Archive for 2013

Quali ruoli sono stati rifiutati da Mickey Rourke, cioè me stesso?


25 Jan

Preambolo allineato alla faccia porcellina, da “salvadanaio” e anche da “salvietta” post operazione chirurgica, di Mickey Rourke. Di Lui parliamo, no?

Tremende socialità nello spargimento di spari terrificanti aspergenti nel detergente dell’assorbirlo nel femminile, lo sconvolto nemico chinò la guardia e sorseggiò un amaro Chinotto, con famiglia inchinata e afferrata dal “cappio” ai piedi caprini

Analisi della nostra tanto vostra amata society, luogo che defenestrerei, gioendo d’una pace da eremita su “ballerine” mobili dentro le cosce mie in minigonna, con “chiuso” di miniatura, da garbare nell’intersecarle a un “sofisticato” tal sofismo:
“Ove soffio, dentro la pelle di te, Donna, ti struggerai depurata dalle impurità di tuo marito, nel beneficio d’una figa vivaddio a te nei diletti sopraffini da cagnolino Fido nella gatta affidabile”.

So che molti m’odiano, attaccabrighe che, scelleratamente, vuoi la vecchiaia lor non coercibile d’una giovinezza nei rimpianti di pantaloni sempre “a modo”, mi furon e fiondaron piantagrane e guerrafondai di granate, il cui “ingegno” culminò negli insulti a me, il sottoscritto, per sottomettermi al non “metterlo”. Invece, fra tante “gaie” ipocrisie, ove gli spergiuri s’affiliano al luogo comune, le verità emersero allucinanti, illuminando proprio le teste di rapa d’ogni “rasata” (al suolo per se stessi), barbarica, appunto, intimidazione ad assoggettarmi a questo delinquenziale status di symbol sempre “prodighi” di mendaci consigli per “merendine” assortite delle tavole (im)bandite.

No, con altisonantissimo, “gentile” sdegno, con “cordialità” senz’alcun timore reverenziale, io scoreggiai a costoro, vilissimi impostori e signorotti di prediche da “buoni pastori”, e di mio “flauto” sarò irrefrenabilmente detonante e irreverentissimo a tali “reverendi” subissati nelle regole fascistoidi, acciuffando i loro moralistici pistolotti e “inveendo”, di vene ben “affinate”, ai lor pistolini.
Tante cartucce “sparano” quanto se lo “parano”, sparlando a destra e a “manico” dietro il ricatto del pezzo di carta a cui, “in culo”, come Totò me ne pulisco d’igienica, ché genio d’una scuola che non necessita d’assetarsi nella loro fame (in)dotta, a mio avviso distorta da torcer di braccini spezzati per spiedini alla brace, senz’amorucoli ruffiani da “Baci e abbracci”. Sì, al taralluccio e al vino, ho sempre preferito il mio “eroino” De Niro, e non intendo rammaricarmi per ammainare il mio ne(r)o a castigarlo nei delitti anneriti dell’omertà perniciosa. La caccia alla pernice, infatti, è per me sinonimo di pietra pomice, a cui prediligo il mio pomo d’Adamo senza calli e caligine, ma urlo a diveller giugulari troppo da giullari. Ah, questi son come una zia da ripulire in lavastoviglie, rotolandola nel “fango” dei suoi lavaggi mentali con tanto di sputo smacchiatore a 360 gradi nell’infilar a 90 una mia forchettata col forcone. Sono Louis Cyphre, amo Angel. Eh già, sono un Rolling Stone che simpatizza per il Diavolo…

Sono un furbone? Certo, amo le volpi quando sgattaiolano nelle “tope”, quando un lupacchiotto le assale affinché non “salga” nelle chiappe. Io salto addosso a tutte di saliva, come Mickey Rourke e non me le ingoio.. Picchiatore, scopatore col trattore, pugile della mia vita, e non tollero chi mette mano al mio viso. Poiché sono trasformista, oggi scompaio, domani ti faccio il “paliatone”, e ieri mi son fottuto tua sorella nella mia riscaldatissima “minestra”.
Poi, siamo andati alle giostre del “Luna pork”, Lei mi chiese lo zucchero filato, ma la spedii nella casettina degli orrori, optando per una farfalla più fresca, “pescata” di sue pesche nell’attrazione chiamata “Il bruco evolve nei buchi, a differenza di chi si buca”.

E il “mio” se la “buscò”. Fra una coccola e l’altra, volle anche la cioccolata della locanda “Mescolando va tutto il frappé”. Un frate geloso ci guardò, e io gli rubai la “monaca”. Suonandogliela di armonica.

A parte questa maialatella, meglio le tagliatelle. Sì, prima o poi, Mickey… incontrerai una che te lo taglierà.

Meglio la panza. La panza si sazia e non corre il rischio del rasoio. Al massimo, se sono lunghe, usa il coltello. E nessuna te lo sminuzzerà.

Fidati, sono l’Uomo che ama il formaggio, non le trappole. Sono come te, Mickey, però mouse.
Ieri Notte, contattai una Escort chiedendole l’indirizzo del suo amante che m’ha denunciato per averlo “cotto” in flagrante e “sformato”. La buttai giù giù, d’altronde è una battona, sebbene provai ad abbattere “lei” e il pappone con tale battutina: “Se la tua Escort entra in menopausa, io sono il tiramisù”.
Non capirono un cazzo, quello dei clienti, però, sì.

48 ore

Rourke nella parte di Nolte. Ci poteva stare. Entrambi sono la cartina al tornasole dei pugni dati e presi.

Brivido caldo

Si rifarà con Orchidea selvaggia.

L’attimo fuggente

Rourke nella parte del professore Keating? Ma che sta’ a di’! Ve lo sareste visti in cattedra?
Perché no? In fin dei conti, ha la cultura della strada. Infatti, è un culturista, parafrasando Nino Frassica. Sì, alla lavagna, egli scrive col “gesso”, delle ossa spappolate da sue concubine che glielo strapparono di “Capperi, mio Capitano!”.

Rourke è uno da “cappelle”. Infatti fu Francesco per Liliana Cavani.

Grindhouse

Prima che andasse a Kurt Russell, Quentin voleva il Rourke. Sì, bello rozzo, stronzo, cafonaccio, puttanierissimo, paninaro, cazzarissimo. Ci stava di “Bruto”.

Gli intoccabili

Elliot Ness al posto di Costner. Ruolo invece calzante. Rourke piglia Capone, sempre De Niro, e urla da meridionale alla sua testa da Lino Banfi un “Cì vulev’  pigghia’ pe’ fess’?.
In carcere, salutam’ mammet’!”.

Quindi, esce dal tribunale e si fotte il giudice, toccando la giuria, composta da varie donne gloriose.

Sì, sono come Mickey Rourke, duro a morire e certi ebetucci me li mangio a colazione, regalando loro le chiavi del carcere a cui li consegnerò se oseranno ancora infrangere le mie perentorie scelte, lontane dalla loro squallida borghesia di amoretti, stronzetti, fetentelli, pasciutelli col ciucciotto, madri castratrici, padri lobotomizzati da una televisione scosciatrice nei loro capricci arricciati di fiacca crassezza ripugnante.

E ostinatamente li combatto, senza batter ciglio. Anzi, rimarcando, per filo, segno e “spago” ogni altra porcata.

Consegnandoli al verdetto finale a modo mio di berretto verde.

Giustizialista d’un impressionante monito pauroso.

Mickey è il posacenere “coniato” dalla tanto biondona Kim Basinger, l’emblema della “bellezza” all’acqua di rose. Ogni mattina beve acqua Evian e poi si depila col “dentifricio di qualche ganzo di Beverly Hills. Non è un’attrice, dubito che sia una donna. Era sposata ad Alec Baldwin, ex “figo” oggi in pigiama stronzeggiante su faccione “simpatico” da “Buttiamola nel patetico”.
Quindi, aveva ragione, come sempre Mickey. Le assaggiò il seno da Joe Cocker, cagnaccio che stuzzica e pizzica di piccantino negli spogliarelli al sesso suo misogino.
Mickey lo vogliamo così, stronzo, animalesco, sudato, sbagliato, semifreddo al gelato di pistacchio sulle fragoline delle pubescenti, cresciuto male, spericolato, guance da guasconcello di guanciali ove tira i capelli in posa da dominatore senz’arte ma in “quella parte”, punto G delle sue nevrosi, arguto bicipite di “deltaplano” strozzato nell’alcol pusillanime a sputarti in faccia. A sputtanarti dalle tue troiette, da Stuntman Mike, incubo peggiore delle sciocche, del suo petto color albicocca a “scoccartelo” nel didietro con fare di tutto tirarselo nel giubbotto che ti dà delle “botte”.

Al che, una mignotta mi s’avvicina, come dico io, da micina. Annusa ma poi “struscia” questo:
– Sei pazzo!
– E del mio cazzo non te ne deve fregare. Altrimenti, non mi freno e fermo le mani del tuo cliente abbottonato nella camicina a quadri. Io glielo squadro, e lo divoro da squalo. Quindi, “pappina”, datti al Plasmon prima di beccarti la sifilide del mio “plasmare” il tuo “amico” di miccia esplosiva.
Insomma, zoccola stai zitta e imbocca lo zietto. Basta, con gli zainetti, ingroppati questa zanna.

Sì, sono un “malato” di buffoneria nelle mie ore disperate.

Turbato, esasperato, dalle ragazze ossessionato che voglion solo ciò che a molte di loro non mostrerò, scrivo in modo ossessivo, patologico, anche scatologico, “defeco” le brutte fighe, faccio il fighetto e poi l’oca nei laghetti, spruzzando a tutt’andare nel “lacustre” mio Uomo Lombroso d’acque apparentemente chete su zigomi adirati per colpa delle zampe da gallina d’una senza ovuli, scovo chi vuol sculacciarmi, m’inabisso come una medusa e trombo anche le corna alle muse mie ispiratrici nell’aspirare, di trombetta, ciò che è “proboscide” quando, pachidermico, eppur spinge nelle muliebri epidermidi, dormo e, nonostante tutto, perdono.

Sì, una coppietta s’apparta, aspetto l’attimo “giusto”, poi spalanco la portiera e assalgo il manigoldo col fazzoletto delle di lei mani lorde, quindi urlo: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Il Signore sono io. Tocca a me maledire di ditina”.

Dopo di che, non so come, sgommo e lascio il “marchio”, imbrunendo nella Luna che ulula un’altra inculata.
Non si sa se mia o “preso”.

Ricordate: c’è solo un Uomo che appare come Clark Kent e invece è Superman, doppiatore anche di stesso nella voce radiofonica che è più bella di quelle di Tonino Accolla misto a Filippo Timi più Paolo Villaggio a (t)ratti di Giancarlo Giannini paciniano ed emulazioni alla Diego Abantuono.

Costui è il messia. I quadrupedi sanno sempre la verità. E guardano la miseria umana nel recinto.

 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Domino (2005)
  2. La promessa (2001)
  3. Man on Fire (2004)
  4. Johnny il Bello (1989)
  5. I cancelli del cielo (1980)
  6. C’era una volta in Messico (2003)
  7. Sin City – Una donna per cui uccidere (2013)

Al Pacino (not) starring


24 Jan

Ecco, grande è forse immenso, e continua a lavorare a getto continuo, “spargendo” il suo carisma come un Mida che, ovunque tocca, trasforma spesso i film in oro

Ora, a proposito di “era”, dobbiamo essere anche, appunto, doverosamente obiettivi.
Non tutto ciò che ha girato “vale”, parlo dei recenti, vuoi la senilità un po’ galoppante dei suoi monologhi non più incendianti di magic touch come un Tempo, vuoi gli zigomi più raggrinziti in una laconica, mesta fronte perennemente accigliata o d’arcate rugose a espressività dei turbinii emotivi più rilassati e meditativi, e molte pellicole sarebbero da scartare. Sempre d’ottima fattura, la cosiddetta “confezione” ma davvero meno incisive e capitali della sua passata produzione artistica. Pensiamo a La regola del sospetto, onesto spythriller sorretto unicamente dal suo gioco di sguardi, con annessa notevole attrice come spalla a movimentare le nostre “palle” oculari un po’ annoiate, ma ertissime appena modulatamente scoscia anche solo in pantaloni iperattilati da cardio”Brian De Palma”.

Un genio della recitazione, Al Pacino. A detta anche della nostra italianissima Margherita Buy che, in un’intervista ne ha lodato, invidiandone non poco d’ammirazione eroticamente “allusiva” come la moglie di Nanni Moretti in Aprile, la tecnica particolarissima, pressoché “identica” in ogni pellicola, eppur così sentita, mostruosamente nel bravissimo da incensarlo di sua, credo e non me ne voglia (più che altro era “tangibile a pelle” il suo desiderio di quelle “matte”) la Buy (che tanto sarebbe di “bue” al “buio” con Alfredo, ripetiamolo a scanso d’equivoci), tanto d’attizzarla parecchio e cambiarla dalle sue, invece, d’interpretazioni, invece poco rabbiose e metodiche da donna depressa sull’orlo dell’isteria frigida in pause di “battute” nella zona “mestruazione riflessiva con inclusa diga pronta a rompere gli argini e le acque”.

Qui, sfileremo, figliuoli, a cui soffio sulle gotine il mio calore “astratto”, tingendole di quel rossiccio ché le vostre donne non “spingete”, arrossandole, i ruoli gentilmente “rifiutati” da Al.

Non m’invento cazzate, d’altronde sono Dio. E, se non mi credete, siete degni della mia parola.
Poiché ognuno mi giudicherà a metrica del suo andarmi o meno a genio. Non mi menate. Ad alcuni piaccio, altri ne son compiaciuti, alcune ragazze mi stuzzicano, altre però mi smorzano. Leggere “amputazione” dell’apparato erogeno completo su occhi lapidari come le sfingi egizie. Sì, alla piramide del “triangolo” da vedere nell’ecumenismo poco a incularle, per esigenza di “forza maggiore”, dunque “minorandomelo” e poco lì io “mirandole”, come il “contemplativo” Pico della Mirandola (detto Il piccolo…) a proposito, e a “prostata”, del suo « […] Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine.- […] Nell’uomo nascente il Padre ripose semi d’ogni specie e germi d’ogni vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. […] se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio, […]. ». Sì, trattò, questo ne è un estratto, ma poco “tirato” dell’“Oratio de hominis dignitate”. Invero Pico si bevvaca solo dei due di picche e fu costretto a “ripiegarselo” di spiegazioni “Mannaggia, com’aggià fa’ se nessuna mi fa?”, e filosofeggiò la figa a “metrica” sciolta di quel che, poco “sciolto”, più che uomo fu omuncolo “decoroso”. Sì, non sviluppato nei testicoli, scelse il “testacoda” del cane “vizioso” da orso “elevato” di metafisica sui grandi stilemi senza però un fisico per infilarla nel doggystyle. Il suo naso, pinocchiesco, “la” dice lunga in merito al suo “metro”.

Torniamo ad Alfredo, uno un più lupo. Fu infatti l’unico che riuscì a provocare Woody Allen, rubandogli Diane Keaton, dispettosa-pruriginosa. Già ci fu una tresca da Godfather, poi estolse a Woody la Diane, da cui il film Crimini e misfatti.

Tutto attestato da “notstarring.com”, da non confondere col “Brodo Star”, condimento quando la vostra demenza, appunto, si rincoglionisce nel “brodino” e soprattutto nella brodaglia di vostri cervellini alle cianfrusaglie, con aggiunta di tovagliolino per non sbavare da bimbini “liofilizzati” nel “biscottino” che alla vostra “carina” non “bagnate” nel latte del suo madornale seno, a cui invece io fregherò, marpionissimo, la suzione istintiva del vostro complesso di Edipo, e massaggerò la cellulite “adiposa” della zietta infelice per spronarla a “mollare” assieme al consorte, celebre flatulente trombone che, nella vita, tanto volle “agguantarne” tanto che finì inguaiato dalla vicina, con l’accusa di “urla” notturne, causa manesche sue (com)pulsioni a percuotere i figli per “educarli” al lascivo solipsismo della sua visione alla cataratta. Sì, agghinda la zia sua sposa di carati, ma prima dovrebbe curarsi le carie dei neuroni e togliere le ragnatele alla prole, costituita di “sana” costituzione da nerd alla Spider. Non il supereroe, ma lo schizofrenico di Cronenberg.

Angel Heart

Alfredo rifiutò il ruolo del protagonista, Harry Parker. Andato a Mickey Rourke.

Apocalypse Now

Fu considerato per il ruolo di Willard. Andato a Martin Sheen. Forse Coppola non voleva inflazionare Michael Corleone con uno stress post-traumatico da Padrino “guerrigliero”.
Francis Ford ponderò, e alla fine optò per Martin. Togliendosi di mezzo Harvey Keitel dopo due settimane di lavorazione, perché lo ritenne troppo “cattivo tenente”. Leggere “litigi con risse sedate da Robert Duvall prima che impazzisse anche’egli con le tavole da surf”.

Nato il quattro luglio

Che Oliver Stone abbia sempre avuto una predilezione per Alfredo, si sa.
Dovevano girare assieme un film su Noriega, da non confondere con Norimberga. Noriega era uno stronzo stratega, non un assedio-assalto, attenti studentucoli. Se no, vi redarguirò con l’espulsione dai “campi” dei bagnetti ove infilate la “siringhina” all’amica di b(r)anco.
E v’impedirò di guardare le partite Ogni maledetta domenica. Giocando pesante da Tony D’Amato, e seviziando anche le vostre seghe su Cameron Diaz.

La parte andò a Tom Cruise. Fu anche candidato all’Oscar.

Comunque, ha fatto bene Alfredo. Assieme a Platoon, è il film più retorico del Cinema “americano” sul Vietnam.

Incontri ravvicinati del terzo tipo

Pacino nella parte di Dreyfuss. Ah, complimenti Spielberg. E Al cos’avrebbe detto all’alieno? “Salve, sono incazzato come Tony Montana, voglio salire sulla navicella, perché sono un latitante alla Fabrizio Corona. Scappiamo nello spazio, ci sarà un’altra Rodriguez da scopare e spaparazzare nello spruzzo stellare!”.

Rambo

Pacino al posto di Stallone. Ci poteva anche stare. Cambiando “leggermente” il suo fisico da Riccardo il “gobbo”, Cruising a prescindere.

Sì, cos’avrebbe sparato allo sceriffo bastardo? “Il mio regno per un cavallo con la medaglia al valore?!”.

Johnny il bello

Antica leggenda voleva che Pacino fosse un “bruttino”. Certo, paragonato a quel Robert Redford, la “critica” poteva (non) reggere. Quindi, Walter Hill scrisse addirittura pezzi della sceneggiatura, assieme ad Al Pacino. Che poi, di punto inbianco e di puntini sulle “I”, s’impuntò e gridò: “Vaa bene non passare per il più figo di Hollywood, ma sfigurarmi di bifronte, questo no! Se proprio devo darmi a un frontale, allora meglio Misery non deve morire, altro ruolo scartato da Al.
Ve lo sareste visto torturato da Kathy Bates come James Caan? Come no! Alla fine, inferocito come un can’, afferra la malefica e le scrive questo: “L’eroina del mio romanzo preferisce una lesbica alle tue tettone. Metteranno su famiglia e tu servirai loro del tè, scambiandovi quattro pettegolezzi da Maria De Filippi, e il corredo nuziale tuo da Maurizio Costanzo in gonnella”.

Traffic

Il ruolo andò a Michael Douglas. Michael è più antipatico e borioso. Preferisco Insider.

Applauso!

Se non vuoi applaudirmi, ti consiglio questo sito “wwWC NETvaiadarviailcul”, sito “nobilissimo” che non merita che io mi prostituisca al suo “piacere”. Sono Ercole, non un culetto qualsiasi. E non mi svendo. Se, però, Lei si sveste, potrei fare un’eccezione d’erezione.

La regola amorevole…

Grazie, vossignoria ama codesto signorino?
Come? No?

Allora, a codesta/i consigliamo, invece, il blog “wwEvvivalavolpeeluva”, che si addice al suo volermi ma non può, e quindi preferisce offendermi senza vulva da volpina senza vagina.

Ah, basta con le polemiche. Ai polentoni ho sempre preferito Polly, una che non è allergica al mio polline. Polly, di Notte, scrolla l’ampolla dello scroto, e mi è “apologia”.

Ho detto tutto.

Sette film che non ho citato.

Sì, a Cheeta, la scimmietta di Tarzan, m’è sempre più piaciuto il ciuccio in bocca, soprattutto quando è Lei a succhiarlo.

Comunque, tornando agli “infantilismi” di Spielberg da close (da aprire…) encounters of the thrid kind, la mia “astronauta-esploratrice” me la racconta da favola.

Sì, mi scambiarono per un marziano-creatura immonda da Area 51, invece Lei, “scavando” a fondo, ha rin-“venuto” qualcosa appaiabile a due sfere interplanetarie per “planare” attorno a un “glande” Uomo alla Lincoln, anche al “Calippo”, da trenutun centimetri.

Il mio mistero rimane ignoto, a Lei noi. L’ha subito “notato”.

Ricordate: se Saturno è in congiunzione con Venere, l’ultracorpo s’insinua nella sua pelle da Alien.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. …e giustizia per tutti (1979)
  2. Scarface (1983)
  3. Revolution (1985)
  4. Dick Tracy (1990)
  5. Donnie Brasco (1997)
  6. Insomnia (2002)
  7. People I Know (2002)

Martin Scorsese, amatelo


23 Jan

Analisi d’una mattina qualunque, da solito “martire” e da soliti pugni in faccia a chi, con me, non sta zitto, ma andrà presto zittito, quando mangerò le zie e gli zitoni

Oggi, l’alba rigogliosa-rossa già di risse a delle bimbine coi ricci, splendé d’ardimentoso soffiarmi nei testicoli, aizzando il mio gallo “basculante” a infarcirmi nelle galline col cervello infarinato.
Il risveglio, però, fu uno dei più allucinanti. Fuori dal mio “loculo”, ubicato in via Dracula n. 7bellezze, appartamento intimo e solitario, spesso insidiato da vicini new age, ove intono la musica del mio Cuore sprofondato, dunque profondo nei fondali marini della piovra a me di succhiotti virili (eh già, è un’amazzone che mi “prova” e deflora come una “boscaiola”, con tanto di panna e “piselli” di sue gambe alle “tagliatelle”-rescissorie nella fornicazione di “forbici” mie da formichina nelle sue “varichine” da valchiria vichinga d’unghie ungulate nell’ululato), i miei “Iron Maiden”, che furono ma non ancor defunti nonostante i miei funghi ai piedi, spronarono il coraggio speronato al Pacifico oceanello del mio “crogiolarmi” uccellino nei ciottolati poco al cioccolato, poiché son tutti divenuti, senza mai “venire” m’addivenendo alle frivole venialità, cinici e arcignissimi, di quest’austero Mondo da iettatori “scafati”, oserei dire da schifare ché ti dan dello sfigato ma, in esso, vedo pochi che davvero sanno infilarsi nel pelo della pelle da mammiferi. Sì, molti mammoni per sogni da Milf di gran mammelle, quindi, a mio modo di suggerli e catturarli d’apparato visivo a tali “genitali” gelati e asciuttissimi, dei cammelli, mentr’io, “addormentato”-dromedario, ho due gobbe perché raddoppio in Esmeralda, anche se preferisco Gomez Esperanza, latina pornostar per ingropparla con tanto di “grappe” ed “Evviva, molliamo le scialuppe, glup glup, questa è acqua in cui affogare di sommersione nel seno esotico da sgallettante, appunto, galleggiare placidi di burrasche al burro di sue liquide forme da gustare al formaggio col rischio dell’apnea vicina all’infarto, causa strozzamento quando si toglierà il costumino nel tuo strabuzzar’ già troppo, d’eiaculazione precocissima, bello che sguazzato, cioè sgozzato”.

Amici miei, da anni cercavate l’Uomo che potesse salvare l’umanità.
Mi spiace, non sono io. Io, al massimo, devo salvarmi dalle selve di ragazze che, ogni Notte, mi mandano dei fiorellini affinché di rosa le arrostisca, e prediligo salpare nei roseti.
Tante spine vide il Cristo, meglio che mettere… la spina a una da sposare.

Sì, salpando non vai “galoppando”, ma almeno non te “lo” menano.

L’isola della mia felicità è un tassista che si stiracchia a letto e, senza “materassini”, è abissale-dilettante tormento al suo esistenzialismo da crociato senza cosce “croccanti”-coccolanti, eppur anche molto scoccianti, nel senso che “stufano” di calore spesso raffreddato e anche usano lo “Scotch” per riattaccartelo coi piedi per terra. Cioè (s)teso(rino).

Le donne sono come la bionda di Taxi Driver. S’attack-ano affinché tu “aderisca” erettivo dentro di loro, hanno bisogno di essere ca(r)pite, ci stanno, poi no, ti rendono un nano e ti toccano… il naso, ma alla fine amano gli adesivi di altri “francobolli”.

Per una campagna elettorale alla Mara Carfagna.

Ho detto tutto.

Dunque, lunga vita al Maestro Marty, ivi rielaborato in sette film che mi cambiarono la visione.
Solo quella, perché non ho i soldi per comprarle un visone.

Oh. Sarà una da “visagista”. Con tanto di MasterCard, il credito per uomini con più “attributi” di “requisito”.

Ne conosco una e poi un’altra, mi perquisiscono, mi pisciano in testa e ne “acquisiscono” uno più “squisito”.

Fidatevi, noi amiamo il Nesquik, solubile, più che altro non inculabile di “cacao”.

E ora, da cocco, mangio il caco.

Non cagatemi il cazzo!

A parte gli scherzi, voglio raccontarvi quest’interrogatorio fra me e il mio “aguzzino”, un vero “aquilotto”, aguzzo come l’acqua Guizza della sua “digestione”.

Io e il “commissario” siamo uno contro l’altro, e proprio lui comincia a incalzare di domande. Tenderà poi all’incazzato. Capirete perché:

– Lo sa signor Falotico che, inzialmente, l’avevo presa sotto gamba?
– Meglio sotto il braccio?
– Cioè?
– L’Uomo deve mettere la testa sempre al posto giusto, cioè sul collo. Lei non userà più i collari. Ah, basta coi rosari e tutto il corollario di rosae nelle declinazioni. Io declino quando mi chino e risalgo quando va “arrossatina” nel peperoncino.
– Di vino? Lei crede in Dio, signor Falotico?
– No, domani sì. Lei invece? In questo caso, sottoponendomi a questo terzo grado, ne fa le veci?
– No, ma sono il suo inquisitore. Ripeto, l’avevo sottovalutata.
– Mi spieghi come giammai. Almeno, posso saperne il motivo?
– Il motivo è lapalissiano. Ora, sa…, io mi alzo a ogni alba per farmelo così. Si dice “Guadagnarsi la pagnotta”.
– E tua moglie, di pan “in forno”, è sempre più pienotta.
– Ah, mi fa pena.
– Pena è un sostantivo che non dipende da me.
– Cioè?
– Ancora con questo “Cioè”. Lei è parente del ragazzino “Cosa” di Pulp Fiction?
– Cosa?
– Dì “Cioè” un’altra volta. Ti sfido, cazzo.
– Cioè?
– Cosa?
– Ti prendi gioco di me?
– No. Lei pensava fossi un baccalà e, invece, l’ha beccato lì, vero?
– Cioè?

(Rumori di bang bang)

Cosa avete imparato da questa novella?

Risposta degli studenti… asini:

– Che la vita è un continuo insegnamento.
– No, “apprendimento”… in quel posticino chiamato posteriore. Preferibilmente reclinato quando Lei tende a inclinartelo in su.
– Lei, professore, è un po’, oltre che “scioccato”, anche un po’ sboccato!
– Chi? Io?
– No, il chicchirichì.
– Mi dai della quaglia? Ora, sarò sboccato ma non avete letto Boccaccio.
Prendiamo, figliuoli, questo raccontino, “Chichibio e la gru”.
– Legga professore, siam tutti “orecchie”.
– Questo lo so. Infatti, mi volevate.
– Cioè?
– Dite “Cioè” un’altra volta. Vi sfido, cazzo.
– Cosa?
– Lasciamo stare, altrimenti ci scappa il morto. Credo che, considerando il numero vostro “superiore”, mi renderete omosessuale nel “senso” peggiore del “lato”.
– Allora, dai. Ce la racconta o no?

“Beccatevi questa”:

Currado Gianfigliazzi sì come ciascuna di voi e udito e veduto puote avere, sempre della nostra città è stato nobile cittadino, liberale e magnifico, e vita cavalleresca tenendo, continuamente in cani e in uccelli s’è dilettato, le sue opere maggiori al presente lasciando stare. Il quale con un suo falcone avendo un dì presso a Peretola una gru ammazata, trovandola grassa e giovane, quella mandò ad un suo buon cuoco, il quale era chiamato Chichibio, ed era viniziano, e sì gli mandò dicendo che a cena l’arrostisse e governassela bene. Chichibio, il quale come riuovo bergolo era così pareva, acconcia la gru, la mise a fuoco e con sollicitudine a cuocerla cominciò. La quale essendo già presso che cotta grandissimo odor venendone, avvenne che una feminetta della contrada, la qual Brunetta era chiamata e di cui Chichibio era forte innamorato, entrò nella cucina; e sentendo l’odor della gru e veggendola, pregò caramente Chichibio che ne le desse una coscia. Chichibio le rispose cantando e disse:
– “Voi non l’avrì da mi, donna Brunetta, voi non l’avrì da mi”.
Di che donna Brunetta essendo un poco turbata, gli disse:
– In fè di Dio, se tu non la mi dai, tu non avrai mai da me cosa che ti piaccia; – e in brieve le parole furon molte. Alla fine Chichibio, per non crucciar la sua donna, spiccata l’una delle cosce alla gru, gliele diede.
Essendo poi davanti a Currado e ad alcun suo forestiere messa la gru senza coscia, e Currado maravigliandosene, fece chiamare Chichibio e domandollo che fosse divenuta l’altra coscia della gru. Al quale il vinizian bugiardo subitamente rispose:
– Signor mio, le gru non hanno se non una coscia e una gamba.
Currado allora turbato disse:
– Come diavol non hanno che una coscia e una gamba? Non vid’io mai più gru che questa?
Chichibio seguitò:
– Egli è, messer, com’io vi dico; e quando vi piaccia, io il vi farò veder né vivi.
Currado, per amor dei forestieri che seco aveva, non volle dietro alle parole andare, ma disse:
– Poi che tu dì di farmelo vedere né vivi, cosa che io mai più non vidi né udii dir che fosse, e io il voglio veder domattina e sarò contento; ma io ti giuro in sul corpo di Cristo, che, se altramenti sarà, io ti farò conciare in maniera che tu con tuo danno ti ricorderai, sempre che tu ci viverai, del nome mio.
Finite adunque per quella sera le parole, la mattina seguente come il giorno apparve, Currado, a cui non era per lo dormire l’ira cessata, tutto ancor gonfiato si levò e comandò che i cavalli gli fosser menati; e fatto montar Chichibio sopra un ronzino, verso una fiumana, alla riva della quale sempre soleva in sul far del dì vedersi delle gru, nel menò dicendo:
– Tosto vedremo chi avrà iersera mentito, o tu o io.
Chichibio, veggendo che ancora durava l’ira di Currado e che far gli convenia pruova della sua bugia, non sappiendo come poterlasi fare, cavalcava appresso a Currado con la maggior paura del mondo, e volentieri, se potuto avesse, si sarebbe fuggito; ma non potendo, ora innanzi e ora addietro e da lato si riguardava, e ciò che vedeva credeva che gru fossero che stessero in due piedi.
Ma già vicini al fiume pervenuti, gli venner prima che ad alcun vedute sopra la riva di quello ben dodici gru, le quali tutte in un piè dimoravano, si come quando dormono soglion fare. Per che egli prestamente mostratele a Currado, disse:
– Assai bene potete, messer, vedere che iersera vi dissi il vero, che le gru non hanno se non una coscia e un piè, se voi riguardate a quelle che colà stanno.
Currado vedendole disse:
– Aspettati, che io ti mosterrò che elle n’hanno due; – e fattosi alquanto più a quelle vicino gridò: – Ho ho; – per lo qual grido le gru, mandato l’altro piè giù, tutte dopo alquanti passi cominciarono a fuggire. Laonde Currado rivolto a Chichibio disse:
– Che ti par, ghiottone? Parti ch’elle n’abbian due?
Chichibio quasi sbigottito, non sappiendo egli stesso donde si venisse, rispose:
– Messer sì, ma voi non gridaste – ho ho – a quella di iersera; ché se così gridato aveste, ella avrebbe così l’altra coscia e l’altro piè fuor mandata, come hanno fatto queste.
A Currado piacque tanto questa risposta, che tutta la sua ira si convertì in festa e riso, e disse:
– Chichibio, tu hai ragione, ben lo dovea fare.
Così adunque con la sua pronta e sollazzevol risposta Chichibio cessò la mala ventura e paceficossi col suo signore
.

– Professore, ma che significa?
– Niente. Fa ridere e mette di buon umore.
– Cioè?
– La vita è un “Decameron” e, se ti chiederai “Cosa?”, potrei amputarti anche la gamba da gru-llo. Altrimenti, finirai ad Alberobello. Paceficossi! Se no, saran male alle ossa! Chiara questa nostra antifona? Cari ricchioncelli, Amplifon vi aiuterà!

– Ad Alberobello ci sono i trulli.
– Appunto, non farmi la fine della casetta da presepio con le lucine-lucciole.
Credimi, meglio Beppe, uno che beve il caffè della peppina e critica Peppone quando non va da Don Camillo.
– Cosa?
– Ora, hai esagerato. Sono stato calmo come una camomilla ma hai scassato di cosino. Scatto, e succederà un casino!
Fottiti!
– Chi vuoi fottere, tu?
– Cioè?

(Rumori di fondo… sul resto della vicenda non è dato sapere, infatti non ci sono né io e loro, e i poliziotti erano gli scolari).

Il cioè, sappiatelo, ha il suo non so che. Anche quelle cose spappolate in mezzo ai cosciotti.

Datevi a Scorsese, solo attraverso Martin potrete bere un Martini.

Abbiate fede. Il Tempo è dalla nostra, le donne da altri.

Jack Nicholson, il Diavolaccio, si disinteressa degli ebeti alla Matt Damon, e guarda un bel pornetto nello svacco che conosce il fatto suo…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Re per una notte (1983)
    Pupkin, colui che non conosce la parola “Ridicolo”, perché vuol far ridere. A molti sembra patetico, a me pare contro la falsa etica e le etichette. Un Uomo commediante a cui “lo” buttan in tragedia, e poi gettan la sua “chiave”.“Tu sei fuori”, classica frase che vi sarà pronunciata da una ragazza con tanto di “laurea” dei boccoli (r)affinati alla Bocconi. Sì, Brigitta Boccoli, una che andava matta per i bocchini dei professorini “tromboni”.  Lei ballava, e l’insegnante la “educava” di palle.
    Per uno scambio di “conoscenze”, ove la donna offre i suoi frutti e lui la sfrutta.
  2. Fuori orario (1985)
    Che c’entra Griffin DunneLinda Fiorentino dovrebbe “dircela” lunga su come quelle come “lei” son Jade. Dai, fa lo stesso, mangiamoci una fiorentina “al sangue”.
    Il fegato si sta dissanguando poiché, poco nell’inguine, tanto a guairle.E abbiamo sempre più preoccupazioni, non ne “occupiamo”, e tanti guai ahi nient’affatto “Ah-ah!”, diremmo a fette. Quanto costa l’affettato? Ah, prima il prosciutto “veniva a poco”.
    Adesso, anche i salati!

    Basta, non sono un salame! Ehi tu, maiale, levami il “pollo” dalle tue mani.

  3. Quei bravi ragazzi (1990)
    Manovali, vite ovali, ottuse, gangster da strapazzo che impazziscono “facendosi” la lott(eri)a a vicenda.L’unica che riuscì a fare il grande passo fu Lorraine Bracco. Da moglie umiliata del Liotta, uno che però di ricotta la scottò parecchio, a psichiastra de I Soprano.

    Insomma, da un criminale vanesio a tanti vas(ett)i sopra il suo di-vano.

    Che “donna”. Mi ricorda tutte coloro che denunciarono Berlusconi e ora vanno da Travaglio.
    Mah.

    Non dobbiamo stupirci di nulla oramai. Ilaria D’Amico conduceva con Corrado Tedeschi e adesso s-puttana i politici, da ebrea, di “labbrone”, “vendicativa” contro le filosofie naziste dei gendarmi.

    Mah.

    Bisogna aggiungere altro?

  4. Casinò (1995)
    Nicky Santoro, il “braccio destro”. Ammazza uno, solo per una penna stilografica. Gliela pianta, violentissimo, nei pantaloni. Poi se li tirà giù con la moglie dell’amichetto e fanno tutti il “botto”.E tante botte a Nicky.
  5. Al di là della vita (1999)
    Un capolavoro ma il protagonista, Nicholas Coppola, non è credibile.Fa il “pietoso” con l’Arquette ma, nella vita reale, l’era di “pene”.
  6. Hugo Cabret (2011)Il Cinema è meglio di una “cena” da “adulti”. Cretini…
  7. The Departed. Il bene e il male (2006)
    Credetemi. Dov’è finita la mia testa? Era sulla “credenza”. Mi hanno “(s)cremato”.
 Sì! Ove c’è il nottambulismo, c’era una volta, quando (in)volai, “viola(to)” Scorsese Martin nel Credo or di mio “cerotto”

“Emperor”, il Trailer


22 Jan

La Roadside Attractions sta sfornando una serie di titoli, come al solito, da tenere d’occhio, irrinunciabili.

 

Questa volta è il turno di Emperor, con un Tommy Lee Jones, letteralmente e in senso “armato”, da prima linea.

 

Oscar per Lincoln alle porte e doveroso trailer per cavalcare la promozione della statuetta?

 

Tommy Lee Jones, un attore che, come ho ripetuto più volte, da almeno una quindicina d’anni, non sbaglia assolutamente un colpo.

 

Tanta robetta fra e prima de Il fuggitivo, ma chi lo discute, adesso, è un irriconoscente da “rogo”.

 

 

(Stefano Falotico)

Oscar 2012 Preview by The Weinstein Company


22 Jan

 

Ecco gli Oscar contenders, alcuni (mi sa…) che son stati scartati dalle candidature, o sbaglio?
Mah.

Silenzio. Una favola di Edgar Allan Poe


22 Jan

Silenzio alla Poe-ta

Fratelli della congrega, so che la società vi sta direzionando verso risate smargiasse da combriccole a me assai intollerabili.

Da anni, nonostante titubanze, arretramenti e mentalità retrograde che vollero incupirmi per sbranar il lupo in me sempre germogliante e or rifioccato, perseguo una linea inossidabile, il più altero disprezzo per chi disprezzò le mie scelte, corroborate di notti a immaginarmi pasciuto nelle vostre valli di lagrime, ove rassodavo i miei glutei in totale sfacciataggine che fischietterà sempre infischiandosi dei fiacchi, dei fianchi e dei vostri fiancheggiamenti.

Sono erede della tradizione lunare, e non intendo, sebben provarono a tentarmi, e dir che ne fui quasi quasi attenuato, a farmi retrocedere. Invece eccedo, insisto nella mia resistenza forse a non esistere ma che di tal moltitudine infelice non sa se soffiarsi il naso o sbugiardarli nel Pinocchio.

Io nudo, io che scalzo le mezze calzette e tutti obbediranno alla inviolabile legge del mio fragore, dei miei frastuoni.

Udite idioti la voce del Signore, e non inveite di sbeffeggiarla ché, da dietro la tua testa, potrebbe rasarti il cranio nel frantumarlo.

Signori, colui ch’è, un perché qui:

Adoratori miei, il trono è nostro.

Orsù, cavalchiamo. La Notte è lunga. E va addent(r)ata.

 Recito da “favola” o no?

Siamo Stallone nel “Grudge Match”


21 Jan

Ama San Silvestro ma nel bosco silvestre spinge di più muscolo

Fratelli della congrega, so che state patendo. La crisi si fa sentire e voi poco toccate i gusti della vita che fu. Quando, nelle locande dai nomi come “Maria educa al pan lievitato” oppure “Susanna t’offre la susina”, limonavate con gioia “tocciatina”, fra denti rigogliosi senza l’amarezza dei tartari ma lo zucchero con carie dei cariatidi oggi pieni zeppi di debiti e senza neppure la zuppa.

Sì, quella zuppa, assieme un bagno euforico di “bollicine” con tanto di latte caldo e pasti affamati alla Lucio Battisti, era lì ad aspettar che “affondaste” il cucchiaino per “liofilizzarvi” nelle pa-pi-lle gustative. Invece, ora siete stanchi, non prendete sonno, vi rivolgete a psicologi che possan attizzare anche la “cotoletta” della mozzarella oramai smarrita di quando, segaioli, sfogliavate le margheritine, sperando che Lei vi fosse prato da deflorare. E, così, siete regrediti alle canne. Vostra suocera prepara i cannelloni, ma mancano gli spinaci del Braccio Popeye.

Siete solo dei “Sofficini Findus”, impanati nel “pesce” che non sguazza più in nessuna.

Oh, Capitano Achab lascia stare la mia balena, io morbido son “Dick” di “stecchino” nelle acquose femmine, nella musica elettronica di Moby io smuovo i mobili della figlia del dottorello, presentandole ogni Notte l’uccellone rapace nel v(i)olarle capacissimo.

Vengo da un’epoca lontana, in cui l’Uomo amava la Donna senza metter becco nei d(i)ritti per la sua parità sessuale, ma la “imboccava” con un lavoro “duro”, “mantenendola a galla”.
Un po’ giallina prima d’arrossirla… nel bucarla.

L’Uomo s’alzava… di mattina tutto affaticato dopo la figata della Luna oramai in Lei “andata”, si sottoponeva agli impegni quotidiani, rincasava, leggeva il giornale con leggerezza, sorvolando sulla cronaca nera per non intristirsi, registrava Alba Parietti scosciata del consueto appuntamento domenicale, dopo messa “benedetta” che urlava rabbioso pensandola penzolante di sue calze nel segno della Croce del maledetto Gianluca Vialli che tutta “violona” la fornicava sampdoriano e insaccava di goduria, si consolava con una favola dei fratelli Grimm e poi coccolava la sua bella, raccattata alla sagra del “Siamo uniti almeno in matrimonio, le feste de L’Unità ci stan rendendo poveri anche per un giro in giostra, facciamo i nostri cazzi, le ciambelle non riescon col canestro, evviva le ginestre, evviva le corse campestri, dai scrolliamo nei campetti, campiamo col campionato”.

Date retta a me, Uomo che s’allena e non s’aliena, perché conosce il Mondo e ogni coscia n’è mio muscolo del “basso” addominale rinforzato nella “panciera” nel lilla là a planare.

Sono uno Stallone, fumo e mangio la cioccolata.

Chi non mi ama, non è una Donna. Sarà un gelosone del mio golosone.

Ma, come le mie donne, anche “lui” lo prenderà in quel posto.

Di scemenza voi vi corroborate, io spaparanzato do dello scemo quasi a tutti. Perché sto al tavolo e intavoliamo, senza Tavor ma di pizze mie al taglio nel farcirle di “manico” vincente.

Qui sopra non c’è la rima ma, sotto, io non l’assolvo. La rendo assonanza del mio “a sonagli”.

Chi non mi ama, è proprio colui che poi ricamerà per uccidermi.

Parola del Cristo allegorico nel farti il ghirigoro.
E ricorda: sciogli il bac(i)o quand’è da trasformarlo nello svilupparsi. Altrimenti, sarà tardi ma le tardone neppure t’attraeranno. Dal tirar parte tutto, Freud “lo” sapeva e “junghiava” di pi(p)pa.

Un babbeo mi ricatta per provocazioni, salvo che lo defenestrerò assieme alla sciocca delle sue coccoluzze:
– Nessuna te la dà.
– Può darsi. Tu lo dai?
– Cosa?
– Il pugno o la pugnetta? Insomma, getti la spugna?
– Vai vai.
– Ove vado io tua sorella non sa. Sai, tutto fa salire, è di malaffare e afferra il “bene” di chi la paga con il pene.
– Cioè? Si tratta d’un gioco di parole?
– No, di prole. L’ha ingravidata anche il parroco del comune “Marina, somara, suona le campane delle olive ascolane e, nel pascolo del gregge, fa, di bavetta, la brava con lana sul pastorizio tutto rizzo”.
– Che cazzo dici?
– Il tuo sicuramente non parla.

San Patrizio!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

 

Guardate, godete ché i piaceri della vita sono un giubbotto di pelle marrone alla Stallone di Grudge Match nel De Niro a scont(r)arsi, le sigarette Chesterfield, una Donna che aspira e la Nutella che le spalmi.

 

 

“Red 2”, il Teaser Trailer


20 Jan

Dopo lo straordinario successo del primo, la banda capeggiata da Bruce Willis, con ai suoi “servigi” i prodigiosi John Malkovich ed Helen Mirren, fra gli altri, sta tornando.

 

Cambio di regia, stavolta affidata a Dean Parisot.

 

E una graditissima new entry, il grande Anthony Hopkins.

 

 

Gustatevelo!

 
(Stefano Falotico)

 

Joe Pesci


19 Jan

Joe Pesci, l’Uomo che vorrei essere, perché la società l’ho sempre sonoramente ripudiata, esibendo il mio sorriso d’antan con capelli torvi nel “comico” a irriderla

A mortacci Hollywood scema, scempio di tante teste, che io ammattisco come mio cugino Vincenzo

La società è sinonimo di letame. Molta gente, volente, per di più violenta, se ne stupra, in quanto nata stupida. E s’affida alla scienza ché sia esatta come l’esattore delle tasse. Di mio, posso augurare solo un pugno in faccia a tali m(ai)al (issimi-ossimoro di me contundente e non contuso) dicenti, mi malediranno ma avrò conquistato migliaia di donne, anche “spaparacchiato” senza pipette ma come una pantera di piumino docilino e anche spuma nel sobrio “snocciolarmelo” intinto e non nelle tinte unite di tal dei tali, sempre a tagliarle. Vanno cuciti di bocca e imboccheranno solo la mia strada, cioè la mia cerniera aperta di patta non piatta come i neuroni sfigati dei loro crani ascritti al sottoscritto, non Alba Parietti nonostante fu un fondoschiena di chine da elevare per decriptarla nel geroglifico-figona, esaminati con occhio clinico nel bulbo delle loro circonlocuzioni “linguistiche” da oratori delle proprie adorazioni e dei rapporti “orali”, e incanalati ove più l’inseriremo, così che non inseminaronno per altra prole di porcili.

Da anni, vengo “pedinato” da “fattorini” della vita “Quant’è bella la schiacciatina salata nella dolce Nutella”. So che il mio uccello non è docile e non si plagerà a queste creme da me evacuate di lor stessa abbuffata. Io, gaglioffo, tendo al pigro ma mangio la cioccolata, calda quando Lei, di cucchiaio, lascia che penzoli…, sporcando la tovaglia ove mi mette sotto nel sbavarla.

Conobbi una, volle violarmi nella verginità. Fu sverginata. Come ac-cadde non si sa. Non fu piccante ma un balzo “spiccato” giù dal balcone, nel suo grido “Evviva il parroco!”.

Il parroco sono io e pretendo il Don del Padrino.

Oggi credo che il mio avvocato, dopo insistenze abbastanza intollerabili che reputiamo, di comun accordo, poco accorate al me più superbo e intoccabile, abbia contattato chi di dovere per un chiarimento sulla persona che sono.

Le idee van diradate a chi persevera recidivo. Accomunandosi alle versioni filistee delle filigrane a chi (non) sei. Tu lo sai? Allora, sei un fessacchiotto. Nessuno può saperlo, al massimo può usarlo. Dei filibustieri, non mi stupirei se, domani, leggessi sul giornale che son stati “sfilettati” per aver infranto il codice dei viali della solita prostituta che deridono e dalla quale stavolta verranno… denunciati nel furono di furto non tanto furbo né tantomeno a dar di denaroni. Ella li deretenarerà senza tenerezze di sorta. Da sorcia. Insudiciando loro alle suole dei suoi tacchi, da scalzare solo se sei Joe, uno che non dorme, ma fa sì che costei pigli(erà) e, senza pigiama, pigiando lo rimpinguerà.

Furono perché penso che, al di là dei debiti insormontabili che dovran rimborsare da strozzini delle dignità altrui, avranno un’altra gatta da (non) pelare. Ah, penuria di calura sarà, e arsi s’abbrustoliranno al freddo d’una celletta con delle cenette e dei secondini a trattarli da pipini molto “primini”.

Per codeste ragioni, eludendo l’ordine “sacerdotale” di questa società annichilita allo schiavismo, intendo privilegiarmi da Principe, ordinando spaghetti giapponesi anzi alla rosticceria cinese per succhiotti alla cantonese con una a mandorla nel pollo al limone del marito da me s-fatto come i ravioli al vapore e alla piastra.

Sono il pipistrello.

Ma anche un goodfella:

sì, bando a Bruce Lee. Tanto di fisico perfetto che perì di “coitus interruptus” dell’embolo in testa per troppe riflessioni ascetiche. Già. Ove l’Uomo si “buddhizza”, ci può scappar il budino del cervello. Che, fritto, scoppiò in men che non si dirà. La leggenda va rispettata, gli addominali lo sanno. Mai bisogna esagerare ad attenuarne la “grassoncella” naturalezza della vecchiaia a venire.

Prendiamo Stallone Sylvester. Ai tempi di Rambo, il suo corpo, liscio come la noce di cocco, attraeva il gentil sesso, affascinato/a da questo marchingegno muscoloso d’espressività monolitica a render stolti gli altri. E se ne affamarono come ludre, come ossesse, appunto. Fin all’osso.

Ma, col passare degli anni, Sly mise su il gozzone, poiché di troppe tope s’ingozzò non rattoppando i suoi limiti mentali. A nulla varranno i suoi allenamenti, i lineamenti ormai non son più “bilanciere” delle sane proporzioni tra “figo” e “figa”.

Gli ormoni non fan… più rima con omone.

Quindi, dopo “oculate” scelte, opziono Joe Pesci a modello “virile”.

Egli sghignazzava nei film con aria melodrammatica, sviolinando le “coccoline” nel suo “gondoliere” di pompini, come in Casinò, in cui rovinò (sul) l’amichetto (Ilaria D’Amico è da fottere con amaca nel dondolo) per troppi scandali dello “spararlo” grosso, probabilmente rimpicciolito dalla “giusta” pancetta dell’età avanzatella.

Insultò Sam, lo coprì di offese “plurilaureate” alla scuola di Broccolino e, fra l’altro, s’accaldò con Ginger, la Stone Sharon che “innaffiò” da sudato lercione, nel divano spellante dell’animal mafiosuccio di bacioni col parrucchino.

Joe è l’Uomo, fidatevi, a cui s’arriva quando capisci che le donne scriveranno sempre lettere d’amore ma sono interessate solo a “metterlo” a letto.
Amano i “bambini”. E, fra un asilo nido e un uncinetto, ci stan le pedagogie del gigolò.

Come Pesci, io navigo nell’Oceano di questo Mondo infame e mi “gangsterizzo” a iosa, riempiendo d’insulti chi non mi merita, sputandogli in faccia con “sangue freddo” da nato nella camicia “lucertola”.

Così, m’avvento, eh gli avventi, avverto e spacco le vertebre con avveniristiche profezie a dilapidare il Tempo ché genitori “ambiziosi” d’un paio di palle stan “massaggiando” i figli alla “puledra” idiozia del corteo funebre di massa. Già distorcendoli a misura di adulti in miniatura, per cui la mia pen(n)a è infinita.
Sciocchi e vanesi io v’inveisco e, se mi andrà…, vi piscio. Non forzate i vostri pargoli a non dimenare i loro usignoli, ficcandoli in licei classici per una “cultura migliore” che li rinforzi. Giungeranno all’età della ragione “brutti” che pienotti, dopo i brufoli di versioni di latino e greco, e magneran come Alessandro Magno, suggendo il seno di qualche “conclamata” lodata in “Infermiera per l’infermo con le mani calligrafiche della litografia a memoria del savio sperma suo spumante oggi brindisino nel colorito pallido di alcolismo anonimo ed esangue nel salmo senza salamino”.

E voi, sindacalisti, sono il vostro Giorno del Giudizio. Tanto v’incravattate quanti “lacci” accollerò ai vostri colli, strozzandoli con i “baffi” di Costanzo Maurizio che scoscerà di doppio mento nelle vostre menti ove perdeste anche il demente simpatico ch’eravate, prima di “scervellarvi” per sbudellarvi d’invidie, pettegolezzi e velli d’oro alla “platinata” vostra abbronzatura sapor “putrido stintissimo da tonti che io torturo”.

Sono Joe, Joe Pesci, e mangio gli squaletti nel mare del manovale manesco a chi non rispetta il mio petto impuntato e compunto di shampoo secco, come le lavature nelle lavatrici alle vostre false educande. Sì, le metto a 90… gradi(sco) e poi le stendo ad “asciugarle”, dopo il “voltaggio” umidissimo del ribaltarle Notte e dì nei capovolgimenti di fronte, ove una Lei mi domina e poi la domo prono nei troni dei tuoni che squarcian il suo “sereno” e nel seder entrando di soppiatto dopo i piatti già detersi nelle mie stoviglie “insalivate” prima che il mio sem-pr-e serpentino salì e sale soprattutto quando il Sole cala sul mio “colarle”. Sono il collante togliendo i collants…

Basta coi collari, io cane, inculo!

E, nella Tomei, emetto da giudice nel suo sorriso da castoro che, eppur, me lo cattura. A gattoni, di minigonna nera, sbianca godendo della mia faccia da avvocato col cazzo verace!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Mamma, ho perso l’aereo (1990)
  2. Quei bravi ragazzi (1990)
  3. Casinò (1995)
  4. Mio cugino Vincenzo (1992)

Ogni Donna


19 Jan

Non mi scappa, non scopiamo ma ci sta…

Ama come mangi al cinema quando io, apparentemente, non ci sono: le ragioni per cui amo Scorsese e Eastwood – Questa qui è parente tua? Con me ingranerà la marcia delle “patenti” bollenti

Mi stavo grattando in multisala, guardando Hugo Cabret, e ritrovai me stesso dopo tanti malesseri. Tu non c’eri, quindi non puoi sapere. Tu saprai solo che non salperai, presto la tua testa salterà… applaudendo di “botte” artificiali. Ti sbudello di padelle!

Ragazzi miei della congrega, ivi riuniti in adorazione mia. So che molti eventi m’indussero a virar, da eremita, nelle “topaie”. Ma, dopo anni d’isolamento, mi forzai, con “sforzi”, dedizioni e abnegazione, a negare ciò che annerii e di nuovo spuntò di “novità”. Vi sputtano! Voi a zoccole andate, e a puttane va…, ne son conscio delle vostre coscettine. Prima o poi dovrete render la vostra coscienza al mio giudizio inappellabile, miei “scappellati”. L’orifizio, che vi servirò, sarà “prelibato”, cari che, di carezzine mucciniane, circuite le allibate col moccolo, attenti al lupo che in quel “posto” potrebbe abitarvi senza troppe coccole.
Chiamate pure la polizia forestale, anch’essa, nei fianchi sarà francamente “pulita” con inesausti colpi dal “silenziatore” calmo nell’entrar “annusato” solo d’un vago fruscio degli uccelli del bosco. Gli uccelli voleranno dagli alberelli e con soavità ne lasceranno “uno” solo, piantato nelle radici a “coltivarvi”.

Mi rinforzai nel silenzio, ammutinato nel muto, nuotando nella nudità. Sì, e fui costretto, causa sospetti, e “insetti”, a dichiararmi di confessioni sincere. Volevo farmi i cazzi miei? Anche questo, in tale società è proibito? Ah, capisco. Siamo obbligati a svolgere lavori non inclini ai nostri interessi e a quel che davvero ci alletta. Sempre solo una questione di letti. Allora, beccatevi un senza tetto e datevi alle tettone. Mi sa che è per questo che sniffate. Ah, vi conosco, prima il dito e poi il braccio… con la siringa, prima imparate ad allacciarvi le stringhe e poi stronzeggiate per decapitare chi non s’adatta al capitale. A me, del capitale, interessa solo Mad Max, lasciamo Marx alle lotte intestine dei politici italioti. Quelli stan ad ammazzarsi per la Carfagna, infatti è dimagrita. Fa schifo al cazzo adesso! Quindi, urge che, dai coglioni, presto tutti spariscano, spero che deperiranno. Oggi si spalleggiano ruffiani, domani potreste arruffarvi senza la palla vostra che io arrafferò. Di questi tempi, infatti c’è penuria di sudore sentito, la gente si dà al virtuale, si rassoda nei deretani a spaccarsele di masturbazioni oniriche. Ah, tutti dei De Chirico, dei surrealisti. Sì, ma vi siete scordati Scorsese e De Niro.
Era una coppia da leccarsi i baffi, mica queste fighelle con le borsettine. In mezzo son baffute, ma poi siam sicuri che non siano delle mafiose? Ne incontrai una, la spelai, scoprii, dopo appunto averla scoperta, che era solo una borsa col portafogli di un gangster. Non ho mai evaso il codice fiscale ma le rifilai gioie pasquali, più volgarmete dette di “dato senza datteri”, cioè un darle solo un calcio piazzato e non nuovamente in culo “inondandola”. Anche se lo sentì. Ora, sentimentali, chiariamoci, Io amo il Cinema, mi gusta quando tutto si fa angusto. E mi schiarisce le idee quando fa nebbia e non abbaia. Mi chiamo Gustavo, perché non posso dunque reinventar quest’imperfetto d’altri gusti? Basta con le rotonde sul mare del Bongusto. Datemi l’ex Deborah Caprioglio che fu e sarò il Klaus Kinski meno gobbo del Dollaro. Klaus era matto, io le sparerei la mia pistola, a freddo, per riscaldare l’ambiente, con tanto di grilletto tenue da moderare con calibr-at-o ardore.
Datemi pure del cane, sono un Callaghan! Non tollero altre insinuazioni sul mio fucile. So che, quando la Notte si fa dura, devo tirarlo fuori. Giro di Gran Torino, i vostri giretti lasciateli a Milano. Io “scrollo” e al muro v’incollo.
Io mangio i grissini torinesi e ce l’ho torrido di stuzzichino.

Siam invasi dalla pornografia, e Bill “giant member” Bailey se le fa, sranocchiando con ciuffo da galletto volpone.
Che costui cavalchi lontano dal mio range. M’arrangio da solo, senza bisogno delle sue prostitute a stimolare il rude mio petto, da deodorante senza spruzzi. Sono un purosangue, non uno da cream.

Prima d’andare a letto, succhio la “torta di mele” di tua zia. Ella spalma lo zucchero a velo augurandomi “Buonanotte”. Che bontà!

Ah, miei bimbini “cresciutelli”. So che mi temete. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Occupatevi della vostra moglie, disoccupata soprattutto in quella zona non tanto pasciutella, solo troppo “asciutta”. Anche se mi giunge voce che venga bucata da uno a mano armata. Infatti, il suo è bucato come Giuliano Gemma. Di serie B.

Ah, uccellini. Siete tutti dei Peter Berg. Siete sposati ad Annabella Sciorra e vi spolpate Cathy Moriarty, una da toro scatenato di grudge match. La vostra terra, più che Cop Land, è un luogo ove v’accoppate non accoppiandovi con una di coppe.
Il bastone del gioco della Scopa sa…

Ieri sera, ho rivisto la famosa scena di Joe Pesci vs Ray Liotta di Goodfellas… buffo come?
Per colpa di scelte sbagliate, rischiai di essere un bravo ragazzo, adesso ho capito d’essere il migliore. Il mio amico provocò, preferisco le provocanti. Anche se poi “le” piglio… a ridere, “buttandola” in burla e senza burro. Pretesero una “spiegazione”, val a dir che gli dicessi una “cosa”.

Ecco cosa gli dissi: “Vaffancul’ a mammet’!”.

E ricordate: se tua madre non parla, è sempre perché bisbiglia sotto le coperte. Non è depressa, vien (s)premuta troppo dal marito “picchiatore”, e non so se sia vostro padre. Nutrirei qualche dubbio.

Ora, che c’entra Hugo Cabret? Sicuramente non son Fantozzi Ugo, preferisco Tognazzi, di mio infatti afferro la tuasupercazzola e son io che “la” spazzolo. Pettinati meglio mio balordo. E le tue luride non me l’induriscono. Il Cinema infantilizzerà il tuo Spielberg polpettone, adoro Lo squalo.

Datemi del cretino. Ingollano il “cremino”. Come già “venuto”.

Va ficcato in bocca e Lei capisce “al volo”.

Dunque, figlioli da “Teneroni”, fottetevi una foresta e, dietro i cespugli, (E)state nella sete delle gonne femminili, ove “imbratterete” di “foglia morta”, come le palombelle delle “punizioni” al limite dell’area di “rigore”, o forse dentro il dischetto della vostra Lei, con delicato “colpo” a “scendere” nella rete che accoglie sfere sparate a raffica con classe estrema e giuoco balistico, appunto, imprendibile ma eccome se “tutto” preso ma non presto, accolto comodamente nella foll(i)a esultante che brinda, baciando le sue belle in modo bestiale.

Io sbeffeggio il borghesaccio e, se chiesaiolo insinuerà, io “insidierò” colei che non soddisfò.

Come direbbe Benigni, “Me la fo”.

Evviva Dario Premio Nobel.

Sono Uomo Artù di Camelot e di grammelot, e guardate: De Niro di Frankenstein è, secondo voi, Andrew Laeddis di Shutter Island?

Come no?   

 

Sono io e non ho bisogno di alter ergo. Superman è Superman. Unico:

 

Come faccio a conquistare le donne? Sono un poeta “bugiardo”:


 

 

 

 

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