Russell Crowe nel nuovo film di Gabriele Muccino?

15 Oct

 

Oddio… la “dolce” discesa di un “gladiatore” sempre più rimbambito come John Nash…

Ho amato Russell sin dall’inizio dei suoi esordi, quando compariva taurino in filmucoli “introvabili”. Ce n’è perfino uno ove esibisce un “cavallo” dei pantaloni indubbiamente più grosso del purosangue che cavalca, con tanto di locandina “zoomata” in zona testicolare calda. Un “dominatore”. Come si suol dire, un animale da set. Neozelandese adottato a Hollywood, ch’appunto montò imbizzarrendo i suoi “montanti” da buttafuori in L.A. Confidential. Nell’unico film davvero valido dell’anonimo wonder boy Curtis Hanson, Russell era uno dai modi spiccioli. Non scendeva ad “amichevoli contravvenzioni” se qualcuno trasgrediva la legge. Eppur “bussò” dentro la fatale Kim Basinger, “dorandola” di Oscar.

Quando ottieni una figa(ta) del genere, sebben già un po’ “gallina” e ingiallita di tintura non a naturale biondona, sei già in rampa(nte) di “slacciarlo”. Infatti, Ridley Scott nota immediatamente il fascino “magnetico” dei suoi pettorali, scolpiti nel grezzo oliarli roman(t)ici e gli regala la performance of a lifetime.
Egli non ha fifa, si getta nell’arena e mangia tutti i polli. Cucinando a Joaquin Phoenix una vendetta coi controcazzi e scopandosi pure la patatona Connie Nielsen.

Sì, un rapporto ambiguo (non) tanto “nascosto”, da vero Russell Insider.
Anche se “venne” l’an(n)o prima e la statuetta perse nonostante i chili accumulati che potevano fornirgli un vantaggio a livello di mimesi impressionante.
Quello che fa colpo sui membri. Ah ah!

Russell si dichiara il nuovo Marlon Brando. Prima di diventare attore applaudito, compose fra l’altro una canzone (in)dimenticabile nella quale proprio dichiarava il suo sviscerato sempre latente desiderio omosessuale di potersi “incarnare” nell’am(mir)ato Marlon… Trovatela su Amazon, scaricatela. Indubbiamente, non è presentabile neanche a Sanremo, ove s’esibì da padre di Superman… su Ariston patetico. Più Aristogatto romanaccio che davvero leonino.

La fase rimbecillente comincia presto quando “incoccia” quello schizofrenico di Ron Howard. A Beautiful Mind, sintetizzabile così. John Nash è un “diverso” sin dall’adolescenza, preso per il culo da tutti i suoi coetanei. Asociale, “asmatico”, eppur einsteiniamente gran matematico. Tanto da avere una di quelle “botte” che capitano una volta ogni millennio, cioè potersi fottere Jennifer Connelly, figa universale da massa corporea hard in accelerazione fast, affascinata da un uomo tanto geniale nelle cos(c)e difficili quanto infantile quando deve calcolare la semplice sua “proboscide” nella gazzella delle gonnelle. Jennifer lo sprona, Russell è sempre spompato. E non ci scappa neppure un pompino. Più che culone, uno da cure psichiatriche, per teorie da complotto alla Truman Show. Ed Harris è il solito “demiurgo” che si fa i cazzi altrui… Appena sembra che Russell possa (ri)uscire uscire dal buio per “entrare” nella lucente e paradisiaca Jennifer, ecco che Ed interviene di castrazione dietro controlli “medici”. Russell sarà medicato solo a età suonata. Riceve il Nobel ma vivrà di due rimpianti. Jennifer è ora una vecchietta da ospizio, si fa “pulir” gli orifizi solo dagli “obiettori di coscienza” e le sue cosce rammollirebbero anche un “negro” come Denzel Washington. Denzel gli frega l’Oscar con Training Day, appunto.

Russell poteva ripetere la rarissima doppietta di Tom Hanks, ma il nero manda a “monte” tutto. Russell s’incazza (d)a bestia e lo sfida in American Gangster.
Riuscendo a (in)castrarlo
Il film non incassa molto, entrambi intascano solo i voti alti di “Rotten Tomatoes”.
Secondo me, un capolavoro da rivalutare.

Russell è però un macho masochista nato. Crede di meritarsi solo pomodori spiaccicati, al che s’imbarca ancora melanconico in Master & Commander. Ai confini del mare, incontrerà il vero marito di Jennifer Connelly, Paul Bettany. Della serie: pensavi di fare il capitano, libero dai tormenti e dalle puttane ma, fra le tormente del tuo burr(ascos)o, c’è sempre il “gemello” del tuo mancato “gabbiano”.

Comunque, ho un po’ incasinato la filmografia cronologica. Da pastiglia Chrono, più che altro. Prima di questo Peter Weir, forse dopo che ne so, c’era il gangster, Russell poi ci riprova. Gli stenti economici lo provano e torna a lavorare con Howard per Cinderella Man. La storia di uno che ha perso tutto e la butta alla Rocky Balboa con tanto di prete giudaico che tifa e “benedice” la lotta sanguinaria.
Poi dici che i preti sono falsi.

Sì, anche il mio ex parroco, ai tempi del catechismo, sotto la tonaca sfoderava “sinistri” per le suore da mettere al tappeto. E non s’accontentava. Senza molte prediche, le “cre(si)mava” in loro tutte inchinate. Insomma, un ti(mo)rato da Dio.

Dopo l’avventura con Weir, simil Cristoforo Colombo, ecco che Russell interpreta Tenderness nei panni del detective Cristofuoro.

Film “sporco”, di abusi sessuali, di misteri a luci rosse, di “pericolosità sociali”.

Entrambi, l’investigatore e lo psicopatico, alla fin fine son due pezzi di “pene”…

Mah, Russell, diciamocela… più che genitore dell’Uomo d’acciaio, dopo questa scelta di Muccino, è il Noè che dovrebbe pen(s)are prima a salvare biblicamente il suo “uccello” estinto, molto in bilico.

Il film di Muccino viene presentato così. Tratto da una sceneggiatura black list (tale doveva rimanere, oscurata del tutto tutto…, secondo me), ecco la descrizione:

una storia d’amore tra un padre e una figlia di Manhattan che vivono separati per venticinque anni. Avanti e indietro dagli anni 80 a oggi, la storia racconta il tentativo di crescere la propria bambina di cinque anni da parte di un famoso scrittore vedovo in lotta con la malattia mentale; per poi passare alla ragazza ormai trentenne, al giorno di oggi, in guerra con i propri demoni, nati da una infanzia turbolenta.

Morale della storia: Russell non è un sex symbol, ha bisogno di scoparsi la figlia con pedofilia incestuosa e tanto di turbe psichiche.

Da me, costui riceverà solo dei pugni in faccia.

 

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