Archive for 2013

“Escape Plan”, Tv Spot


21 Sep

Berlusconi come attore in un film con De Niro e Pacino


21 Sep

La notizia pare vera.

Da Il Corriere:

Il destino scritto in un nome. A volte capita. Quando poi anche il cognome evoca imprese fuori dall’ordinario, allora l’impressione è che non debbano esserci dubbi sulla protezione della buona sorte. Si chiama Oscar Generale. Sembra inventato. Invece è ciò che risulta all’anagrafe del paesino di Rivarolo Canavese, dove lui è nato quarantun anni fa, che è la porta spalancata sulle valli di Lanzo. Gente sobria e schiva al punto da rifiutare la logica del turismo caciarone. Lui, Oscar, è l’opposto. Chiedere informazioni a Los Angeles. Sorridono. Un esempio di eccellenza Made in Italy che, in dieci anni, è riuscito a mettere in piedi un’autentica corazzata imprenditoriale intorno alla quale ruotano i nomi più celebri del jet set artistico internazionale. E anche in Italia la famiglia Argento, padre Dario e figlia Asia, stravede per l’amico: «Un grande che purtroppo gli americani ci hanno rubato».

Ora, però, Oscar ha deciso di conferire un senso nostrano alla sua professione di manager e produttore cinematografico chiedendo e ottenendo che quattro cavalli di razza formato Actor’s Studio si trasferiscano in Italia, anche in Versilia prima e a Firenze dopo, per interpretare loro stessi in un film già definito per titolo e regista: One more time, diretto da Paul Sorvino. Stellare il cast con Dustin Hoffman, Jack Nicholson, Al Pacino e Robert De Niro insieme. Un’idea tutta di Generale con i primi ciak previsti per l’inizio del 2014 all’interno della Capannina del Forte dove il produttore è stato festeggiato alcuni giorni fa e insieme con la sua compagna Denny Mendez, «pistoiese», ex miss Italia ’96.

Per realizzare il progetto, naturalmente, oltre all’idea ci vuole anche un fisico bestiale. Lei che, fisicamente non è un gigante… «Lo sono dentro. Più adrenalina che sangue nelle mie vene. È ciò che occorre per sopravvivere in un mondo di squali come quello del Cinema. Da un mese dormo quattro ore a notte. Sempre in viaggio lungo l’Italia per definire location e firmare contratti. L’altro giorno ho chiuso anche con Gerard Depardieu che si aggiungerà al cast dei miei amici americani e ora, insieme con Sorvino, sto tentando il grande colpo. Chiedere a Silvio Berlusconi di partecipare al film, come attore. Nessuna intenzione di parodia. Un poco come fece Andreotti nel Tassinaro di Sordi. Stiamo cercando il contatto. Per il mercato americano sarebbe il top. Lui dovrebbe vestire i panni di se stesso per una storia che, con grande rispetto alla memoria di Germi e Monicelli, sarà un poco come Amici miei in chiave californiana. Del resto Hoffman, Al Pacino, Nicholson e De Niro hanno accettato soprattutto per questo motivo. Vogliono divertirsi tantissimo, lavorando insieme».

Ma lei come ha fatto a sfondare il muro della diffidenza hollywoodiana per poi entrare nelle grazie delle star americane? «Usando la semplicità del ragazzo italiano che lascia il suo Paese, dopo qualche esperienza nel mondo del marketing e dello spettacolo, e che va a cercare fortuna oltre oceano. In America credono ancora in queste cose che per noi sono solo favole e ti aiutano. Certo, devi dimostrare di valere. Ma, soprattutto, contano l’onestà intellettuale e il saper mantenere la parola data. Mi hanno messo alla prova e ho superato l’esame».

La Cattolica di Milano l’ha ingaggiata per tenere un corso di lezioni agli studenti di scrittura, linguaggio e storia del Cinema. Lei non è laureato. «Manco diplomato, se è per questo. Come si dice, la mia scuola è stata la strada. Una buona strada, naturalmente, senza trasgressioni. Tanti lavori, spesso umili, e soprattutto la volontà di ferro che ti porta ad emergere grazie alle tue idee senza fare del male agli altri. Una filosofia di vita molto apprezzata dall’americano medio».

Adesso il ritorno in Italia. In Toscana dove, oltreché a Tropea e a Venezia, si svilupperanno le vicende della tribù hollywoodiana la quale compirà un viaggio di cameratesco e puro divertimento. «Ma non sarà la Toscana solita, quella stereotipata e da cartolina illustrata con la vista sui tetti di Firenze e le spiagge per ricchi. Sarà il trionfo dei borghi e della brava gente di campagna. Una terra che al Cinema, se osservata e scavata con occhio diciamo così neorealista, può offrire una serie di opportunità incredibili e soprattutto non scontate. La cultura non è soltanto data dal fascino estetico o ambientale e dai capolavori eterni. Negli Usa sono poveri di questa cultura popolare. Conoscono l’Italia delle cartoline illustrate. Ma non sanno, per esempio, che la Versilia avrebbe tutte le carte in regola per fare a gara con la Florida, se soltanto gli amministratori locali non fossero schiavi di una burocrazia che non ha più alcun senso. Ma è tutta la Toscana ad essere ricca zeppa di angoli a misura di uomo. E nel mio film saranno anche loro i protagonisti che gli americani dovranno imparare a conoscere».

E chissà che, magari anche in corso d’opera, il casting su suo suggerimento non pensi anche ad una particina per Denny Mendez. Non per il fatto di essere la sua compagna, ma in quanto toscana doc oltreché miss di un «titolo» rifiutato dalla televisione di Stato perché non più attuale. «Lo escludo. Denny mi sarà accanto e basta. In quanto al concorso di Miss Italia, lo hanno distrutto gli stessi creatori. Sei serate e sempre le solite facce, tra presentatori e affini. È ovvio che gli sponsor siano fuggiti. Occorreva cambiare format e costruire uno spettacolo in sintonia con i tempi che prevedono ragazze non più culo-tette-duecento-denti in gara soprattutto per raccomandazione. Negli Usa è tutto diverso. Tant’è, la gente dovrebbe sapere oramai che i vari talenti italiani di successo, come quello della De Filippi, altro non sono che il frutto dei saccheggi fatti dai nostri produttori nel mercato americano. Forse è anche per questo che continuerò a vivere a Los Angeles».

 

“The Family”, De Niro visiting the doctor


20 Sep

Volatili per diabetici


17 Sep

Lo scorso Venerdì 13 fu il mio compleanno. L’ho festeggiato al cimitero… ecco perché sto dimagrendo a vista d’occhio. Il mio teschio si butterà, sa anche il balcone di quella botta(na) là!

Giovedì sera ebbi una delle mie crisi sesquipedali. Colpa del fatto che ho dedicato tutta l’Estate a curare minuziosamente l’editing della mia nuova opera letteraria, “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne” (di cui siete obbligati a un acquisto cadauno, recandovi su ibs.it, previo colli sgozzati, non ci saranno sconti nonostante il 15% del “risparmio”) ma, dopo tal fatica improba, ancor poca figa. Anzi, molte gatte morte ma la mia mano si sta rattrappendo, tremolante, sulla tastiera “ergonomica”. D’un comfort da far invidia a Jack Torrance di Shining, compreso l’assideramento ormonale del mio attuale stato da Nicholson “ritiratosi”, soprattutto nella zona erogena calda, per labirintiche disamine trascendenti alla 2001. Sì, per risalire alla mia malinconia esistenziale, mi affido spesso a Kubrick. Gli esiti son nefasti e la neve cala impietosa, comprese le torrenziali piogge bolognesi che si “sposano” al mio umoral meteorologo da psicopatologia della mutua.
Quasi muto, per lo shock e il “freddo”.
Sì, ironizzo, sono oramai “benigno” alla Benigni sul mio “inguaribile tumore” maligno per una vita che ricomincia da tre come Troisi ma, realisticamente, non mi resta che piangere.
A meno che Leonardo Da Vinci non copi la mia “Gioconda” e gli chiederò un risarcimento per plagio. Ah ah! Preferisco la mia statuetta di Mosè alla Michelangelo piuttosto che le nature di Sanzio. Ora, silenzio, vi annuncio questa sciagura. Avremo Elio Germano nei panni del nuovo Giacomo Leopardi per Mario Martone, quasi quasi è meglio una matrona che allieti il mio “Infinito” su note del Verdi… pascoli lagrimanti da va’ pensiero sull’ali dorate. Sì,ok, ma il pene non va su quelle da dorare. Non è un bene, è una pena. “Forzata” da Oscar Wilde. Germano conosce suor Germana. Sì, uno da suocere.
Smentiamo le voci diffamatorie su Wilde. Pacino Al n’è fan, sa che Jessica Chastain voleva il suo “Erode” di salame. Ma quale Salomè. Quella è una bionda che fa salir’ molto zero dark thirty. Ti tira di trenta ma scende la temperatura “al gelo” come il bambin Gesù se Jessica non alza la gonna su. Ma quali Torri Gemelle e conflitti in Siria.
Qua è peggio che nella transiberiana. Sai quanto me ne frega delle guerre mondiali. Almeno, vedremo qualche speranza svolazzare dal terrazzo. Finirò nella steppa col mio pollo di “stoffa”. Stopposo quanto il petto di Jessica con uno di maggior “troppa carne al fuoco”.
E, di saliva, Al recita il suo monologo della vagina. Cucinandoselo “addosso”, arrosto e da rustico sguardo versione Dog Day Afternoon.
Sì, sono arrabbiato. Ma che cazzo di comportamento è mai questo?
Mi son fatto un culo come la villa di Arcore, ove però, al contrar mio, Berlusconi di leccaculi protesse la “profilassi” delle sue pute finché potette, perché ricevessi in cambio sospetti, inculate e schiaffi? Sai che “ricevimento”…
Telefono a un mio amico, alla vigilia.
Mi risponde che preferisce alla mia torta la “Serie B”, ove disputeranno un incontro “storico” fra una cadetta telepromozionata su cotoletta milanese e una squadra terrona con tifose “iperdotate” sugli spalti inquadrati di “moviola”. Stoica, ai limiti del porno 8mm più da voyeur.
Con mossa “bugiarda”, gli rispondo che, se così è, la “Pasticceria Delle Rose” di Casara Lina, ubicata vicino al passaggio a livello di Via Zanardì, limitrofa a mia Ca’Bianca su CAP 40131, preparerà per lui un bignè ripieno di merda ma al sapor “cioccolato”.
Dalla diarrea, capirà d’aver mangiato uno stronzo migliore di lui.
Anche perché, di solito, è anche stitico.
Affettivamente, vale un cesso.

Poi, vedo se una delle mie ultime squinzie, molto “virtuali”, è libera per un “lasciapassare” da passerina del Venerdì festeggiante.
Lei replica così:

“Stefano, se mi regali un anello, per te un bacetto Perugina.
Se mi doni un residence, una toccatina e non oltre.
Se ti azzardi a darmi il tuo uccello, lo darò da mangiare agli uccelli.
Ciao. Adesso, non disturbarmi. Sto guardando la fiction Amore e ibridi cazzi tuoi, storia di peste e corna ambientata in Scandinavia, ove il biondino attizza anche se è un eunuco che scopa un’eschimese lentigginosa, oriunda profuga sopravvissuta al Titanic da emigrata dopo la Sicilia con furore per colpa del marito mafioso”.

Come ci devo rimanere?
Poi, dicono che hai gli “schizzi”.

Lo schizzo almeno consola.

Adesso, capisco perché Woody Allen ha sempre preferito le seghe alle donne.
Dal genio elettrico, spunta l’idea dalla lampada.

Basta che non sia della Beghelli. Per quello spot, De Niro paga ancora la reputazione.
Insomma, quella pubblicità poi passò a Giletti.
Onestamente, con tutto il rincoglionimento del Bob di oggi, Massimo è uno che stava con la Clerici. Non scordiamolo.
Al che, spuntata la Mezzanotte fra il 12 e il 13, mi recai alla Certosa.
Era ancora aperta. Il becchino stava facendo il beccamorto con una turista anoressica di “mortadelle” in bocca, su una lapide in cui dilapidò la depilata appena visibile.
Roba che neanche Tim Burton avrebbe immaginato.

In quell’attimo, accesi un cero e compresi che non c’era più nulla da fare.

Sono spento.
Per risollevarmi, Sabato seguente arrivò la bolletta dell’ENEL.
Il suicidio è imminente. Soprattutto dello psichiatra che, quando avevo sedici anni, “dedusse” che andavo curato.
Lunedì gli spedii il mio libro con questo “pacco” regalo incorporato:

“Ecco la diagnosi: abita in via San Donato, probabilmente dall’attico, se si lancia giù, potrebbe non finire con le rotelle…, dicasi bipolarismo depressivo simplex senza paracadute, ci ricascherà e addio materassini salvavita Eminflex”.

Che posso farci? Un cazzo, proprio un cazzo fritto.
Alla rosticceria cinese, puoi ordinare solo gli agrodolci.
A lungo masticarselo, fan male alle pa(pi)lle.
Meglio il riso col curry. Digerente. Da tubo di cagata evacuante.

“Saporito” come la Cina. Quelli lavorano 24h su 24 e trovan Tempo per metter su famiglie di cento figli.
Saranno dei Toshiba. Famoso uragano disumano formato USB con tanto di “chiavetta”.
Attento alla scossa.

Ce la vogliamo dire?

Come si fa a non ammettere che sono un genio?

Solo i pazzi vogliono ancora confutarlo.
Però sono pazzi tutti, tranne me.

(Stefano Falotico)

  1. Il seme della follia (1994)
  2. Cimitero vivente (1989)
  3. Dellamorte Dellamore (1993)
  4. Ombre e nebbia (1992)
  5. Orizzonti di gloria (1957)
  6. Mishima (1985)
  7. All’ultimo pugno (2013)

“One more time” con De Niro, Pacino, Hoffman e Nicholson, notizia sola


17 Sep

(AGI) – Viareggio (Lucca), 16 set. – Un kolossal girato in Italia con Dustin Hoffman, Al Pacino, Robert De Niro e Jack Nicholson. L’anticipazione arriva dal manager delle star di Hollywood, Oscar Generale, che nel weekend ha fatto visita alla Capannina di Forte dei Marmi insieme alla fidanzata Denny Mendez, ex Miss Italia, proprio per scegliere le location del film che si intitolera’ “One more time” e vedrà lavorare uno di fianco all’altro le quattro stelle del cinema americano. “Ho appena finito di girare un film con Nicolas Cage – ha spiegato Generale durante la sua apparizione nel locale versiliese – e subito mi sono lanciato verso il nuovo esaltante progetto ambientato interamente in Italia. Dustin Hoffman, Al Pacino, Robert De Niro e Jack Nicholson interpreteranno se stessi alle prese con una vacanza di relax e divertimento in giro per la penisola italiana. Le riprese cominceranno il prossimo anno per la regia di Paul Sorvino. Mia intenzione e’ quella di mettere in scena diverse citta’ italiane, facendo tappa anche alla Capannina di Forte dei Marmi. Vorremmo girare delle scene anche a Venezia, Firenze, Abruzzo e Calabria”.

Questa news mi puzza di cagata!

Come puoi dar torto a Jack Nicholson


17 Sep

From Comingsoon.it

Era circolata, all’inizio del mese, una notizia che avrebbe voluto Jack Nicholson ritirarsi dal mondo della recitazione. Notizia che venne subito smentita, soprattutto per quanto riguardava le supposizioni riguardanti problemi alla memoria dell’attore e la sua incapacità di memorizzare le battute.
Oggi, l’eterno ragazzaccio di Hollywood ha deciso di parlare in prima persona riguardo alla questione.

Nel corso di un’intervista al The SunNicholson ha dichiarato di avere ancora “il cervello di un matematico” e che non si è affatto ritirato dalle scene ma che, più semplicemente (?) non vuole girare più film.

“Non lavorerò fino al giorno della mia morte, non è per questo che ho cominciato a recitare,” ha detto l’attore. “Il fatto è che non sento più la motivazione. Prima, l’avevo, ora no. Non sento più il bisogno di andare lì fuori. Mi è venuto l’agghiacciante pensiero che forse i ventenni e i trentenni di oggi non vogliano più essere commossi, emozionati. Che forse vogliano solo vedere più bombe, più esplosioni, perché è quello con cui sono cresciuti. E io non farà mai quel genere di film”.

Insomma, dopo aver suscitato gli strali della critica, quelli di filmmaker come Spielberg e Lucas, anche un altro monumento di Hollywood come Nicholson getta, a modo suo, un grido di allarme sullo stato attuale del cinema americano.

Happy Birthday Mickey Rourke


16 Sep

Fu il compleanno di Mickey Rourke e “glielo” scordaste, attaccati sempre alle sottane che Mickey, attaccabrighe di calzoni “(ab)bass(at)i”, miei borghesi panzoni, ficca martellandole! Ola!

Mickey mi piace, me lo scoperei. Sbracato, pettinato di tintura “fredda” in giorni di “Luna” a “traverse” delle sue palle incrociate, poco londinesi da gentleman. Preferisce la luridezza ai lord, sgraffigna Liz Hurley in comodo strisciarle l’arnese mastodontico, pompato a iosa senza rose. Prima inserisce la “spina”, poi chiude il tu(r)bo della conduttura, cocendone un’altra senza troppi complimenti. Dandoci dentro di “lucidature”, svenevoli e avventandolo di carisma inoppugnabile.
Mickey sbava, gronda Sesso da pori dilatati eppur nessuna ingravida.
Preferisce coccolar il cane e, ai Federico Moccia, offre la sua carne goduta per omosessuali “ossobuchi”. Pavoneggiandosi nelle salamoie del suo volto rifatto, a farsene e fregarsela. Questa sua vita buttata nel “cesso”.
Amico di Cimino, anch’egli semi-transessuale, ermafrodito anomalo con “amiche” d’infradito e a metter le dita fra moglie e mariti. Usato come posacenere da Kim Basinger, sbattuta via in nove settimane e mezz’uccello, vale molto di più ancora del Baldwin oggi pasciuto e “contento” per la gioia dei deficienti. Applaudendolo, ingrassan e bolsi recitano l’appaiarsene in ciabatte di rider senz’ardendoli. Mirate quella cavità, penetratela di golosità!
Inariditi, invece, siete e dunque foste in quanto fossili per vitarelle “complicated”, con una Meryl Streep scassaminchia a portata di manici di “scopa”, miei (in)utili socialmente “attivi” inservienti domestici, passivi ché pulite schiavi del femminismo il pavimento. Innanzitutto, dello stender i panni già macchiati. Andati da un pezzo di figo ch’eravate e “orali” solo a imboccar l’ormai inevitabile processo di decomposizione imputridente.

Che schifo.

Micley è il Man. L’Uomo expendable dagli occhi col rimmel, che ritma di “bacino” pur con le racchie della “spesa” alla Coop… e poi le caccia nel water. Su facce camaleontiche come un De Niro stuprato da boxer toro scatenato. Pummarola irosa d’un eterno permaloso.

Recita di merda, è invecchiato come peggio non avrebbe potuto, ma le donne piangono quando appar di taurino che fu. Languorino! Ma, nonostante “tutto” sia stropicciato, ancora Mickey inumidisce, di “usignolo” lo canta e sventra da maschione.

Stronzo e figlio di zoccola.
Come le sue donne. Più bastarde di Lui.

In quanto assomiglia a me.

Sì, Mickey va da Liz Hurley, sistemata col nababbo, e l’innaffia. Pasticciando il suo “babà”.

Poi, beve i liquore da di pietra Cor, per un’altra “diplomatica” da ingurgitare su eruttarlo di rutti. Scatologico, peto vivente, Mickey è l’Uomo!

Rourke il rude, mentre voi rodete, Lui erige! Dirigendolo nelle vagine tutte peperine.

Questa non è volgarità ma sanissimo salivarle! Salite! Esalate, esaltati! Bone bionde da trivellare!

Come il corpo bucherellato del Mickey nostro amato.
Quanto la sua di cazzo!

Comunque, Mickey Rourke sarà anche uno che (m)unge le vacche, un bovaro-zotico! Sempre meglio del sale della terra di Ligabue.
A parte che plagia e poco palpa. E poi, quando  quando grida ièohhh!, sembra un pastore sardo.
Di quelli che chiaman a raccolta il pascolo delle pecorine, ah ah, smarrite.
Da me, solo che calci nel culo!
Ecco, Ligabue! Stai buono! Fai la mucca e soffiati il naso, cola il muco!

 Non molti lo sanno, ma Mickey la sa!

 

Dark Tales from Catania, L’esame di fisica


15 Sep

Scorsese, i tuoi attori fan casino


15 Sep

Un ragazzo di Facebook chiede a un mio amico cosa ne pensa de L’ultima tentazione di Cristo e di The Departed…
Paolo, per ora ti rispondo io, se non ti spiace questa “intromissione”. L’ultima tentazione è un grande film. La prima volta che lo vidi non mi piacque. Rivisto con occhi più maturi, è forse uno degli Scorsese più “taxi driver”, non fosse altro che Schrader è di nuovo in “cabina” di sceneggiatura. Si avvale per di più d’un Dafoe in stato di grazia. Perfetta simbiosi dell’ambiguità carnale eppur metafisica di un Cristo “peccaminoso”, disturbante e straziato da perenni dubbi esistenziali. Alla Abel Ferrara. Non a caso, il Giuda/Keitel diverrà un pupillo di Abel che poi si affilierà proprio a Willem. Attendo con impazienza il Pasolini versione Ferrara con Dafoe… ho detto tutto. The Departed invece lo ritengo uno dei peggiori di Scorsese. Scandalo degli scandali, Scorsese vince l’Oscar come miglior regista per il film più “normale” e mainstream. Non che The Departed sia brutto, altroché. Però, in confronto al resto della filmografia di Martin, a mio avviso sfigura. Se lo firmava un “mestierante”, sarebbe rimasto un buon poliziesco e basta. Fra l’altro, essendo (ex oramai) fan di De Niro, posso svelarti, se non lo sai, due curiosità. Il ruolo di Gesù era stato inizialmente affidato a De Niro, che rifiutò per motivi tutt’ora mai riferitici. Dafoe, ripeto, incarna il “corpus” patibolare d’un Cristo umano, con le sue angosce sessuali, è scarno eppur “terrorizzante” nel suo viso “diabolico”. Quasi cattivo come tanti suoi villain. De Niro, lo sanno tutti, all’epoca era pappa e ciccia con Martin. Praticamente, ogni progetto dello Zio era pensato per De Niro come protagonista. Ritengo che sarebbe potuto essere un Cristo affascinante. Nonostante il nasone poco “evangelico” del Bob. Si rifarà parzialmente con Mission, grazie al suo nerissimo neo da Mendoza convertito al gesuismo. Mission, comunque, è di due anni prima. Eh eh. Poi, sia il ruolo di Martin Sheen che quello del nostro Jack Nicholson, fu offerto proprio a De Niro. Che dovette rifiutare per “tempistiche” d’impegni. Come dicono gli americani, scheduling conflicts. Nello stesso periodo, sta girando The Good Shepherd, il suo secondo film come regista. Ma m’è sempre sorta una domanda a cui non do spiegazione. Per il ruolo del “buon pastore”, De Niro scelse prima DiCaprio e poi Damon. DiCaprio rifiuta per girare The Departed, scusandosi con De Niro, dopo aver già sottoscritto il contratto, perché preferisce all’ultimo minuto il film di Scorsese. Damon com’ha fatto a girare entrambi? Poi, altro “dietro le quinte”. Per il ruolo del Butcher di Gangs of New York, Scorsese vuole De Niro. Al solito, rifiuta perché è impegnato legalmente nella causa dell’affidamento del figlio con l’ex moglie Grace Hightower. Che poi risposerà. Mah. Scorsese pensa a Dafoe. Dafoe non ci sta. Opta quindi per Nick Nolte ma Harvey Weinstein ripesca il jolly Daniel Day-Lewis che, nel frattempo, aveva deciso di ritirarsi dal Cinema, praticando la professione di ciabattino sulle colline toscane. Mah. Da noi dicono “mettere il piede in due staffe”. In America, quando un ruolo passa a un altro attore, “calzare le sue shoes”.

Sono “religioso” alla Martin, quindi vergo questa per voi…

Epistola di San Falotico ai “prepuzi”, 13 del 79…

Fratelli, so che v’affaccendate dietro meretrici da cui ricaverete solo una trombata con del salame in bocca di pesca, le pesche dei salmoni son terminate e i salmi son per i santi?
Non lo so. Il Tempo indietreggia, didietro te lo fa, tutto tutto ben scorre, e corrivo va ch’è un (dis)piacere. Lungo… medito da “profeta” non plus ultra.

Sine qua nondo not diturbatemi di Nott’ ché ho lo sturbo al mattino con l’or in bocca e colorato sempre vivo a “natura morta” di turbi non mi stuprerete.

Questa lettera non ha senso ma è meglio del letame.
Sì, apprendete da me e pigliatelo come si deve.
Perché, pregandomi, vi piegherò e nella “spiegazione” sarò piaghe di tutte le vostre donne appagate.

Ciao, salutami quella baldracca. Da me, solo che un cazzo.
Mi congedo, anzi, con questo racconto.
I poveri raccolsero le loro colite mentr’Ercole lo colò a colorante delle lor moglie poverette.
E, di “provetta” in quanto del muscolo provetto, “piovve” su cinquanta in una Luna mentre Lina va col barbone ricco
.
Meditate, minchioni e sparatevi se il ragionamento addiverrà alla vostra testa che non c’è mai stataRincoglioniti siete? Molto probabilmente lo foste come Dio.
E a Leonardo DiCaprio preferisco la mia di rap’.
Vaffancul’ a mammata! Ché le mammelle sue non saran insederet’.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Casinò (1995)
  2. Totò le Moko (1949)
  3. Totòtruffa ’62 (1961)

 

Al Pacino at Massey, Toronto Film Festival


14 Sep

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)