Archive for 2013

A Bologna vive molta gente alla buona e io li rabbonisco, strozzandoli di tortellini!


26 Sep

Maometto, di montagna ferrea e “rampicante” la sua ancestrale energia, smonterà pezzo per pezzo quel pazzo di dar la vita ad andarla in Matt(e)o

Molta gente bigotta, turlupinata dalle “gioie” effimere della bigiotteria, agghindata di retorica, con “oral” sboccar volgare non crede oramai più, se mai credette, ai profeti.
I profeti non sono dei folli, esistono e (s)compaiono tra la folla. E taglian ogni ottuso fallo…

(Parola del Signore, versetto del capitolo intitolato “Vendetta punitiva”, 13 del 79 a cura di Ezechiele il lupo…)

Non credo al buddhismo, perché preferisco cremare la mia magrezza in cremose “dolcezze” aggressive come un cucchiaino che (of)fende il budino. Ai bambini offro delle caramelle e infilo loro in bocca una sigaretta Camel, a torta “Cameo” per rinforzarli col nutrimento “ruvido” del già fortificare i loro polmoni in vista della vita “adulta”.  Le comparse non servono! Meglio subito che aspirino l’amarezza dai retrogusti aciduli, ché non smaltino le labbra nel “burro” di cacao baciante le impudicizie delle più agre ragazzine ad abboccarli. Altrimenti, giunti a trenta, il lor uccello si rimpicciolirà in un ruolo “invisibile”.

Sì, con integerrima (im)moralità, perseguo la vita (dis)innamorata a ludico sfottò rivolto contro la piccola borghesia (s)fottente, fetenti ostinati e dalla testardaggine lenta come le testuggini lumache dei loro odiosi, inutili attestati per approvarsi “superiori” di quel che m’appare sol carta igienica da parati del culo.

Non m’ammal(i)ano con le lor moine, non ammansiscono e non ammainerò la mia indole “diligente” a porger loro una “riverenza” di me rinomato, amante dell’ammattirmi soprattutto di primi matt(in)i quando il Sole levriero si leva a Oriente nel mio ilar pensiero che va fresco nella fierezza fra le giocose ebbrezze dello spensierato insultar tali olezzi.

Sì, “adulti” cafoni soffrono di meteorismo e così evacuano cazzate dallo sfintere per sfinire i “peti” disturbanti dei giovani più a(l)itanti. Ma con me non attacca la flatulenza. Son io che di finezza affino a puntin’ il mio ritorcer loro ogni (r)espi(r)ante mongolfiera della loro mentalità da mongoli. Sono la Muraglia Cinese invincibile e appuntisco i più sottili arnesi nel bucar il loro “pulito” bucato d’an(n)i miei che rubarono.

Io faccio… crollar ogni Muro di Berlino. E v’iberno miei nazisti!

“Soffian” ad aprir bocca su tutto con frasi fatte del luogo comune più “a cul” di pigliar la vita come una stronzata. Specializzati infatti, “in fallo” sempre te(r)so e “orgoglioso”, nell’issare le frivolezze boriose. Ma, dai venti boreali d’una illesa potenza aeroplanante, con “pianezza”, sorvolai fin “lassù” al buchino di tanto lor (s)fiatare.

Pavoni della Bologna “bene”, giullari da Corte Isolani, asmatici di però logorrea che m’induce alle diarree, appunto… fenomenali bugiardi da circo dell’“orrorificio” sempre solipsista agli ombelichi e dunque ai “gioielli” fra tanto cagarle dagli orifizi, regalan alle lor “donne” degli adamantini “omaggi”, cioè pietre del lor cuoricino anaffettivo sol per farle… a fette di maiali dietro il cort(e)o del “rubin(ett)o” che tutte inganna a tracannarle.
Poi, dopo averne preso il sedere e inchiappettate di “(s)caricarle” come degli scarti a “cioccolatine”, tutte prima “scioglienti” e adesso smerdate con “gentile” glassa “fondente”, questi grassoni  ne adescheranno una dal “frigorifero” per “testare” la sua glaciale frigidità a friggerla “impanata”. Quante ne scannano e “scavano”.

Sboccati eppur “laureati” con un bicchierino di vinello e birra che sgorga da ogni por(c)o.

Lor sì che sanno vivere. Eh già “signore”. Questa è la moderna “signoria”.

Ma io, di principesca signorilità, continuo inesausto a sfiancarli.

Li tormento durante le notti loro “calde” nel raffreddar subito quei tanto a me schifosi (ro)venti an(n)ali, angustio le lor case “buie” a movimentare la Luna del mio lupo.

Così, freno i loro spiriti bollenti.

Vado da un bollito e lo marchio, impaurendo ancora la sua calma “piatta” quanto la sua “donna” vacca. Mentre la tromba, e nell’altra stanza sua figlia fa la rumba con un mezzo Rambo tamarro dei poveri, ecco che il suo cazzo “duro” ruzzola sgretolante nell’uscir esterrefatto… dalla cavità di quella di figa sfatta col “visone”, intesa non sol di faccia mostruosa ma specie… di pelliccia non depilata, e “(am)mira” il mio “spaventapassere”.

Indosso il passamontagna e lo “bendo” nell’urlargli senza freni la sua nuda (s)cena da bovaro come quello lercio nel fienile.

Sono il fantasma oscen del palcoscenico. Quando meno se l’aspettano, ecco che il lor amplesso trema di nuovo “(av)venente”.

Contattano telefonicamente un CSM per accusarmi ancora di demenza ma non c’è nessun intervento se non un “bisturi” ficcato alla loro esistenza da chirurghi plastici.

Sì, li torturerò a deformare ogni lor atroce sconcezza, ad agghiacciarli anche quando il lor cam(m)ino sarà, a cantuccio e a cuccia, segregato in cantina come morti viventi arsi.

Ah sì, miei Asinelli… ah ah!

Ciuccerò la lor idiozia da babbei, quindi babb(uin)i, nel rabbuiarli di tante bue.

Sono un bove? No, un “buono”.

E ti butto giù dalla Torre più “alta” del tuo volar “basso”.

 

 

Matthew McConaughey ride felice e (s)contento, la vita non riserva (s)conti, mi garantisco un conato


25 Sep

Film Title: Two For The Money.

Ieri mattina, son stato contattato coast to coast, di poco “borotalco & talco”, dall’avvocato di McConaughey Matthew: mi ha querelato per il post che gli “dedicai”, ne pagherò le rotte costole

ACCANAVUEI!

Come d’anche, che dolore alla mia anca, play di FilmTv.it, non so come sia stato possibile ma l’egregio Matthew, dal set d’Interstellar firmato Nolan, avveniristicamente ha scoperto questo mio “sovrastante” in donne sottostanti al suo “articolo” sempre piccantello, dicasi anche uccello volante da futurista che celebra l’amor libero e “sguazzandoselo”.
Sì, durante una pausa del film annunciatissimo, a quanto “sento” di veggenza (non un seno di quinta, attenti coi doppi sen-s-i, altrimenti prenderete brutte pieghe per piegarlo a curva pericolosa) scopro che si ritira nella sua roulotte, accende il PC “piccino” (anche le star talvolta, per esigenze logistiche, non posson navigar fra le stelle internettiane, dette anche Escort per un “pompino” via chat erotica scacciastress su minorenni ancor a schiacciarsi i brufoli grufolanti, nelle “riprese” di ADSL) e apre la “rete”. Mondiale quasi quanto il suo fisico da pescatore delle “tonne” al Rio Mare. Il celebre Bronzo di Riace, “incontinenti” le donne, appena lo “sbirciano”, s’allagan di “stagni” e lui le pesca in quanto piacevolmente già prodighe all’abboccamento. A quelle in apnea, che fan pena al suo pene, penosamente tenta di consolare su respirazione soffocante. La butta lì così fra una bottana e botte liquide. Le mette in sottaceto e tace le lor bocche ad amo, amorevolissimo eh eh, senza il ramoscello moscio nel lago, ago del pagliaio, d’ani fortunati del Matthew suo eretto ad Adamo.
Per puro caso, fra tante cascamorte, pesc’appunto la mia. Qualcosa gli par vagamente una presa per il culo. Non sa l’italiano, già, anche se sua “moglie”, cornificata reiteratamente, conosce quanto il suo “tanto” la rende “mazziata” dell’amarle a mo’ del Rodolfo Valentino sul “mazzolin di rose” in fianchi sodi delle siciliane dai più limoni e agrume in onorato e baciamo le mani di “raggrumarlo” dopo tanto spomparlo fra i pompelmi. Matthew non ha bisogno di lauree. Basta che si toglie la camicia e raggiunge ogni scopo, come scopa lui, di honoris causa.
Chiama però lesto un interprete. Chiedendogli di tradurre il testo del Falotico.
L’interprete adocchia le prime righe e gli suggerisce di chiuder un occhio. Ma Matthew vuol vederci chiaro e sgrana di zoom, rifilando una “tangente” affinché il traduttore compia la “versione” a sua prossima “incazzatura”.
Una volta ottenuta la traduzione, ecco proprio che va su tutte le furie il nostro toro “furioso”. Telefona a un centro di salute mentale limitrofo all’interzona felsinea e “obbliga” gli psichiatri a intervenire, ordinando loro di prendere provvedimenti sedativi.
Perché, ci tiene a ribadirlo, certe diffamazioni pubbliche del suo pube non (av)vengano mai più.
I carabinieri minority report suonano alla porta per prelevarmi e far… sì che io non elevi più “nulla”.
Urlo loro di levarsi di torno e li torchio, regalando un altro “posteriore” a Matthew che, susseguentemente, lo leggerà “impotentemente”.
Sì, gli dono la foto delle forze dell’“ordine” a cui urino in testa mentre leccano la locandina teaser d’Interstellar, da me ricreata per boicottare quel che già mi sembra una cosmica puttana-ta spaziale.
Un, due, tre, prova…
Non provarci…

Comunque, son qui con questa mia per rassicurarvi. Non siate in apprensione per il sottoscritto.
Matthew mi ha ospitato a Beverly Hills per (s)fruttarmi. Rincaserà quando avrà finito con Nolan. Mi ha obbligato a scoparmi intanto sua moglie.
Che gliene frega? Sua moglie è un cesso e lo sa.

Fra noi amici ce la possiamo dire. Sua moglie è in verità buona, molto buona.
Ci sarà il conto salato da pagare ma le piace più il mio salame. Oh, Matthew non la sopporta e quindi non mi appenderà.
Anche perché non si è ancora ripreso dalla cura dimagrante di Dallas Buyers Club. Sta scontando il suo cazzo (ri)tirato al chiodo. E, al suo ritorno, se me la dovessi veder brutta, per ora la vedo bella, continuerò a essere trattato come una merda.
Tanto, peggio di così si muore.

Fratelli della congrega, chi ha orecchie per intendere non intenda proprio niente.

Questo scritto è una stronzata, come la mia vita.
Sono deluso? No, sono senza Sole. Domani i meteorologici han previsto pioggia. Insomma, il Tempo, atmosferisco e non, peggiora.

Era meglio nascere asini. Adesso devo chiedere asilo. Mah.

Tu, fessa, leggi gli oroscopi. Neanche una gastroscopia mi salverà.

Sì, sono affogato, meglio delle fighe di Matthew. Tutte (s)vendute.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Tutti pazzi per l’oro (2008)
    Prima di dargli la statuetta dorata, ricordatevi questo.
    Sarebbe un film?
  2. Magic Mike (2012)
    E sarebbe bravo solo perché ha la tartaruga su sguardo succhia-succhia?
    Ma andate a dar via il culo, dai.
  3. Killer Joe (2011)
    Se questo è un capolavoro, Cruising è Kubrick?
    Sì, Cruising è meglio di Shining. Diciamocela.
    Secondo me, Shining cede al mainstream in vari punti. Pacino mai anche nel film qui sotto.
  4. Rischio a due (2005)
    Quando appare Al, il filmaccio è meglio del filetto di Matthew.
    Pacino cerca di salvare il salvabile di questo film macchia-carriera.
    Ma Rene Russo fa la vamp alla sua età. Che puttana rovina tutto.Come dico io, alla Russo preferisco una vita al verde.
    Al rosso ci stai tu. Se vai sottozero, in Russia fa freddo se non trombi. Trombano sempre. Fra gli USA e questa ex Unione Sovietica, meglio la matriosca di tua sorella. Sarà ochetta ma è una bambolina.Ciao. Salutamelo.

    Sì, il detto dice che chi non rischia rosica, io dico che chi raschia la sente. In ogni senso. Chi ha uccello per intenderla, voli a Las Vegas.

    Ah già. Prendete in giro Giuseppe Simone ma Diprè è più scemo di lui. Fra il dumb e il dumber, scelgo Amber su mia proboscide alla Dumbo. Secondo me, (con)viene. A dar retta a Giuseppe, finirai castrato dallo strozzino Andrea, a seguir Diprè finirai prete.

    Su tale antifona, ho sfondato.

    Anche se adesso devo pettinare Matthew.

Comprate “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne”, assoluto capolavoro del Falotico


24 Sep

 Evviva il nostro Cuore! Lunga vita e amore! 

Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne

Da oggi, è ufficialmente disponibile il mio nuovo libro. Complessa e intarsiata miscela dalle squisitezze deliranti innestate e innervate dentro le fratture torturanti, tonantissime, martoriate e poi a volteggiarsi a onirismo d’impalpabilità mia fascinosa, sobria, avvolgente profumo che s’immerge in anima lirica ed eccelsa, elevata eleganza intattissima, superlativ’ascesi mia mistica che si morsica aulica all’effusione di cereo, presto incendiato color marmoreo, esangue e perciò eburneo delle mie versatili, inafferrabili intelligenze poetiche.

Austero decadentismo che abbranco in personal palpito della respirata, abbracciata, baciatissima trascendenza su sangue animato, fiero d’intrepidezza sonante, musicale odore della vita lucente nel vederla suadente.

Vita vera e dunque “virtuale”, fra crepuscolari lanterne ermetiche d’una viva e imbrunita Notte lunarissima e acquiescente, placida come un lago sfiorato dall’alba del primo roseo mattino emozionale, innaffiato ai virtuosi, funambolici dardi solari d’ammorbidito nevischio in mio “demoniaco”, divino Cuore (s)ghiacciato. Altissimo!

Le ragioni, o forse appunto le misteriose regioni divinatorie di tal creazione tinta all’heart letterato più avventuriero d’arcaica, raffinatissima Arte, son enunciate nella postfazione.

Ma non tutto il significato dell’opera in essa svelo. Spetterà allo “spettatore”, ché il lettore chi è se non un “grande schermo cinematografico” dei suoi candori (in)consci abbacinati e meravigliosamente infuocati, fruirne a suo Piacere.

Posso sol qui accennarvi che s’ispira al film “satanico” di Alan Parker con protagonisti Rourke e De Niro il “Lucifero”, ma cambia anima “rubata” e rotta nella sua “detection” appena svolta “manicomiale” nel Johnny Favorite forse “doppio” e reincarnato.

“Amleto” quasi faustiano come d’estratto iniziale di Goethe, un investigatore dalle gote rubescenti, pallide quindi da “deturpato” e turlupinato, quanto “arrossato”. Di vendetta (in)giusta e impossibile?
Oh sì.

Quindi, compratelo. Perché io sono lo scrittore più “rubacuori”. Vanitoso come il Diavolo.

Ah ah!

E mai mi disancorerò dall’accorarmi al me più romantico.

Non disarcionate la Passione!

Applauso!

E che sia scrosciante. Soprattutto spero che diventi “(ap)pagante”.


Un capolavoro assoluto firmato Stefano Falotico

 

Buon compleanno Boss con I Licaoni


23 Sep

“Last Vegas”, Tv Spot


23 Sep

Ai giardini di marzo preferisco il matto nel secret garden


22 Sep

Come “rovinare” Battisti quando ti senti “rovinato” e rumini senza neanche una tua rumena. Adesso, in poche “scrofe”, ti meno!

Al “bel” Lucio Battisti ho sempre preferito Gabriel Batistuta e alle luci a San Siro una vacanza in Siria, ove c’è più “vita”, sto scherzando ma non troppo…
Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati
al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti
io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti
All’uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
poi sconfitto tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
e alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli
Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell’anima
in fondo all’anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l’universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c’è
I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
e le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori
camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti “tu muori
se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori”
ma non una parola chiarì i miei pensieri
continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri
Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell’anima
in fondo all’anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l’universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c’è

Quasi quasi son meglio Le Idi di George Clooney. Se dobbiamo buttarla in tragedia…

Ai giardini di Marzo prediligo il primo Maggio tutto l’anno, in cui si cazzeggia a tutto spiano. Stando una spanna sopra agli altri e, come Alberto Sordi de I vitelloni, urlare “Lavoratori?!” con tanto di pernacchio alla De Filippo.
Io appartengo a tutte le hit d’una parade alla Fonzie di Happy Days. Che son queste malinconie d’oggi come ieri mai cambiate? Ammodernate il Tempo, state al ritmo.
Appassisco solo quando una passerotta non me lo alza in versione “Ehi”. Sono uno stormo dei tanti miei “usignoli”. Voce melodiosa di una che la dà al mio “DO” sul LA versione remix in pentagramma anche di note stonate come i gabbiani dell’autoerotismo solitario e neanche una puttana da tangenziali. Uscita n. 7 che porta all’osteria numero “uno”. Un due tre, oh quante figlie Madama e qui ficca il “RE”.
Ciò non (av)viene mai perché, “di mio”, tendo a scalare tutte le “posizioni” anche quando non “spingo” di volume.
Le mie donne sanno come alzar il rumor di fondo, mixer di gridolini e lenzuola tumefatte, nel tumulto dei vicini che chiamano la Rossa perché venga “incrociata” di “sinistro”. Vero colpo che sfodero piazzante a incroci di peli, ficcando in rete su “garza” del sanguinarlo.
Sì, l’Italia è sempre stata amante delle canzoni da “funerale”.
Bisogna rinnovare con delle vitali faloticate.
Miscelare questi Jovanotti alla Modà e dar del minchione a Mengoni.
Comunque, meglio di Adamo e Amedeo Minghi. Uno da Prima Comunione. Puttana Eva! Per non parlare di Alessandro Manzoni e “I promessi sposi”.
Sì, Don Rodrigo fu un gran coglion’. Solo a ordinare “Questo matrimonio non s’ ha da fare” ma Lucia poteva farsela in modo bravo e “Innominato”. Chi l’avrebbe saputo?
Don Abbondio era uno stolto il cui riso abbondava e Renzo un sempliciotto da Malafemmina, finto intellettuale di quel Totò “provinciale… adbondactis, adbondanctum”. Mica tanto “dritto”. Renzo abboccava e in poche bocche entrava. Mi par un miracolo che si sia sposato, dopo tanto “disossarselo”. Quanto “lo” spossò per quella “sposa”.
E della minchia di Faletti, il signor “cattivo” tenente, specie delle sue “vendite”, pessimo come comico, a Sanremo per quindici minuti di miei ortaggi e scrittore da baracchine, bancarelle, mai in bancarotta e da fregati burattini di legno, caro Giorgio Pinocchio pennivendolo, vogliamo sparlarne come Joe Pesci di Casinò?
Sì, sono uno stronzo. Mannaggia all’impestata! Lo sono sempre stato. E quindi starò nella Storia, nella tua Sharon Stone, come il basilico dappertutto del basic instinct, mentre voi andrete sempre a coltivar le cicorie assieme a Benedetta Parodi. Lo sanno tutti. Pur di farsi pubblicare il libro “culinario”, ha dato il culone da tardona, finta “Madonna”, a Gori della Mondadori, marito della sorella che ha una voce da “patata” in “gola”. Comunque, leggermente più bona.
Meglio Sora Lella. E pure quel “fall(it)o” di mano da Maradona!
E alle “belle” do la mia “besciamella…”.
Cantando questo mio ritornello…

Il cartoccio alle “mandorle” passava e, agrodolce, leccava “gelati al limone”…
al 21 del mese, tal gigolò riscuote lo stipendio di come sempre lo “appende”,
pensavo alle vostri madri e le rivedevo senza vestiti,
la più bella era “nera” coi “fori” ancor da “ripassate”,
all’uscita dal culo, i cazzi si vendevan ad altre labbra,
il mio restava a guardarli cercando i raggi per “mirarle”,
poi afflosciato mi ritiravo a scop(pi)ar con la demente e le sue tare al darlo,
e alla “sega” con lei di “microfono” tu mi chiedevi perché non la urli?

Che ano è,
che gioia non è,
sì, non è più tempo di trombette
né di “tifar” con te, dammi del tu o anche del tè,
meglio se le tette,
come vedi le mie mani tremano ancora,
perché sono eccitate…
“Aiutami se non riesco a tirartelo fuori”…
In fondo alla rubata “anima”,
ho culi immensi
e “amore intenso”,
anche se non lo tendo dietro le tendine,
sono qui al vizioso circo come un elefante nel tendone…
ho “grinta” da vendere, acuisci i miei “tendini” da leonina…
hai visto che sono un “volpino?”…

Sono un latin lover,
ma non guadagno una “figa” manco di crepacuor’,
figurarsi quelle di Leonardo DiCaprio… lui mangia tutte le “faraone” coi dollaroni e una vacanza italiana vicino al più grosso “fenomeno” da faro, farò e faraglion’. Altro che il Falotico!
Tantomeno un cazzo.
E quindi “Vaffanculo!”.
Per star dietro alla poesia, questa è stata la ricompensa mia. Mi hanno ridotto come il compensato!
E neanche ho i soldi per la minima spesa.

Verso la fine del “testo”, della lyric, ho perso un po’ di smalto. Le rime non baciano. Figurarsi se scopano.
Lo ammetto. Ma comunque che puoi dirmi del resto?
D’altronde, per il mio genio non ricevo una lira…
Figurarsi l’arpa eolica, prenderò un elicottero e cagherò in testa a te sulle Eolie assieme a delle fritte fenicottere.
Sì, devo tirar gli artigli e le “unghie”.
Come no.
Prevedo, più che altro, un altro farmacologico coma.
Sono polemico e rancoroso? Senza Cuore?
No, i miei sono originari di Pomarico, provincia di Matera.
Ove gli uomini sono veri. Duri e da cime di rapa, essendo limitrofa la Puglia.
Mie orecchiette da pugnette, non getto la spugna.
E tu, fascista del Nord “lavoratore”, pigliati il nasino bugiardo con tanto di pummarola in coppa.

Altrimenti, altri pugni in testa!

Ecco il “lavoro sporco”.

Ti è piaciuto!?

Come si dice a “Bulagna?”.
Hai combinato un paciugo.

E io ti ripulisco merda!
mo’ che succederà?
Che ho fatto goal alla facciaccia tua!

Dico io basta alla mia malinconia, se mi va!
Se no, ti spacco la faccia.

Adesso, piglia la tua puttana e falle ascoltare tutta la discografia. Altrimenti, la graffio con la puntina.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Miss Detective (2000)
  2. Zatoichi (2003)
  3. The Score (2001)
  4. Shutter Island (2009)

“Crazy Evening”


22 Sep

Chi è Peter Rubik? Un Sellers alla Pupkin Rupert “moderno”: Crazy Evening, cortometraggio versione falotica destinato a espandersi…

Componimento:

Folle è la sera che, prima dell’alba, bacia la Luna come un lupo s’asseta al plenilunio.
Spiragli di pace respiran beati, io son Peter Rubik, coscienza alata.
Sto qui, seduto sul divano, accavallo i miei pensieri. Nitrendo vado fiero, rammemoro mai rammaricato indistinte nostalgie al bel Tempo scivolato via.  Ma io sorvolo. Districo la noia e l’ammanto di leggiadrie come la sobria rugiada d’aurora dorata nel prim mattino colorato.
D’arcobaleni volanti è la mia anima mai straziata, scorrazza in corse nervose, aggrotto la fronte, fumo nervoso il Cielo che di fiamme arde in me, vero fra tanti morti d’arido vento gelante. Sciocco o sempre a sc(r)occar per un lido felice che si prodigherà nello schiamazzar le nebbie del Cuore. Io sono Rubik, Peter Rubik, rubin diamante, uomo non amato ma dai sospiri conturbanti. Amo l’oceano delle infelicità davvero gioiose. Quando la Luna, acuta in suo grido a me ferino, slancia le agonie di tal Mondo supino.
Oh oh!
A cui porgerò i miei dissacranti inchini.
M’inviteranno a una festa, ma che c’entro io, gatto delle innocue foreste… lindo lindo lindo questi qui arresteranno la vivacità del viv’ardor in me da Cor mai attenuato nelle lor tonalità ché tenor d’un solo e unico Sole. Io son!
Damerini viziati mi tempesteranno d’imbarazzanti domande, donne finto altolocate, truccate e tutte imbellettate a esplorarmi al fin d’affinarmi in quelle labbra così sottili e taglienti. Oh oh, acuminate. Mi state minando! Oh oh!
Ma rimarrò me stesso, col fantasma di Braccio di ferro, un sogno da barista ai piedi Los Angeles, Clint Steele lui è il gestore che distilla perle di saggezza dopo l’imbrunir del tramonto per noi girovaghi del mappamondo.
Come me, Peter Rubik il malinconico alla Frank Sinatra.
Questa festa è stolta, solita pigra mondanità. Oh, quante monotonie… inutili inezie.

Preferisco il mio eremo allegro fra le montagne della vita leggera.
Fumo, spengo una sigaretta e l’intingo nel posacenere del mai mio incenerito vivere…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Hollywood Party (1968)
  2. Re per una notte (1983)
  3. Mulholland Drive (2001)

Da una sceneggiatura scritta assieme a un mio amico, che chissà mai se troverà spazio integralmente in forma cinematografica, le mie peripezie da Peter Rubik, personaggio alla Peter Sellers, appunto omonimo di nome, nel suo soliloquio da party hollywoodiano, girovagante in pensieri naufraganti, brillante lunatico su irrisione tranquilla e anche tormentata di un Mondo cafone, mondano, volgare e imbrillantinato. Impiastricciato e da pastrocchi. Forse cieco, anzi lo diamo per assodato. Peter ruba il suo stesso sorriso accecante, incastonandolo a viso tagliente, buffo e da pagliaccio triste, come una simbiosi al Ruper Pupkin scorsesiano-deniriano, come Buster Keaton, inespressivo eppur mille anime del suo Cuore. Ecco a voi la folle serata di Peter Rubik, cantor che ha riso, amato e pianto, sognatore da Clint Steele nella mia faloticante Hollywood come da romanzo, bianca di letterarie genialità, stranger in the night a modo voice del grande malinconico per eccellenza e antonomasie tutte, Frank Sinatra. Oggi Bob, domani Peter, e forse anche Jerry Lewis. Benvenuti nello stupefacente Mondo di Peter, un (dis)illuso. Così è giusto, è (in)sano e dissacratorio pigliar la vita per il lazo pazzissimo. Senza neppur arretrar un istante, perché la vita è istantanea e Peter la fotografa in ogni immortalato suo battito cardiaco, polmonare e a palpebre (dis)chiuse. Il resto è una (circo)stanza, inutile chiacchiericcio di ricchi fuori e poveri dentro. Insomma, il Mondo è poveretto, i provetti alla Peter conoscono intere essenze. Tessendo la Notte. Innamorati del perdigiorno. Quindi del sollazzo malinconico, oggi stranezza e ieri altre evanescenze.

Cari scemi, Peter sa. Perché, in un Mondo di apparenza, Peter incarna il man on the moon. Jim Carrey di voce e anche tenore rauco in sigarette armoniose.

“Il sale della terra” di Ligabue non è Mal, ah ah


22 Sep

“Il cacciatore di donne”, Trailer ufficiale italiano


21 Sep

Boicottate facciadibronzo.net


21 Sep

Qui la legge finisce e comincio io, idioti! Muratevi in casa e blindate, rinforzate i cancelli, sfondo con un tir(o) micidiale!

Credo, in tutta fede, che dai sedici anni in poi giustamente disprezzo la società, e anche chi scrive che bisogna, al bisogno, usare i congiuntivi al posto giusto e pertinente quando soffre di congiuntivite, cioè il lor morbo da bavosi nei confronti del “gentil” sesso, tanto di galanterie “corteggiato” quanto d’ipocrisia, a mimica bugiarda, tradito con irriverenza caustica nelle salivari voglie.
Sì, son da murar vivi con dell’acido muriatico dopo aver scardinato ogni parete della lor imbecillità reazionaria. Che pretacci!
Oggi, prenderemo a modello un sito gestito da un gruppetto “corazzato” con tanto di avatar segnaletico “per metterci in guardia”. Si dichiarano giustizieri dell’entertainment.
E io sarò quindi, di contraltarini, Charles Bronson di Death Wish.
A me, onestamente, sebben vivaddio non li frequenti da tempi fortunatamente voltisi in mio favore e contro tal “favolisti” della violenza a man bassa, dei luoghi comuni su frasi fatte apprese a menadito nel malapena esser traballanti fra i penosi e il pene “virile” ostentato di boria “assassina”, paion indementiti più di quando, tonti, gironzolavan per Bologna “a spiccioli” mendicanti di fighelle da leccare e farsele in umido.
Sì, in effetti, sotto le Due Torri l’effetto “serra” si sente. Socmel, tradotto per la “Crusca” di questi topi di fogna in “Ciucciamelo”, espressione volgare affibbiata alle maggiorate, che va per la (Piazza…) maggiore anche presso i pseudo intellettualini pienotti di sé, e di “Sciii al posto di sì” da cui strascicata in Via Indipendenza con le vasche (per fortuna non amano Rossi Vasco), è come ca va sans dire senza l’orpello alla francesina. Insomma, sebben si celino dietro pezzi di “zona universitaria”, rimangon animali famelici da savane per la bonazza anche di Via Benazza, ubicata vicino al Mulino Bruciato, famosa trattoria ove tal troioni “lo(r)dan” le troiettine amichette con tanto di tortellini alla “panna”. Alla puttanesca di penne.
Che mi denunciassero e gli censureremo, d’hacker, il blog d’acari. Ecco la mia “carezzina”.
Questi stronzi han chiamato il sito facciadibronzo.net, nomen omen, questi son degli ominidi. Almeno, rispecchiano il non vedersi.
L’ultima loro “recensione” è da “buttafuori”. Stroncan sempre tutto per il “piacerino” al languore, davvero affettivo, di spezzar qualunque cos(ci)a che non “combaci” a tanto “egregio” solipsismo, grigissimo loculo simil Certosa di “Viva la gnocca e gli gnocchi della mammona, professoretta frigida per crescenze alla mortadellina su mammelle decadenti del salamino, il marito, impotente grasson come Balanzone e di flatulenze a garze tronfio da sgonfiar a mo’, e a mollo-mollargliele, del pallon gonfiato, oppure da bruciare come il vecchione di San Silvestro, rattristandolo con le canzoni di Vecchioni e gazze ladre d’Arancia meccanica”.
S’accaniscono contro Rush ma celebrano comunque l’ex Ron Howard, elevando in gloria Fuoco assassino. Sì, “tiratori”, ardete tal omicidi di backdraft e roteate lor intorno a orbite orculari come Apollo 13.  Più che “miopi”, son ciechi di cervello. Cecchini contro i diversi “uccelli”. Ogni persona, che a lor non va, l’accusano di essere John Nash, sono delle beautiful mind. Ripetiamolo, soffrenti di elevata demenza pura, patiranno nel punirli con destrezza della mia testa durissima.
E questo è solo l’anticipo. Presto, i loro colli (come i portici arrugginiti vicino alla basilica di San Luca) “decolleranno” a Seattle “spedisco i dentini da castoro e i cazzini da scoiattoli”, meta preferita d’uno dei due gemelli dei loro piselli da I soliti ignoti “eterozigoti” con tanto di gotine “arrossite” vicino al fiume “Hudson-Azz che male”, ove saran affogati di foche monache come quella puttanazza della lor genitrice amante di Manhattan.

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