Archive for 2013

Kendra Lust è come Beatrice di Dante


02 Feb

Beatrice

Beatrice, non riesco a scordarti. Mi perdonerai se azzardai di parole troppo
ardite? “Scagliandomi” sul tuo seno con la vorace voglia d’un lupo famelico?
Eran ossequi a “elucubrare” la Bellezza tua impazzita in me, a modulato
essermi Luna nel desiderio di baciare ogni tua labbra, ogni pelle smagliante di
tuo prono implorar l’amore del mio Sesso, e suggerne, poi sudarne ogni velluto
denso di corvo nel solo denudarti in posa che scioglierei in gola, ammainato al
crocefisso della tua mistica corvina. Nuda, sì, che saccheggi il mio corpo, lo
spegni e lo lecchi, nei “capezzoli” miei temprati d’ambiguo scorrer mesto
nell’ansia del godimento a te genuflesso col ventre degli amplessi dietro
tendine che si spalmano su tacchi ancor odoranti di profumo di figa. Liscia
come la seta, addentrandomene con discoli spermatozoi a permeare il vuoto sacco
della vita e giocarci di dadi, tramando fra le tue gambe fin a svuotarti d’ogni
Dio assurto in contemplazione carnale delle lanterne rosse. Indagarvi senza
freno, nell’accaldare la “chat” erotica che si concretizzerà, potrai giurarci,
in giulivo mio corridoio d’ogni tua paura da proteggere e in cui “tifarci”
d’afa e smodato annodarti per slegare la Donna che sei e come si fa ne sei, ancora fra
le cosce, la coscienza più svelata, più belata e bellicosa di mordaci eclissi
eccitante, sparo mentre sparisco “nero”.
Lo so, piangi notti nei tramonti già svaniti della chimera, e t’inchini a
grazie, non solo delle tue gambe, per piacerti ancora come a vent’anni, in cui
pavoneggiavi a ventaglio, stratega della tela che tessevi nella fibra orgasmica
anche solo della tua gonna “maligna” a intimidire i cattivi per poi rabbonirli
nel florido, furibondo venir loro anche veemente. Come l’emicrania non tanto
cremosa che ti stuzzica di sofferenza da pastiglie, sì, t’impasticchi e
pastrocchi in bagno, levigando la fronte d’uno spaziale girovagare fantasiosa,
ancor rossa dopo la scopata dei bei ricordi.

Sei stupenda, intimami solo a una lingua e tutte le malelingue saran sgozzate
ché di gozzo gelose, al contrario di ribaltarmi mio letto nella tua. Indosso ancora
scarpe casual-ità del pen’ colore ilarità. No, non ti chiami Ilaria, eppur sei
irosa e focosa, liquirizia ardimentosa. Succhio candido per i canditi delle
filastrocche nella gnocca.

Debbo averti, me lo son prefisso. Anche se il mio telefono è il cavo sensuale
di Cristo offerto a te benedetto.

Beatrice come Kendra Lust, Bice e bitch della lussuria!

Ora, ti voglio, sei mia, all minefuck me bad!

Kendra sei come la città Petra, e io Indiana Jones nel Graal della carne nostra per l’immortalità.

Succhiami!

Stanotte, morderò il ciuccio, è buono, mica tanto, meglio la tua cannuccia.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. E Beatrice sta a guardare (1977)
  2. Legend (1985)
  3. La mosca (1986)
  4. “Dante. L’inferno. Canti I-VIII” (1989)
  5. Dante Ferretti. Scenografo italiano (2010)
  6. The Grey (2012)
  7. Al lupo al lupo (1992)
    Allupami!

Oscar a De Niro e anche a me?


01 Feb

Tutte le ragioni per le quali Mister Robert De Niro, con ogni probabilità, quest’anno s’intascherà l’Oscar profumatissimo

Ahia, voi cinefili e the fan di De Niro/Renard, dovreste saperlo. Il nostro, da ben due decadi, non ha mai ottenuto più una nomination. Non fu candidato, perché non se lo meritò ma, all’imminente, nuova edizione degli Academy Awards, salirà sul palco e vincerà rinnovato e “abbronzato” come lo Zio smaltato

Scorriamo la lista, tenendo in considerazione che l’anno per cui fu candidato è “posticipato” di 365 giorni (eccetto bisestile, controlleremo) rispetto alla data ufficiale del film corrispondente:

1975, Oscar come Non Protagonista per il secondo “capitolo” de Il Padrino.  Assente perché impegnato con Novecento, lo ritirò al posto suo proprio Francis Ford Coppola.

1977, nomination “Miglior Attore” per Taxi Driver.

1979 (il mio di nascita…), nomination “Miglior Attore” per Il cacciatore.

1981, Oscar come miglior protagonista per Toro scatenato.

1991, nomination “Miglior Attore” per Risvegli.

1992, nomination “Miglior Attore” per Cape Fear.

Dal suo strepitoso, scorsesiano Max Cady del promontorio della paura, da allora il “vuoto”, eccetto un paio di “trascurabili” candidature ai Golden Globe per Terapia e pallottole e Ti presento i miei, in ambito di comedy/musical, il Cecil B. De Mille Award e altri premietti stronzi e inutili.

Be’, siamo obiettivi. Non è che abbia sfoderato interpretazioni degne così di tal nota e nomea.
Se passiamo sopra, come già detto, Heat, Casinò o Ronin. Il resto è, tutt’al più, sciocchezzuola e robetta, per non dir robaccia.

Secondo molti, il suo ruolo, nel da noi inedito Being Flynn, se la pellicola non fosse uscita con troppo anticipo nelle sale statunitensi rispetto alla competizione, poteva entrare benissimo nella categoria maggiore. Ma soprassediamo, e accontentiamoci del suo Pat ne Il lato positivo, nomination come non protagonista.

Ora, escluso inspiegabilmente dai Golden, ha perso agli Screen Actors Guild Awards. Il vincitore è stato Tommy Lee Jones per Lincoln, secondo gli scommettitori ancora il favorito per la Notte magica.

Eppure, stando alle ultime quotazioni, non sono pochi i bookmaker che stan puntando sul Bob.

Ribadiamolo, a dovere di cronaca: Lee Jones ha le cosiddette premesse e carte in regola per aggiudicarsi la statuetta ambita ma gli Oscar, a volte, spiazzano.

Innanzitutto, lo screen time di Lee Jones è molto più limitato di quello del Bob. Non è una valida “ragione”, lo so, ma comunque buona per perdere. Basti pensare a Judi Dench di Shakespeare in Love. Compariva per una manciata di fotogrammi, ma la premiarono a furor di popolo, un riconoscimento alla filmografia più che all’incisività del suo character. Un bel caratterino, Judi. Eh eh. Un’eccezione che (non) conferma la regola.

Però, dietro Il lato positivo, c’è il signor Harvey Weinstein, panzone pigliatutto e ottimo promoter, pressoché ineguagliabile. Quando un film, appunto, è targato Harvey, ex Miramax, l’Oscarino è quasi sempre suo. Spende montagne di soldi per arrivare da vincitore all’evento più atteso dell’anno. Appunto, Shakespeare in Love docet. Vedi?

Quindi, sta puntando molto sul suo cavallo di battaglia. Nelle altre categorie, ci sono anche i “suoi” Django e The Master ma pare che voglia investire  maggiormente sul film di David O. Russell.

Se Bradley Cooper sarà sonoramente, eppur con onore, steso da Daniel Day.Lewis, pare che Jennifer Lawrence sia in pole position. E, se due più due (non) fa quattro, il furbo Harvey sa che vale puntare su De Niro.
Adottando la stessa tattica alla Meryl Streep.

A ben vedere, non è così improbabile che De Niro possa uscirne, dunque rientrare nei giochi, da vincitore della contesa finalissima.

Philip Seymour Hoffman e Christoph Waltz hanno vinto recentissimamente. Soprattutto, per quest’ultimo, la vittoria appare pressoché impossibile, nonostante il Golden e i plausi della Critica unanime.

Quindi, rimane da buttar giù l’osso duro Tommy Lee Jones, brutale di classe.

Ma Giovanni Manzoni di Malavita  conosce che Tommy è tanto tosto da battere quanto De Niro è gran figlio di puttana che lo arrostirà. Furioso come Ludovico Ariosto!

Perciò, l’Oscar va al Bob. Non ci son Lee Jones che possan tenere.

Il Bob sa tutto ed è figo come me quando faccio l’ipocondriaco alla Val Kilmer che sa questa verità inespugnabile: dietro il mare, c’è una cascata di bionde per abbordare…, anche se ci sono i debiti  per mantenerle.
Che poi non salgano a bordo e invece son sbottonate solo da bottane, non è fallo che mi riguarda.
Sono o non sono un falò? Io sono ben tenuto, mica come te, mantenuto e con le mani di pugnette!

Osservate, infatti, questo Falotico in azione criptica, come decifra il Mondo bevendo il caffè di prima mattina nel malto da orzo, orso e lupissimo di volpe. Egli è animale sapiente, Uomo spiccato e ingegnoso, scrittore prelibato nel suo aroma.

Ricordate: il Bob sa, il mio sale.
Ove, non so.

Salutami tua sorella.

 

Russi vs americani


01 Feb

 

Capitolo 1, sono nato stanco come Danko

Ho sempre amato le filosofie dell’Unione, sovietica e anche dell’etiche con la vodka al posto degli alibi matrioska di questi occidentali con le loro baby e Barbie, che osannano Lebowski e la pigrizia “intellettuale”, poi son più terroristi di Osama bin Laden, sì, dei bimbi a cui è stata donata la “democrazia” di sovrane sparate a secco per bombardare le anime del prossimo. Dei Big Jim che non avevano calcolato il mio Superman strafottente. Sono uno che si barda nel mantello e ti copre di “coccole” quando ti scaccoli, e, se vorrai inaridirmi, aspirerai solo le narici della tua alice acida quando t’aprirò le gambe, mio “emerito” da meretrici. Son tante trebbiatrici fra le tue puttane con le trecce. E non arrischiarti a infamarmi, non osar a fermarmi, sono io che mi sfamo di te e raffreddo, evviva Pacino Alfredo, il minestrone delle tue mostruosità infantili. Me ne disfo anche di sfasciarti, mio fascista. Quindi,  ti sgozzo, con tanto di singhiozzo se mi rimarrai sullo stomaco. In effetti, sei sempre “Stato” stomachevole, e il mio fegato ora ti vuole digerire a sangue freddo.

Già, musi gialli, il muro del silenzio, se tiri la corda dietro feroci assedi, prima o poi crolla e spezza le teste proprio dei “caporali” al servizio d’un sistema laido e marcio da capo a piedi. Sì, se ti vogliono inchiappettare, io sono il Comandante contro ogni regime, schierato combattivo e accigliato dirimpetto all’ottuso lor perseverare nel sederino. Io li acchiappo, ne stappo ogni menzogna, la sradico e ne strappo le “palle”, usando le loro “forze”, invero sempre ipocrite di vuoti fortilizi che concimano col mangime dei “polli” a becco di galline a innalzarne la “cresta” d’andropause nei loro antri bestiali da curar con pischiatri a cui rubo le ostriche, per lavare dunque questi cervellini e spolparli, dandoli poi in pasto alla pasticceria “Eccitati quanto scremati nelle loro diplomatiche”.  L’accento a vostro “piacere”. La sfumatura potrebbe essere un’ammonizione imperativa o il mio imperioso incularti con tanto d’espulsione di “trambusto” nello scoreggiarti.

Hai finito di scoraggiare con la tua carrozzeria. Sono la Corazzata. E t’ammazzo!

Sono per di più angusto, ho enormi gusti cinefili. Da qualche anno, allevo anche un cane che ho chiamato Vetusto, nome antico dei patti cavallereschi da principi draculiani della magione decadente, che abbaia ad Augusto, figlio della generazione di Mussolini, che io “benedico” nell’altar’ della patria con plateale “Coloss-e-o” a rompergli ossa, più aggiunta del suo uccello, prestissimo, disgiunto dalle cretine che codesto “(m)unge”. Lo agguanto e lo ingoio.

Invito una ragazza a fare un giro, quindi pretendo subito che non voglia “ingravidarmi” nell’esigere e nell’erigere… i miei girini. Sì, gli spermatozoi devono rimanere attaccati alla scimmia, e non prostituirsi alle scemotte perché, altrimenti, scambiamo lo zoo per un rodeo, ove tutte cavalcano ma non rispettano il cavallo matto. L’imbizzarrito deve restare bizzarro, se no ti marchia di Zorro.
Dentro la gabbia, infatti, lo scimpanzé mangia arachidi e sputa alle aracnofobie, paura e complesso di colpa dell’uomo medio “industrializzato” e prodigato al “produttivo” che tesse la ragnatela agli “insetti” al solo tranello d’intrappolare le sue bipolari depressioni d’autoinganno.
Oggi sono leone, domani Cancro d’oroscopo e ariete contro la tua porta. Da sfondare più di come le “sfondi”. Sono colui che ti mette le corna, e dovrai rispettare il mio (as)petto se vorrai, appunto, che non ti “violenterò” in pectore. Anche a pecora da pastore ad ammansirti nel mio gregge. A svecchiarti dai tuoi grigi ideali. Sono che colui che grugnisce e bastona il tuo grugno.
Ti martella di pugni, ed espugna le tue “punizioni”.

Ti ho scoperto criminale. La tua donna trema, la riscaldiamo. Sì, smuoviamo le (sue) acque.
Così, mio quaquaraqua, imparerai a parlare come Dio ti paralizza.

Se non mi credi, fatti il segno. La Croce t’entrerà nel didietro.
Sono l’esorcista ai porcili.

Ah, questa società odiosa da ringalluzzire. Andiamo per la città ed “estrapoliamo” i profilattici dalle loro teste, penetrandole con “dolcezza”.
Sì, mi ricordo che li ho sempre ripudiati. Infestavan, come dico io, di feste in festicciole, di braciole, abbracci, bacetti, zuccheretti da zucconi, le ragazze già per le zucchine da farcir di “salamino”, i boy già nelle troie.

Gentucola da strapazzo, sempre a brindare, a sparar peti, ad accusare, a giudicare, a coccolarsi dietro invidie, gelosie, psicodrammi, le solite vacanzine per abbronzar il culetto, dopo averlo parato eppur sparlando.

Vanno spazzati. Prima ti spupazzi la “signora” della “buon… costume”, quindi riesumi la sua menopausa senza pause. Impaurendo il marito che, malato d’inedia, non ficcò con aggrassive bestemmie che tanto piacciono, invece, alla mogliettina tanto “cara”, vero?

Mi sdraio, bevo una camomilla, e ti calmo se rompi. Insomma, casca il bicchiere perché sono ubriaco. Tutto qui.

Capitolo 2, tua madre è una megera, merita solo un nero, attenti però al sugo

Sì, la classica frivoletta con lo “smile” nello smalto per le unghie. Farà la fine di Brianna Beach, il fondoschiena c’è alla grande, di “grana(ta) grossa”, il cazzo pure.
Ma non gode come Brianna.
Almeno quella è zoccola fino “in fondo”.
Non fa la fine, se li fa in fila.
Perlopiù, per quanto la “femminilità” più esecrabile, di certo non provoca la bile.
Provoca e basta.

Ti provoco? Puoi provarlo? Non rendermi un provato con le tue smorfie da piovra.
Altrimenti, come Bud Spencer e Terence Hill, m’arrabbio.

Abbaiate! Le cagne son tante!

E ora tutti in cantina?

Il sugo? Lo preparo io, è buono da leccarsi il baffetto mia topolona.
Sono Gastonepaperone fortunello.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Danko (1988)
  2. Alba rossa (1984)
  3. Rocky IV (1985)
  4. 007. Dalla Russia con amore (1963)
  5. Il cacciatore (1978)
  6. Zero Dark Thirty (2012)
  7. Whisky, sì, missili, no (1957)

Al Pacino best movies (?)


31 Jan

 

Secondo il consueto Total Recall di “Rotten Tomatoes”, questi i film, con corrispettivo punteggio “critico”, dei migliori film di Al Pacino.

In ordine decrescente, riportiamone letteralmente l’analisi.

10) Donnie Brasco. By 1997, gritty Al Pacino dramas about the never-ending struggle between law enforcement and organized crime were essentially a genre unto themselves, but Mike Newell’s Donnie Brasco gave it just enough of a fresh twist to justify its own existence. Based on the true story of FBI agent Joe Pistone (played here by Johnny Depp), Brasco sensitively portrays his long, painful struggle to bring down the Mafia — even at the expense of his friendship with Lefty Ruggiero, the low-level hitman played by Pacino, whose unwitting association with an undercover agent will all but certainly end his life. Admitting that it’s “perhaps familiar in its outer trappings,” Variety’s Todd McCarthy countered that “Pacino’s fine work is the key to the film succeeding to the extent that it does.”

9) Scent of a Woman. Get yer hoo-ahs out — the Academy certainly did, awarding Pacino his first Best Actor Oscar after four previous nominations. Given that those nominations included The Godfather, Part II and Dog Day Afternoon, it’s tempting to say Pacino benefited from a little late-career grade inflation, but there’s no arguing that it’s his performance that elevates this Martin Brest-directed dramedy about a prep school student (Chris O’Donnell) who takes a job looking after a blind, alcoholic retired Army Ranger. “By the end of Scent of a Woman, we have arrived at the usual conclusion of the coming-of-age movie, and the usual conclusion of the prep school movie,” admitted Roger Ebert. “But rarely have we been taken there with so much intelligence and skill.”

(otto… per mille, no, non è cattolico) ScarfaceScarface director Brian De Palma was inspired by Howard Hawks and Richard Rosson’s 1932 gangster picture of the same name, but where the earlier version was a relatively straightforward morality play, De Palma’s ’80s update offered viewers a far more lurid take on the rags-to-bullets tale of crime kingpin Tony Montana. Garishly violent and gleefully profane, Scarface endured an extended battle with the MPAA before bowing to decidedly mixed reviews, but it was a fairly sizable commercial hit — and critics have come around over the years, helping cement its status as an eminently quotable classic of over-the-top ’80s crime cinema. “The dominant mood of the film is anything but funny,” observed Vincent Canby of the New York Times, one of the few major contemporary critics to praise the film during its initial release. “It is bleak and futile: What goes up must always come down. When it comes down in Scarface, the crash is as terrifying as it is vivid and arresting.”

7) Serpico. Pacino received his first Best Actor Oscar nomination for his work in this Sidney Lumet crime drama — his second brush with the Academy during a torrid span that saw him earning some sort of Oscar nomination every year between 1972-75. While it was far from his biggest hit of the decade, it contains some of his strongest work, anchored by Lumet’s sensitive direction and a Waldo Salt/Norman Wexler screenplay inspired by the real-life story of an NYPD officer whose efforts to root out corruption in the police force were met with life-threatening resistance. Calling it “One of the best films of our time, and our grandkids’ time,” Moviehole’s Clint Morris marveled, “Serpico is pure Pacino, powerful as hell.”

6) Insomnia. Pacino has played an awful lot of cops during his career, but arguably none more complex than Insomnia‘s Will Dormer, the officer whose murky past and tortured conscience can’t erase the fact that he’s a formidably dogged investigator. Dragged out of L.A. and into a gloomy corner of Alaska, Dormer cracks a murder case in spite of his partner’s death and an attendant absence of sleep — and that?s when things really start to get grim for him. Directed by Christopher Nolan and stocked with a cast of talented actors that included Hilary Swank, Maura Tierney, Martin Donovan, and — as the world’s skeeviest crime writer — Robin Williams, it racked up a healthy $113 million at the box office and wowed critics like Salon’s Andrew O’Hehir, who grinned, “Here’s proof that it’s still possible to make pop-oriented yet personal movies with an A-list cast and a zillion bucks.”

5) Americani. Pacino’s career has seen its share of high points, but 1992 was a pretty good year to be Al — not only did he score a Best Actor Oscar for the hit Scent of a Woman, but he also picked up a Supporting Best Actor nomination for his work in another film — and one that, unlike Scent, has grown into a cult classic over the decades. Carried nimbly by an impeccable cast and directed with cool precision, James Foley’s adaptation of the David Mamet play Glengarry Glen Ross may have failed to find a wide audience during its theatrical run, but its uniformly impeccable performances, endlessly quotable script, and sadly resonant themes have made it an enduring favorite for a steadily widening circle of film buffs. Applauded Entertainment Weekly’s Owen Gleiberman, “The performers achieve a true ensemble rhythm; at times, the entire office seems like a single, shouting organism.”

4) Insider. For a certain breed of film fan, a truly great thriller is one that can get the viewer’s pulse pounding with sharp dialogue and an artfully assembled plot rather than a lot of action — and that’s pretty much The Insider in a nutshell, which might explain why it nabbed seven Academy Award nominations in spite of being a commercial flop that took a behind-the-scenes look at a landmark 60 Minutes segment in which a tobacco exec blew the whistle on deceptive practices prevalent in the industry. It might sound like awfully dry material for a film, but Michael Mann’s propulsive direction made The Insider‘s extended running time fly past — although it certainly helped that he had a pair of fine leads in Al Pacino and Russell Crowe. “What I didn’t expect,” admitted the New York Observer’s Andrew Sarris, “was an intelligently absorbing entertainment that ran for two hours and 40 minutes, during which I didn’t once look at my watch — just about the highest praise I can bestow upon a film these days.”

3) Dog Day Afternoon. Truth is often stranger than fiction, and that’s definitely the case with Dog Day Afternoon, Sidney Lumet’s darkly comic take on a real-life bank heist that went utterly awry and ended up captivating New York City during one sweaty August afternoon in 1972. Working as a dramatic thriller, a love story, and a poignant statement on the American sociopolitical landscape of the early ’70s, Afternoon was nominated for six Academy Awards (including one for Pacino, picking up his third Best Actor nomination) after racking up $50 million during its theatrical run. Still a consistent critical and audience favorite, it’s currently enshrined in the National Film Registry — and still picking up positive reviews from critics like Movieline’s Stephen Farber, who applauded, “Dog Day Afternoon brims over with energy, rude humor and understated pathos.”

2) The Godfather, 2nd Part. Some movies are such big hits that they basically guarantee a sequel, while others are so beloved that even thinking about trying to follow them up requires a monumental amount of filmmaking chutzpah. Francis Ford Coppola’s The Godfather falls squarely into the latter category, which is part of why 1974’s The Godfather Part II is such an incredible achievement: Not only did it follow in its predecessor’s blockbuster footsteps at the box office, but it also (nearly) replicated its critical batting average — and while it lacked Marlon Brando’s magisterial presence, it more than made up for his absence with a generation-spanning storyline that juxtaposed the impossible choices facing Michael Corleone (Pacino) with the ruthless rise of his father (Robert De Niro). “This film has an even broader scope than the original,” mused Jeffrey M. Anderson for Combustible Celluloid, “but does not fail in its depiction of small, intimate moments and surprising emotional reveals.”

 
1) The Godfather. We cover a lot of critical winners in these Total Recall columns, but very few of them boast a perfect 100 percent on the Tomatometer — let alone the level of blockbuster commercial success enjoyed by The Godfather, which briefly held the distinction of being the top-grossing film of all time. It’s all richly deserved; one of the most influential entries in the modern cinematic canon, it unfolds a sprawling, multi-generational saga with power and grace, using a solid screenplay (adapted by director Francis Ford Coppola from the Mario Puzo novel) and an impeccably assembled cast (including the Oscar-nominated Pacino, James Caan and Robert Duvall, and led by Best Actor winner Marlon Brando) to deliver what TIME’s Jay Cocks praised as “that rarity, a mass entertainment that is also great movie art.”

Personalmente, credo che questa lista sia parecchio sballata. Innanzitutto, a livello qualitativo di messa in scena, Il padrino 2 è meglio del capostipite (di famiglia…).

Non compare Carlito’s Way, da primissimi posti, perché De Palma meno nascosto di voyeur. Vero, romantico, sincero, epico. Con tutto il rispetto per Nolan Christopher, non faccio ancora scambio con Brian. Preferisco le sue notti alle insonnie. E poi? Sì, Insider, ottimo, lodevole e di Mann. Ma, di Mann, manca Heat, il suo capolavoro assoluto. Che razza d’imbroglio è mai questo? Qui tacciono la verità.

Poi Cruising e quel che ci va “dietro” di moralismo americano che lo censura.

Eccolo, a 72 anni, in formissima. Al Pacino e il suo proverbiale cappuccino:

Schwarzenegger e Stallone


31 Jan

Fra i due culturisti, scelgo il mio culo

Prefazione di cottura ai culi marmorei del marmittone, poi ci daremo a questi due o(r)moni, Schwarzy e Sly, Bruce Willis è un terzo incomodo da Church moralista


Sylvester Stallone, è Lui the last stand, non Schwarzy, nel caos d’un movie movimentato d’autore ma in confusione fra muscoli rugosi e inquadrature lisce-sgommate senza Jimmy

L’attesa del comeback di Arnold sta terminando. L’Italia, oggi, sarà “aggredita” e invasa da quest’ultimo “sopravvissuto”, ancora in piedi, sceriffo che torna dal nulla e farà piazza pulita degli insetti divoratori, nel crimine da sbudellare, dentro una cittadina polverosa, westernizzata nel Kim sbarcato a Hollywood di budget stracciaincassi. Sì, come la Kardashian. Un’esotica adesso miliardaria per sedere esposto nell’erotico-diuretico. Che culona di sederino peggiorato. Kardashian, il lassativo rassodante-ginnasta con tante can-aste.

Rientro “in stile”, già controverso, attaccato da una nostra Critica un po’ cattivella che non ha affatto risparmiato a Schwarzenegger dei colpi bassi, del tipo “Vecchietto, piglia la pensione, lascia che la banca venga assalita da ragazzi coi riflessi più pronti. Non giocar al ruolo del punisher vendicatore ex Governatore, la California è meta della bagascia Alessia Marcuzzi che, dimagrita d’anca, causa troppi addominali regularis-panche dei suoi dominatori bifidi col baffone, barcheggia sulla sdraio, abbronzata di due pezzi neri più tre neroni a spalmarle la cremina nel rassodarla dai dolor de’ panza del cattolico italiano catodico, suo Fratello Grande, la cara suorina”.

Arnold, dopo esser stato tempestato da questi infami, “pompò” d’olio ai loro testoni, spezzandone col piombo i testicoli su graffio “sdradica-braccino e braccialetti nelle dita malsane di zoccolette a cui donaron stilografiche per addobbarle col figo che non s’ingroppano, sebbene l’inchiostro sia mostruoso d’offese in fila nelle mutande lor rifiutate”.

E resusciterà da the tomb, proprio con Sly, icona marcia e anche immarcescibile che, sulla sua antica icona, sta ora plasmando il mito expendable di chi sa ben spendere le cartucce prima d’espirar il colpo fatale.

Av-verrà in  Grudge Match, fra una Kim Basinger sfatta però ancor d’accalorare per stenderla al tappeto. Infoiato nella foga, Lei ora monachina, delle cosce da settimane e mezzo metro di manzo da pochi centimetri presto “annoverandole” ché ancor provoca per il sessanta-nove.
Sessanta, pressappoco la sua età, 9 sta per “tombola-tombale-tombino ché il pisellone è ora poco trombante” di Mickey Rourke (mercenario che non le cena più di fame, il posacenere) coetaneo da capricci “plastici” su chirurgia “viver sani e belli-sempreverdi” nonostante mangiamo solo verdura per non ingrassare, colpa che non confezionamo più “confetture” a letto a base dei tal “denti-gengive”-tali ingredienti, ex ricostituenti: fettuccine al sangue con fornicate inforchettanti, forbici “taglierine” nel triangolino e aromatiche per il sesso “amorevole” dei cazzi non più durevoli ma “sformati, di palle esplose, dai microonde scop(pi)ati, patonza ora solo appiattita senza neanche un gonzo da lavare”.

La Basinger è come il regista di The Last Stand. Prima c’illuse con dei capolavori “aerobici”, coreografie snodate da “urlo” eccitato, adesso s’è ammosciata nel p(i)attume.

Ora, ripeto: lanciatemi e slacciate una stallona e lo prenderà Rocky. Di pen’-igirici e prese al suo culo.
Che sono questi film che ci girano “intorno?”. Accade di tutto, poliziotti che son “manganellati” da teppisti senza pistola, bar scalcinati con calcio al frigorifero dei gelati, Peter Stormare pelato più di Bruce Willis, bravo a esserne parodia quando Peter fa il serio, strade assalite, inseguimenti nei campi di grano con l’ombra-scia dell’emulo di M. Nyght Syamalan che scatta foto signs, segnaletiche senz’etica, violenza senza briciolo d’autoironia e automobili troppo comiche.

Ridatemi Conan. Egli sapeva essere Terminator senza ammiccare, cinefilo, con occhiettino a mandorla.

Questa non è l’opinione d’un italiano che suona il mandolino, ma d’un BalboaBobo che “strimpella” la chitarrina di tua moglie. Curala dal catarro, rendila anche tamarra.
Vedrai che ti amerà senza Cancro al fegato.

Il resto sono delle stronze.

Questo Schwarzy fa lo stronzo ma ci pare una stronzata.

Last Action Hero formato Arnold, quello del telefilm

Dovete sapere che uso i pannolini, spesso piangono i miei “assorbenti” neuroni frastagliati nel tragicomico dei manicomi sociali, fra il mio being che mi torna indietro al boomerang e vari splash dei fumetti mentali su viaggio tortuoso di vicoli “ciechi” illuminati dai miei sensi nel senza senno, soprattutto quando non ho sonno, cioè sempre col sorriso sgranato

Sì, di Notte, mi catapulto in cucina e acciuffo i biscotti della nonna, inferocito di fame “sessuale” inappagabile nel wafer che poi vomiterà la cioccolata “calda” nel water per indigestione bollentissima da “bollito”. Sì, mi son stufato di tutto quanto, anche delle tuffatrici che, di caviglie sinuose al placido “sciacquarmele” del Tempo-ral-anal-itico mio amato di mano, strangolavano nelle strabuzzate erezioni per rassodare i malumori dopo tante perniciose malelingue. Che ricordi, da “giradischi” inton(n)ato di volume “altissimo”. Quando Cagnotto Tania s’aggiustava il costume e io, scostumato, mi strappavo la “lampo” e poi, con calma moderata nell’andamento lento, coglievo il fotogramma mio più “sviluppato” da medaglia d’oro di “spruzzo”. Ah, come al mare, sul divano in pelle color giallo-oc(r)a, ecco che avviluppai tante donzelle per la mia, lì in mezzo, gazzella abbronzante di spiagge paradisiache ma salsedine.
La famosa “gazza ladra” del mio rossore alla Gioacchino Rossini, compositore incomparabile eppur così descritto, “buongustaio” da “Wikipedia”:  ipocondriaco, umorale e collerico oppure preda di profonde crisi depressive, ma pure gioviale bon vivant.

Più che altro “vivendomele” tutte bone nel “bonaccione”. Più che Gioacchino, direi fiacco ma di fianchi come Lui avvinnazzato.
“Sgozzato”, ad “aizzarmelo” nel rizzarlo, fra more, rossettine, corvine, nere e biondine, una merendina, un’altra “maialatina”, “Li mortacci tua quanto m’è diventato duro!”, i muri insonorizzati ché i vicini non potessero ascoltare i “potenti” miei godimenti ululanti (già, il fringuello volava bell’ bell’, sognando che codeste, a pecorina, belassero nella “bestia” voluttuosa), la stiratrice del piano di sopra che voleva “sturarmelo”, e i tiranti delle corde elastiche dei pantaloni Everlast.
Infatti, “insormontabilissimo” come l’Everest, orientato fra sudafricane, nordiche e svestite a Ovest del mio in “festa”, infestante, “fastoso” e, dopo l’apice dell’orgasmo, di nuovo stizzito e poco tozzo sotto il livello dell’acqua.
Altitudini prominenti d’una mente che, alla vista di tali svettanti donne dinanzi al mio sventolarlo, subivano scosse “tettoniche” nel terremoto ormonale del poi finale “detonare”. Abbassando la cresta da gallo sotto le mie croste senza vera “crostatina di mele”.
Un cocco all’albicocca, a-dorando gnocche da sgranocchiare con “gocce” delle mie adocchiate per il piccante, sempre su e poi afflosciato nel “Vai col liscio”. Che musica per le mie orecchie.
Però, l’onanismo alla “lunga” fa venire… due palle.
E, a furia di toccare, c’è il rischio di non “raschiarle”. E diventare solo un uomo che fischietta, “pigliandola” così come viene, non tanto “pene”.

Ogni mattina, mi son “prefisso” questi numeri… di telefono per contattarle al fin di tastarle, non di cavo, ma “strillando”-castrato prossimo: quello della dottoressa Levante Luisa, una a cui levar la Laurea per spingerla d’aureo, Ponente Sonia, donnetta che però sprona al tramonto, e Ghezzi Enrica, omonima di cognome del fuori orario al femminile, meno cervellotico ma più per l’uccello.

In fin dei conti, il coito è affar nostro.

Io sono il Conte, quindi nessuno sconto. Come dico io.
Mi sa che non ci sarà neanche un colloDracula morì di sete.
Meglio comunque di te, che hai le corna.

A masturbarsi si perdono le cornee. Può darsi, ricorda zoccola: “Non darmela”.

Sì, si professano tutte vergini queste professorelle. So io, invece, come sborsano…

Invero, sono un patito delle donne, collezionista, come pochi altri, delle ossa mie che un po’ rosicano, talora arrostiscono. Insomma, così è per tutti, a volte va, a volte non “entra”.
Pazienza, ci scapperà la sega, senza scopata, appunto, del John Travolta di Pulp Fiction, detto l’Eric Clapton delle sue “corde vocali” quando “stecca”.
Ne vado matto. Credo che il mio non “essere sociale” alla Jimmy Bobo, derivi proprio da un’alterata percezione che i miei coetanei ebbero di me. Quindi, per un certo periodo, si bloccò, insomma fu boicottato e nessuna “imboccai”. Non cresceva neppure, in zona “bavaglino” del tinello con la Nutella ad addolcire e poco “cucchiaino” a “smaltare” di glassa e di “grosso”.
Fu per colpa anche proprio delle piccioncine che “rimpicciolì”. Sì, loro andavano coi picciotti e io mi davo ai pasticcini mignon. Che mignotte!
E dire che la “cariatide” del Mickey Rourke, tornando a questo qui, “in erba” c’era “tutto”. Per la mia Carré Otis mi sarei tagliato il mignolo con tanto d’anulare sinistro per ambidestri amplessi anche solo per sfiorarle il mignolo.
Più che Otis, fu un Hostel. Già, tanti sogni a castello e molti nel cassetto ma, per di più, incassavo e il mio “bottino” scassinavo. Molti adolescenti si recavano al casino, sempre feste, Notte e dì di pe(pe)rine, di mio incasinai nel Sam Rothstein di Casinò. Sì, colui che vede lungo, pronostica le scommesse altrui, ma finì, per un po’, a far il messo, mentre le messaline, di Domenica “intingevano” e poi di “permanente” nelle mèche del “mescolarseli” ben n’eran “tinte”.
Tutti dentro alle liceali con ambizioni formato “conigli”.
Sì, la prima educazione “puritana” partì per colpa di Don Giuliano, parroco troppo parruccone.
Provocai la figlia della Rosselli, una già col rossetto a otto anni, oggi l’usignolo m’ha detto che sta con un nano da “Cappuccetto”. Ero già Max Cady, ma Giuliano volle rendermi candido.
Sì, bagnai di “bianchetto” una da “macchiare”, e le imbrattai il quaderno di tal “scarabocchio”. Solo perché imparasse a chinarsi in adorazione del mio “Altissimo”.
Giuliano mi portò in sagrestia, e mi costrinse a leggere il Vangelo.
Lo lessi da cima a fondo, ripetendo i passi più equivoci, come quando non si capisce se Gesù stava con Maddalena o davvero pensava solo all’Alleluja, predicando sulle altalene agli uccelli.
La “tensione” s’allentò, ma Giuliano mi cacciò un ceffone:

– Lurido porcellino, non fare l’Ezechiele se ancor prima non hai affondato nel miele. Altrimenti, sprofonderai all’Inferno, e saran, come disse Lino Banfi, volatili per diabetici, cioè cazzi amari.

In tutto stile, senza battere ciglio, gli posi una domanda che lo raggelò:

– Giuliamo, siamo uomini o no? Lei e suor Aquilina, quando “cala il sipario delle recite”, recitate sull’altare?

Giuliano bevve l’amaro Giuliani. E scoppiò a piangere perché avevo pronunciato quella frase d’intuizione che non pontificò ma rabbonì il suo nasino da “sorelline”.
Din don dan, suonan le campane!

In poche parole, credettero fossi fermo alla Cresima, invece ho sempre amato Roberto Da Crema, l’imbonitore televisivo che t’incita, urlatore, a scartare le “bomboniere”.

Oggi, una squinzia desiderò “deliziarmi”, e “sbandò” in chat. Fui colto alla sprovvista, era appena alba, ancora in ciabatte.

Le ho replicato così: “Ciao, sbandi per me? Questa storia delle sbandate è un’emerita puttanata, ma fa Piacere eccome, stimola l’autostima per alzare.

Sei molto carina, a giudicare dalle foto non mi sembri il tipo per un altro, eppur, scavando a fondo, nella tua minigonna pantacollante, i miei occhi incollano e subito ti vorrei chiedere una “cortese” amicizia, ambendo nella speranza di baciare le tue calze, permettendomi qualcosa che s’innamorerà.
Possibilmente potrebbe incalzare. Tu scalza, “lui” incazzato.
Ci stai? Se non ci stai, statt’ bon’.

Fra i due litiganti, il terzo gode?
Chi è il terzo?
Willis Bruce? No, Bruciato Luciano, uno lucano.
Eppur cucca.

Guarda la gente e s-fotte.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Last Stand (2000)
  2. Last Action Hero – L’ultimo grande eroe (1993)
  3. The Tomb (2013)
  4. Jimmy Bobo – Bullet to the Head (2012)
  5. I guerrieri della notte (1979)
  6. True Lies (1994)
  7. Ancora vivo (1996)

“Basic Instinct”, recensione


30 Jan

L’istinto primordiale è l’orda dell’orca assassina nella sua scia profumo ghiaccio

Trama ridotta all’osso, carnale, appiccicata a pelle erogena di brividi caldi secondo l’erotismo “scandalistico” di maniera dei modaioli “scoop” anni ’90. Ove ci s’incendiava per ormoni attoriali d’esibizionismo macho su fascino Michael Douglas e, soprattutto, per una scena “incriminata” d’uno degli interrogatori più celebri del Cinema, nel bene, nel male, nella malia d’una icona elevata diva solo per aver accavallato le gambe nella “trasparenza” molto intima, Sharon Stone, eburnea bionda dagli occhi smeraldo, cristallo di capelli dal fruscio levigato nell’atletica statua d’ebano d’una “smagliatura” elegante su tailleur taglienti “intinti” nei punteruoli innalzati a tacchi d’ogni vertiginosa tachicardia virile.
Sharon, solo un capolavoro all’attivo, Casinò, ma nessuno osa scalfirne la Bellezza eterea d’osé, immortalata proprio allusivamente da Paul Verhoeven in tutto il suo peccaminosissimo, malizioso, splendido equatore dellozenit lussurioso alle libidini dell’uomo che “sorseggia” la sua cravatta nel doppiopetto ansimato dentro, di denti, lo scollacciato reggiseno flessuoso d’indagini ad alto tasso “alcolico” e nelle segrete alcove, ove il lupo Mike azzarderà per azzannarne i prelibati capezzoli succosi.

Una scrittrice di gialli viene accusata di assassinio. Il suo nome, Catherine Tramell, evoca germanica algidità, forse, di Marlene Dietrich.
Uno sbirro viene incaricato d’indagare ma, scovando fra le “mutande nell’armadietto” dei suoi sudati vizetti, s’invaghisce della sospettata, e inizia un gioco assai pericoloso, tramico appunto di “tiramisù” ché, se te ne “fai” scorpacciata, potresti esser divorato da chi tiu sciupa non solo di slurp.
I suoi slip allupano il fedele già traditore della sua “fidanzata” Jeanne Tripplehorn, dottoressa anch’ella in calore che il nostro Nick “Douglas” Curran sodomizzerà troppo manesco in un’esplosione repentina d’aggressivo fuoco “intirizzito”.
Ecco la scintilla della prima botta che fa scattare la molla dell’animale Nick. Un turbamento eccessivo, cambiacruisinghianamente, ringhiantissimo, nel “mostro” che (non) t’aspetteresti a giudicarlo dal suo inappuntabile stile.
Nick forse annusa il profumo di Donna e sfida il suo fiuto. A costo di “venir” scorticato dalla mangiatrice Catherine.

Film “evento”, a suo modo epocale. D’una sensualità permeata di plastici come la calibrata sceneggiatura al gontacocce-clessidra (im)prevedibile del fanatico, iperp(l)ag(i)ato Joe Esztherhas nella fotografia liquidissima di Jan De Bont, poi regista speed a sparirci di torno.
Film spirali, d’amplessi respirati quanto di Sesso espiato dei singhiozzanti pettorali d’un Douglas eccitato, turbolentissimo, frenetico a tastarla, a leccare, ad avvoltolarsi nel misfatto “bianco” scopato in lenzuola insanguinanti, nell’inguine da mandrillo che strilla con Sharon coccolata, burro impetuoso a cui “abboccarono” i fanciulli risvegliati nelle loro “adulte”, non sverginate vogliettine da volpe e l’uva.

Film sopravvalutato, che va svalvolato solo nello zoom di Sharon da dominare.

Anche ora che è matura, Sharon attizza.
E ogni Douglas può fingere, Lei di più.

(Stefano Falotico)

“The Last Stand”, Backstage italiano


30 Jan

 

L’ardito ritorno d’una leggenda vivente.

 

Non dire Berlusconi se è un attore


29 Jan

Non stupitevi delle “prostituzioni” dei politici, gli attori sono “esemplari” divi da a star is born, quanta “bontà” per le divette sul divanetto

Natural born killers noi siam e, cantando, andiam’, come i sette nan’, attorno alla nostra Biancaneve da tane di “bianconigli” nelle Playboy conigliette. Questa la “Me la dia” di James Caan, attore che, da Hugh Hefner, ben n’era “canino” tra Sonny de Il padrino e le rollerball delle sue, appunto, palle in buca(niere). Non tutte le ciambelle riescono col buco, ma Caan, piccante, freneticamente lì entrava, fra una mondanità e un’altra montata “lattea” da stella di Hollywood di sua “besciamella” con ricotta e carne-spinaci nel cannellone

Oggi, nell’Italia spronata al Che Guevara di Grillo Beppe, ammonita da Benigni Roberto, rielucubrante Giorgio Gaber appaiato ad Antonio Lubrano che fu di reminiscenza da mi sorge… spontanea una domanda, il piccolo borghese s’attacca ai moralismi dell’ultima ora, e scandaglia le statistiche di “YouPorn”, addi-venendo che i maggiori consumatori, di smanettate sulle fighe, sono “quelli” di Milano, Roma e “dintorni”. Sì, l’uomo bauscia ulula dopo un lavoro che non lo “soddisfa”, torna a casa, vien tornito di pancia dalla mogliettina con le tortine, e poi, d’occhi sgranati sapor “smarmellato-mammelle-mammoni”, ecco che dimentica i salmoni della domenica e, da orso, “sale” dolce nel pesce del salmone “affumicato” con tanto di panne e piselli…
Le “pesca” tutte… queste bocche di rosa, se n’affama con “affanno”. Sì, invisibile nel masturbatorio da torello con fisico a pera, sgombra la mente dalle preoccupazioni, immaginando d’“occuparle” d’hard “al dente”. Così, sempre più su, sempre più giù moralmente, l’umore s’alza quando un’Applegate AJ, a schermo intero, sventola il suo PC da Steve Jobs nella di-pen’-denza “piena”-panzé, rimpolpandolo dalle frustrazioni nel “calore” (s)fatto “levitazione” sebbene non ha ancora evirato il mutuo. Eppur mugugna e “grugnisce”, fra il vicino di casa paisà che soppesa i figli da mantenere e quali “sbattere” e un’unica idea fissa, la vacanza riminense dell’amarcord.
Da giovane credeva fermissimamente ai valori, oggi la sua mano è “inferma”, necessiterebbe di cure infermieristiche con tanto di Edwige Fenech, gambe da fenicottera per sogni erotici collegati all’infarto “elicottero”, sudando per anelare il seno madornale su cui “smadonnare”. Eh già, poi in chiesa “bagna” la “morta” nella “benedetta”, e pontifica contro i disadattati, “allattandosi” recidivo nonostante le ripetizioni del rosario dietro confessione “detersivo”, lo smacchiatore dell’ipocrita che “sciacqua” a 90 gradi.
Tutti se “la” prendono… con Silvio, colpevole d’essere almeno sincero.
La Carfagna sa che per arrivare alla “potenza”, doveva prima “chinarsi” alla “gavetta” del suo “gavettone” da evacuare. E, da Guardì, alla Destra s’è “agganciata”, slacciando la gonna femminile per “toccare” la virilità androgina del fascista che la protegge “in fasce”.

Perché accanirsi contro questi lupi e contro queste cagne? Viviamo o no in una società della cuccagna? D’altra parte, la cucina più amata dagli italiani era la Scavolini di Lorella Cuccarini.
Con Baudo Pippo a celebrare il caffè Kimbo.

Allora, meglio Dumbo e Rambo, il primo un elephant man che ora ammaestra il circo, il secondo, invece, uno con molti traumi che manda chiunque al traumatologico.

Che avete da inveire? Andate al cinema e “tifate” per l’attore più “sistemato”.

Io posso, dopo tanto Travaglio, raccontarvi i retroscena che non troverete in nessun contenuto extra dei Dvd del cazzo.

1) Stephen Dorff fu somewhere con Lela Star. Stephen assomiglia un po’ ad Erik Everhard? Pornoattorone che va per la maggior(ata)?.
Certo, la somiglianza è tale che anche Stephen girò vari “baywatch” bombastici d’amatori-an-ali simil videuzzi di Pamela Anderson-Tommy Lee con Lela.

Stephen, il ritratto sorridente del “fall(it)o”. Come recita lui, “lei” lo sa…

2) Robert De Niro, il più grande del Mondo. Anche in zona puttaniere.
Egli predilige le nere, e le arrossa come Ashley Judd, eccezione “immacolata”, detta “La vulva fulva”.
Eppure, guarda un po’ che “roba” di dating nella “filmografia” (a luci rosse) del nostro Travis Bickle. Pare che, dopo essere stato intervistato da Gianni Minà, “là” andò con Pozzi Moana.
Ora, chi non è stato con Moana? “Alzi” chi non conosce quelle cos-c-e. Neppure tu, mia monaca.
Ma non è la Pozzi il suo “pozzo nero”.

Continuiamo nella lista. Durante le riprese di Ronin, fu davvero “sciabola”, samurai senza padrone sì, ma anche “scimitarra” per Charmaine Sinclair.

Al Pacino filmò S1m0ne, pellicola “virtuale”, il nostro Bob, nel frattempo, era più “pragmatico” con Dominique Simone.

 

Ho detto “tutto”.

3) Michael Douglas. Inutile “dilungarsi” sulle sue avventurine sessuali da basic instinct.
La sua è la classica faccia da “culo”.

Fidatevi, volevate il piatto di pastasciutta?
E siete rimasti all’asciutto.

Almeno, i “prosciutti” non mancano mai.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

 

 

Sentimenti contrastanti


29 Jan

L’odio

Sono come Daniel Plainview, ficco romanzi e opere magniloquenti dall’alto del mio potere da Orson Welles che imbastisce regole a fregio della sua mente. Da disprezzare quando mi spruzzo il balsamo sui capelli, “intimandoli” a non mollare le doppie punte d’istituzioni coi coltelli dalla parte del manico, e trasformandomi, in men-He-Man che non si dica, nel Butcher di Gangs of New York. Strafottente, menefreghista e pure fetente. Irrido i bambini, educandoli nella “pedagogia” che illustra già loro, da Max Cady, ogni trucchetto della bugiona che li aspetta, divorandoli con “finezza” se non s’atterranno a piantar i piedi nel “terriccio” di fanghi su massaggi nelle cure termali su escursioni termiche d’umori alternati nei solipsismi a metrica dell’opportunismo ove tirerà il vento. Oggi apatici, domani di meteoropatia, dopo di che, col senno di poi, “poeti” per delle galline da sgozzare con frasi d’accatto(ni) affamati di “profumino” nei giochi “triangolo” annesso amante “bastone fra le ruote” di vitarelle col tovagliolo e la babbuccia d’altre “bimbette” a cui sfoderar l’ebete sorriso color “simpatia, cagami”.

Sì, da anni immemorabili sono questo, tentarono con ogni strategia a “riportarmi”, con le loro naziste deportazioni, nel Tempo ove gli “uccellini” miei s’innamoravano delle gote fanciullesche, porgendo loro delle canzonette per “e-metterlo” fuori dai calzoni.
Ma mal gliene sortì. Sì, il sortilegio della caccia alle streghe si ritorse contro la strega che pianificò, pian pianino, le sue mosse al mio “topo” affabulato nel lupus.

Cominciò una guerra, un assedio mostruoso alla mia persona, “rea” d’aver commesso il “tragico errore” di volermi sperperare nel “papero” coi fumetti della Walt Disney e l’anima Robin Williams, spauracchio per tutti gli Hook. Li e-spugna-i, e continuo a vivere da mugnaio, mentre loro (m)ungono le vacche e mettono il muso se una mula(tta) non s’abbronza di “platinato” attentato alle sue tettine. Tenerini ma, a lavar la testa agli asini, come dice il detto di me a tali “culoni”, si perde solo sapone. Le lancette dell’orologio meritano ore più al quarzo. Ché le quaglie pensino al conguaglio e, appunto, a ragliare. Vanno rastrellati, strozzati e, se non basterà, pure fucilati nel “piumaggio” coi piumini “accaldati” da piccioncini. Sono il cacciatore che fa il Pastore, e predica fra i mendicanti, additandoli con totale sdegno.

Questo è l’odio. Io coltivo l’olio e lo spalmo sul mio corpo per detergerlo dalle impurità di tali porci.

Questo si chiama onestà, e non la corrompo se qualcuno mi urla “Tu stai rompendo!”. Lo rompo di più e gli spacco anche la noce del capocollo.

Paragrafo due per il tre(no):

Malinconia da “idiota” 
(breve e conciso ma “incisivo” di dente per l’azzanno)

Le persone “felici sono delle malelingue che si fissano sulle “pecore nere” (e qui ci riagganciamo alle loro teorie carnali da sodomiti del “versetto di sangue” sopra stante, sotto di loro creperà la loro crapa), e la perseguitano di sospetti per “aspettarlo” al “varco”.

Io non ho questo problema. Io ho già varcato l’Inferno per (sor)montarli col ferro. Sono un montato, indosso un montone e ti son monito se rubi i motorini.
D’altronde, sono “laureato” alla motorizzazione dei miei “vuoti” pneumatici.

Sgommo nel “cazzo da fare”, e mastico le gomme sputandoti la “bolla papale” se t’azzarderai a volermi azzerare, intristendomi nel “socialmente attivo”. Lei è passiva, è una passerottina, a voi scopandola “passa”, a me no.

Ogni Giorno che avanza, “regredisco”.
E d’aria fritta mi nutro, ascoltando i dischi.
Della vostra ernia ed erba cattiva.

La vostra è razza di merda, “contenta”. Io sono il “contentino” del presente a te che te scartai con un “cartone” e, se t’incarterai nelle offese, fesso sarai ancora carta per pulirmi dopo averti pisciato in testa.

Paragrafo “terzino”…

La miglior difesa è la fuga, attacchi e s’attaccano al tram delle fighette per girettini che le insemineranno di girini

Io bacio tutte le rime. Fuga fa rima con figa, assonante l’è FIFA, gioco alla Playstation e non ho bisogno delle stazioni.

Non c’è la trama?
Trama fa il paio con aritmetica. Preferisco l’ermetico.

Pornografia fa rima con FIAT?
No. Infatti, guido il mio manubrio senza di-venire una macchinuccia.
Alle macchinette preferisco Frankie Machine.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

Rambo vs la Tv


28 Jan

Rambo distrusse l’idiozia della televisione italiana, detta anche la “meritocrazia” per la crassa “casta” della borghesia scosciata. Rambo usa lo scotch alle loro bocche “catodiche”

Italia, perché ai Mondiali dovremmo tifare per il tricolore del cazzo?
Per farci i pompini a vicenda?
Sì, Pulp Fiction è un film che andrebbe studiato in ogni minimo fotogramma, ritrae “americanamente” il globo terrestre nel suo casino trash, ove gioca un ruolo dominante proprio l’asservimento alle menti da lobotomizzare ai servizi di falsi idoli, per chiacchiere “discotecare” nei pub e balli twistarelli con l’Uma Thurman di via Canna n. 6 su poppe gonfiate e il John Travolta di Trastevere col sorriso da numero civico di Corso Bettola n. 7imo nano.
Un capolavoro scatologico, che deturpa la scemenza di massa, inoltrandosene in ogni spiraglio da seviziar’ con l’acume, “acmissimo”, d’un Tarantino in stato d’ebbrezze geniali, forse irripetibili.
Quentin sviscerò gli USA alla radice dei loro monopoli al capitalismo più stolto di “frizzante” ebetudine da dormienti ipnotizzati nell’etere a inaridirli e a condurli alla “durezza” del “tenero” scambio vicendevole dei bacetti micini.
Egli rassodò i culetti dei cazzoni, ironizzando di lor stessa “icona” a misura delle stelle e strisce inneggianti al bordello d’esistenze misere che si protraggono, sin allo sfinimento nauseantissimo da mercificati, in dialoghi da bar di minorati mentali nel gonzo lor a “gironzolarsi” i pollici, fra Lebowski in abiti da gangster che, farlocchi, incarnano l’emblema dell’allocco a capo del loro “governo”. All’epoca era Bill Clinton, “pronunciato” presidentello di scandaletti con “Moniche”, nient’affatto monachelle, che si denudavano d’ogni sandalo e si “saldavano” all’abuso “orale” del potere a dettar loro ordini da segretarie in calore d’una vita stampata senza colori. La classica raccomandazione per vizietti da celare dietro il Kennedy “smagliante” di sorriso “brillantone”. Filantropo dei filetti di maialine, e fors’anche pedofilo.
Torniamo ai fatti nostri. Dopo aver assimilato l’esterofilia peggiore, portiamo “avanti” il carrozzone col canone della Rai, ove le conduttrici fan a gara per esibire il lato “b” più scostumato eppur arrapante costumino per l’uomo medio sul divanetto, in brodo di giuggiole a tali giulive.
Le sue “olivine”, dopo frustranti lavori “integrati”, di “interezza” al ragioniere calcolatore del 90-60-90, “irreprensibilmente” si corrodono rosicantissime nel luridone di bifronte videodrome.
Ecco che l’insospettabile anonimo (si) proietta le maggiori fantasie erotiche nel linguino che, intanto, s’ingozza con linguine allo scoglio mentre segue, di seghe appunto, le serpentesche “nudiste” d’isole famose, con una Ventura a tifarne le avventure sulle rocce e il suo sbandierarlo nel “marinaro” con capperi e acciughe.
Non scagliatevi contro Berlusconi. Egli fu solo il progenitore d’un morbo già inestirpabile, “prolungamento” della repressione di massa da sfamare con drivein, oche e Karaoke.
Il teorema pasoliniano di tale sfacelo è ampiamente dimostrato dalle movenze di Fiorello, da Katia Noventa, in-troie-ttata col musicarello del suo steccarino, alle “ospitate” d’una Sabrina Ferilli con “r” romanesca strascicata da matrona all’amatriciana per gli “amatori” dei suoi “stivali” sui(ni) davanzali-balconcini nell’oculare barcollante, “lì” incollato, “appioppato”, polmonarmente indementito dal ben di Dio della bonazzona analfabeta per cui però “inalberarlo”.
Poi, tutto ciò che ci va “didietro”.
L’altra sera, abbiamo assistito alla Pole Dance di Claudia Gerini per i nostri eroi che riusciranno a “entrarle” nel non ti muovere alla Sergio Castellitto? Sergio, sposato-cornific(c)ante alla Mazzantini svenduta su Mondadori per polli Amadori, la carne del Marco Ferreri più Caprioglio, che mai si risparmia, quando n’è “regista”, scene piccantone di tastatine all’attrice di turn… over. Sergio, il pessimo del qualunquismo recitativo dal carisma con “caratura” su viso “pacioso” nel “Ti fotto da volpone”.
Ora basta. Fratelli di glande, amici di merende alla D’Amico, Bianchetti Lorena sempre più per i porcelli coi loro “bianchetti”, un solo mot-t-o contro questi mussoliniani. Siamo o no dei musi gialli?
Sì, indiani, gitani, giapponesi, eschimesi, chimere!
Urge una rivolta!
Pigliate un russo e dategli una penna.
Non russerà più da bell’addormentato, ti spaccherà il facciotto e imbavaglierà questi puttanieri al servizio dello Stato.
Stato di che?

 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

 Lo balliamo strano?

 Allusioni, i doppi sen-s-i, la “sensibilità” dei cretini che applaudono, adocchiano, sbirciano e se le sbriciolano, e la romanaccia fa i conti in tasca coi “fiorellini”.

 

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)