Archive for 2013

“L’ultimo dei Mohicani”, “Fuga per la vittoria”, “Il cattivo tenente”, recensioni


13 May

Vino by GM


13 May

Due bottiglie al sole

due diversi davanzali

sono un po’ graffiate, sì

portano dentro lo stesso vino novello

uguali e diverse allo stesso tempo

portano lo stesso marchio di fabbrica

un giorno, nello stesso vitigno

si sono litigate uno spicchio di sole

sono Anime Sorelle,

e non lo sanno.

La psichiatria è un bluff! Plof!


13 May

Parentesi quadra(ta) ad accerchiare i porci della società “regolare” su diagnosi mie psichiatriche da tre secondi n-etti di taglio inferto ad accigliato immobilizzarli

Vi ho raccontato quando un emerito “psichiatra” bolognese mi sottopose una perizia “massacrante” che massacrai a mo’ e ma-cigno nero della “crocetta” nel suo scarnificato cervelletto d’ipofisi ad asfissia sua?

Bene, un certo Ari… sì, un mezzo ratto, lo trovate nell’albo d’oro dei suoi “curriculum” e anche cunnilingus da far le linguacce a chi non è “scioglilingua” al suo amare le linguine “an(n)ali” dello scoglio delle prostitute “freudizzate” in freddo delinquenziale, “bianco” leccar nell’inguine, volle “castigarmi” per incastonarmi dentro un baratto(lino… non so se di seta o suo assetato maniaco del “sesso”) di psicologia spicciola (sicuramente, “lui” non guadagna pochi spicciolini, essendo “capone” per far lavaggio del cervello a chi pensa coglioncello…).

Le sue domande, con tono “autoritario” da nazista del Quarto Reich, anche le quinte delle “pazienti” a lui meno paziente…

Mi costrinse a rispondere “di getto”, perché altrimenti la sua “macchi(n)a della verità” avrebbe potuto… “scoprirmi” di “maschera”, e poi nessun depot all’oscuro… di violenza mobbing.

1) Mi dica, non lavora, è un disagio nato da quando, e secondo quali circostanze preferì il castello dorato della sua stanza?

– Da quando preferisco il latte parzialmente scremato e non mungere, come lei, le vacche. Il mio “ostello” produce solo artigianato pregiato. Di ottime fatture senza confettini e “confetture”.

Il lavoro è un compromesso per la “pastorizia”, e lei è pastore di “latticini”, bontà delicata alle tettine non succinte ma di ciuccio succhiate.

2) Soprassediamo. Perché non si dà una mossa?

– La Tirabusciò è una che tirò il suo, a me è sempre sembrata Ninetto Davoli. Vada a inculare “omosessualmente” con più classe. Sono un Pasolini, non un ragazzo di vita.

3) Bene, la spedisco in manicomio. Si arrenda, ho carta bianca…

– E come diceva Totò, al suo popò, si pulisca il culo!

Lei ha preso la sua aff(r)ettata decisione. Mi attengo al suo “tenente”. Però, posso farle una domanda a cui deve rispondere istintivamente, non ci pensi troppo altrimenti me n’accorgo che (de)mente, ok?

1) Le sue puttane in quanti quattro e quattr’otto le fotte in varie parti “anatomiche” del biochimico “impastigliarle” con bavetta più bavaglio e bocchino nel buchino?

– Come, prego?

– Ah, è già scaduto un secondo. Ne ha altri due a disposizione e “(de)posizione”, si ricordi che non ci son due puttane senza tre da impostore.

– Come, prego?

– Altro secondo trascorso. Risponda, la prima porcata che le “viene”, forza, “emetta”.
Evacui!

– Non so.

Ecco, la risposta è esatta.

Ha oramai perso il conto delle sue “porcell(an)e”.
Al che, afferrai la “penna” e la inserii “socialmente” dentro…

 

A tutt’oggi, è a Lourdes sperando nella “salvezza” che nessun “Cristo” gli accorderà.

Anzi, i monaci del posto “miracoloso” lo stan “aprendo” ed egli prenderà la corda al cap(pi)o.

 

Invece Io benedico e son nelle acque “maledette” ove tutti gli stronzi faccio a fette, comprese le compagn(i)e di fettuccine al mio (ro)manzo lì galleggiante.

 

In galera, tutti!

Rita Rusic, un culo monumentale!


13 May

Sulle scoregge di Valeria Marini, ci sarebbe da “sindacare” con disgusto e puzzette, su quell’altro culo, da Vittorio, posseduto, potremmo planare in volo di “lucertolina”, ammirando senza dubbio la croata per un orgasmo svastica. Eh sì, Rita, semirussa e semiserba, un po’ seria e un po’ “escoriata” al Sole abbronzante del benedir gli occhietti allupati, si muove brasilera sulla Miami amarena.

Ma pretende gli uomini coi soldoni, “sodi” e tosti, nella “crema” a “bannarla” dentro da bagnanti.

 

 

Notare il marpione che, (di)dietro, sfila il posteriore mentre quello davanti guarda il davanzale.

La zoccola è servita plateale. Di spiaggia “dorata”.

Morando Morandini contro Kevin Costner


13 May

Morando Morandini la smetta di stroncarmi Costner Kevin: a nobilitarlo, basterebbero le sue calzature “Valleverde” da bell’uomo nel “Cantico” alle creature bionde su speroni del “Western” in borghese, mio Morando di lagrime!

Morandini ha sempre nutrito poca simpatia per il grande Kevin.

Più “in là”, sfoglierò per voi alcune sue critiche, anzi una, da poche stellette per lo sceriffo.

Ma, nel frattempo, voglio ringalluzzire i vostri ormoni, cinefili e “incalliti” nel “callo” dei tacchi d’una Donna per la quale spenderei parole e anche il mio “armamentario” di “grilletto” facile.
Codesta si chiama Elvia Giancaterino, giornalista di “Abruzzo nel Mondo”, Lei, “Portale” dal portamento a porgertela con così fantasiosa freschezza oratoria, ah, “orale” nel camminar già arrostita sul mio “abbrustolire”, aizzato come quaglia rosolata d’olio nel massaggiarla “fucilante”.

Recatevi su “YouTube” e digitate la sua nomea, una pantera del Centro-Sud a “orientartelo” nel sapor caraibico, da “carabina”, mediorientale per una Nannini d’occhi neri e “impossibili” come i saraceni.

Donna acida che mi “uccide” nel desiderio per cui la mia “verga” è Giovanni giovanissima.

Malavoglia!”. Maiala a farmi male.

Raramente veste in minigonna,  però di pere attillata in capezzoli prorompenti, mi ruppe anch’ieri nell’autoerotismo “di mani(era)”. Strappai più e più canottiere, dinanzi al suo corpo vigoroso da fiera.

E fu una “cannonata”.

Mentre la notturna Bologna fu invasa da saette con tanto di rane alla Magnolia, io abbaiai da cane per miagolarle il “lamento piovigginoso”:

Elvira, essenza femminea che io venero, adorazione che non attenuo ma me ne invaghisco di erotiche libagioni alla mia carne distrutta, arsa come candelabri nel seno di floridissimo esserne amore assatanato, come spargerle cenere e incendiarla di calore, come voluttà di tutti, eh eh, e il vederla nuda, amata, soggiogandola in gambe melodiche, a collo di sangue da invischiarla in tumescenze articolate, slacciarle ogni orlo e imprimerla ove illimpidisca Lei come la ricordo.

Crollai, a pezzi, precoce d’eiaculazione, soffiandomi un cappuccino della Mezzanotte inoltrata e ancor di Lei “scremata”.  E del mio “mezzo”… “cremoso” non dolce di cioccolata… “calda”.

Ma, dopo esser (s)venuto, mi venne alla mente l’uomo adatto a una così gatta “schiumosa”: Costner Kevin.

Morandini fu un porco a rovinargli la carriera, stigmatizzandolo in recensioni “nostrane” da Pater Noster poco parchi al suo “archetto”.

Sì, se il film non è un melodramma alla Amedeo Nazzari, Morando s’inalbera.

E dire che Kevin ispirò Ligabue di Fandango.

Morando, invece, lo copre di merda e fanghi.

Kevin t’incito alla Revenge! Fai capire al vecchiaccio come si ruba una Stowe Madeleine nel fruscio di gambe orgasmiche da balla coi lupi. Intingi Madeleine sul tuo mohicano di lave “vulcaniche”, suonando la cavalleria pesante di “trombe”.

Open Range, aprila per un fuoco duellante fra le sue cosce “saloon”. Spara più “colpi”, e inarcala come il tuo “dardo” sfrecciante da Robin Hood.
Tu sei un intoccabile, Kevin, ma Lei vuole il “ritocco”. Non sei solo chiacchiere e distintivo, Madeleine lo sa: dietro il doppiopetto, c’è un “indiano” di “reggimenti” per “scalpo” al suo “ardimento” peloso e da “tendine”.

“Sganasciala” in Toro Seduto, è solo una bagascia, attricetta che fece… perché “fotogenica” di figa per “carte igieniche”.
Sì, recita da far… cagare ma, se stimola la diuresi, pur d’espressione immobile è d’ammobiliare di tosto e “legnoso” Kevin “duro”. Little Big Man.

Morando che ne sai della Stowe, tu che stronchi e non lo rendi un “tronchetto?”.

C’è una prateria su cui “affumicarla” e tenderlo, non tenero, per stenderla.

Pigli la “sella” di Kevin cavalcante, e citi altri critici per “smontarlo”.

Ficcati questo Postman in culo:

questo western postatomico, scritto da Eric Roth e Brian Helgeland, è stato un disastro totale per incassi e accoglienze critiche. Insensato ibrido tra Mad Max di Miller e Alba rossa di Milius, seminato di metafore e impregnato di patriottismo, mal recitato (specialmente da K. Costner) e diretto ancor peggio, ha persino un messaggio incorporato: la circolazione delle notizie è alla base dell’idea stessa di democrazia.

Almeno, Kevin ha le “pallottole” per dedicarti le parole che non t’ha detto:

Ti dimenticherai presto di me, vero?
Ogni giorno
.
Morando, lascia stare Kevin, ricordati che è Mr. Brooks.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Superman: L’uomo d’acciaio (2013)
  2. Silverado (1985)
  3. L’uomo del giorno dopo (1997)

Inculata


11 May

L’erotismo vostro di maniera si “accorda” alle mie “buone” maniere di corde ad “ammainarvelo”: tre capolavori in cui il “gallo” canta e crolla di trave(rso), incollando i criminali “a collo” e collare!


Prefazione a non me nell’assuefazione

Vige nel Maestro un’attitudine, un’elevatezza tale da fregarsene dei piccolo borghese che macerò nei più biechi, beceri e “reali” specchi delle loro frustrazioni. Noto, con “piacere”, che tal porcile di cazzari non fa niente per cambiare, ma insiste su una linea ancor più infantile, adocchia addirittura rifacimenti anche di sé pur di non evolversi, aggrappati da quattr’occhi nel mio balenar d’un batter d’occhio ai balenotteri, a cui le diedi e le do, giorno e Notte. Ché a me nessuno le canta, figurarsi le streghe, son io il cacciator di tal megere!

Sto “stempiando” al che, carpendo la mia testa, capii le ragioni pelose della mia anomala alopecia invero virilità di cui, anche tu, che sei omosessuale, ne soff(r)i da (s)pelato, il tuo ciuffo fa “plof” e il lavandino è pieno di peli pubici. Fai schifo!

Sono un pensatore, il cervello si agita e “qualcos’altro” si ferma “seduta stante”, in autoerotismi di “bocca buona”, riflettendo se darmi a una sega o alle motoseghe nella “recisione”. Meglio delle segucce che siete.

Son sempre indeciso sul da farsi, se snodarlo o annodarmi, se impiccarmi o “appiccarlo”.

Invero, raggiante s’offrirebbe volentieri ma le ragazze son come “tira” il vento.
Oggi ti leccano, domani ti succhiano… per rubarti solo le tasche. E fra l’altro non intaschi nulla.

La Nutella consola il “soliloquio”, qui poco Sole. Anche pochi gradi all’ombra, i militari però m’infiammeranno, inculandomi di “baionette” all’ettolitro che fu… “mitragliante”.

Stamane, in ascensore, la signora Bazzaco tese la “mano” da vecchietta per “sciogliersi” ai primi raggi della senile per il giovane da sedurre.

Ma spinsi… “ALT”, fermando il suo rosso bollore in un “Arrivederci” e porta in faccia sullo “bloccarla”.

E coltivai una piantina verde, con fiatone da “scala” e poco calda nel prato estivo ove “estasiarlo” come le api sul mio “miele” dal nettare annesso a quel che, spesso, è (o)messo in quanto provoco l’orticaria solo per una carie che ho ma di carezze non dà, eppur è farfallina per un fallo più “dissanguante”.

Ah, sono una mosca, e col basco vado “camminando” nella mia vasca da bagno. Sciacquandomele a iosa di “paperello”.

Tre film da tenere in auge quando è “in umido”.

Sì, sfiniamo la piccola borghesia che rammenda e rammenta sol la mente che non ebbero. Accusiamoli di (ver)gogna e innalziamoli a salami con tanto macellarli.

Perché contro di me neanche colui che fu.

In quanto Io sono Iddio!

Captain Phillips

Ne “discussi” ieri. Scelta atipica capitar di Capitano su Tom Hanks.

Quando Dustin Hoffman ha il pizzetto “cattivo” che spacca il culo ai veri cattivi dietro una paciosa marea…

Moby Dick, tutte le versioni nel “marino”

A babordo, abbordiamola!

Ci sta come una rosellina.

Tua madre ama il fagiolo del suo covar le uova

“Imperdibile” capolavoro annunciato la cui trama posso anticiparvi:

una vecchiaccia non scopa, suona al vicino ma lui le prepara le strapazzate mentre sua figlia è pazza e vuole le penne all’arrabbiata!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. La chiave (1983)
  2. Porky’s – Questi pazzi pazzi porcelloni (1982)
  3. Il grande Gatsby 3D (2013)

“Osage County”, il Trailer


10 May

 

Be’, Meryl Streep, ancora una volta, possiamo dirle dopo aver visto le prime immagini, entra di nuovo già in corsa per gli Oscar. Ah, “insopportabile”.

 

Da un premio Pulitzer, una storia “country“.

 

La presenza di Sam Shepard fa appunto intravedere, assieme alla fotografia crepuscolare, un po’ troppo forse virata al rossiccio speranza, il fascino “western” delle quieti dopo la tempesta.

 

(Stefano Falotico)

Polifemo by GM


10 May

Polifemo

 

Quando un giorno di fine Marzo, una parola, una frase, un qualcosa che, ad altri può sembrare coincidenza, ti fa crollare addosso quella parete di certezze, come se fosse un muro da abbattere per fare posto ad altro.

.. ..

Ti guardi e pensi all’altro:

lo sconosciuto, il colpevole, il giudicante;

Ulisse, sì, Ulisse, e tu sei Polifemo

Polifemo, nonostante il grande occhio, non vede.

Non vede prima, non vede dopo e non vede durante.

Il suo senso d’elezione è l’udito, e sente sempre dire che il suo cazzo è piccolo e che lui è uno zingaro e sempre lo sarà perché non pulisce la cucina.

.. ..

Polifemo è stato incastrato.

Il suo cazzo eretto davanti alla scena di abuso di minori alla tivù ha smascherato i suoi intenti.

Essere profanato da una pizia della società contemporanea in abiti talari lo manda in orgasmo.

.. ..

Quello che affligge Polifemo è il dubbio.

Talvolta va tranquillo al bar, al mattino, assorto nei suoi pensieri e prende il solito caffè.

Altre volte, legge i fondi di quel caffè e allora ogni cosa assume un significato più grande di lui

E tutto fa parte di un certo qual disegno e la signora incontrata per strada doveva essere lì e quella pubblicità alla tivù alludeva a quella cosa là e tutto è stato scritto, e tutto è già stato detto e tu,

Polifemo, non sei che una pedina dalle prevedibili reazioni.

Pesce rosso nell’acquario, fatti un giro, e dimentica, dimentica la tua condanna, fino alla prossima ferale coincidenza.

(Giulia M.)

Requiescat: Indagine sulle morti di Cajkovskij, recensioni


10 May

La misteriosa morte del celebre compositore russo è un argomento su cui i diversi media si sono cimentati con esiti alterni: questo più che apprezzabile lavoro si colloca sulla medesima scia di inchiesta, fornendo non un punto di vista definitivo bensì tre “verità”, diverse e ugualmente plausibili. Come in una sorta di Processo kafkiano, un oscuro giudice interroga i testimoni più attendibili sulla vicenda, la cui ricostruzione risulta complicata proprio a causa delle loro parole così contraddittorie, che aprono squarci inquietanti nella vita del musicista.
L’intero cast – sia tecnico, che artistico – mostra un notevole impegno nel tentativo di penetrare l’anima, di certo tormentata, di questo autentico e rivoluzionario genio musicale.
Particolarmente significative le interpretazioni di Valerio Vannini e Stefano Falotico: il primo, nei panni di Modest Cajkovskij, nonostante qualche incertezza nella pronuncia riesce comunque a rendere lo spirito di questo personaggio, vissuto quasi sempre all’ombra del ben più famoso e dotato fratello; l’altro, celato dietro un mascheramento degno dell’ipotetico e misterioso committente del Requiem mozartiano, come un novello epigono vocale di Carmelo Bene e Gianni Musy interroga non per giudicare, ma con il preciso scopo di seminare dubbi.

Firmata Leo Maltin

 

Pëtr Il’ic Cajkovskij è stato uno dei più notevoli compositori russi e uno dei grandi della musica di ogni tempo. Visse tra il 1840 e il 1893, un’esistenza quindi tutt’altro che lunga eppure travagliata: il trauma per la morte della amatissima madre, un animo inquieto scosso da amori discontinui e scandalosi, e  una grande protettrice, Nadežda von Meck, più anziana di lui di nove anni.

Con Madame von Meck instaurò un rapporto giocato sul filo dell’ambiguità, talmente particolare da attirare l’attenzione di Ken Russell che ne trasse un film, L’altra faccia dell’amore (The Music Lovers, 1970), la cui sceneggiatura si basava su un romanzo scritto da una discendente della von Meck assieme a una giornalista americana, e nel quale le parti dei protagonisti erano affidate a Richard Chamberlain e Glenda Jackson.

Cajkovskij morì in circostanze mai del tutto chiarite, la causa ufficiale venne attribuita a un attacco di colera ma parecchi dubbi circolarono subito, a partire dal fatto che tale patologia, assai diffusa tra i poveri, era invece rarissima negli ambienti aristocratici e alto-borghesi cui il musicista apparteneva.

Si è parlato, come spiegazione alternativa, di un suicidio d’onore imposto al musicista da un giurì a causa della relazione che questi avrebbe intrattenuto con un giovane rampollo del casato degli Stenbok-Fermor .

Proprio la ricerca di chiarezza nelle cause di questa morte, inspiegabile sotto molti aspetti, è alla base di questo eccellente corto, realizzato da Alberto Luchetti e Ottavio Plini.

Cajkovskij, ben interpretato da Giacomo Beria, interrogato da un oscuro inquisitore (cui presta la voce, dai toni inquietanti, Stefano Falotico), assiste alla ricostruzione della sua morte attraverso la commemorazione di tre diversi testimoni.

L’uso di toni scuri e il sottofondo musicale affidato alle note romantiche e malinconiche della musica del grande compositore russorisultano davvero efficaci nel costruire una atmosfera di dipartita, quasi come un pittore romantico (e il romanticismo – certo non a caso – è la corrente artistica cui viene sovente inserita l’opera di Cajkovskij) che con le giuste pennellate riesce a creare un quadro dalle tinte gotiche.

Toni gotici spazzati comunque via in un finale in cui il protagonista afferma con vigore l’essenza più profonda delle sue composizioni e della sua musica.

Interessante la costruzione della vicenda sotto forma di un processo inquisitorio, richiama alla mente il Tornatore di Una Pura Formalità.

Consentitemi di porre l’accento sulla figura del fratello del protagonista, Modest Il’ic, impersonato da Valerio Vannini, autore di una interpretazione davvero sentita. L’attore fiorentino rende in maniera convincente la sofferenza provata per la morte del fratello, cui era legato da un sincero affetto, che si intuisce profonda al di là dei modi sobri e formali propri di un appartenente all’alta borghesia ottocentesca.

Opera pregevole di cui si consiglia la visione.

Firmata GIANNISV66

 

 

“Gravity”, Official Teaser Trailer


10 May

Genius-Pop

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