Sono combattuto da un feroce, “maschile” dubbio: non so se sono Tom Cruise di Magnolia, Bardem di Vicky Cristina Barcelona o Woody Allen che se “lo” allena e basta, alienandosi geniale
Non c’è due senza tre, ecco spiegato perché…
Da Tempo… anch’io iscritto al “sociale” Facebook, ove la gente s’accapiglia in citazioni a man bassa, fra una ragazza depressa che vorrebbe farglielo volare ma rimane sull’involtino agro-dolce da frustrato Fabio Volo, tra un video “Postal Market” di culi divini, un fancazzista sbraitante, uno d’alito 4D alla John Waters, ibridi fra un water e un batter le mani da topi di fogna nell’eccitazione di massa putrida-sgallettante per la figa più lercia, ché fa “(s)porca”, un rockettaro spuntato dai 69… su AC/DC molto inacidito, un vecchio ringalluzzito che par Rod Stewart, uno che non “gliela” spunta manco per l’anticamera del cazzo, un cervello nella cameretta, battute da camerate, il “cameo” di Al Pacino in vesti gigione nel presenzialista a derider l’ex Premier Berlusconi, gente felice fra sputtanarsi conclamati in abiti travestiti da cavalle di Troia, un troiano previo Avast, una svestita, un vaso di vetro e i miei occhi su faccia da culo.
Culo “sfondato”.
Sì, al che,vengo (mica tanto, uguale indemoniato d’antiche forze erotiche ritemprate nel delta di Venere, da De Niro adolescente-bobby milk ad allar-g-ar tutte come il Nilo, eccetto Sandra Milo che, rifatta, non s’è ripresa dallo scherzo su Cirooo! Solo alla lacrima sul viso! Che lago!
Meglio delle cremine sulle racchie. Meglio le natiche di fanghi spalmanti, meglio se spalmi di burro su una soda. Fidati.
Non molti lo sanno, ma le donne del mio Passato sì.
Che sanno? Sanno che tanto il mio, osannato, saliva.
Fui un latin lover, poi me lo dormii e si risvegliò “in tiro”, quasi da barbone.
Molti non credettero alla mia storia, mi diedero della scrofa e mi scuoiarono.
Oltre al danno senza danari, anche la beffa di chi pigliò uccel personale e personali sotto i baffi da giochetti infantili e anali.
Sì, attenti allo sparviero, Egli è come i proci, un po’ vuole Elena e poi allenta la tua tensione. Sarà mica un frocio?
A giudicar dalla minchia, ne avrà di amari. Meglio Ulisse, uno che oh oh issa al motto marino.
Mah, ai finocchi preferisco lo zenzero su zazzera da zuccone.
Ad Halloween una vuota d’arrossire.
Al Diavolo l’Angelo. Almeno, si spaccia per buono e le bone gli saltan addosso per mangiarselo col torroncino, assatanate per “dolci” con tanto di “salate”. Coccolano e van le gnocche!
Che sgranocchianti balocchi.
Occhio a quella strabica. Ti avvistò, ti avvisò, era più in gamba delle vacche.
Basta con le anoressiche da insalata. Sono donne, e la so…, da salame!
Vedo del lardo in quella gatta che ci mette lo “zampone”.
E di zampogna soffio… al Cuore.
Con barba da Babbo Natale, tutte rinascono. Anche le streghe.
Questa è l’epifania, il “puffo” mio da Gargamella che tutte fa volar nel blu dipinto di blu.
Sapor crema e nocciola, gelato e tendente allo sciolto, previo diarrea se la Notte è in bianco, poco fondente di “cioccolato” ma montante di fegato senza panna neanche in frigorifero. Oh, almeno un piatto di tagliatelle alla boscaiola con prosciutto fino ci voleva. Quella sua maglietta fina/e. Mah, meglio i tortellini della Fini.
Insomma, i panni sporchi sono i tuoi. Agli spaghetti di Lino Banfi, ho sempre mangiato meglio i cornetti. Stanno nel freezer, attento al cono. Duro, spacca. Leccante.
All’epoca, alle medie, ero già un “sacerdote” e mi stavan sotto anche le professoresse delle superiori. Le mie coetanee eran tutte lì ad attorniarmelo, io già prediligevo il lessico al gel. La mia “lacca” all’h di Deborah.
Ora, il mio compagno di banco era un onanista e patito di Storia, ghigliottine e moti rivoluzionari alla francese/ina. Insomma, un Pipino il Breve.
Altro che Re Sole.
Vidi la Notte profonda nel cielo in una stanza. Altro che Piccolo Principe. Più che Robespierre uno da poche PR. Asociale di “pubica” relazione coi ragni.
Già molto grande il glande non godette la glassa ma sognavo le galassie. Molto Stardust Memories.
Malinconia pura da Manhattan mentre gli altri le sculacciavan di morte mani. Che ratti. Che fetenti!
Che aitante mio poco “additandola” di toccar ove il punto G fa chicchirichì di limonata al gallo cedrone.
Limoncè, amaro da vero sicuro di sé. “Uguale” al siculo padrino. Guidavo infatti la Pandina. Specie protetta dal WWF, acronimo di “Vaffancul fuck you, sfigato!”, pronunciato da quelle che molto “rispettavano” la mia “guardia forestale”.
A parte i limoni, una delle mie seghe migliori fu su Malèna, la Monica Bellucci di più buoni meloni. Spremuta all’arancia “meccanica”. Il pelo nascondeva Monica ma montava nel mio ripostiglio.
Con tanto di palermitani a urlare di sticchi e a farmelo mentre lo facevo da me. In quella s-cena, il manico parte “in quinta”, ingrana subito la marc(i)a a “tamponamento” indietro. Se eccedi, ti sbatton in manicomio di chimica castrazione.
Altro che oroscopi e astri, solo cul(ett)i a striscio.
Lì, incontri Corleone. Non Riccardo e neanche Marlon Brando. Il tuo ultimo tango sì, però. Più che Parigi, le torri Eiffel dei negri a pera dello sbucciarti.
Esci dal fresco-caldissimo e sei più elefante e sfatto. Che “burro”.
Svettante tanto che non vedi neanche le torri di Bologna, se abiti in via Ugo Bassi.
Eh, per forza. Chi può vedere le torri se sei crollato nei loro perpendicolari a tua oscillante Garisenda?
Evviva Garibaldi!
Quello univa senza secessionismi nazisti.
Fatto sta che il fallo dove stava? Dove cazzo era? Non si vedeva. Eppur ci fu… la prima volta.
Un grande (suc)cesso. “Fallimentare?”.
No, troppo “tardiva”.
Non nel senso che mi sverginai oltre la “sogliola” consentita, ma lei si stufò che per tre quarti di (p)or-co–ccodè la stantuffassi senza “addivenir” allo stufato.
E andò a mirar i gabbiani su uno scoglio e un risotto amaro a la mer. Mi lasciò solo, già (s)venuta un paio di volte, con l’alambicco ancor briccone. “Brindai” di spumante mentre lei uscì dalla macchina, appunto, per un sex machine molto “Sto per i cazzi miei, fatti (i) tuoi (come stanno?), ti ho già fallato, con calma Falò”.
Tornando al teorema del non c’è due senza tre, eccoci al dunque.
Guardo fra le foto facebookiane di Deborah Lo P., mia amica di quei tempi “belli”. Pare che sia ancora amica di Sara G.. Al che, scopro che entrambe sono impegnate ma non le scoperò amichevolmente. Non le impregnerò.
Nonostante tanta in due, ci provo lo stesso per un triangolo nel quintetto. Le tette valgono i due da render cornuti.
– Siete solo amiche ancora o il terzo (in)comodo potrebbe tornar dilettevole?
– Accomodati, ti offriamo da bere…
Ce la vogliamo dire?
Non me l’hanno data!
Però la bionda era birra da Fassbinder. Su questa trombata vi lascio. Miei scemi da ovetti Kinder, a Nicole Kidman ho sempre rispettato il mio cazzo!
Andate ove sapete.
No, aspettate. Non ho finito.
Al che, contatto via chat Deborah (chat, Deborah, ehi chi è là?, due fiorini, uno ché son dei bon bon-bocconcini di ton-ne spalmabili), e Lei mi provoca.
– Davvero Deborah, dai tempi delle medie, ancora bazzichi con Sara G.?
– Certo. Te lo ripeto. La cosa bella è che parliamo spesso di te.
– Come, prego? Credo che le mie orecchie abbian udito male. Ripeti, please.
– Parliamo spesso di te, Stefano.
– E di cosa? Di quei tempi?
– No, Ste dovresti sapere dove abita Sara.
– Lo so benissimo, infatti. Nel palazzo di fronte al mio.
– Lei ogni giorno ti ha visto anche quando, durante le tue depressioni adolescenziali, ti sei reso quasi invisibile al Mondo.
– Non dirmi che…
– Già. Dove affaccia la sua finestra?
– Quasi ad altezza del mio balcone dirimpetto. Cazzo.
– Lei ti ha sempre visto, ricordatelo.
– E che ha visto? La faccia affacciata?
Oltre non poteva vedere ma solo immaginare quel che, sotto sotto, si nascondeva.
– Invece ha visto pure quello.
– Ciò è impossibile.
– Ora, il tuo appartamento è provvisto di due balconi.
– E con questo a che vorresti arrivare? A cosa, a quale coscia? Al balconcino doppio di capezzoli?
– Ove è posizionato il rimanente balcone se del primo abbiamo già intravisto?
– Il restante è quello della mia stanza.
– Tu spegnevi le luci quando ti masturbavi di Notte?
– Tiro sempre giù le tapparelle.
– Si vede che tirava lo stesso. E st(r)appava visibilmente. La finestra strategica di Sara è posizionata sghemba fra il primo balcone e, di sottecchi, anche sul secondo.
– Sai che siete delle stronze? Questo lo sapete?
– Lo sappiamo. Ma mi devi dire la verità, Stefano. Non mentire come tuo solito da bugiardino pinocchiesco.
Tu sai molto bene che Sara poteva spiare il tuo pene.
– Lo so. Sono un giocherellone. Mi piacciono le guardone ma fingo di non essere guardato. Questo fa figo eh?
– Allora, scopiamo?
– Non scopiamo proprio un cazzo. Sono uno scoppiato! Il cazzo è mio e lo gestisco a… voyeur altrui.
Senza offrir molto.
– Ma non godi per niente.
– Mah, secondo me sì. Sara lo sa.
– E che sa?
– Che quando mi guarda qualcosa sale.
– Il caldo?
– … No, l’ascensore che contiene il fidanzato sospettoso tipo Tiberio Murgia de I soliti ignoti (non sospetti con Spacey) versione incestuosa. Invero, è la sorella più grande che vuole controllarla anche ora che è sessualmente adult(er)a.
Sara, quando mi fissa, prova a contenersi ma non sa raccontarla. Fa acqua da tutte le parti.
– Lo squirt?
– No, lo squash delle mie palle a suo splash.
La sirena del mio Tom Hanks, cara Deborah alla Daryl Hannah.
Ah ah. Comunque, sono James Spader di Crash. Ma a quella Kara Unger piace di più quella di Highlander.
Il Sesso di Cronenberg è carne perversa, quel Lambert invece è un figlio di puttana come pochi altri. Sembra strabico eppur la vede lunga. Ciao. Di mio ti vedo male. Presto, te lo faccio.
Un posteriore firmato Stefano Falotico.
(Stefano Falotico)
- 007 Skyfall (2012)
- Non è un paese per vecchi (2007)
- Highlander 3 (1994)
- Crash (1996)
- Ritorno al futuro (1985)
- Radio Days (1987)
- Prendi i soldi e scappa (1969)
Poi però ci vuole la scopata, se no i soldi dove vanno?
Nel sacco a pelo?
Tags: Javier Bardem Vicky Cristina Barcelona, Tom Cruise Magnolia, Woody Allen