Archive for 2013

Arancia meccanica di Kubrick o di Stefano Falotico?


25 Jul

Tania Cagnotto è bona!


25 Jul

 

© Piergiorgio Pirrone - LaPresse 16-09-2014 Roma Ritratti esclusivi di Tania Cagnotto per Arena nella foto:  Tania Cagnotto

© Piergiorgio Pirrone – LaPresse
16-09-2014 Roma
Ritratti esclusivi di Tania Cagnotto per Arena
nella foto: Tania Cagnotto

 

Cari drughi pretendo sincerità e durezza di clockwork lemon. Tania Cagnotto è bona! Keanu Reeves lo fu!

La profetica rivelazione del “pasoliniano” Stanley Kubrick s’è avverata, e vivete nello scontento un tanto al “culo”. Ché io smaltisco chili e non m’appesantisco di vostra pedante etic(hett)a

Sì, per essere “accettati” da questa società di bestie, incominciamo a utilizzare la stessa strategia “carnale”, ché a viver carnascialeschi se le (s)passan tutte. Sì, uccidiamo ogni sen(s)o fiabesco e imbarbariamoci per le “barboncine”, utilizziamo la stessa p(r)osa volgare e otterremo una “fornace” senza “lavaggi mentali”. Andiam in giro a cantar come Biancaneve col “nano” più pornografico, viviamo “felici e contenti”, ché la vita è una e di fighe ce ne son a iosa. Non far lo sfigato e il permaloso, fai il lecchino e di smancerie sii maniaco.
Ché se non sei maniaco, ti sciacqueran con ammoniaca, prima l’ammonimento, poi l’espulsione con tanto di “rosso” a timbro della radiazione anche al PH puro per dissanguarti a viscere delle loro brame.
Puttanieri e zoccole, chi è fra voi il più bel “tipo” del reame? Quello che non sbaglia un “colpo”, va “dritto” e sa come farsi… valere. Se una donna toppa, la prendete per il popò, se un topolino “sba(di)glia” lo imbalsamate e lo tappate, appunto, di vostra bava imbavagliante.

Io son genio paperin e ti fotto sempre, mio strafottente. Stavolta, hai incontrato chi (te lo) sfonda. Dammi un’altra offesa e ti strappo la festa, quaquaraqua. Basta con Nonna Papera!

Sì, scriviamo come loro, (s)parliamo allo stesso finto “manierismo”. Di cerebrolesi saremo allegri nei muscoli aridi ma massaggianti all’olio.
Di “flessioni” non rifletteremo mai ma carnivori affetteremo chi è da “compatire” per le sue fitte.

Io ti servo la “frittata”, mio cervello impanato in pantalon da mascalzoni miei impantanati. Tu, Balanzone hai sposato una coi pantacollant ma sei sicuro che la tua vita non sia già andata nel viavai?
Di mio, posso dire con sfrontatezza che vollero punirmi di “frontale” perché ero, sono e sarò il Principe per (sua) ec-cellenza. Attentarono anche al mio uccello.
Ma come potete toccare… ah ah, continuo a tamponarli. E a (s)fregarmele.

Se vi disturbo, tu continua a stuprare e riceverai la bisc(i)a “clandestina” del mio Cobra. Sono nato serpente, non mi attengo ai “comandanti”, a sonagli ti appendo al “chiodo”.

Se vi fosse sfuggito, annotatelo sul taccuino, per il prossimo acquisto. Io son aquilotto e non m’adatterò mai a questa lattante società analfabeta di poppanti, in quanto bevo latte “galoppante” di mio stronzo in farneticazioni “offerte” a vostro stuprarmi, ché vi stiro e sturerò sempre le orecchie. Io sono l’elefante e, di fanfara, fenomeno per chi mi giudica minuscolo ma di muscolone t’entro nelle mutande

Io addento, vi sventro e mai bandiera bianca sventolo in quanto s’avventarono e io sventai tal “vanitosi” col mio ancor più schiumoso e carnoso ventaglio.
Se non stai buono, ti lego coi bavagli e ti spedisco a calci in culo tramite postale vaglia. Ogni sera, “fornico”, avvolgendola di “tagli” e macchio tutte le “tovaglie”. In quanto vettore contro i dottori, civetta sul comò formato gigolò per le figliole, ché bocca di rosa mette l’amore nei miei sudori.
Siete indietro, non capite ad oggi De André, come potete pretender di capir come vi penetro nel didietro?
Comprare e bevete tutti, questo è il mio nettare a segno di “pece”: http://www.amazon.it/Arancia-meccanica-ebook/dp/B00E3CZX9Y/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1374755748&sr=1-1&keywords=arancia+meccanica

Ascoltate la voce del Signore, che vi guida funambolico per prati sereni, ove germogliar di nuovo e, dopo esservi di Cuore auscultati in me “ungulato”, osservate le unghie smaltate di Tania Cagnotto, campionessa non di nuoto come la Pellegrini ma abbiate fede… è una figa plurima per sesso nel piumino, per notti immerse d’arsure a bruciarglielo in sue acquoline.

Stenditi Tania, attingi alla mia sete, assatanata sei dietro quel visino d’angelicata, so che vergine non sei da tantissimi… e sfido chiunque eterosessuale a non volerti di “trampolino” a tuoi quadricipiti femorali e mio “fegato” così a te “lustrato” d’ossa “dorsali”.
Sì, sono l’orso, sono come Bud Spencer, pseudonimo di Carlo Pedersoli e appunto ex nuotatore “metrista” del suo merl(uzz)o.
Bud ne ha per tutti, non va fatto incazzar’. Altrimenti si arrabbia con Terence Hill e non saranno teneri di Trinità. Vale a diredi spaccarti in tre e “a spaccata” di Tania che, quatta quatta, desidera invero non il podio ma il mio… podismo ad acquattarsi nei sollazzanti “schizzi”.
Ah, equatoriale ha gambe equine, cavalla del mio in mezzo al cavallo, purosangue campionessa per “bastoncini” del Capitan Findus, spezzatino al mio “filetto” di Platessa, famoso “sottomarino” di manina che è di 50 cm ma, se stimolato da Tania, può “allungarsi” a doppie proporzioni per altra calda, ustionante razione.
Tania Cagnotto è la mia Uma Thurman, sono Carradine di Kill Bill.
Dio ti benedica e si tuffi da “povero” Cristo nel Giordano di Cagnotto Tania, atleta dalle pose plastiche con tanto di mie bollicine alla Pulp Fiction.
Sì Tania è tanta, e affogo in questa figona “scostumata”, ah che costumino, in slanciato fiondarmi di giravolte e capogiri(ni) sguazzanti, aderenti al suo bikini “water” nel senso “acquatico” del mio che sprizza gioia e del fazzoletto da “sciacquone”.
Tania asciuga le mie lagrime, le “confeziona” in questo misto di carta igienica, “finemente” ricucita per aprirla su densa cremosità. Quando il ralenti cadenza le sue imprese, salto dentro il (WC?) Net di tutti i suoi più attizzanti video scaricabili. E la imprimo, anche se arriva seconda. Vengo in tre secondi.
E son mondiale nell’Eurosport. Con tanto di “Yahoo” e soprattutto “Wow!” su urletti incontenibili nel divanetto a mio divaricato Sky di gran finale da meritarmi la medaglia d’oro. Ah, in quella piscina c’è il mio pesciolino come la piovra e Lei, prima di risalir in superficie, superfichissima, da me è “provata” sul delfino d’amplessi affannosi e d’apnea cardiaca per l’orgasmo del sommozzatore. Siamo sommergibili, e la vostra bile è da buo(n)i. Io sono l’anaconda, il serpente bo(i)a per un altro giro in vasca. Esca ed esce tutto.
Sì, Tania è per i cazzoni veri, come John Travolta, Samuel L. Jackson e Bruce Willis del Tarantino. Io tendo la tela, sfoglio il suo telaio e la ribalto con tanto di tirato e Lei aspirante ad attillata “dialogica” monster su uccello per la cura medioevale, e diventa una nerona alla mobster Wallace Marcellus. La palpeggio, non finge mai, gode davvero “appieno”. Con i suoi polpacci pienotti avvinghia a modo di conchiglie a tenaglia del salivar fra le cosciotte, queste caviglie ad abluzione d’altre instancabili erezioni. Volteggia in tutte le posizioni, mi provoca e io m’eccito dinanzi a questo bocconcino per salsa d’hamburger. Che ketchup, che sco(r)pa(ccia)ta!
Talvolta, mi ri-fiuta per farmi impazzire coma la maionese.
Al che, le urlo: “Volevi fottermi? Dì un’altra volta, cazzo, ti sfido. Cazzo!”.
La mia esplosione blaxploitation non gradisce ma stuzzica per altre furenti eccitazioni. Fa la puttanella biondina da spiaggia, appunto, come Bridget Fonda di Jackie Brown nel suo ammiccante “Vuoi scopare?”.
A “maestrale” entro in poppa nella sua pru(gn)a polposissima ma la ritenzione idrica causa l’eiaculazione precoce. Ah, colpa delle astinenze.
Da allora, è Lei che mi prende per il culo… sono il suo Gara Louisss… fa la “dottoressa” con la “r” moscia e fuma la mia “sigaretta”, tatuandomi la “s” minuscola poco da Superman.
Ma io son bastardo senza gloria e Stuntman Mike. Bono come Brad Pitt e misogino alla Kurt Russell Jena Plissken.
Tania è solo una pischella e ha bisogno d’una che la spinga di pistoni e pisellone, ché  acceleri di “pistola” e la schianti, tamponandola per il suo squirt da Tampax.
Insomma, Tania va messa a novanta e premiata d’orgoglio patriottico, come ogni italiano che (non) si rispetti.
Tania è tonica e io, senza bon ton, tuono. Quando gliele suono, Lei “stona” senza cellulite perché non sa da che parte sta arrivando la chitarrina a volume alto.
Ma melodiosa me la dà e io son radioso.
Sono il t(r)uffatore!

Tania, voglio tuffarmi e affumicarti! Tu Cagnotto, io al largo ad allargartele sul mio “pneumatico” canotto con tanto di canottiera e bagnino da Chinotto, in quanto sono il cane con la bava e tu, umida, sii amido di burro m(ed)usa.
Ah, senti questo mare in burrasca. Proteggiti dalla tempesta nella grotta della scrotale sacca.
Sii marsupiale, sii “buia” per mie palle (s)comparse.

Ah, la costellazione di Orione. Ah, ecco la “solare” protezione.
Ecco ove metto il “becco”.
Beccatelo, batti il ferro finché è rovente. Poi, t’ingravideranno e solo chiatta salterai senza il mio boato ma in baita come tutte le rimbambite sulle spiagge.

Sono di “bronzeo”, ripeto sono uno stronzo. Ma anche tu, col tuo sorrisetto, non scherzi.
E dunque, prima di divenir una cozza, liscia sii UVA di vulvetta a mio prepuzio violetto.
Basta con l’orgoglio da tricolore. La voglio olimpica di calore. Odoralo. Altro che iridato.
Dai, la tua a me va data. E subito. Prima che cali il tramonto.

Quest’anno comunque, Tania Cagnotto d’Argento a parte (e che posteriori), segnerà il ritorno “in grande stile” di Keanu Reeves, dopo anni trascorsi a gigioneggiare da scemo in vacanza sabbatica.
Promette “faville”. Non solo un film “sognato” da dieci anni, una tamarrata sesquipedale che “assume” il peggio del Cinema “chiappa” (sì, nessune cappe ma molto d’accopparlo di “fioretto”, altra specialità olimpionica su cui “sforbicerei” nella Vezzali) e spada, ma anche l’esordio come “regista”.

Mah. Ecco perché Wolverine viene considerato un capolavoro. In mancanza del Keanu bello e dannato che fu, accontentiamoci men-o (e ci va grassa) del grosso Hugh Jackman.
Secondo me, se James Mangold continuava a girare film intimisti ne avrebbe giovato il Cinema umanista.
Qui, abbiamo uno Hugh Jackman allupato e a cazzo duro.
Mah, il dubbio rimane.

Comunque, in memoria del Keanu oramai defunto, citerò per voi tre Reeves che, volenti o nolenti, son ottimi.
Indovinateli.

Sì, Keanu ha lavorato con Bertolucci prima di rendersi un ebetuccio. A quei tempi, era un adolescente cresciutello da Hermann Hesse, un Siddharta.
Poi, gli diedero i soldi e imbolsì. Da cui la recitazione da stallone della Florida de L’avvocato del diavolo. Altro pastrocchio da salvare solo per un Pacino mostruoso, letteralmente goethiano e non, e per le “gote” di Charlize Theron a cui comunque preferirò sempre la rossa Connie Nielsen.

Utah oggi è andato. Sarò cinico ma, se devi concludere in “bellezza”, meglio un ultimo mercoledì da leoni alla Swayze. Che ora è ghost dopo il Cancro. R.I.P.
E pace all’anima nostra. Il Keanu figo di questo film s’è fottuto, travolto dall’onda anomala della rottura alle nostre palle.
A Selvaggia Lucarelli continua a piacere. Sì, fra imputtaniti ci s’intende. Da me, solo che pugni. Sono il surfista ai porci con le tavole imbandite.

Ho sempre considerato questa saga una Sega. Meglio il Mega Drive. Ci vuole il “trattino” fra Alfa e Omega? E la regola del menga? Bonalè, come scrive un barista bolognese con tanto di cartello e “avviso”: “Non si fa credito ai comunisti, perché sono un nazista e da me bevon solo le troie di bicchierini, sbirri piedoni dei più fascisti, e ariane di buon vino nell’ano, la mia è osteria numero vincente a chi più tira di birra tremenda”.
Almeno, se devi giocare, gioca con Carrie anche alla De Palma. La tua prossima Moss qual è?
Che cosa? Annalisa? Ma quella è losca. Da me, solo una Xbox alla Kickboxer di Van Damme.

Fra l’altro, proprio di Vandamme, oltre a questo, è in lavorazione il remake di Bloodsport.

Già. I tempi son peggiorati. Un Tempo, appunto, avevamo Jean, oggi abbiamo Claudio Baglioni rifatto.
E su tale stronzata, v’inculo.
Si sa, il canarino sta nelle tane e salta addosso a Tania Cagnotto. Non c’è la rima ma attento alla gatta.
Ah ah!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

“Il nostro Tempo” di Stefano Falotico e Gianluca Viola


25 Jul

Aggredite sia le persone invise perché apparvero “invisibili” e sia i film che non avete ancora visto ma “decretate” falli(men)t(ar)i ancor prima d’assaggiarli, di leccarne la dolce e grintosa forza pugnace, il loro afflato su cui alitate in verdetti finali che dapprincipio peccan appunto di erronea distorsione, causa la diottria d’un vostro fraintendimento a ribaltare la vita in schizofreniche visioni vecchie e poco fresche.

Largo alla giovinezza, senti come arde e s’infiamma dalle agonie che, invece, voi patite. Che morsa attanaglia il vostro patetico lamento. Molta panna, molta pena. E il pene? Il pene va aggiunto.
Cos’è? Siete bisognosi d’affetto? Allora, eccovi serviti: un affettato a quest’opalescente tintura d’abbuffate buffissime e loffie, su, struccatevi, noi indossiam sol la maschera quando ci bruciamo troppo per cagione, e impiccagioni frettolose, di troppo adocchiarci nello schivar chi a voi non si confà e non s’adatta a tal poco davvero vostra lattea galassia. Noi d’acutezza siam grissini e ingrossiamo i nostri sogni. Ampliandoli in allevamenti fra voi, i dementi. V’acciuffiamo e pettiniamo di “ceffoni” chi ci stuferà coi suoi ciuffi! Stufati. Vi stantuffiamo!
Che della vita avete equivocato anche vostra moglie, innamorandovi di tette già da ammuffito latticino e non da peperoncini a carezzar i di Lei capezzoli con sobrio scioglierla in lingua che pretendo sia biforcuta, fornicante, ché dall’angusta sua malinconia svesta il vero gusto, la lecchi con ardore privo di pavidità. Questa vita qua non è un viso pallido, bensì ancora da “montare” calda, bolle! Cavalchiamo in sella, miei prodi. Ecco le pentolate! Il pentecostale alle tue costolette! E tu porco levale le “mance” di dosso. Non è serva che serve secondo “volere è potere”, è sol che servile ai vili come voi, ipocriti sempre nei porcili.

Io e Gian… ce ne altamente e bellamente freghiam’… sgraffigniamo e non invochiamo qualcuna che c’invogli coi suoi capricci di “tovaglia”. Siam metafisici senza doglie e con giustezza siam noi a giudicare questo vostro travaglio e a cucir le bocche coi bavagli.
Se tu ragli, perché io dovrei avallarti? No, mio villano sei sol possidente di tante ville ma io sono il possessore del valore anche se non ho oro da offrire alle tue belle che “belano”.
Io guido da gran pastore e sbeffeggio di sana piantissima, non la pianto mai e, se mi va, coltivo anche delle “piantine”, fumandomela alla grande di “girasole”. Che coito. Che cottura!
Ti gireran le palle ma che puoi farmi? Farmelo? Sì, al massimo ti regalerò un “pacco” regalo con un sano “Vaffanculo” infil(z)ato seduta stante.
E composto devi star(ci). Altrimenti, ne beccherai nel didietro tante. A sangue! Non sculacciate lì nel popò ma si squaglierà il salsicciott’, miei “squali” pienotti, come liofilizzante, già, una pappina.
Tu non hai fatto la gavetta. E allora il gavettone!
Io non credo ai papi e dunque son la bolla papale e anche scrittore con tanto di papalina e Cappella michelangiolesca.
Io dipingo il Creato di nudo e crudo, schizzo pennellate come il Pinturicchio e ti “tiro” le orecchie. Usa i parastinchi, maiale, mafioso siculo e “sicurissimo” di falsi segni della “Croce”. Poi, esci dalla chiesetta e, appena scorgi un buon culetto, dopo tanta acqua “benedettissima”; urli “Minchia, che pezzo di sticchio!”. Fai schifo!
Ti conosco, sei  eppur un Uomo, quindi qualcosa abita di “purè” e “aleggia” fra le tue cos(c)e. Non puoi celare la verità, non far il “surgelato”, non sigillarlo quando nessun ti vede poiché a me non sfugge proprio Nu(te)lla. Ti pulisco col bidet. E ti riduco bidello!
Ecco il bignè. A te e a quella venduta di Daria Bignardi. Insipida anche se sta sul “podio”. Sì, per quattro polli. Mah, secondo me è bipolare. Un po’ frigida e non la dà perché “ce l’ha”.
Ah, la Notte viene e va… Guarda com’è finito Francesco Nuti, ammutolito e dir che se “l’è meritata”.
Da me, solo un “maritozzo” per addolcire la sua depressione da fig(li)o di puttane. Tante ne volle senza talento, ed ecco come l’accontenteremo.
Porgetegli dei fazzoletti e un babà pregno di liquor amar’. Ah ah.

Sparatevi questo e zitti state. Se no, altra razione e freddure, miei freddi “capistazione” da decapitazione, nazisti caporali e mie teste dure da testicoli tosti senza “taste”, son io che ve lo tasto e se voglio, appunto, anche “taglio”.
Ficcandovi nel compartimento… stagno.
Ove potrà “svolazzare” a (in)castrato di vostri mostri. Ho perso il treno ma calcolo l’equazione binaria. Io ti sbrino e ti sbrano, in “due”.
Stendendoti in “stazione”. Chiaro, “stallone?”.
Io “sbuffo”, io sono “a vapore”…, ecco la malinconia che ti non ti sconfinfera. Ecco la “bestia” da fiera de “L’Unità!”. Ah ah.

Con stasera è tutto.
A domani, per altri pugni.

  1. Killing Season (2013)
    Un esempio lampante di Cinema reputato “inguardabile” ancor prima che esca dal “guscio”.
    A me è piaciuto. Come l’ho “veduto” se non è ancor da noi uscito?
    Basta recarsi sul “Tubo” anziché tubare con le troie “conturbanti”.
    Grazie. Un film avventuroso con s-cene graziose.
    Vale più un De Niro che spacca la mascella del Travolta con una freccia in mezzo alle sue labbra di voi lebbrosi.
  2. Out of the Furnace (2013)
    A parte il fatto che Crazy Heart è un grande film e retorica sarà tua sorella, la qual mi sembra una da “quaglie”.
    C’è poi Christian Bale, che dà sale e, se rompi, di botte… t’assalirà.
    Uomo che non si profuma col Pino Silvestre ma ascoltò Daniele Silvestri e la sua “Salirò” per distruggere la musichetta italiana. Egli voleva l’ano di metallo pesante.
    Infatti, rises Catwoman scopò. Come lo so?
    Prendete il Dvd dell’ultimo Batman di Nolan e guardate gli occhi di Anne Hathaway ogni volta che “condivide” la “grossa presenza scenica” con Christian.
    La sua recitazione si “prosciuga” e par che gli sussurri, sottovoce: “Finito il Ciak, ci diamo di là? Sono una gattina bagnata e va lucidat’. Dai, bel Bale, te la voglio dar’ e di pipistrello esigo che tu risorganello sgorgar’”.Tale dicesi porcata ma ci sta. Ah ah.
  3. Il pesce innamorato (1999)
    Finiscila Pieraccioni di frignare. Nei tuoi cazzo di filmacci, ci son soltanto delle fregne che, dietro raccomandazioni, tu (s)freghi.Da me, neanche un soldo. Chiamate i soldati. Tu ami “solidarizzare” col pubblico alla “bona”, io invece mi solidifico nella mia atavica convinzione.
    Per far un buon film, non basta schiaffare una figa.Fra l’altro, una cretina del genere non l’hai neppure schiaffeggiata.

    Sì, si dice che le donne non van sfiorate neppure con una rosa. Ah sì, la rosa ha le spine. Vero! “Verissimo”.
    Quindi, attento a scegliere dal fiorista quelle “sbucciate” a patata della tua patonza, mio stronzo. Ai rotocalchi ho sempre preferito non “calcificarlo” ma da calciatore a punizione “piazzante”.
    Meglio scaccolarsi, di seghe mentali e non, che bazzicar con delle merdose. Ma quali mimose. Ecco il moro(so).
    A me sembra una buzzicona, una da “Maremma bucaiola”.
    Almeno, se devi buttarla in vacca, scegli Sabrina Ferilli. Donna romana che non cucina i tuoi “fusilli” ma bucatini e “amatriciane”.
    Già, Sabrina non si vede più molto al “Cinema”. Ha da lavar il “bucato” di quanto ha macchiato pure i pann(olin)i sporchi dei bambini dei “produttori”.
    Lo sa… il figlio di Cecchi Gori, che col padre se la spupazzò nel “foro” roman(tic)o. Scudettandola con Pupo “viola” a cantar “La porti un bacione a Firenze”.
    Una “donna” al prosciuttino. Da braciole, poche coccole ma al detersivo “Coccolino Concentrato”.
    Già, quest’affamata necessità d’uno scarface Al “Ferruccio Amendola” (prima di Giannini della Roma e Giancarlo…) Pacino con tanto di “sputo” al pube “spot” della famosa pubblicità.
    Una presa in quel posto se te lo sfondan di fust(in)o.

    Da me, solo che calci. Altro che “orsacchiotti” e “peluche”.

Adoro Tania Cagnotto


24 Jul

Chris Walken per Clint Eastwood


24 Jul

 

Nessuna notizia ci avrebbe allettato maggiormente.

Innanzitutto, dopo il sospeso remake di È nata una stella, Clint Eastwood ha finalmente scelto il suo prossimo progetto.

Si tratta, come si “rumoreggiava” di un altro musical. L’adattamento del famoso spettacolo di Broadway, Jersey Boys.

La storia del film ricalcherà quella che già sappiamo, cioè l’ascesa “dal nulla” di un gruppo poprock italoamericano, i celebri Frankie Valli and the Four Seasons.

 

A quanto pare, per i ruoli dei componenti della band, Eastwood avrebbe scelto proprio gli stessi interpreti del musical originale.

 

Mentre, secondo quanto riportato oggi da “Deadline”, l’immenso Christopher Walken ha firmato per la parte di Angelo “Gyp” DeCarlo, famoso gangster che “aiutò”, non so in quali “termini”, il gruppo a far carriera.

 

Scelta che ci par azzeccatissima, considerando che proprio Christopher Walken, prima del Cinema, ha esordito a Broadway come ballerino.

E, in più film, abbiamo avuto modo di constatarne le strepitose doti da danzatore, appunto.

Stando a quel che leggiamo, pare inoltre che l’inizio delle riprese sia già alle porte. Il primo “Ciak”, infatti, è stato fissato per Settembre.

 

Siamo molto eccitati.

 

(Stefano Falotico)

Tania Cagnotto, great Woman


23 Jul

“Il lungo addio”, numero 74 di Dylan Dog by Falotico e Viola


21 Jul

 

Non sono il 67 di “Shutter Island” ma il n. 74 di Dylan Dog, “Il lungo addio”, qui doppiamente recensito dal sottoscritto e da Gianluca Viola

Su Facebook, ieri Notte vengo contattato da Gianluca. Avevo lasciato le casse al massimo, e mi stava prendendo l’abbiocco. Quando all’improvviso ecco la chat che spacca i timpani

– Ciao Ste. Ho da proporti una collaborazione?
– Ciao Gian…, dimmi.
– Hai mai letto “Il lungo addio” di Dylan Dog?
(Qui divento totoiano…) – Questa è bella, è bellissima. Uno dei miei numeri preferiti in assoluto. Insomma, quel fumetto è la storia della mia vita. Lo lessi in Terza Media, all’epoca volevo scoparmi una certa Tiziana, n’ro innamorato.
Poi, sono diventato l’indagatore dei miei incubi. Quindi, mi son risvegliato e Lei s’è sposata con un morto vivente. Secondo me, adesso rimpiange il mio “becchino”.
E dire che quel Pierre, suo coniuge, prendeva ripetizioni da me alle elementari. Mah, “alimentandosi” avrà limonato meglio di baffi. Sì, il cognome di codesta è Laffi.
Ricercatela su Facebook. Se mi denunceranno gli sposi, io non mi sposerò mai come Dylan Dog. Di mio, cazzeggio. Perciò, querelassero senza querimonie.
Ho qualche amico, uno “immaginario”, la mia coscienza del Grillo Parlante, si chiama Groucho Marx. Caccia delle freddure che fan vomitare, ma cucina bene. Battute scatologiche tipo “peti” alla Ugo Tognazzi.
Non so come prenderlo, mi sa che mi piglia per il popò. Da cui il detto “Dio li fa e poi li accoppia”.
Infatti, ho il fegato spappolato. Mah, non è colpa solo di Groucho e della sua “arte” culinaria, diciamo che alla “porzione” van aggiunte le mie palle senza il culo di Tiziana.
Mi consolo con l’insalata. Non è acida, a differenza di quell’anatra all’arancia (meccanica?) di suo marito.
Bene, veniamo a questioni più serie.
Non perdiamoci in puttan(at)e.

Anche se, ribadiamolo, quel sedere è grosso più della mia fortuna. Non è un grande sedere a “darcela” tutta ma, considerando il mio notevole uccello “sognante”, c’è di che piangere.
Questa è rima baciata. Molto alla Sconsolata…

Queste sono le recensioni…

L’esoterico indaga, c’inebria in st(r)ati sottili, impermeabili ove riaffioran le memorie dimenticate.
Una certa Marina Kimball è il nostro risveglio, la vaghezza adolescenziale d’una vacanza al mare, innervata di tuffi “suicidi”, d’immersioni nell’acquatica danza del nostro fanciullo romantico.
Quando, nelle profondità aromatiche, “annegammo” a visioni roboanti e un galeone pirata c’apparve prima del singhiozzo letale che forse fu solo tramortirci di amore. Ah, il tramonto…
Bionda, delicata, in costume da infarto, o bambina anch’ella come te, Dylan Dog, che credi all’esistenza del paranormale, spauracchio “cimiteriale” tu stesso contro la scienza e la medicina “ufficiale”.
Tu chiacchieri con Groucho Marx, spettro di un altro inesistente tuo vivere d’altre dimensioni, e credervi in un Mondo che non dà più valore ai sogni, alla metafisica, all’eccelso involarsi per oceani dell’irrealtà cangiante, a evocarti ere fertili di fantasie, fecondissime di miti e leggende.
Quando la gente si raccoglieva attorno a un falò e, nel crepuscolo della sera, partoriva storie dell’orrore, “mostri” alla Mary Shelley, e si vampirizzava con Dracula, mutanti, epigoni ed epopee sul plenilunio dei licantropi.
Altri tempi, li rimpiangiamo, noi figli di quel Dio intrepido del Cielo fra gli alti monti, sacro a “maledirci” da notturne creature ombrose, quindi lucenti più del diamante nei venti delle praterie americane. Adiacenti…, alla diaccio!
Grotte, spelonche, donne letiziose e sublimi baci incantati anche a marina palpitazione delle nostre intimità svelate, noi che sfidammo il vaso di Pandora e lo scoperchiammo, timorosi solo d’esser travolti dall’essenza animistica, celtica, vitale in grazia delle nostre anime.
Noi, “animali” dell’underground, fumetti viventi fra questi zombi “tranquilli”.
Ogni evento non è mai un caso e tu Dylan recitasti alla tua bella un “Chi ti vuole bene, ti fa piangere”.
Lei se la segna, il tuo Cuore è (as)segnato. Facile bersaglio mio Dylan, gentile, tenebroso, affascinante e proprio figo, nonostante talvolta perdi la bussola e anche la strada.
Svolti a sinistra, sei sicuro che nelle campagne londinesi non si debba tener la destra e che le strisce bianche son dritte e non di sbilenca via traversa. Chissà, finalmente quella giusta, ti trovo bene, “indossi” la belt(à) di chi ha la testa a posto, speriamo non scoppi il volante del tuo volubile troppo d’umori traballante. Tu Dylan che rispetti solo il tuo codice, “penale” per gli assassini e amico dei freak. Che cazzo di strano Uomo.
Auto-centrato, sempre in balia dei suoi deliri, ma ti piaci anche troppo. Quindi, chi esagera, merita il massimo. Questa è mia, Falotico. Stringimi la mano, succhiale il collo, t’ha già morso quella.
Insomma, amala senza fronzoli, spicca di nuovo il volo. Spacca il culo! Troppe indagini han reso Dylan stanco.
Devi innalzarti, mio Cavaliere Oscuro. Non imbarazzarti, imbizzarriscilo, Lei ti vuole, tu la vuoi e uno più uno non fa solo due amplessi ma scopate tutta la Notte…
Moltiplicandovi in un corpo solo. Intanto, fuori piove, tuoni e fulmini, che tempesta e Lei si rimette la vestaglia.
Che figa così illuminata dal Sole appena desto, e tu sei maleducato e maldestro. Non le offri neppure la colazione, che coglione.

In questo “Il lungo addio” non succede nulla. Tutto un ricordo che sfarfalla, la farfallina di Marina, fra un’autoradio che “batte” i Beatles, il solito Dylan Dog finto scontroso, coi suoi adorabili capricci, un po’ di metallo pesante nel cervello, ma forse vuole solo del tè.

Allora Marina dagli del Tu e, fra il dire e il fare, è passata un’altra Estate. Ah ah!

(Stefano Falotico)

Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo a un risolino di stupore, di essercela tanto presa per così poco, e anch’io ho creduto fatale quando si è poi rivelato letale solo per la noia che mi viene a pensarci. A pezzi o interi, non si continua a vivere ugualmente scissi? E le angosce di un tempo ci appaiono come mondi talmente lontani da noi, oggi, che ci sembra inverosimile aver potuto abitarli in passato.

Partire dall’incipit di uno dei migliori romanzi della nostra letteratura moderna, “Seminario sulla gioventù” di Aldo Busi, forse permette di avere una miglior e maggior visione del testo di cui si parla in questo spazio. L’anonima mestizia pura e semplice che si prova nel confrontarsi, la maggior parte delle volte, con il proprio passato, di tanto in tanto, produce solo semplici amarcord sognanti e lacrime di coccodrillo, inutili. La nostalgia è il sentimento più melò di tutti, più dell’amore. Il rimpianto è un evergreen, va bene per tutte le stagioni e per tutti i tempi, ed è anzi difficile non comprenderlo in sé e per sé, è più facile comprenderlo quando si tratta di altri… è facile tornare con la mente, a meno di malformazioni cognitive di memoria, al proprio passato remoto, nonostante esso sia più remoto che remoto non si può. A tutti sarà capitato, volgarmente a volte, di tornare al passato, nonostante si volesse restare coi piedi ben piantati nel presente. Un lungo addio è quello che si predispone in questo caso la storia: cos’è un lungo addio? C’è antitesi tra i due termini, e sì che l’addio indica qualcosa di lungo, di eterno, ma il momento dell’addio deve essere un qualcosa di rapido, di scattante, affatto lungo. Quando un addio diventa lungo, diventa automaticamente un arrivederci forzato e forzoso. Ed è quello che succede a tutti gli amori passati, a quelli che non si è riusciti a trattenere. Chissà cosa resta non solo del dolore, ma anche del piacere che si prova da giovani? Cosa diventa nel lungo andare, nell’eterno, non più nell’immediato, il piacere che si prova da ragazzi? Tutta questa spropositata dose di piacere, rimane intrinseca in ogni mini particella di noi esseri umani, o si disperde, come il polline di un fiore, portato via dai devastanti pungiglioni del tempo che passa? Innamorarsi da ragazzi non solo è facile, è d’obbligo. Sentirsi dire “ma di che ti vuoi innamorare, che hai quindici anni e non puoi capirci un cazzo”, come se ci fosse l’età corretta. E invece è stato (per me è ancora) il tempo dei baci sotto la pioggia, dei bigliettini nei corridoi scolastici, delle sbronze con relative urlate in faccia all’amata. E delle vacanze estive, sì. Credo che ognuno possa rivedersi, anche minimamente, nella storia di questo “lungo addio”. L’amore regalato e poi perso, così, quasi inavvertitamente, su una spiaggia, un mare, uno scoglio, una riva. La bellezza segreta che sta nell’attimo in cui ti rendi conto che stai per fare qualcosa che non potrai mai più ripetere. Puoi vivere con un tale per vent’anni e considerarlo un estraneo. Puoi passare con un altro venti minuti e portartelo dentro tutta la vita, scriveva Oriana Fallaci. E così forse accade per gli amori passeggeri, quelli estivi, quelli persi, forse volutamente, forse lasciati andare per troppa paura. Mi viene in mente una vecchia canzone di Georges Brassens, “Les Passantes”, che racconta dell’amore possibile che non si crea mai, con tutte le donne che fanno da contorno nella nostra vita, le sconosciute con cui non parliamo fisicamente, ma con cui, magari, i nostri occhi fanno l’amore. Ed è un po’ così che accade anche con quelle donne che magari conosciamo, incontriamo, “possediamo” per un po’ di tempo, e poi lasciamo andare via, così, senza motivo. Quelle stesse donne che forse amiamo per sempre, senza accorgercene, pensando di averle dimenticate. A tutti questi amori è dedicato “Il lungo addio”, forse il miglior Dylan Dog di sempre. Una poesia delirante e onirica sull’amore che ritorna, contro ogni preavviso e contro ogni forza esterna, l’amore che vince, che distrugge ogni barriera d’ovvietà (persino Groucho si piega, nella sua serietà improvvisa, a quest’amore), l’amore che ama ed è riamato. Scrive Rilke, “chi viene amato passa, chi ama resta”. Ma dove resta? In cosa resta? In dei gesti precisi (portarsi indietro i capelli), in eclamazioni(Giuda Ballerino!), in dialoghi (Senti… Cosa? Niente), in luoghi (il luna park, la ruota panoramica). Un albo che celebra l’intimità del sentimento del ricordo innanzitutto, con echi proustiani evidenti, credo che in esso siano raccolte tante esperienze condivise da larga parte del pubblico. E quindi, la prossima volta che vedete una stella cadente, pensate a un ultimo desiderio riguardante il vostro passato. Magari che lui o lei vi possano accompagnare per quell’ultimo viaggio, quello più strano e difficile. E dunque, “che cosa resta di tutto il dolore che ho creduto di soffrire? Niente, soltanto delle reminiscenze contraffatte, delle fiabe apocrife.”

(Gianluca Viola)

Questo è il video, sparatelo!

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Robert De Niro 2013-2014, qualcosa di buono, qualcosa per nulla!


21 Jul

l Cinema del prossimo anno si prospetta quasi pessimo, già visto, meglio dei personaggi televisivi! Panoram(ic)a sulle pellicole con Bob De Niro

Osservo e scruto nella filmografia di Robert De Niro, mio attore preferito per antonomasia nel confronto rivaleggiante, eterno col grande Al Pacino.
E gemo, perché ci son solo pochi Bob interessanti. Di Pacino neanche l’ombra…

Di Being Flynn, vedremo il Dvd italiano anche di “straight”. No, manco di striscio. Film troppo “barbone” per piacere al pubblico d’oggi che si fa distrarre da Gabriel Garko con la r moscia. Da cui il detto: “Guarda com’è bono Gabriel ma donna ricordati che sei figlia di Maria, non toccarti troppo altrimenti l’Arcangelo ti sarà sgarbo”. Già, Vittorio Sgarbi urla “Capra” e intanto va a Capri.
Eh sì, accendo la Tv e vedo la semi-scosciata Daria Bignardi di tacchi basculanti nell’oscillar su microfono “virilizzato” all’intervistato di turno, per patetici “Scambiando quattro chiacchiere, io donna con le gonne lunghe, tu ospite di questa trasmissione noiosa, ma pigliamola al balletto, è bella così”. Secondo me, rimane una racchia, nonostante il taglio di capelli che vorrebbe accennare al tuo ciuffo al gel di Tutti pazzi per Mary. Sì, sì, se fosse la mia donna, mi romperebbe coi suoi quiz per risalire alla mia erezione anomala quando ammiro Bob De Niro. Mi consiglierebbe Jude Law, perché ama gli attori radicalchic con stempiature da maschi acculturati, quindi spremendosi il cervello han perso qualche capello. E tutto ciò fa gnocco. Mah.
A uno come Jude Law, darei solo la parte del mio calcio nel culo raffinatissimo. Premiandolo di fermoimmagine ai suoi quadricipiti prima che gli si rompano i testicoli. Deve ringraziarmi, è grasso che cola, come il sebo delle alopecie androgenetiche.

Spingo “tutto”… il telecomando su Sky, alla ricerca di qualche classic sul canale che dovrebbe proporcelo.
“Scelgo” di “mano morta” il film La videocamera Sony, sonnolenta, per l’ultimo flash innamorato di una Nikon. “Capolavoro” pulito in riprese sessuali sghembe, “guardone”, tendenti al virtual sex sgranato nel “digitale” e tanto dizoom vedo-non vedo perché hai scattato l’orgasmo mentre ho coperto l’inquadratura col mignolo sinistro, causa la fretta d’immortalare l’attimo. I protagonisti sono un “uomo” figlio di Tsukamoto, “robotizzatosi” nel “vivere” il suo uccello misogino, figlio della generazione dei cellulari touch…
L’antagonista è una “chiavetta” USB che ficca spesso un Macintosh rovinato dall’usura degli strozzini, a stampante di soldi estortigli con tanto di scanner alla Cronenberg.
Il film finisce coi due androidi ridotti come roditori.

Sfilo Bob De Niro, ma il suo neo è appannato.

Durante le riprese di C’era una volta in America, si disse che ebbe una “tresca” con Moana Pozzi.

Adesso, sta andando a puttane completamente una carriera da “Leone”. Poco serioso e per niente alla Sergio.
Da toro ex scatenato molto seduto, con ravvisabili macchie senili su capello nei capezzoli brizzolati della moglie nera con parrucca e tinture vicendevoli, durante le folate sumanti vicino al Lago di Como, ove passa le estati con George Clooney e si scambiano i “mutui” delle vill(an)e.
Tanto ne hanno da potersele regalare a vicenda. Una anche a Vicenza.
Elisabetta Canalis al Festival di Venezia, oramai sempre attricetta dopo la separazione dal Giorgino, con tanto di inculatina e forse anche lo scolo.
Sì, George non usa mai il profilattico, perché in verità è gay passivo.

Passiamo oltre. Sono cazzi suoi.

Ma Vincenzo non ha neppure un ponte sotto cui dormire. Da cui  il detto: “Paraponziponzipò, ogni tre passi in avanti finisci in un film di Pasquale Pozzessere con Antonella Ponziani, mentre Renato Pozzetto aveva la panzè e ora è panzon’”.

Non mi sento bene, noleggio Hi, Mom, lo studio attentamente. Domani un palazz(inar)o in meno.
Guardo la locandina di questo De Palma, con la manina del Bob strafottente a risaltar di primo piano che mi fa occhiolino.

Mi riconosco ancora in Lui, nonostante tutto. Sembra che ti dica “Salutam a sorrata”.

Comunque, trascurate le inculate e le esplosioni varie, del Cinema d’un Tempo è rimasta solo la litografia di molte fighe di legno e di qualche pezza al paraculo. I giovani pseudo registi di oggi son dei pezzenti.
Anche solo per girare uno spot del tappetino-mouse, venderebbero la loro madre ad Andrea Diprè.

Spezzaron i sogni, che di merda pezzi. Da me, solo che pugni.

Ma concentriamoci sul Bob.

Killing Season:

qualcuno l’ha già caricato full addirittura su “YouTube”. Me lo voglio gustare però in alta definizione Blu-ray quando ad Agosto riceverò la copia personale.
La curiosità è stata comunque troppo irresistibile. E ho “spizzicato” qualche scena.

Ora, il film ha una sceneggiatura “black list”. I cinefili san meglio di me che stavolta “lista nera” significa esattamente il contrario.
Si tratta di quel mucchio di sceneggiature strepitose che vengono “scartate” da Hollywood proprio perché, il colmo eh, troppo difficili per il grande pubblico.
Quindi, quasi nessun produttore si sente di spenderci dei soldi, anche se il materiale scotta, come si suol dire.

Inzialmente, a dirigerlo doveva essere John McTiernan. Anzi, doveva segnare esattamente il ritorno d’un maestro dell’action, schiacciato da quel flop colossale ch’è stato Rollerball.
Be’, PredatorTrappola di cristallo e Caccia a Ottobre Rosso vi dicono nulla? Cazzo, parliamo di un mezzo genio.
Secondo me, dopo questi tre film, può anche aver girato Last Action Hero ed essere benedetto lo stesso nell’osanna dei cieli.
Anche se questo eroe è last but not least, con tanto di citazione di Scharzenegger shakespariano, essere o non essere recitato, eh già, da Arnold. Ce ne rendiamo conto che stronzata meravigliosa è codesta?
Ora, John ha simpatizzato con Travolta Don Giovanni dopo Basic, fra l’altro il suo ultimo film a tutt’oggi.
Gli propone la sceneggiatura e John: “Cazzo, buona questa roba, molto buona cazzo”, detto simil Pulp Fiction. Forse, assieme a Face/Off e … Bobby Long un John coi controcazzi.
Per il resto, vedo molte porcate. Ma cagate secche, non si scherza mica, eh eh, robaccia tipo Swordfish,Phenomenon Michael. Insomma, roba da cazzone Travolta appaiato al Bruckheimer Jerry con West Simon pocomercenario ma assai marchettaro.
John vuole tornare a lavorare con “Quello a cui dà gusto mangiare la patata”, il troione Castor Troy, cioè quel puttaniere, attorialmente e non, di Nicolas Cage.
Per un altro scontro bifront(al)e.

Ma il produttore dice “No” e lo dice a bestia. Il film, così come lo vuol girare McTiernan, potrebbe sì rivelarsi un capolavoro ma incasserà quanto un negro al semaforo d’una periferia di Lecce.

Spunta Avi Lerner, il volpone della Millennium, casa produttrice che, ogni cinquemila film sotto la sua “egida”, ne azzecca uno prima ch’eleggano un altro Papa.

Avi è amico di Bob De Niro. Il Bob con Avi può “vantar” film che hanno dato davvero “lustro” alla sua carriera.
Righteous Kill è un fottuto film, molto poco stimato. Vale già per le tette di Carla Gugino.
Il resto è una minchiata ma Al “deperito” e Bob bolsissimo fan la loro “porca” figura. Bob si fa appunto quel figone di Carla in una relazione “impresentabile” e assai “verosimile”, Al tenta di farsela per tutto il film, ma non vuole tradire il suo amico.
Tanto che lo chiama, dopo un piatto di spaghetti all’italiana (o forse erano dei maccheroni?.. sì, delle penne…) ma, non essendo sazio, deve ancora scazzarsi.
Al bar, Al riferisce a Bob che ha trovato il modo per curare il suo male di vivere.
Annota sul taccuino tutte le pollastrelle coi tacchi che gli spaccan le palle. E ne soffre, non riuscendo a “entrare” nella loro “forma”… mentis femminista.
Insomma, quel taccuino è come il fazzoletto di un onanista. Lì raccoglie il “seme” della sfiga. Così, si “sfoga” e si svuota.
Adesso, rivelo lo spoiler. Bob lo tranquillizza senza prescrivergli i farmaci psichiatrici, ma il serial killer è proprio Al.
Su quel taccuino, ci son per filo, per segno e per “spago” tutte le “terapie”. Cioè, il numero delle persone che ha ucciso.
Bob lo scopre, vuole arrestarlo con la condizionale della sua amicizia ma Al gli grida: “Che poliziotto sei? Uno come me come me va ucciso. Sparami, dai, ribaltiamo il finale di Heat”.
Bob De Niro finirà solo come un cane, perché Carla Gugino intanto s’è messa (a novanta, eh sì, è la segretaria…) con John Leguizamo.
Mah. Secondo me l’assassino era una Carlito’s Way.

Torniamo a Killing. Ci sono tre “gatti” in tutto il film. Non è un modo di dire ma compaiono solo John Travolta e Robert De Niro con l’apparizione di Milo Ventimiglia che si sente senza padre alla Rocky Balboa.
Per il resto, una stupenda fotografia, un’ottima colonna sonora, qualche idiozia che dura due ore, la durata del film, e i Monti Appalachi con i cervi de Il cacciatore.
Voto: a prima vista 10, ripensandoci 8, mi tormenta e gli do uno zero assoluto.

Grudge Match: secondo voi è credibile un raging bull, che il 17 Agosto compierà 70 anni, nella parte del pugile  che si fotte Kim Basinger?
Secondo lo sceneggiatore sì.

Last Vegas: nel trailer compare anche la pornoattrice Kortney Kane. Per chi non la conoscesse, una delle più grandi super-zoccole della Storia.

Ecco, se Kortney avesse girato un hard con questi quattro mostri sacri, il video della Belena sarebbe finito “massacrato” in ultimissima “position”. Invece, Sara Tommasi ne girerà ancora, mentre Valentina Nappi esige Siffredi Rocco e Rocco dichiara che arrivare dove vogliono “tutte” è stata dura… Mah, può darsi che la prima puttana fosse meno tenera di Selvaggia Lucarelli…

The Family, Luc Besson da Festival di Venezia? Le aspettative, a giudicare dal filmato, ci stanno. Peccato che aprirà il solito Clooney col suo “figo” e martoriante 2001.
Già, c’ha distrutto Solaris…, non c’è due senza tre e il terzo sarà il remake di tutta la “sega” di Star Trek con lui nella parte dello spocchioso personal trainer di Spock.

American Hustle, il migliore dell’orgetta. Scusate, volevo dire della deniriana offerta.

Al che, afflitto dal mio Dio che m’ha abbandonato… mi pitto il neo, recito una mia poesia che fa…

Settebellezze Pasqualino va a Natale in tutte le lucine, Lucignolo lecca il mandorlato Balocchi, ti caverò un occhio, e abbasso chi picchia i finocchi.

Poi, mi chiedo che differenza c’è fra me e Robert De Niro. Nessuna.

Soltanto che Lui ha incontrato Martin Scorsese.

Diciamocela: la vita è una questione di nei. Se hai quello di Bob, a parte una filmografia con molte e recenti macchioline, sei un untouchable, se sei me, ti dicono che il tuo curriculum vitae presenta la pecora nera del suo neo e del suonato.

Ho detto tutto.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Re per una notte (1983)
  2. The Big Wedding (2013)
  3. Mission (1986)

Società uguale fascismo degli imbecilli!


20 Jul

Esistono vari modi d’interpretare la realtà- Il metodo migliore è (non) guardarla per quello che è, infatti tu ce l’hai piccolo e io “la vedo” in grande, forse uso il binocolo “allungandolo”

Ci sono varie percezioni della realtà in assoluto. Anche un autistico ama, forse con più intensità, concepiamo gli alieni in modo antropomorfo, adattandoli alla nostra visione “umana”, per nulla umanistica. E se invece fossero senza testa e arbusti pensanti? Se le piante rampicanti la piantassero di aggrovigliarsi, forse intreccerebbero la casalinga con la piantina sul terrazzo in modo “innaffiante?”. Se anche nello spazio, in qualche Pianeta lontano, esistessero farabutti che seminano il panico fra grattacieli kamikaze? E se lo sfigato fosse un genio ed Einstein avesse invero rubato le formule della relatività al compagno di banco del “Liceo”, ove lo bocciarono in matematica, appropriandosene i meriti una volta che l’amico morì suicida in seguito ad aver partorito solo un figlio lobotomizzato? Questa è la vita, chi ha soldi per scommettere, li perderà se scommette troppo. Così va, è un casino. Da cui Casinò di Scorsese. Ieri arrivi dal nulla, poi “vieni” in Sharon Stone, domani ti fa il culo Joe Pesci, che si beccherà solo mazzate. Da cui i morti ammazzai e “Sharon Stone t’ammazzava di seghe senza botte”. Fidatevi. Come diceva Totò: “Andiam tutti lassù un Giorno. Oggi tocca a te, domani a lui, domani all’altro”. E io, essendo totoiano, sono immortale.

Chi più “spamma”, più non impalma ma, sotto le palme, va il “Panda”, vecchio proverbio cinese che significa questo:

Se di Facebook abusi, aspettati la “condivisione” dei pugni in faccia. Aprirai la chat e spunterà, nella calma piatta, un gorilla della protezione animali per garantirti asilo presso il WWF, acronimo a sua volta di “Viva il Wolf”, licantropo dalle unghie graffianti, tanto ungulato che non ululerai mica tanto.
E, durante la Luna piena, ne prenderai tante. Causa il tuo carattere megalomane che senza criterio offese ma scatenò il vulcano dai crateri.
Per stasera, la play finisce qui.

Perché sì.

Ogni altra visione, mi precludo perché voglio chiudere gli occhi. Abbiamo superato lungamente la Mezzanotte. Spero solo che, avvenisse un incubo notturno, non sogni una puttana che me lo mozzerà durante la polluzione.

Poi, mi sveglio di “sobbalzo”, colgo le palle all’occasione balzante e quindi balzano aggredisco con violenza pervicace gli idioti.
Responsabili, però giudicati “incolpevoli”, di fraudolenti imbrogli, del sotterfugio più mentecatto, dell’esser così “gioviali” da voler ammazzare, sadicamente ridendoci sopra d’altri scherzi, chi non vuole, non vuole e non vorrà mai vivere come loro!

Li attacco “a man bassa” e non me ne pento. Anzi, strappo le gambe del tavolo della cucina e le userò a mo’ di paletto invertito!. Sì, le gambe delle donne italiane son bianche ma abbronzate d’Estate quando le “dischiudono” al Sol cocente.
Tramite creme appunto solari, sollazzano i cazzi impiegatizi e si alzano dalle repressioni annuali in tal bollente ozio. Aprendosi… alla calda detergenza del buco dell’ozono.
Quei raggi, limpidi, sottili, “penetrano” e le femmine in calore ne “rabbrividiscono” d’ingropparseli, mescolando il costumino fra bagnetti al largo con acqua gelata, leccante lo steccone della gelatina. Eh sì, allargano e io mi ripeto di calembour, “menefregandome” a tutto spiano di queste m(ed)use. Appioppo loro il mio polipo.
Chi va piano, vive in pianura per scongiurar le mie freddure ma io oso di più e lo freddo quando s’accalora in villetta delle sue emozioni stagne. Meglio la mia carta stagnola che tappa la bocca rispetto ai falsi, contro chi non rispettò e si tuffa in piscina.
Meglio le mie braccia di questo “vivo” braccio della loro morte.

Tanto non cambierete. Ieri sera, ho urlato come un dannato. Un mio “schizzo” d’annata, anche se si sta perpetuando a scadenza settimanale.
Il Venerdì, infatti, prima del weekend di voi balordi con gli aperitivi in ubriachezza da storditi, capita sempre che disturbi la quiete del palazzo. Tanto, i miei condomini sono pazzi.
Dopo aver cenato, mi reco in bagno, mi guardo allo specchio, lo specchio mi “terrorizza” di troppi complimenti, dunque mi scaldo appunto in eccessiva autostima e ridesto il mio “topo” in “cantina”.
Sebbene abiti in appartamento, mi ritengo uno che vuol farsi la topaia sua, senza zoccole d’ordinanza. Adoro smaltarmi la barbetta con un po’ di cotone idrofilo e sciogliere i suoi peletti nel fioc(o).
Perciò, dopo l’ovattarmi, molto sbraito, spacco di rompere i timpani dei vicini. Gente da spaventare nel silenzio “spaparanzato” post fine settimana lavorativa.
Chiamo io stesso il 113, risponde la polizia e dico loro che possono spazzarmi il culo. Pensano sia una barzelletta e spostan la chiamata ai carabinieri.
A tali forze dell’ordine, ordino con impellenza di spellarmi, “recapitando” tramite cavo il mio indirizzo “incivile”.
Stranamente, giungono puntuali, dopo una decina di minuti. Quando, che ne so, avvengono liti coniugali in cui ci scappa il morto, arrivano sulla “scena” dopo il “delitto” autodistruttivo del suicidio, successo dopo l’omicidio. Spesso, trascorrono dalle ore dal complesso di colpa che ha indotto al gesto finale della tragedia completata.
Sì, avviene così. La moglie, “eminente” portavoce dell’insegnamento alla Bocconi, docente “intoccabile”, riferisce al marito che da trent’anni lo tradisce con tutti gli “elementi apprendisti”, prendendoli d’accoglienza “istruttiva” con tanto di “ripetizioni” e amplessi in cattedra per “ampliare” le prospettive del “guardarla” dentro un’altra dimensione. Di tutte le dimensioni è “fisica quantistica”, secondo la legge dell’entropia: “se lo bocci, crescerà nelle bocce”.
Il marito, fra l’altro pedissequo “abitudinario” di quelle sui viali, non resiste all’affronto e la “infila”, moltiplicandole i “buchi”, leggasi coltellate d’espansione cul… turalmente “aprendola”.
Torniamo a noi, non sono panni sporchi di nostra fica, ah che feccia. Davvero delle persone “in gambissima”… Degli intellettuali ficcanti! Finissimi, al taglio!
Apro a due carabinieri, entrambi di Napoli. Sì, mi raccontano la loro storia. Non trovando lavoro sotto il Vesuvio come pizzaioli, “esportarono” la loro verace indole “impastante” qui a Bologna. Dalle salse a infornare in carcere i responsabili degli spargimenti di sangue.
Da partenopei puri, son patiti della pizza tant’è che, quando ci son dei diverbi domestici, intervengono loro “addomesticanti”, “masticando” il ribelle di turno con pizze alla sua amante capricciosa.
Il più “bullo”, con manganello vicino alla pistola, con far sicuro d’una protuberanza sospetta fra i pantaloni “a righe”, m’assicura che posso rigar “dritto” e non devo temere nulla.
Anzi, m’incita a farla “sporca”, purché “legale”. Sì, mi consiglia questo: “Se la tua ragazza ti sta sulle palle e la troverai legata al letto con un altro, denunciala ma prima assicurati di avere il cellulare per scattar loro… una foto con tanto d’uccello-corpo del reato.
Sai Stefano, voglio divorziare da vent’anni, non vedo l’ora di beccare, con le mani nella sacca… scrotale, quella puttana che ho sposato. La sto scrutando da an(n)i, sono provatissimo e che danno sapere che così la dà, ma non ho prove per farla cadere in fallo… Magari,, magari facesse… una mossa sbagliata. La pratica di divorzio ha bisogno di dati tangibili… per poter appurare le impurità che han scatenato l’incazzatura. Ah, mai dovesse (ac)cadere, quella del piano di sotto posso scoparmi senza nascondere l’evidenza. Per adesso, non ho il permesso perché sono un tutore…”.
Mi fa firmare il proforma, gli preparo un profumato caffè, vi “svuota” dentro dieci zollette di zucchero. Quindi, si rivolge al suo collega e gli dice: “Be’, possiamo andare. Fra l’altro, il turno è finito. Rechiamoci alla pasticceria aperta… di Notte. Ingozziamoci di bomboloni e poi facciamo un giro per via Stalingrado. Troveremo qualche coppietta che si droga nei parcheggi. Ricatteremo tutti i ragazzi, minacciandoli d’arresto se non ci faranno trombare ogni zoccolina loro”.
Il collega, entusiasta, urla: “Allora che stiamo aspettando, cazzo?! Altrimenti, si fa tardi e, se rincasiamo al mattino, i nostri figli capiranno che siamo dei cattivi tenenti e non capitani”.

Morale della favola: questa società di moralisti ipocriti, da me solo che segnalazioni da non militante fra questi “giusti” militareschi.
Meglio il giullaresco.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il cattivo tenente (1992)
  2. Scuola di polizia (1984)
  3. Una pallottola spuntata (1988)

“Last Vegas”, Official Trailer


19 Jul

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)