Il provocatore per antonomasia a esibizionismo del suo “nascosto marchingegno” erotico che, giullaresco fra le giulive, si sazia con giovialità a “infantilismi” puri come Bill Clinton, il “leccato”
Sì, sono un “erotomane” conclamato. Dati “alla mano”, non tengo il conto oramai più di quante ne passan…, poche passerine ma tutto tutto passerà di (b)rutto. Alcune, cioè tutte, sfilano il mio prepuzio in forma virtuale, “aldeica” e cioè a carbonizzarlo per fossilizzarne le vene varicose del corpo cavernoso.
Sì, di tutto cavernicolo, si spalma primigenio a “graffiti” dell’hunter più aizzante su animalesca scimmia di Neanderthal. Spasima per le feline leopardate d’agguantar a scorrazzarlo in schizzar giammai domo.
“Egli” è l’accaparramento anche sulla ca(pa)nna, caccia “solitario” per tender poi lo slanciato “agguato”. Che guaio!
Vengo “reciso” quando, topico nei miei tropici senza tope, anche il mio amico del giaguaro lo guarda per “ammirarlo” e poi mangiarsele di (dis)gusto. Come le mira lui, neppure il mio mirino. E allora divengo lacrime del Crocodile Dundee, mentre le vacche alla Serena Dandini non allisceranno il mio coltello solo (pro)teso, anche protesi, per Linda Kozlowski.
Linda fra le l(i)ane e io ne son indiano. Lei scappa sotto la Luna in tal giungla di gorilla perché troppo affascinata, tanto da temerlo, del mio serpentino sempre a Sol ardente al fin, “finissimo”, che una figa così me lo addenti da pantera nella gattina. Scappa, scappa, vuoi solo scopare! Linda biondina!
Dove scappi se io ti scoperò? Fidati, non esistono vie di fuga, la tua figa sa che gli scimpanzé non sono come me, il babbeo. Accettalo e lascia perdere i babbuini. Facciamolo sotto quel bambù. Vinciamo la Luna! Accendila!
Ella, dopo tanto fuggir via, accoglie nella sua “grotta” il mio zampillante urlo della foresta nel ruggito leonesco a pecora che s’arrende immolata in agnellina.
Poi, dopo lo spasso sudafricano, torno in città. Qui fa più afa! Non ci son selvagge di umidità!
E si fan tutte altre corse. Da cui il detto “Op, op, corsetta e guardami i corsetti, attento a rispettare però il rosso durante la manovra oculare, sii oculato altrimenti sbaverai incrociandolo di sinistro e nessuna bevuta in via del corsaro per la Notte da Sara ti brucio come il Sahara”.
Le donne non son più “al naturale”. Si dan da fare ma son rifatte. E la confettura originaria perde anche la ciliegia caramellante delle fette di torta più “opulente”. Sì, si rifan se le tette han piccole perché quelli grossi non le voglion palpare né appiccarlo di piccante, poi se ce l’hanno grosse ridimensionano il loro volo libero da uccellone del femminismo su maschio raschiartelo per ingrossarti il paio di palle, tumefatte dalla liposuzione di come non suggerai a lor mammarie suzioni. Come “sorge”.
Oggi non succhi, domani il risucchio.
Che schifo!
Sulla sommità della montagna, il saggio fa il sommario del non sommar di accoppiamenti le somare. Sudditi sudate! Suini osannatela!
Sì, occorre l’Uomo “duro”. Colui che afferra una donna e scaraventa il suo ventricolar profumo sventolante in venti odoranti del profumino…
Lui le chiede “cortesemente” se è fidanzata e lei conferma. Cosa non si sa. Se lo vuole o è già imp(r)egnata.
Insomma, un gioco a doppio taglio “forbito” che vorrebbe ma non può perché un altro è (im)potente in lei eppur desidera anche che il “corteggiatore anonimo” gliela sveli di sveltina.
Un’inculata pazzesca.
Ma lui non (de)morde e insiste per “addivenire” a quella a cui, come Tarzan, aggrappa d’ingroppate e vuol che volteggi in fresche frasche del centrarla di freccia a (s)laccio.
E provoca, ci provò ma rimase provato. Un vero “provetto”.
Un poveraccio…
“Dimmela tutta… da nuda hai un culo come sembra? Sai, fidarsi è pene, non fidarsi è male, molto male. Di mio… preferisco toccar non solo con mano. Non accecarmi, ho occhi solo per te”. Su tale “porcata” che sa il cazzo suo, vi lascio al film che danno sul canale “in esclusiva” per l’abbonamento dei “privilegiati”:
CANALE ELISABETTA CANALIS di pessimo international movie movimentato con actress davver maîtresse. Elizabeth stress!
Tale e quale alla Streisand!
Canale di scolo, di vostri sfoghi su una zoccola ch’è pure un cesso oltre a non saper scopar a terra in bagno. Da diarrea.
Son stato logorroico? Sono da galera?
No, tu sei gaio cedrone, io gallo celtico. Ella invece è grat(icol)a. Da me però non otterrà un graffio. Quali liberazioni! Emancipiamo il pulcino. Egli è il vero “uovo” non questi ometti. Esigo il mio ungulato a unghie corte. Uvette solari, alveari! Ave un cazzo! Gallina da strapazzo! Ti faccio impazzire!
Ecco la maionese! La salsa tonnata!
Come le gambe di Pinocchio son binocolo in saccoccia. Eppur si allunga. Lei mi ordina di non allargami troppo. Perché mai? Ci mancherebbe.
Non voglio (al)legartelo. Sono perpendicolare anche quando lei spalanca ogni orizzont(al)e. Insomma, sono un animale.
Dammi la tua mail e non sarai mia.
Evviva la Spagna, io amo la zuppa inglese!
Comunque, concluderei con questa: “Secondo me, l’Euro è lievitato, la pizza non tanto, deve scaldare ancora, però ogni prezzo si è alzato oggi, tranne il mio uccello”. Siete grezzi!
Ciao, vorrei davvero conoscerti. Emani voglia di vita e io ne son la nemesi malinconica.
In me traspirano odi mansuete ai calori raffreddati e la tua castigliana svenevolmente svestirò in spagnola e ruffiano arruffarti per goder di tante parsimoniose e fruttifere vette a seno che amo già? Ti bacio, lo sai ed è già avvenuto, qui brandisco la scimitarra del valoroso invalido per temprarmi ad armonie di te svolazzante in costumino via. Ardisco, eccome se guaisci, e son il guaritore di tutti i malincuori. Vesto impermeabile abbronzato in caduco fondermi con autunnal umore quando il Cuore non mi è amore. Cioè mai. Amami e udirai, auscultale, brezze spossanti di colui che mai si sposerà.
Prendimi per amico e ammicca a uno che sa come spossartela. Non credo alle fedi, io sono infedeltà fatta carne, dunque non tradisco il patto onanista che, dai primi e puberali squittirmi, volan solo per notti senza rotture di palle. Io impallino ancor oggi il mio e unico, inimitabile boyscout del taglialegna russo che non si svezza ma senza sveltezza gode di mia inturgidita sbronza.
Bronzeo a ronzar in ormoni pindarici, guasconi e scevri dalle flatulenze del borbottio sociale.
La società obbliga a regole che non trasgrediscan eppur tutti gradiscono, nonostante il fegato sia lor già grattugiato. Ora, son poeta e domani di pessime ore romanziere nell’era tutta mia… Adesso non lo è. Appartiene a uno geloso di come ti guardo virtualmente E godi con costui, perché io e te sappiamo quanto non godetti con lui. Ciao. Scapperemo? Scopa, dai!
Dal frigo, tira fuori la gelatina.
Firmato il Genius, scusate volevo “ardere” e cioè dare, no dir Baby Herman, impertinente! Quasi un cattivo tenente sempre sull’attenti di “pistola”.
(Stefano Falotico)
- L’ultimo boyscout. Missione: sopravvivere (1991)
- JFK – Un caso ancora aperto (1991)
- Killing Season (2013)
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