti… e ti sprona a non mollare nulla. Proprio nulla. Eh no. Non puoi.

Black, quasi pensionato, perché t’interessa “cacciarti” in un guaio? Nel tuo guaito ancor escoriar la tua grinta e raggrinzirti per il dolore da tacere per sempre?

Perch’è biblico, come le tragedie, come la salvezza che s’immola in Lui stesso a giudice inappellabile.
Sacrilegio nella blasfemia collettiva omertosa che bisbiglia ma sta zitta e copre “legalmente”, forse deturpando solo l’immondo scellerarsene e non sbraitare all’arbitrio che, anche se illusorio, ripristinerebbe i torti intollerabili.

Ma che scherzo. Chi più ti dà credito, chi segue la tua antica vi(t)a da combattente? Corron tutti alla ritirata per “rimboccar le maniche” solo alla paciosa bugia assopita e “assottigliata” d’occhietti-simbiosi al Diavolo stesso. Sanno che non è chi vorrebbero che fosse, ma preferiscono esser più muti di quello preso… alla (s)provvista. Alle (s)palle.

Black insiste, sfugge dalla certezza “approvata”, s’ossessiona.
Il mostro è fuori, lo sente, ne capta il cardiaco respiro.
Questa è una sfida, un duello fra un gigante buono e un “mago” nano cattivo.

Ma ci siamo, ci siamo quasi. Ecco che lo stai catturando, “piccola” frettolosità, una mossa troppo svelta proprio tu che l’hai pensata così veloce. Più avanti degli altri.

E il pazzo appari tu.

Forse (non) sei il Kevin Costner “intoccabile” che guarda il criminale, lo afferra e lo getta in pasto al “Cielo” del Dio dei giusti.

Forza, mostro!
Fatti vedere!

Dai, t’abbiamo scoperto.

Forse si mostrerà. Eccoti.

Piangi. Hai incontrato uno che (non) hai fregato.

Il film non va così, la vita invece si dimostra, appunto col Tempo e temprarla, una ragione troppo forte rispetto al folle.

(Stefano Falotico)

“Django Unchained” ha il pedigree


03 Jan

 

Eh sì.

Genius-Pop

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