Il senso o non sense della vita: cos’è la vita? La nobile trascendenza dei cavalieri, remoti dai materialismi oggettivi, cinematografici ma non da finte arche di Noè alla Aronofsky
Sì, oggi su Facebook, un mio amico è “esploso”, intollerante nei riguardi d’un sistema che, dietro la più “leale” bugia, la “democrazia” della sovranità effimera ove ognuno viene illuso di poter “svelarsi”, ci si maschera invero di più fascismo, permeato fra l’altro da un gusto buonista, sintetico.
Sfasciamoli!
Il mio amico, a cui sono il primo ad ammiccare, esterna a voce alta, “inascoltata” nel suo profilo, quel che pubblicamente ai suoi amici dichiara, una resistenza traballante che si sta rammaricando ma non vuole, non vuole proprio arenarsi. Grida iracondo il desiderio intimo nostro profondo di debellarci da ottuse regole manichee d’una apparenza “cortese” di massa.
Al suo “sbraitare”, come dimostrazione che il “folle” incita la folla savia, che però spesso vien intimorita dalla maschera sociale a cui ognuno se n’affibbia per coprirsi d’un velo zuccheroso e “ben accetto”, questa sì è pazzia dei (con)cessi “falli”, i fan cavalcan la sua onda negli ammaliatori combaciarvi in t(r)ono. Voci “spifferanti”, provenienti da ogni “ambulatorio”, che spezzano le omertà dell’imparruccato palcoscenico e alzan assieme, tutti uniti come combattivi moschettieri, lo scettro, forse arrugginito e però giammai arreso, delle dignità lese. In tal adorabile baciamano, rinsaldo la persuasione mia che la nostra generazione sia “sconfitta” ma non si dia per vinta. Insisterà alla morte per inseguire il non adatto evolversi, inneggiante in sua unicità ribalda. Ribadiamolo!
Taluni, trasportati dal becero qualunquismo clownesco, ecco che si son “allineati”, rispettando i parametri e le paratie stagne, salvo autoingannar se stessi da quel che sentono in cuor loro. Amareggiato, come tutti. Coraggio, anche a voi ipocriti imploriamo la clemenza della morale onestà. Spogliatevi da quest’inibizioni per le quali tanto v’accanite in lotte tribali ad ambir vanesi per “spogliarelli” appunto p(l)atinati della carne.
Vogliamo anche noi “pattinare” sulla Patton. Patti chiari, amicizia lunga e lungo ch’esce dalla patta! Da noi non riceverete applausi ma ortaggi. Orco, ecco la nostra selvatica orchidea. Esigo che vi scarnifichiate, conficcate l’anima nel centro sacro ove la disancoraste, (s)leghiamoci in nodi marinai per veleggiar liberi come il capitano a prua del suo galeone. Pirati della poesia, non moriremo annegati. Pigri non distendetevi nel prato. No, spunterà solo erba cattiva da tale indolenza. Ma quale Sole! Non disperate, anche Cristoforo Colombo perse la speranza dopo mesi di vacua navigazione finché, tra la nebbia, una riva il suo mozzo “ravvisò” e urlarono “Terra Promessa!”. Non è utopia, è credervi e non mollare.
Molti di noi si son lasciati sommergere dal risucchio, dalle acque lerce di tale vil sporcizia. Attingendo a quel che convenne per “venire” in donne di malaffare. Vendendosi a Mefistofele pur di racimolare uno spicciolo di stronzo “limone”. Bastarde. Bastonate! Ma noi vogliamo rimanere nell’antipasto, abbiamo il “prosciutto davanti agli occhi”, cospargiamoci di fette di salame con meloni in salsa tonnata, evviva Pinocchio e Geppetto nel naufragio che brillerà fulgido in alba nuova e rigogliosa. Al Diavolo la Fata Turchina, non ci rabbonirà col suo Strudel e con le “torte di mele” per quel triangolino agro-dolce. Oh, cosa dareste per leccare la figa di Paula Patton? Tutto quel che avete, e non siete neppure “dotati”. Lo so. Che sodi glutei, però.
Quella (pre)tende la dote se sposa la vorrai deflorar ogni Notte. Va bene per uno come Tom Cruise, lui sì favolista scemo delle sconce missions impossible. Tanto, coi soldi che intasca, può anche sgusciarlo dai pantaloni in Paula spaparanzata e a lui squagliante. Ci “tocca” restar all’asciutto, col conto al verde e il naso al pomodoro schiacciato da paperini alla faccia del culon Paperone. E allora ribellatevi, spellate quel che nascondeste per mantenere la reputazione. Che abbia inizio la disputa. Infilziamo le gerarchie che c’obbligan a farci piacere ciò che invece non c’è “patata”. Spacchiamo le mele di Adamo ed Eva, Lucifero di lingua fu, in quella cappella, serpente di birichino pene. Lui sì che stimolò giocosamente la prima rivolta contro il Dio della carneficina. Uditeci. E non origliate. Saremo noi a spiarvi, a inserire la “chiave” nella serra(tura) di tal orto botanico delle puttane. Vi spu(n)tiamo! Ti sputtano, figlio mio! Effetto dell’ozono erogeno. Voi perché vi drogate sul pont(il)e?. Mi par giunta l’ora d’infilarlo nel buchino. E allora bucanieri siate filibustieri. Guardateli! Sono marchettari e vi rifilan patacche per abbindolare patatine, (ri)peto, di tangenti. E volete per molto ancor (s)beccarvi a “onore” delle glorie altrui? Basta con l’avarizia al vostro cazzo, Cristo! Cristo, siamo in mare aperto. Fa caldo. Nudi! Nidificheremo in fighi!
La Balena Bianca sguazza felice bella contenta e voi siete rancorosi come Achab, bevendovi da boccaloni ogni rabbia per sol rifocillare le fucine dei marpioni e dei bracconieri. Violentati dal branco, sbracciamoci allora e baciam da (un)tori i cieli azzurri del viverla in culo. Si fottessero i loro or(t)i.
Finitela col viver nella nostalgia degli allori se ora non è più colorata come allora. Allocchi, scocchiamo! Tu, sciocco, succhiamelo! Ci siam scottati! Ci hanno scocciato! E tu, testa di cocc(i)o, hai finito di masturbare il tuo alambicco? Ti spacco la bomboniera se non la bombarderai!
Cos’è la vita? Forse tutta è racchiusa nel non rimpiangerla ma fregarsene… come Al Pacino di Americani, arpionate il vostro Jonathan Pryce e questo intrepido rompere i muri del silenzio non avrà prezzo. Basta con San Giovanni. Io vi battezzo in nome dell’abluzione salvifica d’un reinventato revisionismo al catechismo cristiano fottuto!
Ed è battaglia, quella ragazza è gazzina ladra e vuol la serenata per poi darla a chi di lei non è innamorato ma ricco “fuori” su laido entrarle in ogni foro! Che troia!
Anche lardosa. Che schifo! Ha la cellulite ma un personale estetista!
Che cazzo state facendo lì a (ba)bordo di periferia? Le seghe con la bavetta alle bocchine? Intanto quelle suine s’insudiciano col grasso che cola del bo(vi)no.
Boia d’un Giuda, porco!
Prendi la Croce e sfondiamo di guerra come i crociati! Incrociate le dita. V’entreremo da dietro e male vi faremo!
Ah, il vento, il ventre! Che Venere.
Che vita di merda.
Il trailer di Noah di Aronofksy smentisce la mia play di ieri: tutto ciò che non è classico, ma “biblicamente” sfasato in pacchianata pomposa.
Che delusione! Un’attesa durata ore “improrogabili”, con tanto di Darren a chiedere l’armistizio coi “giudici” della Paramount affinché gli concedessero tre anni in più per la post-produzione. Ma, vuoi la f(r)etta di torta da spartire, cfr. “incassi” facili, vuoi lo smerciarlo commercialmente appetibile, vuoi il Russell con la barba da burino della Curva Sud in vesti “epiche” d’urla da stadio, vuoi Anthony Hopkins che sembra il nonno di Matusalemme, comunque non miscasting ma “spastico”, vuoi Emma Watson, che tutti stanno rivalutando di “metrica figa” ma a me pare sempre una sciacquetta a toccarsela d’adolescenza prolungata, vuoi la Connelly smagrita dopo vari parti “abortenti” per non partorire un aborto come il marito, ecco servita la colossale cazzata d’anteprima del kolossal.
Effetti speciali di pedestre computer graphic, pennellate fra uccelli svolazzanti, predatori e uova, oceani spaccamontagne, colonna sonora da “Evvai, la vita è finita, salviamoci, quindi salpiamo di note altisonanti e da rotture di palle, in fondo siamo animali borghesi non estinti e amiamo la musicalità noiosa per sogni in pantofole”… rocce, spade negli alberi, pitoni e sanguisughe, creature australopiteche d’antropomorfismo da Anelli, il Signore è il mio Pastore, versetto buttato lì come Samuel L. Jackson di Pulp Fiction, il polpettone appunto è cucinato.
La stronzata sesquipedale è pronta in padella.
E poi possibile che ogni film con Crowe abbia quasi sempre Jennifer Connelly come sua amata “impossibile?”.
Secondo me, il Master se l’è bombata. Altro che il compagno Commander.
Sì, Russell pensa prima al suo “volatile”, Jennifer lo lascia al suo destino, al suo “dinosauro” col ricordo d’una avventura indimenticabile.
Sì, Russell disancora gli ormeggi solo dopo aver agganciato l’o(r)mone.
E, fra il dire e il “farsela”, c’è di mezzo il mare. Attenti al “triangolo” del leone nella gabbia. Se scappa, scopa, poi la barca va… in malora!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
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