Archive for October, 2013
Buonismo fottiti in culo
Non è la “bontà” a renderci uomini migliori ma il sano e fottuto “cattivismo” sia nel Cinema che nella vita. Parola del Signore indiscutibile
Son ostinato, un persecutorio fantasma riapparso a tormentare gli psicopatici, gente che abusa della tua pazienza, prima succhiando il tuo midollo vitale, poi scartandoti nelle ossa a lor giugulari abbaianti, inferocite e protese a protervia rabbiosa, quindi giustizialisti del fascismo più “schietto”, che sbatte le porte in faccia e rinnega l’altrui dignità con disprezzo. Ma non calcolò gli sprezzi che si posson originare dallo sprezzo del mio “pericoloso” frutto amaro offerto di grande “generosità” a tali acerbi di mentalità grezza.
Da quanto mi ricordo, li ho sempre odiati e giocare al loro “giogo”, come dico io, cioè replicare alle provocazioni ad attenuar i miei occhi e “fingere” d’assomigliare alla loro stirpe meschina e orca, quanto “lieta” di finte cortesie, è stato solo un dannoso inganno compiacente verso questi stessi sessuomani perpetrati(mi). Porgetemi pure carezze “addoloranti” in fetida, dunque “fedele” osservanza di tanto vostro (s)fregio, acuirete soltanto la mia resistenza, ch’esiste in uno spazio atemporale funambolico, fervido di squittii desueti dalla massa “gaudente” e così (in)felice, sempre per (de)finirla a parole mie.
Con far persecutorio e assidua “fermezza” lor “educata”, delicata quanto uno stupro bianco, han sempre discusso e voluto uccidere la mia (non) volontà, voluttuosa in scelta arbitraria, ché del libero arbitrio siamo personalità a sé stanti, e devi lasciarmi stare, monito per cui l’allarmai con svariate “cautele” ma non obbedirono, trasgredendo proprio il mio incarnarmi a trasgressione lor sbattuta in faccia. Se non servirà, anche qualche altro pugno a rincarar la dose.
Oggi, sì, credo che siamo tormentati da un “buonismo” ipocrita ammansente la nostra coscienza. Già per tropp’ere non fummo eterei, ma eravamo puri. Ora, dai crateri rabboniti, la vostra cera sarà divorata dalla lava acerrima! Saccheggiaron tal virtù a issarsi tutti in sguaiate “figate”. Ove l’osceno prende consistenza indelebile, mordendo lentamente anime indebolenti, nell’illuderle che vita coincida con presunta, supponente, dunque untoria “vittoria”.
Replico da “perdente” e persevero nella mia lotta in combattenti altri assedi. Consideratemi folle, pensate me ne freghi?
Mi sbatteranno in galera ma ne sarà valsa la pena, perché io vivo per il mio cazzo. Piscerà in un cesso marcio ma meglio che adoperarlo per quattro troie che van col dottorino. Io lo metterei sotto col trattore. Capirà il grosso pneumatico paritario del vuoto a me asfaltante. Il secondino mi picchierà e gli suonerò il cranio nei momenti di pausa sotto la doccia da me sua spia(ta).
A prescindere che io sia rifiutato o meno, malmenato, scarnificato, osteggiato e d’ostia falsa sconsacrato.
Almeno, posso dire di essermene fottuto. Sì, la vita va presa per quello che è, rifiutando i canoni sbagliati e facendosi i cazzi propri. Se poi qualcuno non t’accetta, tiro fuori il machete. Lo sgozzo. Quindi, una carabina e lo fucilo nelle palle.
Oh, dici che avrà capito la lezione alla base della convivenza, il rispetto?
No, allora amputiamogli le gambe.
Questo non è essere violenti, è essere giusti. Sacrosanti. Come vuole Iddio, cioè io.
Perché Dio decide, Dio sa quando punire.
Se ti dissi che ti ammazzavo, pensavi di fermarmi con dei mezzucci?
Ebetuccio.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- La promessa dell’assassino (2007)
- Fuga da Alcatraz (1979)
- Gli spietati (1992)
- Terra di confine – Open Range (2003)
Tarantino è Dio solo per noi (e)letti, il resto è una porcata
Odio il “tarantinismo” appaiato a gente da McDonald’s e fighette da Grindhouse, a prova di morte son a tal letame i catrami più letali
Abbindolati come una famiglia di matti, che costrinsi a traslocare dal lor loculo di nani, trascinandoli in tribunale, ove un epilettico guaì castigato delle sue “mortali” immoralità calunnianti, “gioiscon” sempre prodighi di buonismo, affil(i)ati alla retorica del nostro “bel” paesello ove si volteggia ilareggianti a costume frivolo del sempre più da (s)chiappe sode frivolezze. S’abbarbicano alle Barbie, poi portan a spasso il barboncino e deridono i “barboni” come me, menefreghista tremendo, scalpitante “piede di porco” in tutti incasellarli nello “stradario” su tanto divaricar le lor da polletti cosciotte. Sudatevela!
La dovete smettere d’inneggiare a Tarantino in maniera superficiale e da figate. Io lo salverei solo perché mette di buon umore col culo da sfondare di Bridget Fonda e per un Kurt Russell misogino a iosa. Uno che fissa, (am)mira le gattine dalle unghiette smaltate, dunque capricciose per la salsa di “patatine”, quindi ammicca e le “ammacca”. Morirà ammazzato per troppo schianto di una scalciante puttanella “surfista”. Ma il gioco valeva il candelotto dell’acceleratore, di queste riprese “artigianali” in cui Stuntman se la ride da matti, le corrode, è un corrotto che spacca il culo a tali ragazzine poco acqua e sapone ma da “carburare” formato mitomane virile su ciuffo alla Elvis Presley mattissimo. Egli sgattaiola, le mata, troneggia meglio dei tronisti omosessuali, è un “idraulico” del “pistolone”, schiaccia di gas e mangia ogni merdosa schifezza in modo flatulente, borbottando di bocca lurida da “puro” lercio su misura in giubbotto d’antan. Afferra la cretina per la cornuta ch’è, “tradisce” il “gentil” sesso ed è sgarbato nello sgambetto. Inchiodandola di frontale su spiaccicarle il rossetto più sanguigno. S-fotte, incula di “tamponate”, sguscia nel traffico, si ferma a un motel e se “lo” tira di “bruto”, terrorizzandole tambureggiante, ballando a bestia in sano ficcarsele anche sol d’occhiolino lesto più d’una sveltina. “Troieggia”, è un puttanone mai visto, solletica i piedini, annusa poi il suo ditino, se l’infila a striscia di coca e va poi a bersi una Fanta, scommettendo sulle natiche destre di un’altra per un sedile “posteriore” d’annata.
Stunt è un maiale, su questo non ci piove, ed è (s)corretto sia così. Secco, “suicida” con tendenze omicide, (auto)distruttive dentro abitacolo d’un abitar a culo.
E ricordate: chi non rispetta Stunt, sarà una mignotta da ospedale di Planet Terror. Mi par inutile quella protesi, mia Rose, son io che ti mitraglio. Adesso, raglia e bevilo a collo.
Sì, Stunt è cattivissimo e guai a scherzare con la mic(c)cia accesa. Non gettate benzina sul suo farle arrosto, vi cagherete addosso ingrati e, nella graticola, “arrossirete” di paura.
Tremate, non potete frenarlo. Cascherete come le pere cotte delle vostre fidanzatine ammoscianti, e succhierete il suo alluce a mo’ di orsacchiotte pelose. Il suo succhiotto lascia il segno, vampirizza di carisma alla Kurt.
Alla cazz’ in cul’. Si reca a un Burger e sgonfia un bullo di vero bacon nel “cioccolato caldo” a suo bue. Bagnando la sua testa per un “biscottino” servito a tavola “fredda”.
Quindi, s’eclissa nella Notte, ma prima “schizza” sulla barista. Lasciandola a bocca aperta.
Monica Bellucci e il belloccio, ciuccia la bella e la bestia
Annoto su un tacc(uni)o a spillo efebico, di rilegatura “punto metallo”, la “brossura” del mio viso senza difetti, “giustificato” in copertina emozionale a colori con occhi malinconici sul nero e gote bianche
Detto anche la griffe di uno che “graffia” poco le giraffe e annaffia di polluzioni da pachiderma, su proboscide del “volerla” viola in laghetto sguazzante a suo d’isoscele dilatante
In poche p(a)role, allago i pantaloni e le lenzuola son “sporche” come il mio da latte, eppur desidero m’allatti e lieta si svesta nel letto (sveltina?)
Non ho mai amato la gente rifatta. Oggi, vai da una e scop(r)i fra l’altro che se n’è rifatti (rifacimento-remake–look) mille in cento e una Notte, poco favolistica ma al “babà” delle lor “ali” da polli.
Comunque, ha già le zampe da gallina e vecchia milf fa buon brodo? Di mio uccello, preferisco Monica Bellucci ancor bona, nonostante il culo non sia più quello del Vincent Cassel che fu e “affondò” con tanto di fiumi di porpora. Ah ah! Prendiamo Monica ne La riffa, quel seno “arraffante”, quel fondoschiena in pelo pubico “arrapandomelo”, che fuorviava ogni maschio nell’arruffarlo per “innaffiarla”, che torturava il mio adolescente nervoso, “lo” innervava nella sua dinamica basculante a onanismo “culinario”, ricetta gastrica del fegato rosicante sul rosolarmi una scaloppina al limone senza vera “gassosa” e glassa del “gasarlo” nel piccante frizzantino in palpatina alla panna. Più che una bevuta, imbevevo le mutande. In panne e panni Porky’s. L’annusavo da lontano di colpo gobbo, quella Deborah sospirava di “H” strascicata come Ricky Memphis alla romana Caprioglio. E tinteggiavo al Tinto Brass sul divano, sognando le sue gambe divaricate per il mio “salame” sostanzialmente in salamoia, insipido al pepe verde, arrabbiato alla Hulk eppur “erculeo” appena mostrava il dilettevole, “lievitante” culone… in mio farmelo a fettine. Una sola patata ma al forno mi fornicavo da solo, gustando la mia “besciamella” nello scodellarlo al limite del “potarlo”. Sì, quando scuoti troppo, se lei di dietro “scudiscia”, rischi di ferirtelo per esagerato “soffritto” raschiante. Impennato, a lungo… andare, se non vieni subito, si squaglia e rimani con un dolore duro. Soprattutto se non ti sei tagliato le unghie e, nel movimento impervio del tuo ungulato, schizza il prima goloso (e)sangue del rafe mediano decollante e poi scollato. Attenti voi altri con la circoncisione, la cicatrice potrebbe non rimarginare quando la scollacciata troppo in vena decolla! Alle mani dovete star accorti nel momento in cui è meno corto, altrimenti non “scorrerà” più.
Questo è “liscio”, puro lifting del solfeggio… Un ritmo musicale “Allegro andante” su “Il trovatelo ora” del tuo bastone di Verdi… Ah ah, un requiem da troppo “ergerlo”.
E sia… non dà o è un “DO” senza il diapason del suo “lilla”, il culo è a mandolino e talune “sviolino” per smielate chitarrine. E il catarro? Rimango un ago nel pagliaio di “Ahia, molto mal e poco miele”, eppur (s)viene… in quanto chirurgo plastico del mio “motorino” versione Vespetta. Carbura su curve pericolose e di marmitta è autoerotismo da marmotta, su mammelle di mammine e Mammut a prosciugarmelo d’imbuto.
Insomma, un bucaniere coi fiocchi. Tanto è focoso e poco in Monica fiocca! Così, fumo una sigaretta e canto delle filastrocche. Se la gnocca non hai, indurisci il sottofondo affievolente con tatto di nocca che scocchi.
Alla rinoplastica, sì, preferisco il mio “rinoceronte” che si gira i pollici, non sono un “fantino” delle donne ma, “nonostante” non stia, tira d’ire e ora è di nuovo “cotto” come la “macchia” indelebile previo ferro da stiro…
Ah ah!
Ho sempre comunque avuto il sospetto che questa foto sia stata ritoccata…
A voi sembra un “dipinto” a “olio” o Monica fu “pittata” di seminale liquido?
Su tale dubbio (dis)gustoso, ora (r)accogliamola ché Dio la benedica.
Ma non ce la darà. Nel frigo, abbiamo la cedrata. E la cerniera? Oramai è andata a puttane!
Insomma, nella foto è sperma e Monica di tal fatta è esperta!
Carlo Lizzani muore suicida
Carlo Lizzani muore suicida come Mario Monicelli: i suicidi in età avanzata sono una sorta di auto-eutanasia coraggiosa?
Ascolto al solito banalità quand’accadono questi eventi tristissimi e tragici. Persino chi “ridacchia” con frasi disgustose del tipo: “Se era ridotto come una carcassa, è lodabile che abbia adempiuto al rispetto per se stesso, cancellandosi dignitosamente nell’ultimo, (e)sal(t)ante respiro”.
Insomma, frasi da fiotto in gola, che lascian stupefatti e c’impongono una seria riflessione. Dinanzi a ogni morte, il silenzio è d’obbligo. In particolar modo quando a farla finita è un nome, che piaccia, sia piaciuto o meno del Cinema italiano.
Si rimane con un senso angoscioso di disagio ad ascoltare certe notizie. E non è retorica. La retorica è proprio ricamarci sopra con appunto memoriali che “liquidano” una morte “strana”, anzi a illanguidirla di più retrogusto dolciastro fine a se stesso e al giornalismo spicciolo del servizietto… telegiornalistico “lapidario”, orrido d’italico, falso pianto al coccodrillo ad “Eterno Riposo”… ché poi è Sabato sera e di Lizzani non frega niente a nessuno.
Questo sì che è amaro. Tutti a stordirsi col bicchierino, vai giù di aperitivi e un altro bel culetto a mandar a culo. Sì, sono cinico? No, è il contrario. Sono “realista” come Lizzani, di cui ammetto d’essere, in merito alla sua filmografia, abbastanza ignorante, avendo visto pochi suoi film. E quindi giustamente non mi pronuncerò in tal termini. Che sian gli “esperti storiografici” a esaminarlo di retrospettiva e “autopsia” monografica.
Una morte “anziana” per suicidio, che mi addolorò molto, fu quella del grande Richard Farnsworth di Una storia vera.
Il resto è una chiacchiera del the show must go on.
Doveroso minuto di raccoglimento.
I retroscena che stanno (di)dietro i cont(r)atti editoriali e neanche ti pagano una cenetta, solo conto salato e an(nu)ale
Sempre più indaffarato a partorire geniali capolavori letterari, alla speranzosa ricerca di non vendermi eppur di pubblicare con “responsi” guadagnanti, per debellar “sponsor” dietro contributi previo minimo “tribute” poco “mockumentary” e assai meno monetizzante, ravviso una casa editrice rarissima che si professa “gratuita”. Non ho nulla da perdere, penso, al che compilo il modulo, inserisco i dati anagrafici, allego il manoscritto e m’auguro che l’ano sia con me. Dicasi botta di (s)fortuna o di cul(t)o? Aspetto pazientemente in fervida sala d’attesa prima della prognosi riservata da reparto “animazione”, causa infarto nell’attimo in cui prendo (in)coscienza dei patti giudaici… Dopo pochi giorni infatti, in un batter baleno e batti il chiodo finché è caldo, come si suol “darmele” dietro danarosi pagamenti non “risarcibili”, ricevo addirittura già la copia stampata del libro con super-opuscolo in(s)erente un contratto interminabile, un po’ “bilioso” e annessi puntini neri sulle i più pallose ma non trascurabili, una versione “prova” insomma del libro come “verrà” pressappoco… il giustificato s-balla, i refusi li correggeranno gratis o chiederan altro rubarmi anche il pane ché, di penar da sol-d-o, sarò crocifisso e costretto a farmelo da me con avvelenamento incorporato data l’invisibile clausolina finale che m’era “sfuggita?”. Come? Avevate detto “senza vicoli e impegno” ma qui leggo scritto un 1200 Euro più IVA. Mi chiedono se mi dà fastidio l’IVA. Rispondo che già non sopportavo la Zanicchi e non lavoro alla Zecca. Zingaro o zucconi? Zuccone è il mio Cuor che va…, mi fido sempre degli sconosciuti.
Sempre quasi in contemporanea, apro la mail e compare “allarmante” il “monito” per il versamento dei money: “Sappiamo che ha ricevuto il corriere, allora firma? Non ponderi, non rifletta, firmi, è un imperativo! Colga l’occasione al volo, la vita è carpe diem. Non avrà una seconda chance e neppur la cassa. Ricordi che frutterà…
P.S.: firmato il Gatto e la Volpe, cioè il direttore e l’istigazione per delinquere la sua ingenuità alla Pinocchio nelle vesti “autorizzate” della redattrice ladra del regalarle un sogno da Paese dei Balocchi. Il baiocco… dai, e festeggeremo col mandorlato Balocco. Si doni un “felice” Natale.
Naturalmente, non replico ma non s’attarda la loro replica. Telefonano insistentemente per “opera” appunto di convincimento:
– Questa cifra è insostenibile.
– Ok, ciao perdente.
Ma chi la dura, la vince?
Trascorre una settimana di lor “astinenza”. Si rifanno vivi nel pomeriggio:
– Pronto? Allora, si è deciso?
– A queste condizioni è improponibile.
– Guardi. Lei deve, deve pubblicare assolutamente. Non sapevamo che fosse in bolletta. Possiamo “venirle incontro”. Conosciamo uno strozzino che può darle una “mancia”. Però, saremmo generosi. Dimezzeremo il prezzo più della metà, 500 Euro e l’affare è (s)fatto? Dica la verità. L’abbiamo convinta o sarà corrotto?
– No, state rompendo il cazzo!
– Noti bene, abbiamo anche una “massaggiatrice” oltre al Bancomat.
Rimango al verde, simil Hulk.