Archive for 2013

Nelson Mandela è morto, la gente occidentale andrà a vedere “The Lone Ranger”, stronzata universale del Depp che fu


03 Jul

Mandela Day. La canzone? Sì, passerà in tutte le radio per circa due mesi per arricchire le biografie scritte di getto dai ghost writer sul leader sudafricano deceduto. Poi, dimenticheranno il (com)pianto tutto e gireranno altri mondiali, omologati filmacci, spacciandoli per ecumenici

Voltiamo pagina, torciamo il braccio a Depp

Johnny Depp è meno “bravo” di Nic Cage? Dentro le virgolette troverete l’applauso alla vostra guancia! Scrosciante! A doppi palmi sberla!

Prefazione “normale”, senza grassetto, neretti, corsivi e corsetti, una corsetta e una “giostra volante” al suo cinquantenne: ritratto dell’erede di Marlon Brando, prima che si rincoglionisse d’antipatico nonostante incasserà di simpatico, pasciuto nel blockbuster. Bloccatelo, prima che si possa perdere. Non perire, Johnny! Chiamate l’ambulanza, ha la crisi cardiaca da “I soldi gli escon anche dai ventricoli”. No, hanno sventrato Johnny, e Johnny s’è svenduto. Sto (s)venendo! Ah, non respiro!
Occorrono le flebo. Sta andando. Una volta dichiarato grande, ha mollato di brutto eppure è sempre belloccio! Dovete salvarlo!
Ah, cazzo. Ventilai che Johnny sarebbe arrivato a necessitare della respirazione bocca a bocca molti anni or sono del suo “didietro”. Soffrirà, fra un po’, d’aerofagia? Ah, è sempre stato un culone Johnny. Mica come voi, emulatori e cloni! Siete dei clown!

Prima che si “sputtanasse” con la Disney, amai Johnny Depp nel gotico suo più dark, ma il Tempo ha reciso il mito nelle forbici… di Edward? No, oggi Depp naviga di pepite dopo un trentennio circa di film da “zingaro”. Ah, combatteva in Cinema di qualità, mentre adesso la fiacca batte ma il suo conto in banca è imbattibile.
Per guadagnare la pagnotta, si mangian anche solo fagioli ma, ottenuta la celebrità da “noti”, la nottata è verde dollarone a sbiancare i poveretti che credono nella Trinità. Tagliategli le palle, questo Depp è da censurare!

Terence Hill dei tempi d’oro. Picchiali!

Vedevi Depp nel Kusturica “indie”, fra cineasti taglienti e brave, scavati nella sua anima bruciante d’attor di razza. Purosangue cavallo pregiato, unicorno bellissimo, sensualità debordante, s’è oramai ridotto a lauti assegni e già “rassegnato” nel “Finché mi paga così Jerry Bruckheimer, perché impegnarmi più di tanto?”.

Un altro film da “grandi magazzini” (come canta la strofa… per grandi e per piccini…), esportato in modo interplanetario per incassi galattici. Lo stellar carisma dell’indiano, appunto, con lo sceriffo solitario dopo le avventure nei Caraibi da pirata.
Lì era caricaturale e “sbilenco”, una forza nel claudicante d’occhiolino torvo spadaccino, qui è semi-“mascarato” da “pezzato” su torso nudista da “Visto? Reggo l’età, io rimpinguo i soldi ma son ancora magro più di voi con la pancia piena”.

Come dico io, chi non lavora ma è attore, più guadagna alla faccia dei fessi. Già, riempite le tasche dei “potenti” e poi dovete curarvi dall’impotenza. I pantaloni van stretti, al large sarai di nato con la camicia ma ora di maniche corte? Non perché è Estate, ma perché ti s’è ristretto versione “minuscola” dell’importante muscolo. Tu dai a “lui”, e il “tuo” non si sviluppa. Datti alle scialuppe, più che una cannuccia da granita, prevedo grandine sotto gli “ombrelloni”.
La donnicciola ha troppo caldo. Allora, scopasse la medusa al largo. Quella appioppa e col vento a prua odia però le ammuffite prugne. Sì, la medusa è pungente. Se non v’accontentate, danno ancora La Piovra, il “Placido” mediterraneo. Michele era rassicurante, il duro italico del maschio verace. Ah, faceva sesso. Espressivo come un sasso, dialettale nel comune volgo, piacione quando il nostro femminil Stivale adorava gli uomini rasati ma profumo non devi chiedere mai.

Ah, le donne… si dichiarano ancora fervide ammiratrici di Al Pacino. Ma guarda Omar quant’è bello, ispira tanto sentimento… Totò? No, meglio mangiare uno “scarafaggio” che bersi queste annacquate Pfeiffer da “ferri corti”. Un Tempo, Michelle mi piaceva, era un’algida bionda che stimolava l’uccello “volante”. Incontinenza da sogni sessuali intercontinentali. Oggi, anche Lei lecca solo i gelati Algida, il marito però l’è “fondente”. Insomma, non confondetemi con le “mass(ai)e”. Da cui il film The Family di Besson. Non avremo Alfredo ma un Bob scorsesiano di Capone alla De Palma.

Mah. Preferisco un “affogato” all’amarezza del “chocolat”.
Se codeste galline rompono, uno scarface appunto di “amore livido sfacciato untouchable e Carlito, basta carini”. Sono il paniere. Il funny games alle uova. Ecco, a ben vedere, il primo “cedimento” avvenne proprio con Juliette Binoche. Quel film è una ruffiana pasticceria pubblicitaria del messaggio subliminale.
Osservate la locandina. Juliette “imbocca” il Depp e il Johnny la guarda con far “delicato” per infilarglielo nell’inguine “di sottecchi”. Mah, dal profilo delle loro iridi “addolciti”, pare che da un momento all’altro possano “incarnarsi” in un porno. Combaciano per la scopatona del dietro le quinte formato extra.
Sì, nel gioco della seduzione, lo Sguardo alla Depp è tutto. Depp ha gli occhi dell’impossibile ma “Da possedere”. E Johnny vi ficca nei sederini. Basta che alzi le sopracciglia e la donna si bagna, nascondendo l’eccitazione alzata per “a novanta” gradi. Oculari? No, da sbattimi centrifuga, la lavatrice smacchierà la fede nuziale.
Non parlo solo delle sue relazioni famose, in tempi non sospetti d’interprete “affamato”. Quindi della Winona Ryder e bona combriccola. Mi riferisco alla forza “penetrante” del suo bello col look “trascurato” in-colto eppur da oscurar a luci rosse.
Depp, il fascino di chi fu anche chitarrista per gli Oasis, “sporco” da catarro chic. Quando il performer è rock alternativo.

Sì, le donne vanno tutt’ora matte per il Depp. Già, se volete conquistarle, affidatevi a un disegnatore delle riproduzioni topografiche per il vostro “ritratto” da tope figone con contorni sfigati da lettori del “Topolino”.
Il disegnatore cesellerà una Gioconda uguale al Depp, da proporre nelle chat erotiche come falso profilo in mancanza di cartucce e di carta igienica dopo tanta masturbazione. Una papera la troverete. Attenti però a Zio Paperone. Quello è come Berlusconi. Si finge benefattore ma vuole solo che farsele in vasca di gettoni.

Sì, come Uomo non si discute mai il nostro Depp. Come attore, sta inanellando una serie di puttan(at)e. Oltre ad Amber Heard che, a giudicare dalle interviste, mi sembra Jo SquilloOltre alle gambe, c’è di più?
Mah, io vedo sinceramente solo due da calci nel culo. Anche se una botta potrebbe starci. A entrambi? Sì, da ambo le parti, Amber è bambola. E giocan di “carambole”.

Avete riso? No? La mia “battuta” è sempre meglio del Depp che oggi dovrebbe far ridere nel suo voler unire il talento al divertimento. Tanto per far contento il Depp, va detto questo: la botte è piena se la moglie è ubriaca? No, non sono ancora sposi. Ubriachi da “coglioni” sì, invece. I coglioni del Depp nelle vostre teste di cazzo.

E con questa andate proprio tutti in quel posto.

Fra il Depp odierno e il Nic Cage ancora “australopiteco”, scelgo il Cage. Tanto, se dobbiamo regredire, almeno imbarbariamoci al peggio.

O no? Sì, Big Jim va con Barbie. La scimmia va con una che mastica le gomme del pneumatico, il gorilla è messo a pecorina. Il buttafuori le prende dal nerd veloce di sparatutti della Playstation.

Il barbone va con le barbabietole e la barbetta di Depp concupiesce l’umanità buonista e “depilata”.
Forza, idioti. Pilates, patatine, sciocchine e peperine. Soprattutto da me palate!

Io rassodo i vostri glutei. Io sono il tonificante alle s-chiappe!

Ah ah!

Insomma, Nelson Mandela ha fatto tanto per sbloccare le mentalità razziste e voi avete distrutto da piattezza globalizzata.

Complimenti. Mi raccomando. Eleggete Rocco Siffredi a nuovo Presidente africano e abbiamo completato questo Mondo ancora (s)proporzionato.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Lone Ranger (2013)
  2. Rocky IV (1985)
  3. Blow (2001)
  4. Chocolat (2000)
  5. Invictus. L’invincibile (2009)
  6. Donnie Brasco (1997)
  7. Ed Wood (1995)

Sono Frank Sinatra o siete anatre?


02 Jul

La Donna a umanità credo sia all’origine del mio colorito pallido, ed è per questo che alle smancerie preferisco l’emaciato senza “violacea”. Sì, sono allergico alle graminacee ma…

mangio la gramigna, metto su qualche grammo, ci sta anche la birra sulla pizza in faccia, infiacchito batto tutte le (s)chiappe.
E “stappo”, essendo molti strappi al mio topo che ama le tope ma di topaia è onomatopeico di abbaio. Bau bau, e loro miagolano coi lupi!

Una delle giornate più deprimenti del mio alterato stato umorale. Ho urlato nel chiasso collettivo ma nessuno ha udito perché son sempre a pranzo spaparanzati nel gabinetto con quel cesso della segretaria. Ah, questi colletti bianchi. Son da bavagli e da sottomesse di gambe “apparecchiate” che ragliano mentre sgambettano di tradimenti “sghembi”.
Ella è “cappuccino” a tutte le cappelle e il maccherone frustrato, all’arrabbiata, zucchera per poi amareggiarlo quando dall’amplesso canino s’abbandona per la “Pubblicità progresso”. Lascivo… il segno, il seggiolin elettorale della carina “sedentaria”.
“Tonificata” di tornito “rassodare”. Ah, come suda il capoufficio.
Ah, quest’esistenza è una schifezza. Si litiga, s’è ligi al dovere solo quando son io a ordinare la frutta. Mi rubano il primo, il secondo e anche il “tiramisù”. Per fortuna, ho la mia banana. La mensa piange, il piatto d’argento della vendetta?
E come si fa? Non c’è neanche quello d’argilla. Ah, per arrivare “secondi” di podio, il podismo è fatica. Ma quali fighe! Ho altro a cui pen(s)are!
Sì, donna pubica, lusingata dalle “meringhe” ed “erigente” avvocatessa d’arringa. “Tutti” in righello (o)metti e tu t’arroghi la ruga nella depilazione pelo contro pelo con tanto di trasparenze vedo-non vedo nella tonaca pruriginosa ma “dotta” in Giurisprudenza. Ma quale verdetto. Come ti sei permessa? No! La galera è meglio di queste gonnelle al mio “gabbiano”. Va la passera, finta solitaria, a un altro la dà, a te passerà? E chi lo sa? Chi la conosce quella coscia? Il direttore è megagalattico e fin sopra se n’allatta di pastorizia. Dicesi caffè “macchiato” di cornetti alla moglie. Consorte che insegna ai pargoli ad amar con “classe”.
Mentre il marito “inforna” il maritozzo e, tosto tosto, testa i testicoli nelle code della “permanente”, sciacquando di shampoo ed effervescenti schizzi del fegato corrotto.
Corruzione!

Ognuna è libera di “fare”… quello… che vuole. Siamo in Italia, il moralismo è un mostro imbattibile. Tutte santarelline ma poi scopri che hanno dieci amanti di “Destra” e a manca di manico con Lega del ce l’abbiamo duro!
Che cosa? L’uccello? No, il culo loro prima di conoscermi.

Io a questi scoscio e di spaccata incrociata rompo d’acciaio contundente. Tremano e a puttane vanno. Di vacca in vacca, io dico “Vaffanculo!”.

Entro in un bar, ficco la crema pasticcera e pastrocchio le occhiaie della gastroenterologa che di bocche abbocca nel leccar il dottore nello “YouTube” digerente su risate da mal di panc(i)a.

Panchinari, è ora di sfacchinare. Questa è farina del nostro sacco, tu di merda “saccente” dovrai sgobbare. Altro che gobbi, prendiamo la giornalista, le solleviam la gonna e deve fissare il gobbo con buona “suzione”.
Ah, le dizioni. Addendi, deficienti da calcoli renali nell’algebra glabra di rasatura “posata” ma poco a spos(s)arle, ecco l’Uomo che se ne frega e spupazza in quanto Pippo.

Alziamo la voce, accentuiamo, eccitati siam acidi.

Mortacci tua! Ecco l’accidia che t’accid’.
Se ciò che ho scritto ti par una stronzata, tu sei stronzo e basta(rdo)!

E ricordate: accattare i miei libri e attaccare al muro chi millanta ma è invero già a novanta!

Guarda come “sventola”. Altro che sberle. E crisi passeggere. I passeggeri son pregati di far posto al comandante che desidera l’hostess “in volo” a schiantarla. Ha il panico dopo tante “crociere”.

Aiuto! Si salvi chi può! Saltiam dall’aeroplano. Cazzo, oh, stiamo volando bassi con questa cazzata. Allora, mettiamo i piedi per Terra. Dunque, impegnatevi a scrivere alto(piani).

Ah ah!

Io non cambio opinione! Questo Settentrione malato di prosciutti che mette a cuccia… da me sarà solo che sodomizzato con tanto di banda e aspirarli a mo’ di cannuccia! Da cani gemeranno, in ginocchio imploreranno, la pietà è un mio “sentimento” che l’innato romanticismo di cui son fiero s’oppone e platealmente dichiara: “Evviva il mio stare al Mondo”.

Io disserto d’Arte, tu accusi di sfighe e plagi, animale! Da me solo che “discoteche” ai tuoi neuroni. E impazzendo… oh oh sale la montagna russa del mio in cima contemplare. Don Chisciotte. Basta coi discoli!

Se mi va, eremita sono. Tu critichi, tu deridi, da me una museruola e vedrai come la lingua “canterà”.

Io credo nei valori e tu li deturpasti per ambizioni becere da trombatore. E io ti ficco la trombetta lì, mio trombon’.

Con fanfara e “obbligo” ai tuoi oboli. Denunciami e tornerò Annunciazione! Oblio! Oh, mio Dio!

Della tua vita falsamente “onesta”, mi son stancato. Guido il carro a tutt’andare. E viaggio mentre ti cago da piccione viaggiatore, appunto.

Ecco il mio puntino. Ecco il mio paletto. Ecco voi polli da me ammaestrati stavolta come bestie.

Soma(ri). Dammi dei cazzi “amari”, e t’afferro dalle tue marine onde bisonte, ove t’accoppi in apnea, da me solo che “pene”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Chi dice donna dice donna (1976)
  2. E.L.i.S.A. – Amore, Zombie e Panini al Tonno (2012)
  3. Benvenuti a Zombieland (2009)

Che vuoi?


30 Jun

Quando mi guardo allo specchio, so di essere nel ve(t)ro della giusta riflessione. Quando rovescio la “medaglia” ai “valori”, so che i “giusti”, d’occhi vitrei, vollero sventrarmi…

E, al vetriolo, rido mortificato delle loro risa.

Lo so, la mia “antipatia” per certa gente è evidente. Anziché affievolirla, la rafforzo di tempie. E sarò sempre nell’arena dei combattenti, a differenza di chi prima offende, ritrae la mano del suo “pennellino” a dipingerti perdente, quindi accusa se vien minato nella casina.

Ah, dei loro casini e delle matrone del bordello… io me ne infischio, “soggiacendo” d’apparenza in un’entità anonima. Ché anodino è sol colui che troppo sente in tal umanità di demenza.
Armati “coraggiosi”, i villani son (ama)tori nelle ville e incitano alle rivolte. Quando loro, di rivincite, son “coscienti” quanto la “pienezza” dei cessi nelle “tavolozze”. Che razza e che oscenità! Le tavole han imbandito e discriminano sol che i lor “banditi”.
Mettendo al bando chi si schiera a difesa delle libere e librate giovinezze, per questi non v’è eccezione alla regola ma accentuano le “secrezioni” della disumanissima selezione.
Scegliendo “affini(tà)” per scibile costruito a tavolino, leggiucchiano e si spacciano da intellettuali quando, alla meno e pessimi, son i primi pedestri degli strafalcioni. La tua Laurea mi pulisce il deretano, mio professore che tanto le incarti. Ah, tutti incanti e la tua signora canta bianchissima! Lercia sin al midollo spinale, tu, medico che sproni le palle per una generazione di pallose diottrie. Ma quale forza di spinaci! Ecco la mia dottrina. Aspirerai di botte e placherai la tua finta brillantezza con aspirina al peperone. E il mio muscolo pomperà meglio. Infilato ove sei imbucato di bugie.
Eh sì, falcian ed estirpano l’erba… “cattiva”, coltivando l’orto che non voglion sia calpestato dagli orsi.
Orsacchiotte son le lor donnicciole, si (s)creman in futili amor proprio che del vero amore han perduto il sen(n)o. Ma gli altri, i grandi, siam asini a tali “disciplinati” che tanto vorrebbero noi piangessimo. Inchinati mai saremo canzonette di Sanremo ma non “salimmo” per colpa dei loro microfoni distorti nella distonica massa trasmessa “radioattiva”.

Rettili, oh miei serpenti, da domani in guerra. Attanagliaste, e noi sfoderiamo gli artigli, non badando se ora tu sarai tagliato a feto. Basta coi Cesaroni! Ecco il cesareo. Noi siam di risorse aurei. Basta con le aureole. Insurrezione. Risorgiamo. Insorgete. Educande della “buona” borghesia, basta propinarci la linguaccia se oriniamo fuori dal vaso dei vostri “fiori”… all’occhiolino maliziosetto. Alle tue smorfie, preferiamo un amorfo al morto che è solo moina. Sol(itudin)e!
Di sesso in scatola vi condite col prezzemolo, miei pezzenti. Noi non ci venderemo a tali (dis)prezzi. Pezzati, forse, ma non da Max Pezzali.
Siamo sì al “minimo” e quindi convulsioni nella vostra, certo, confusione. Ma quali cerotti! Noi vogliam ferirvi nella cer(nier)a, non abbocchiamo più, sbocciati non vi sfiorirete né forati siam da nazisti fori della solita forca, miei porci.
Affiorati siam qua, qual fastidio e irritazione vi dà? Un po’ di nostro germogliar e v’arricciate come foglie secche, ché agogna(s)te il nostro eterno Autunno? Noi siam tonni, noi ci torniamo nella donna tua desiderata e di sedere tonificato.
Con tanto di tua pancetta affumicata. Ce le fumiamo, siamo una fiumana. Menateci e, sommergibili, rispunteremo a galla da bo(i)a. Bestemmiare non devi, mio “amico” infedele. Ti sono diga e ti rubo la figa. Che frigni? Il fazzoletto non può contenere un incontinente.
Qui, s’erge l’Uomo eretto e di sapienza non più tuo schiavo, ah ah saccente. I puntini sulle i son mio “neo” da appuntarti la “stella”, caro oste. E alle ostriche preferisco tante “bamboline” come la matriosca.
Quante ochette tu bagni nel laghetto stagnante. Non rammaricarti se non ci lagniamo. Siam caldi anche senza la tua lan(d)a.

Firmato una testa di cazzo. Sì, mi mostro Uomo e non da mostri nascondo il frutto…

Che non parla di attori meno belli di me.

(Stefano Falotico)

Cobra Sylvester Stallone e versione falò della vita. Sono cazzi! Muore Margherita Hack, il Mondo universalmente va in vacca!


29 Jun

Come Cobra Stallone, sviscero i criminali dell’etere e i falsi imbonitori che si “prodigano” per il “sociale”, quindi scaravento i gossipari con botte da orbi(tarne), in quanto arbitro delle (dis)pute!

Sì, è morta Margherita Hack, famosa “freak” a cui Riccardo Cocciante dedicò tale strofa:

Io non posso stare fermo
con le mani nelle mani,
tante cose devo fare
prima che venga domani…
E se lei già sta dormendo
io non posso riposare,
farò in modo che al risveglio
non mi possa più scordare.

Perché questa lunga notte
non sia nera più del nero,
fatti grande, dolce Luna,
e riempi il cielo intero…
E perché quel suo sorriso
possa ritornare ancora,
splendi Sole domattina
come non hai fatto ancora

Perché io da quella “sega” non ho fatto più l’amore senza la pizza capricciosa della tua costellazione poco da stalloni!

Sì, Margherita è deceduta dopo una vita sacrificata al vivere fra le nuvole. Poco goduta, ma comunque da osservatorio astronomico.

A parte gli scherzi e l’ironia terra terra… qui Apollo, siamo su Marte, arrivederci umanità di marziani, vogliamo alienarci, voi allunatevi con le “solarità” della fantascienza frivola di James Cameron, co-pilota dammi un’elica e volerò drogato di sogni artificiali nel planare sull’erba… d’una civiltà più rigogliosa.

Sì, sono un extraterrestre, ma Margherita non ebbe una vita da quadrifoglio. Molti fogli protocolli sulle teorie derivate dalla relatività di Einstein ma non tanto “massa per accelerazione di gravità” a ingollarla “tettonica” come il missile “innalzato”.

«La conoscenza scientifica rende liberi, ci sottrae dall’angoscia, ci svincola da dogmi e pregiudizi religiosi. Dal terrore che i nostri antenati provavano davanti a fenomeni naturali inusuali, quali l’apparizione di una cometa, un’eclissi di Luna o peggio ancora di Sole» (Margherita Hack)

Mah, troppo sperare nella chimera, rende la donna una cometa passeggera e poco passerona.
Questa è la mia teoria.

Sono immorale? Sì. Margherita era una Donna vera. Non come le troie odierne. Tutte laureate di raccomandazioni e piazzate di razzo del cazzone (b)ricconcello.

Io vado umorale così. Meglio di questi furfanti che vi rifilano patacche e si fan soldi alle vostre (s)palle.

Il primo della lista nera è the most famous critic in the world, Diprè Andrea, professore-avvocato a cui manca solo l’appellativo di Nobel per la Pace e abbiamo completato l’incessante suo incensarsi di “onorificenze” fals(ari)e come la creduloneria della superstizione. Ah, popolino, oppio e Andrea ha sol che occhi per voi. Come no!

Fortunatamente, in quest’umanità che abbocca a tutto, io son “sboccato” e mi posso permettere di bocciare da grande Lebowski. Io prendo i tuoi birilli, con finte ti ubriaco, e da brillo crolli.
Talvolta, anch’io barcollai, ma beverò sempre a collo. Se non ti aggrada, non sbavare ché il tuo bavero è mio paperino.

Da “Rolling Stone”, piglio i suoi testicoli al balzo e gli strappo la cravatta da fighettino!

Signori, ecco Diprè, l’uomo che ci mancava

Finalmente la politica ha trovato l’uomo giusto, l’utopia che diventa realtà. Tradotto: Aiutoooo! Arrivano i mostri…

Di Luka Pakarov

I casi umani ci interessano. I casi umani ben riusciti dovrebbero interessare tutti quanti. Quello di cui vi parleremo oggi non è troppo conosciuto anche se, come si dice, sta spopolando su YouTube. A me è stato segnalato su Facebook da una lettrice di RS e all’inizio ho preso il soggetto un po’ sottogamba, non avendone subito riconosciuto le potenzialità. È un critico d’arte con il vizietto della politica che ha trovato il modo per guadagnarsi da vivere. Nel suo ultimo comunicato ci dice che vuole risanare il Paese, non ci spiega come, ma non importa, lo compriamo a scatola chiusa. Ah no cari miei, troppo facile, non è il sublime Vittorio Sgarbi che a confronto sembra un agnellino, ma di un suo clone incensato di puro manierismo. La cellula impazzita di un voluttuoso organismo posseduto dal delirio di onnipotenza e da narcisistica malvagità. Si chiama Andrea Diprè. E vi prego di tenere a mente questo nome; negli anni a venire sentirete parlare di lui, nel bene (niente) o nel male (ipotizzabile molto). Questo pezzo e la nostra attenzione nei suoi confronti scoprirete che sono meritati, sul campo. Qualcuno criticherà che portarlo alle cronache significa fare il suo gioco, ma si può fare a meno di un bocconcino così delizioso? D’altronde, nel mondo, non sta succedendo niente di eccezionale.

La cosa migliore, prima di continuare, è di guardare almeno un video di quelli caricati qui sotto per capire che non si tratta di un fake, ma di una forza della natura, del figlio di puttana numero uno, dell’uomo qualunque con cui vorreste litigare ad un semaforo – armati – ma di cui mai, e ripeto mai, vorreste incrociare lo sguardo in un’aula di tribunale. Il suo affilato eloquio vi distruggerebbe. Certo, per un’aurea più mitologica, avremmo preferito che fosse un ologramma inviato dai Visitors, eppure in un periodo della sua vita si è limitato a dichiararsi figlio dello Sgarbi nazionale (come se fosse un buon lignaggio).

Di professione critico d’arte, o almeno così dice, finito anche a Mi manda Rai Tre per aver ripulito il portafogli di diversi artisti della porta accanto, dopo mille promesse ed essersi fatto consegnare assegni postdatati con la garanzia di non riscuoterli (ma che cazzo!), ha esposto davanti le telecamere di Sky la peggiore immondizia non quotata, opere di patetici creduloni che, pagando di loro tasca cifre esorbitanti per lo spazio concessogli, vengono ricoperti di elogi come se in ogni caso, finalmente, Diprè avesse scoperto il nuovo Francis Bacon de noatri. Allo stesso anchorman spesso sfugge un sorriso, a fianco gli artisti, ometti fissi, bianchi, spaesati, praticamente decapitati, che forse hanno capito troppo tardi in quale guaio si sono cacciati.
Paniccia, l’artista Osvaldo Paniccia (Dio ti abbia in gloria buon uomo), con molta probabilità si è allontanato dal tubo dell’ossigeno un secondo prima che la banda Diprè suonasse il campanello. Un particolare: quando il Paniccia dice che l’arte è piena d’imbroglioni, Diprè scoppia a ridere.
Oppure il Neanderthal Virgilio Cera che ha scoperto il volto di donna su un tronco mentre tagliava la legna: valore del pezzo da lui stimato, un milione di euro. Diprè si limita a ridimensionarlo paragonandolo a L’urlo di Munch. Vi consiglio vivamente anche il massimo pervertito, il pittore Giacomo De Michelis. Sullo sfondo le carte da parati, i ninnoli, la credenza, il divano, l’abatjour, le tende spiegazzate, gli oggetti di una qualsiasi misera quotidianità sovraesposta dalla luce di un faretto, che riescono (e a questo a Diprè dobbiamo essere grati), dopo lo sbellicarsi iniziale, a scavare un precipizio dentro di noi, in cui buttarci. Esiste una tristezza nascosta in tutte le riprese che è peggio di una malattia venerea, che te la ritrovi dopo, esattamente un secondo dopo che cominci a rifletterci. Perché gli uomini innocenti, quelli più stupidi e bigotti, ma pur sempre nobilmente aggrappati a un sogno (ah sognare l’Arte! In quanti siamo cascati nel suo ipocrita riscatto!), quando vengono scherniti ed ingannati, irraggiano un’immagine dannatamente dolorosa. Provare pietà non è assolutamente piacevole. Su Youtube troverete un’infinità di mostri osannati e derisi dal “the most famous art critic in the world” (così recita il suo sito).

Le pittrici, invece, di solito sono svestite, dicono frasi senza senso, onnubilate dall’ispirazione, sono provocanti e volgari, certe volte sembra la diretta da un night di provincia, la maggiorata Paola Poliseno (!!) discetta con gli extraterrestri e ci promette che presto verranno a tagliarci le palle (sic), poi ci racconta di quando ha fatto sesso con gli alieni, un’altra, la massima avanguardia artistica, Angela Demony, desidererebbe castrare tutti i suoi schiavi che Diprè, in un’eccellente prova di ermeneutica, interpreta come la dimensione esclusiva dell’arte. Potete giurarci, più di una persona, dopo l’ennesimo deprimente percorso ufficio-metro-casa sotto la pioggia, in quelle sere ipnotiche e solitarie, corrose da televisione e birra, vi si sarà masturbato (immaginatevi eiaculare con l’immagine di Diprè negli occhi quali dinamiche sessuali intrinseche può produrre). Sul campo di battaglia, fuori del pubblico che se la ride o si masturba o lo maledice, rimangono le vittime non troppo coscienti di un ecosistema predone che si accapiglia per insinuare la rassicurante ipotesi che tutti ce la possono fare. Ciò che veramente preoccupa è che, dopo averlo incontrato, qualcuno avrà orientato le proprie ossessioni verso altri lidi, probabilmente inscritti nel codice penale.
Uufff, scusate, uno prova ad essere serio ma dopo aver visionato tanti video ti si spaccano gli addominali, altro che palestra, ammetto che ho addirittura organizzato una serata con amici per gustarceli. Credo che quello più sfatto abbia anche provato a telefonargli.

A Diprè piace la fica, a Diprè interessa il soldo. Andrea Diprè non se la passa male, è un ottimo rappresentante del nostro secolo tanto che, ci crediate o meno, ha diversi estimatori. Egli (un po’ sulla falsariga del nostro ex Presidente del Consiglio) riesce ad esaltare l’immoralità, la mancanza di scrupoli e di stile fino a farla diventare una convincente rappresentazione, una forma di ribellione facilmente usufruibile, alla portata di tutti, in quanto senza veli e spocchiosa, la stessa a cui, magari segretamente, aspirano i suoi spettatori che per questo, seguendo le gesta del critico, si sentono anch’essi ribelli. Cioè quando ti senti dire: “è un grande, Diprè c’ha capito tutto”. Tale adesione ai non valori dei maestri del vuoto, in una società massificata, è il metodo borderline per identificarsi senza operare nessuno sforzo di comprendonio, proprio come richiesto dalla società di massa. In altre parole sono fenomeni necessari che non escono dalla desolante bolla d’indifferenza in cui il consumismo ci fa galleggiare.

Vabbè, pardon, bando alle ciance. La domanda che ci martella però è sempre la stessa: esistono degli acquirenti dei quadri?
I veri critici d’arte non prendono sul serio i burloni della domenica pomeriggio certi che l’Arte abbia un destino comunque ben definito e, malgrado tutto, riconoscibile. Loro sono i custodi dei piaceri meno diretti, quelli più squisiti ed elaborati. Eppure la maggiore forza della televisione viene proprio nel saper sfocare i contorni, rendere ogni esperienza letteralmente possibile e potenzialmente accessibile, con dei passaggi obbligati come la distruzione di memoria e tecnica. Un esempio è quando sullo schermo trovate il grande romanzo della vostra vita, quello che avete letto e riletto, imparato a memoria, studiato e immagazzinato come uno scrigno, trasposto nella scriteriata versione fiction. I surrogati permettono di collegare i due estremi, l’alto e il basso, tracciando un solco trasversale in cui si mescolano la linfa dell’esperienza vissuta e sentita e l’altra, quella del surrogato, superficiale e appena percepita. Insomma, dal veleno prodotto, cosa può germogliare?

Su un altro versante però esiste la gratificazione di potersi prendere gioco di qualcosa molto spesso poco accessibile come l’Arte. In quest’ultimo caso Diprè è un medium, non perché egli conosca l’arte o meno ancora la favorisca, ma perché il bailamme che gli gira attorno è talmente squallido e riprovevole da suscitare emozioni e generare riflessioni. Emozioni, risate e tensioni di bassa lega, sia chiaro, ma non indifferenti.
Il nostro amico molto tempo fa pare che sia stato un divulgatore meschino del verbo degenerato di Dio, con alle spalle l’adesione a un cristianesimo ultraradicale, con tanto di invettive contro mussulmani e omosessualità, ma ha anche flirt minimali con la politica, prima Margherita ed Ulivo, poi la Lega Nord (gli uomini di cultura, i verdi e non solo, li sanno riconoscere subito). Chissà i grimaldelli e il suo sogno nel cassetto che l’hanno spinto ora nel nuovo progetto: un partito. Nel web, postato anche da La Repubblica, gira un video in cui dichiara che tra poco vedremo sorgere il suo partito politico. Si sarà detto Diprè, arrivati a questo punto, perché no? Io al posto suo avrei fatto lo stesso. Già nei panni istituzionali non parla di programma ma di “realizzare l’utopia”. La sua, che temo coincida con il proprio conto corrente. Dice che sarà super partes (funziona sempre) e che aiuterà i poveri (già funziona un po’ meno). Un corto circuito di vanesie frasi fatte in un linguaggio aulico-prosaico da prima elementare, supercazzole, genialità e seduzione, immaginazione, scrittura immediata, e la nemmeno troppo ambigua disonestà da fare impallidire anche il più depravato dei nostri parlamentari. Alla peggio, con questo curriculum, un posticino come corrispondente di Studio Aperto dagli zoo non glielo toglie nessuno.

La sua compatta ed edificante abnegazione al trash (e al quattrino) merita un encomio perché, un tale forviante senso estetico, il suo disegno d’innalzare gli ultimi, gli storpi, i disadattati, può rovesciare qualsiasi giudizio sul Diprè uomo di spettacolo, farcelo sembrare addirittura originale, creativo, tanto che nemmeno il pessimo tabacco danese che ora sto fumando riesce a convertire in condanna. Affascinato da cotanta esuberante meschinità dell’affabulatore da fiera medievale, mi dico che, pure se non mi presento a un seggio elettorale da più di dieci anni, se vedrò la sua candidatura, giuro che lo voterò. Voglio toccare il fondo perché comunque all’orizzonte non vedo nessun futuro e ho un’attrazione innata e perversa per le situazioni estreme, oltre che un vivace nichilismo annoiato. Il Diavolo solo sa dove potrebbe condurci il suo cinico esercizio civico.
Anche io ora mi sento un ribelle.


Bene, a parte Diprè che s’arricchisce con scherzacci da prete e poi va a puttane, fottendo tutti, io sono il Cobra. Ho già portato un’intera famiglia in tribunale, hanno cambiato casa per la vergogna.
E presto pagheranno un bel risarcimento. “Leggerissimo”. Da connotati “pittorici”

Fine del paragrafo.

Fine della storia.

Sono finiti.

Se tutto andrà male, sono al “minimo” rovinati.


Diprè e company possono denunciarmi? Non credo.

 

“Escape Plan”, piano di figa fra Sly e Schwarzy


29 Jun

Mery per sempre No, non è refuso, non una figa ma due ex figoni ora spomp(in)ati gay! Molto sullo spompatino


Marry Christmas, meglio All’ultimo pugno con De Niro, boxingcomedy (daboxoffice o da latex botulino pensionato come l’impiegato dopo tanti uffici nel cappuccino?) fissata per il 25 Dicembre, festività comandata e “pagana” da regali sotto Alberobello, famosa località pugliese dei (ci)trulli, piuttosto che questa tomb-(an)ale rimpatriata fra due rivali del sollevamento pesi.
Inizialmente, la pellicola doveva essere interpretata da Bruce Willis. “Deadline” ha un archivio accertato. Controllate, non vi racconto chiacchiere. Quelle le racconta vostra moglie a chi la “stipendia” nel “rifilarle” la patacca da amante “innamorato”, salvo smontar baracche e burattini dopo le “palpatine”, previo palate del marito arrabbiato che gli “blatererà” uno sfacciato “cartone” molto “animato” action nel di lui cranio fracassato da “Paese dei balocchi, volevi la cuc-cagnaccia della patata-patonza ed eccoti il tuo sminuzzato salsicciotto, mia iena d’un puttaniere!”. Sì, sotto il tendone, la donna fedifraga se la fa col traditore elefantiaco per orgasmi che duran il Tempo d’un sogno revolutionary road da Dumbo, famoso pachidermino che d’epidermide volò sulla sua pelle ma capì che non era una sventola come le orecchie di quelle non al mercato ortofrutticolo ma da coltivarci la piantina alzante su innaffiare rampicante. Precipitò nel terriccio! Poveraccio!
Sì, basta coi mercanti in fiera, con le femmine in “centrino”, son sempre depresse e auto-centrate. Vanno ristrette con del caffè senza zucchero, e miscelate nel Vin Diesel, tamarro che di chiavi è fast and furious nell’avvinazzare col “carburante” della “l(i)evitazione”. Ah, che messa(lina) in moto.
Eh, di birra… ci dà a “tutte”. Lo sa Asia Argento, tutt’ora rimasta traumatizzata come le vittime dei film del padre. Il padre è Dario, Asia la dà nel riempirsi le “arie”. Si chiama darsi all’auto… destruction. Molto pompare le erezioni e piombare “al verde” in quanto a credibilità d’attrice.
Già. Più vuoi prendere e più le prendi. I soldi son tanti, i cazzi di più. L’amarezza a fine “filmografia” la sbatte.
Ma torniamo a noi. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a perdere. Eh, per forza. Se vengon chiamati duri, la reputazione è già stata “consolidata” da “virili”, mica posson pretendere di rimanere sempre “in lungo”.
Ah, luponi, ecco la volpe che son io alla vostra uva.
Stallone non ha mai avuto problemi col volante. Tanto che in Rocky, il suo secondo nome è Guido… Schwarzenegger, grazie alla nomea di Mister Universo, conquistò gli USA e molte vulve.
Poi, voltò in veste di Governatore. Gli americani sono dei somari. Non sanno chi furono i sumeri ed eleggono un celtico per investirlo da Cavaliere simil Berlusconi.
Sì, anche Silvio è un “invincibile”, un Conan il barbaro. Lo sa Nicole Minetti, “parlamentare” che toccò con mano il pelo “in pectore” della sua “Excalibur”. A capotavola, Carfagna Mara, una che se la magna tutta, come la peccaminosa Grecia, versione spartana a Piazza Grande, di minigonna Cavallo troiano (virus del “contagiare” i “picciotti” al “governo” su rete calzante cosce “Explorer”, poi suora social newtork da pubbliche relazioni nel “gabinetto” del WC Net-tare a chi lecca…). Silvio è spada nella roccia… egli estrae il conto bancario e poi è ficcante! Anche al nostro averci dissanguato! Oh, diamo a Cesare quel che è di Emilio Fede. A Bruno Vespa il neo sulla Lambretta di quelle politicanti “violette”. Vanno violate! Siamo violenti o nolenti saran diligenti. Ma quale dirigenza!
Lei è una cretina. Si informi, parafrasando Totò. Ma quale forum, lei conosce solo entrambi i fori, come andar “avanti” con chi la spinge “dietro”.
Avanti e marci(sci). Sì, la tua anoressia da malata cronica di sesso a pagamenti è sotto gli occhi di tutti, e Silvio ti stette sopra…
Ah ah!

Stallone ha due capolavori e mezzo all’attivo, RockyRambo e un Cop Land. Per il resto, vedo molte pellicole oscurabili. Ma non vanno trascurate. Infatti, Sly s’è sempre curato moltissimo in palestra. Prevedo infarto a breve, se non la smetterà di piacersi nonostante le vene varicose del braccio raggrinzito e non più vaso dilatatore per abbracciarle di deltoidi nel delta delle ragazzine. Ah ah! Adesso, da an(n)i, sta con Jennifer Flavin. Preferisco Flaviana a Gennaro. Quella donna assomiglia a un mariuolo napoletano vulcanologo della peggior lava-ti. Ma è una considerazione personale.
I “gioielli” sono di Sly.
Schwarzy faceva le lampade, poi ebbe la pancia piena ma ritornò in città come sceriffo… allampanato. Tanto bronzo di Riace da esser ora una stella di latta. Ma che Planet Hollywood!

Il film Escape Plan si preannuncia colossale genialata.
Unire faccia a faccia due che adesso batton la fiacca. Ah, non è più tempo di figate.
Un po’ di figa, no? Mah, a giudicare dal filmato, compare una “bona” segretaria all’inizio, poi solo “mazzate” fra “maschioni”.
Insomma, detta fra noi, uomini. Bisogna spararselo. Il filmone? No, il cervello.
Tanto, la vita è questa: Stallone e Schwarzy sono ricchi e sfondati, noi siamo stati affondati. Identico cul(at)one sfondato!
Quando si dice nascere (s)fortunati.
Si dice così? Ah no?
Invece sì. Prendilo in mezzo alle gambe se offendi il mio fendente.

Fetentoni, a fettine vi faremo…

Ci avete voluto (in)castrare? E ora vogliamo anche la carne di castrato! Chiamate il Giudice DreddIo sono la Legge!

Ignorante, leggi! Puttana, vai (s)legata!

Da me, tedesco nazista, solo che botte avrai! Prova a borbottare scuse tardive più finti pianti da coccodrillo e scoperò la tua mandrilla da Mandingo!

  1. Escape Plan – Fuga dall’inferno (2013)
  2. All’ultimo pugno (2013)
  3. Jimmy Bobo – Bullet to the Head (2012)
  4. Cobra (1986)

“Escape Plan”, Official Trailer


28 Jun

Finalmente, Sly e Schwarzy protagonisti assoluti.

Ecco a voi il trailer di uno dei film dell’anno. Imperdibile. Un testa a testa amicale, epocale, storico.
Se vi sfuggirà, vi cercherò col lanternino. E saranno cazzi vostri. Sarete nella tomb!

Italia-Spagna un 6 a 7 nel culo di Shakira


27 Jun

Sì, guardate le partite della Confederation, appoggiando una Nazione allo sbando. Disoccupati, fate la ola. Coreografia da sfigar chi ancor tifa per un paesello ove vigono omofobie da fascismo, ove si parla di Cinema a farsi belli ma se ne capisce quanto Balotelli dinanzi a Bergman, uno spinello in compagnia, una spaghettata e via, poi inquadrate quella sugli spalti per spalleggiarvi nella vituccia da spalluccia e per toglier le spalline alle polle. Commendatore, le lascio lo scontrino fiscale della sua Escort, quindi le scoreggio!

Che Italia di merda! Domina per 120 minuti e, a oltranza, vien insaccata da quelli che ancora uccidono i tori nelle arene.
Sì, il Mondo non cambia. Vi lamentate, progettate di chiacchiere ma, a conti fatti, non segnate quello decisivo.

Nell’idiozia delle zie, volteggio libero e innalzandolo a calice osannato d’ossari lor disossati anche di pelle di mio giubbotto che, di botte, ne boicotta i lor borbottii e le spacca!

Ossessionati dal lavoro, prima regola manichea per ammanicarsi di buona camicia e macchinone a ristoranti da troioni, io a tali oppongo il mio fanciullismo immortal’ da “fannullone”.
Scrivo di Cinema con inorgoglito oliar le donne in idrauliche prose d’aulico nitore.
Quando la Notte, scevra dagl’infingimenti, a me si desta onirica e loro sacramentano da dementi “tuttologi”.
Affastellano parole da “imbianchini” delle carte stampate altrui, di lussuria riveriscon chi leccan anche d’orifizio nel pedinarlo coi piedini caprini!
Bifronti, vi son frontale. Ah ah, che affronto. Ho la fronte spaziosa e glorioso cervello. Mica eloqui da allocchi!
Tontoloni, vi do nel popò.

Il Diavolo è colui che dà battaglie a tal umanità di vettovaglie, tutti allineati a vettore del “Vai sano e lontano” per la trattoria affumicata dei sogni calpestati con “risonante” scalpitar nella frivolezza e venti sbiaditi su capelli al balsamo degl’imbalsamati.

Sventolo i loro salami e ne gusto la cremeria, a piluccarli d’altezzoso sdegno e decorosi ingegni nello smontar anche la lor pellaccia da montoni!
Si montan la testa e io, sciogliendo i nodi da tale salamoie, non sarò mai smanceria per queste “porcellane” da porcili e di “buona salute” nell’apparecchiar marci denti con paresi ad auricolare della “trombetta”.
Di Eustachio? No, s’azziman i mustacchi e mangiano lo stracchino della loro stracca buttarla in vacche!

E che cazzo!

Io li “servo” per affamarli a mio mai sfamare l’appetito da gustaio di tal “tagliente” piccola borghesia anodina.
Ah, inedie e atimie, ecco a voi una torta in faccia di “timidezza”.

E a queste vostre inezie schiero lo schierarmi in attacco screanzato. Senza criterio, craterico e dilagante nel tappar le vostre boccucce a vulcan’ mio esaltato.
Io coprirò i coprofaghi del sesso millantato col teorema empirico d’una materia tutta mia. E delle matematiche me ne lavo le mani. Basta coi fanghi e le terme. Il terremoto!

A usufrutto del fruttar sempre più a voi in banana mentr’io spruzzo pinzimonio d’ozioso e ardimentoso miei lebbrosi.

Curatemi dalle labbra istintive dello sputarvi in faccia, con un piatto di tagliatelle.
Perché dopo la prima razione di “primo”, ci sarà il secondo di me che mai asseconderà il “dolce”. Prediligo la sudata lettiga ai sussidiari da lauree sudicie e comprate! Il pescivendolo ai pennivendoli!

Miei buonisti, ecco il mio “budino”. Non è illusionismo ma apparizione da dietro le quinte come il fantasma del palcoscenico.

Cala il sipario, t’entro di sottecchi in gambe tue divaricate ed è rider mio da “matti” vostri”.

Grazie, le firme a chi mi dedicherà un pugno degno di “nota”.
Ai deboli, camuffati da forzuti, solo pari vendetta nazista.

E con questo ti levo le palle.

Firmato di grafia ficcante.

La verità? Sono un genio.
E non ci son culoni che tengano.

Sono io che mato. Matto sarà tuo padre.

Se non è zuppa, è Spagna che le bagna.

Miei Prandelli in bretelle.

Evviva i bretoni, cavalieri che le cavalcano!

Avanti!
Attacchiamo la penisola iberica, ibernate sghiacciatevi, caldi estivi estasiatele. Italiani, vogliamo snodarci, miei anali e da cannelloni.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Le ragazze di Piazza di Spagna (1952)
  2. Zorro alla corte di Spagna (1962)
  3. L’ultimo rigore (2002)
    E ce lo siam presi nel culo.

    Ricordate: meglio la Donna bona del terzino Bonucci.
    Fa schifo e va calciato peggio del suo tirarsela alle stelle!

    Ah ah! Meglio una Donna che è una bomba per dei mascarponi a questo scarpone!

E comunque: Buffon vada a pararselo con la moglie straniera di coscialunga. Ha un allungo da rachitico. Manco uno ne ha intuito. Se i rigoristi non sbagliano, almeno il portiere deve provocare lo sbaglio degli altri. Altrimenti, possiamo giocare con la porta vuota. O no?

Ah, fidatevi. Un Falotico vi blocca subito, paraculi.

L’eroticus Pennywise, parte seconda


27 Jun

Diciamoci la verità.
Provarono a normalizzarmi con ogni strategia, conducendomi anche da svezzanti donne di malaffare ma non mi smossi, nonostante incontrai una ragazza normale che voleva lo stipendio.

Acquiescenze e dormiglioni a rubacuori invero poc’amanti della vita.
Decadentista, il Pennywise è ardito, rinomato in giullaresco “sfarfallare” nel bel mezzo di tal lor sparlar vano. Che stupida vanità, questi qua…
Salta come un maledetto d’ignota ma tangibile irritazione, tocca “cauto” sulla provocazione “legittima”, in quanto elevò le borie altrui alle sue serene glorie. Mai senile, giovanissimo. Non sarà, per quanto v’ostinerete a subissarlo di gelosia cattiva, adescato da “ambulanti” sirene.
Egli è balena bianca, arcobaleno lucido. Non puoi ucciderlo!
Innaffiato nel suo sparirti accanto, gira di qua e di là, menestrello dello sbrodolar fra cere orrende in castelli “principeschi”, ne smussa le prosopopee e col vento a prua vola notturno ad altro suo divertito, sbruffone sorriso che, in barba a tutti, non abbocca, non è un liofilizzato ma un rizzo colorato impressionante, tatuaggio ferreo e scostumato trucco sol che denudato dalle “nobili” nomee di massa dei ritoccati… Burocrati!
Di cui altezzoso se ne infischia di “fosco” allegrissimo. Ah, i tutori!
Fra le disumane sconcezze, gli abomini perenni, le reiterate ma oscurate, quotidiane, insistenti violenze, ne svela i “nascondigli”, a pianto mesto dell’aspirarli nel sogno stesso ch’essi affliggono d’illusoria sete e abbuffate mai soddisfatte. Affastellan parole su parole nel cinguettio ispido d’ipocondrie e altri alibi della scema consolazione, immaginari dolori per pan-ace-e invero… solo che sciocche siete, immolate al rubicondo (s)fregiarsene.
Ma il Pennywise che, di tal giornalieri imbrogli, n’è Egli stesso “sotterfugio” allo spuntar della Mezzanotte vera, incarna questa dissipatezza davver poco eroica, “pecora nera” dinanzi ai vilissimi usurpatori. Rifulge in Cielo, s’erige al buio come diamante a(l)itante!
A Luna eretta o calante ma splendente a scovarne le mutande.
Bevono sghignazzanti, s’ingozzano di sbronze ed escrementizi altri malati parti generano negli orridi geli tramandati.
Il Pennywise sghiaccia i gelidi.
Il Pennywise, floreale a non svender la sua faccia nel contrabbando degli attriti sociali ipocriti, volteggia a corte nello sfottere la stessa tovaglia (im)bandita sui mendaci florilegi. Al bando, sì, le cene dei cretini.
Coloro che (s)cremarono e infornarono a puntin’ dei puntigli su sudati denti senz’alcuna soavità.
In pastiglie si “posan”, pavoneggiandosi, ad apparecchiar lo smercio falsario, fluidificano la tetraggine in sguaiate “golosità” che, del solare, han perduto anche l’ombra coscienziosa.
Farlocchi, il Pennywise non è un allocco. Pensavate d’averlo sepolto vivo ma dalla bara scaturì il suo fantasma.
Chi troppo dorme, a lungo si risveglia. Un trillo acuto, acustico e acutissimo fra noiosi perditempo, più che altro perdenti della loro “tesa” esistenza e dei malintesi su finti tessuti dalle maschere intoccabili.
Lunga vita al Pennywise. Evviva chi ha il coraggio di sparare la verità!
Ah ah! Oh, rimbomba!
Il Pennywise non lo smonti, il Pennywise è giocattolaio contro i matti.

Questa è la sinossi, da me scritta. Avevate dei dubbi?

E ora spacchiamo tutto!

Mi son sempre saziato da virtuoso triviale e retrocedo nella “realtà” solo quando ne usufruisco in modo ammuffito. Del poster di Kate Moss in denudato ardor mio nello spezzarle la “lancia” a tanga di Tania, vado “liscio” d’altro libro

Sì, io librai nella fantasia, lavorai in Pinacoteca coi quadri dei pittori bolognesi, animati in mio “pennello proibito” su cherubini di Natura ambigua e, birichino, mi propongo bibliotecario per la libreria ove, di scrivania in manici di “scopa”, potrò scrivere “potente” in quanto patria potestà senza molti attestati ma preso a testate dai fidanzati “nulla osta”, gelosi osti da “mancia salata” per colpa del mio “articolo” scandalistico che, dopo averle sfilato i sandali, salì nei conti in sospeso di Lei che lo soppesò, detto anche “Farmi il culo dell’anello di fidanzamento da me tradito, dunque sarò sbudellato come al Colosseo in un farmi… a fett(ucc)ine alla romana”. Un farmaco tranquillante? No,Maciste nella valle dei farmacisti, famoso peplum di stronzata sesquipedale, “incentrato” di tal trama: Maciste scopre delle cisti, e da Vergine diventa il Cancro su ultime botte d’Ariete a donne cornute, perlopiù delle Madonnine-povere criste. Esagera, e lo fermano con dei neurolettici da chi troppo non va in bianco a letto ma le allatta nella stalla come Barabba. Non funziona e chiamano Sansone, al fine che glielo rimpicciolisca da discendente “parabola”.
Rasato, però denutrito della sua forza, quindi emaciato, giunge con una Samsonite a casa di un bell’abbronzato Maciste, e sfodera dalla famosa valigetta simil Mary Poppins delle troie col trolley. Sansone, deluso dal taglio di capelli alla Full Metal Jacket, fu castrato dai filistei ma non gli spaccarono le tempie, nonostante il temp(i)o crollato. Da allora, si vendicò come Jack lo “squacquerone”, adescando ogni topina per poi ridurla a formaggino.
Maciste: – Che cazzo vuoi, Sansone?
Sansone: – Un look alla Steve Reeves.
Maciste: – Non sono un barbiere, amo anche quelle barbute, mio sbarbatello.
Sansone: – Sono in missione divina. Devo punirti.
Maciste: – Allora, scendiamo nell’arena. Non aver fifa, tu che adesso solo sniffi da tossico e non annusi nessuna figa. Ora sei da lazzaretto, non da Dalila Di Lazzaro. Una che resuscitava anche i morti. “Alzati la gonna e camminava rinato”.
Sansone: – Accetto la sfida. Ti dimostrerò che non sono uno sfigato. Anche se m’ammazzerei, sono peloso, ho altre sei vite. Come i Gatti di Vicolo Miracoli prima che Franco Oppini si prodigasse al suicidio annunciato, sposando Parietti Alba. Una che ti svela, sveltona, la Notte di scopate sgambate e da “sgabello”. Con “quella”, Franco vide la Luce ma non più il Giorno. E fu sera e non fu mattina… Insomma, un Pippo Franco de Il Bagaglino.
Maciste: – Fai l’umorista? Sei un vignettista? Ti brucio come un pessimo fumetto. Avanti, usciamo.

Maciste e Sansone se le dan di “Santa” ragione. Crepano entrambi nonostante l’intervento delle ambulanze con le sirene… nel deserto dei tartari.

Che c’entrano i farmacisti? Sono la Croce Rossa d’insegna sonnambula.
Salvano il salvabile ma alle volte non bastano le aspirine.

Sì, Sabrina Ferilli era imperatrice a me l’“ammiratore” quando, adolescente, “esalai” nel “sognarla” poco ascetico eppur “gozzovigliante” da “poppante” immolato a suo seno imperioso e oggi decadente. Care principesse sul pisello, non ci sono cazzi che tengano più del mio. Il materasso lo sa. Infatti, è sempre bagnato dalla mia pipì.
Me la faccio nelle mutande? Sì, solo quando sono pigro nello sfilarle quel filino di vestito a mo’ di “filotto” da biliardo. Anche da bile, essendo tu un bidone. Aiuto, la badante mi fa da balia. E abbaia anche! Che bidet questa vita!
La dobbiamo smettere coi moralismi. Retrogradi, aggiornatevi ed aggradatevi d’abbuffate nello scivolare esaltati al mar “tempestato” di donne, nella cui levigatura dorata di gambe chilometriche, estasianti in avvilupparti la gola in permeato già madido di secchezza carezzevoli sulle labbra dolcificanti all’innalzato clamor “vacuo” del riempitivo a mo’ di perdigiorno, vi seccherete. Per altre secchiate alle secchione e un gavettone a una tettona. Non contenetevi, sboccati porgete lor boccali di bocche e doratene le già bionde con docce rinfrescanti d’arsura saliente al salato degli amplessi calienti.
Sprofondate, e vibrerete “fluttuanti” in orgasmi “lucidanti”. Sì, sono Lucignolo, miei “usignoli” ne siam assetati di voli “pindarici” in tal sguazzar “annuvolati da pensierosi” e quindi umorali in una serenità atmosferica della burrasca su un (a)temporale issarci estivi anche nell’Inverno dei ricordi maligni e poco perciò a strizzarci in femmine “levitanti” il nostro “leviatano”. Ah, anche anali osate, osannate l’osé, e non rinnegate il piacer’ del toccare con semplice ma efficace schizzare, ondanti e venenti in saponi detergenti, acque bollenti che prima intiepidiscono la miscela dei “rubinetti” e quindi a Lei, di getto, esplodono in dighe ché sei figa oceanica, immensità del Cosmo e comodo ti entra senza Condom ma Condor, uccello rapace, di tutte sbrananti sullo sbrinar l’impudicizia delle troppo assidue inibizioni, mia gabbianella.
Sì, Uomo, aziona il “panettiere” che sempre hai dileggiato, credendoti d’altra “cresta” e gettando le molliche al “rovo” per “perdenti” da rovi(nare).
No, so che anche tu, “intellettualotto”, dietro quel paio di occhiali, vorresti “appaiarti” col tuo palo nell’ingrandimento a contatto. E piover su di Lei, sudato, in rugiada gocciolante un dissanguato abbracciarla con tattili tattiche ed erettile nella na(u)tica.
Sì, tu che fingi di amare il Cinema “elevato”, sei solo come tutti… un bassotto per le cosce di Tania Cagnotto. Quand’Ella si tuffa, plani nell’immagine umida del suo costumino rizzante da santarellina, che salto dal trampolino, a ogni “abboccante” tuo volerle schiumar sui boccoli in coccole vertiginose, massaggianti di tanta Donna su cui anche il più “tosto” Ercole vorrebbe “colare”, patendo le vertigini del suo muscolo per quei quadricipiti. Le sue caviglie, sottili, delicate nello “scioglimento”, abissali perdizioni a immolarci per la muliebrità di questa delfina. Finissimi piedi da solleticarci in circumnavigazioni da squali.
Solo tu, non vuoi squagliarti. Sei un guaglione di piccolo taglierino, tira fuori la quaglia e arrostisci il pollo tuo di pelle amante della Donna natante. Ah, come rosoli! E innaffi di vino rosato!
Tania, io ti voglio con zoom e zampettare a circondar il tuo petto nell’impettita Cagnotto che, durante l’atto impuro, diverrà con me cagna, per poi allargare e allagarti.
E di cuccagne, a torso nudo, mia rana per il Principe dorsale, sarai stile d’una staffetta in te “staffilato” in albero maestro. A poppa al vento! Col timone di te che imbarchi e sei crociera di sc(r)osciate.
Affilati a me, affida le bollicine al bollore. Che effervescenza!
E vedrai come nuoterai da campionessa su mia faccia da pesce lesso.
Insomma, Tania, dammi il tuo cellulare a cristalli liquidi, e solidifica la “tastiera” del mio touch mai “incrinato” mahard appena il tuo pezzo… appare nello screen e io non posso che adorar la tua schiena da crema solare, ondulando come uno splash.
Sei perfetta, neanche un grammo di cellulite, quante stalattiti quando attillata “stiri” di carpi(a)to.

Che c’entra Kate Moss? C’entra tutto. Si fotografa anche Lei a bordo piscina, e il mio pisellino diventa accrescitivo. Fa buchi da tutte le parti, me ne affogo. E sbraccio con foga.

Johnny Depp lo sa. Quella sua oggi faccia da eunuco ha conosciuto un monte (stavolta siam passati alla rocciosa recitazione dopo il volto liquido da espressivo, che stella questo marinaio!) di dossi, dolls e giocatrici di volley fra undolly e una pecora.

E si fa pur dar del Tonto!

Non ci crede nessuno!

Winona Ryder può garantire il tuo indiano a cavallo davvero selvaggio.

Fidati, Johnny.
Oggi, sei una merda, sia come uomo e sia come attore.

Rivogliamo Dead Man!

Meglio Daryl Hannah. Doppia di Ah, prima h davanti poi didietro di urletto.

Eh eh.


 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Splash – Una sirena a Manhattan (1984)
  2. The Lone Ranger (2013)
  3. Pirati dei Caraibi 4. Oltre i confini del mare (2011)

“The Lone Ranger”, benind the scenes


26 Jun

Campo di addestramento

Meglio Russell Crowe di donna maschiaccia?


26 Jun

Lunga prefazione quanto il tuo cortometraggio che dura pochi minuti poiché eiaculazione precoce di sfondo nero!

Ah ah!
Basta con le donne, il tonno e la minigonna! Voglio il Cinema senza cremine né cremosità. Evviva Russell Crowe! Rude! Biblici, siamo in bilico. Non in ballo, miei belli!

Come sta? Male, un mare di merda, come Johnny Utah nel Point Break. Lei invece? Bene, come Carmelo amletico il pugliese. Ah, allora ci gustiamo un Russell Crowe? Non facciamoci i pompini a vicenda! 

Non è un pulp fiction, non è un polpettone né un peplum ma un sandalo a paraculi scoperti!
Giù di botte(ghe)!
Come lo preferisce? Asciutto, cotto, al limone o con la panza? L.A. Confidential? In confidenza, non vale un salmone affumicato!

Momento decisivo nella carriera di Russell Crowe, il neozelandese venuto dal nulla e, nel giro d’una manciata di film, a far incetta di riconoscimenti e grandi ruoli.
“Fallisce” con Insider, ottiene solo la nomination. Un’interpretazione clamorosa, camaleontica in stile De Niro. Un ricercatore che, dopo una confessione a “spifferare”, viene tormentato dai nemici della sua multinazionale.
Non è rima baciata, ma una vita rovinata, sul lastrico infangata. Colpa del tabacco! Non fumare sigarette avvelenate nel Cancro delle soffiate. Ah ah!
Ma non demorde, a costo di perdere anche dei chili… ah ah, si chiama “dimagrimento da immedesimazione del mettiti nei miei panni, mia moglie m’ha lasciato senza la custodia dei figli ma, in compenso, son stato affidato al sociale. Lì, riesumo ricordi da non macerare”.
Così, “macina” una guerra legale, ossessiva, da fil del rasoio, appaiandosi al grande Al Pacino. Quest’ultimo, in una delle sue interpretazioni maggiormente misurate m’altrettanto efficace. Anzi, di più. Sibila diabolico di rabbia nei patti giudei da giornalista prima “servo” e quindi di nuovo Serpico.
Molleranno entrambi, travolti dall’ingiusta “legge” a privilegi di chi sta in alto e soprattutto comanda l’audience di massa.
Russell perderà ai punti, ma ricucirà il torto nella pelle sudata del gladiatore titanico.
Ecco il Denzel che spunta a farlo nero! Il Training Day, pischello di un pisellone, mio Crowe. A sputtanare la sua schizofrenia da beautiful mind. A fargli saltare le cervella perché voleva intascare l’Oscar in modo “matematico”.
Ah, c’è Washington, l’algebra del dotato… attore che nasconde la Magnum da trenta… nell’applauso-metro!
Invero, Russell è sempre stato un picchiatore da Cinderella Man, che sono queste allusioni con tanto di finto tonto da Stephen Hawking?
In poche parole, la vita è come un libro di filosofia. Per quanto tu possa impararlo per l’interrogazione perfetta da 110 e lode, troverai sempre della polvere sospetta su tua moglie. Che ha studiato lo sperma più pragmatico, salvo contraccettivo della bocciatura, previo aborto del bel malloppo in precoce eiaculazione “estratto conto”. Eh, sì, la previdenza. Le divine provvidenze d’un Dio, appunto, che “intervenne” per evitare “evirazioni” da una che poi ti avrebbe obbligato al divorzio, mio “Abramo”.

Sempre a dissertar di coiti, la colite, la gastrite, la cocaina, sul carino e aggiustar i cardini dello stipite. E Carducci? Rivogliamo il pargoletto, non questi porchetti! Ridatemi la gola! Me l’hanno tagliato!
Per non spegnersi da coniuge non da te attizzata, ieri Notte l’amante ha appiccato il fuoco al suo ombelico. Ma non è venuto neppure “quello”.
Ah,altrimenti eran guai e cazzi da mantenere. Sì, anche in caso di figlia femminile, se non hai soldi, come poi si fa?

Al che, sconsolati, c’affideremo al Russell di Aronofsky. Come si suol dire, si salvi chi può. Salpiamo con l’Arca e Noè ai Matusalemmi, ai salami e a Vincenzo Salemme.

Insomma, se butta male, buttiamoci in mare. Qualche sirena troveremo. Speriamo non della Marina a ritrovarci come “scatole nere” della cranica carcassa. Siamo da cronaca rosa. Da fiocchetti azzurri! Non siamo dei negri! Che volete? Che lavoriamo da schiavi e non chiaviamo? Basta, il troppo stroppia, ti stropiccio e te le strappo pure col purè.
Che casino. Quest’esistenza era meglio condurla in casina. Da quando mi son rimesso in “moto”, patisco solo più soffocamenti e apnee.
Non faccio pena perché uso le pinne e mangio una penna all’arrabbiata con stile puttanesco dal “ridermela” sotto i baffi e anche di “secondo” alle cozze. Non ricevo il dolce, ma lecco una banana da solo. Dicesi masturbazione ai frutti di bosco.

Ricordate: sono un genio di “specialità”, sono la piovra che provoca e rimane un inchiostro non smacchiante, sfoggio la credenziale di ottimi libri pubblicati da ripescato e a prendere tutti i detrattori a “testate”. Sì, in quei quotidiani, nello spazio “Spettacoli” è un allagamento di ovvietà da lasciar sgomenti.
Preferisco le gomitate a chi vorrebbe “imbarcarmi” nel suo gommone da “bagnanti” stupide che “masticano” nella gomma riciclata del ciclostilato.
Non mi dai credito? Abbiam perso anche le banche!

Sì, non mi svendo per pigliarla… come viene e in modo “avventato”. Sì, la storia del dove “tira…” il venticello.
Di mio, “vengo”, vorrebbero che morissi ma posso solo che esserti svenevole, Donna.

Da me, tienilo a mente e anche “dentro”, lo avrai sventolante.
Anche quando vestirai una vestaglia attillata. Più aderisce, più ficca liscio.
Già. Gioca la Nazionale e la bandiera è patriottica nel tricolore sullo stringersi nel tifo caloroso. Voi siete così. Preferisco tutti gli inni nelle donne mondiali. Nelle calze a rete insaccate.

Su questa cazzata, o cazzate che “dar” si voglia…, mi congedo. Non ho ecceduto… detta fra noi, sto cedendo.
E l’uccello sta colando… A picco? A due di picche?
No, ad appiopparvelo planando pian piano, mie donne d’altopian(ofort)i.

Ah ah. E qui ci sta la risata Tonino Accolla in faccia Eddie Murphy formato “Vai a prendere per il culo un altro. Tu dammela con quell’altra”.

Orgia? No, il litorale di Ostia.

Sì, so ironizzare sulle mie grandi e piccole sciagure, la vita riserba pochi grembi, molti reparti di maternità per le donne che non usan precauzioni, da cui il detto “Se azioni, devi azionare il fe(re)t(r)o, colpevole della frizione”. Sì, le donne frignano per un “uomo” sicuro di sé, si lamentano se ha troppe palle perché gliel’estraggono durante l’ingravidamento e gemono ancor prima d’ovulare nel parto che spesso è cesareo per smorzare altri patimenti. Molti di questi non rispecchiano l’interno cosce, né le interiora del dolore. Sono suggestioni.
Sì, molte assistono alla “collega”, assistita da “Madre Coraggio” ancora prima di diventar la “testimone” Milf generante e poterne soffrire il seno ingigantito da congetture e confettura. Spesso, generano solo geni(tori) malati da propagare di pessima “educazione”, più che malsana da sputar al figlio già nell’utero “in naftalina-innaffiato-detergente intimo da Edipo sull’adipe-abluzione-suzioni di pancione levigato nel modellante dietro abiti smagrenti… che arpie! Arpa! Suonagliele!
Da tali “benedizioni”, nasce appunto la nostra generazione. Tutt’al più stimabile perché ha avuto troppo dai genitori, quindi “passiva” per non denunciare il Male tramandato del già malessere post-sessantottino… figuriamoci se la madre indossa la quinta e ha la prima elementare, femminista semmai è sessista e castratrice anche da viali del “Vai con Dio, amigo, grazie per la minchia, una buona amicizia da micini”. Sì, camionisti di Viagra “pneumatico”, quelli “sgommano”, eh! E accelerano nel raddrizzarti.

Gli “adulti”, della cui “classe” dovrei appartenere per anagrafe ma non per “grafia” mentale, essendo più maturo di loro ma meno vecchio, stimolano la diuresi perché ti sollecitano solo a farti “valer” da “duro”.
Vai al bar e senti frasi da “lord” dei castelli della Loira, peni “pensanti” del topo(s) “Lorena è renna di mie antenne nell’altalena con le candele al cocktail frizzante”.
Mah, sarà un problema di lampadari del locale. Sono inter-mittenti, emettono afasici e lunatici. Se la Luna è piena, la riempi, altrimenti meglio i pannelli solari. A cui preferisco comunque i lucernari nei loculi del cimitero. Sì, viver nelle tombe èmeglio di questi tipi da tombini e abitacolo di macchinone. Uno di questi, ad esempio, è nato a Piombino ma vuol bombare di “piombo”. Ma non lo dà a vedere. Le donne gli piomban addosso anche quando veste come al funerale. Quante macchinazioni, come in Parlamento! Ha ragione Battiato Franco. Ci son troie ovunque!
Com’è possibile? Sarà un pilota “automatico” dell’aviazione. Sì, quando “vola”, spara a pelle, si chiama istinto appunto mammario dell’ingranar la marcia. Al che, mi viene il dubbio che possa essere un carabiniere. Eh già.
A ben pensarci, ha la carabina nella “fondina” di grilletto “facile”, quindi è per “forza” uno da “bambine”. Non c’è la rima ma la trombatona. Hanno anche le trombette. Che bamboccioni questi erettivi. Da me, non possono esigere nulla. Solo svuotarli.
Con tanto di marcette. Appunto. Se son marci, marciassero di niente.

Detta come va detta: è uno sporco Mondo, figli di puttana. Non mi renderete incestuoso al suo magma.
Alla lava di quest’accoppiamenti “sotterranei”, prediligo il ragno. Il ragno non deve neanche spolverare le ragnatele. Sta per i cazzi suoi nel soffitto e non scende fra gli asfittici.
L’unico problema è che talvolta farfuglia nell’appiccicare le mosche. Una fissa che deve sbrogliare ogni volta che le affigge. Mah…

Quindi, stia zitto e mosca. Meglio un moscone alla Capitale dell’ex Russia.
Sì, in poche parole… la guerra fredda fu “prodotta” dai guerrafondai e io amo fiondare…

Su quest’ambiguità, v’abbandono al palmo di naso perché dovete saperlo: non palmate ma indossate tutti i “pantaloni” che mentono anche quando sono “pronunciati” di “bernoccolo”.
Ah, da zoccole durissime…, vedi?
Non è (con)veniente. Prima, devi slacciare la cerniera e potrebbe rimanere incastrato.

Fidatevi. Vi successe. Per me, invece, è sempre un (suc)cesso.

Buona notte e lava i pattini dopo i piatti. Devi pattinare sulla mia argenteria.
Devi lucidare ma non leccare. Ti leccherà il direttore, segretaria.
Da me, solo una sviolinata col mandolino di come ti ho già scordato ancor prima d’averti ficcato in lavatrice e scatarrato. Quale chitarra! Il tartari ai denti? La dentiera!
Altre che corde vocali. Il tuo orgasmo fu stonato col mio bon ton. Vai sol che scaldata. A novanta? No, giriamo la manovella.
E centrifughiamo? Che facciamo di fighe? Non faremo proprio nessun voltaggio. Io volto a sinistra, tu di Destra, e accavalli perché non si noti al Centro. Storico? No, sei stoica. Prima o poi la offrirai in bella vista?
Non credo. Sei asessuata e anche assatanata, quindi un Angelo.

Grazie, condoglianze, evviva la doglia, abbasso le voglie, su con la noia.

Soprattutto se la Donna è malinconica. Sì, più “piange” e più va consolata. Basta con le anoressie da insalate. Saltiamole addosso di “pomodoro”.

Sei diretta?
Ecco il diretto? Un pugno? No, un treno per Prato.
Vicino a Firenze?
No, provincia e basta con le discriminazioni.

E poi diciamocela: questo Cinema dei santini è solo che oppio per il popolino.

Voglio le tette, basta con le epopee e Poppea.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. La Bibbia: Salomone (1997)
  2. La Bibbia: San Paolo (2000)
  3. La Bibbia – Giuseppe (1994)
    Il bue è asinello. Ci vuol la zappa!
    Altro che Gesù.Non bestemmiare il Cristo.

Genius-Pop

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